"IL PREFERITO"
UNO SGUARDO FEROCE SU UNA SOCIETA'
DELL'APPARENZA E DEI SOTTERFUGI
TEATRO LIBERO DI MILANO

Due fratelli. Un odio antico.
Irrazionale. Uno l'opposto dell'altro e allo stesso tempo uno lo
specchio dell'altro. Si combattono, si invidiano, si feriscono a
vicenda da tutta una vita, rubandosi a turno ciò che hanno di più
caro. Saranno costretti ad allearsi per salvare la cosa più
importante: il buon nome della Famiglia, non importa a prezzo di
quali menzogne e quali crimini. Perché è solo sulla Famiglia che
puoi contare per sopravvivere in un mondo cinico e corrotto.
NOTE DI REGIA
Nonostante le apparenze, con Il
preferito ho cercato di raccontare più che una storia familiare, il
presente del nostro paese. L'Italia, pur mai direttamente nominata
nel testo, è per me molto simile a quel padre gentile ma corrotto,
ormai in fin di vita eppure incapace di andarsene e di lasciar
crescere i propri figli. L'Italia del Preferito è l'Italia che vedo
intorno a me: l'Italia clientelare e segreta, l'Italia della crisi
economica e della disoccupazione, della politica come immagine e
prodotto mediatico, l'Italia della corruzione serpeggiante che
soffoca sul nascere ogni tentativo di cambiamento, l'Italia vecchia,
che continua a invecchiare e deteriorarsi, l'Italia di chi resta e
soccombe e di chi è costretto ad andarsene per realizzarsi, l'Italia
dei diritti civili arretrati e negati alle minoranze etniche e
sessuali. L'Italia dove, ancora, il buon nome e le apparenze contano
più dei fatti e dove l'unica istituzione che continua a funzionare è
La Famiglia, nel bene e nel male. La Famiglia è l'unico appiglio per
i giovani che non hanno più lavoro né risparmi, la Famiglia è a
volte l'unico modo per raggiungere una posizione o per ottenere un
posto di lavoro. La Famiglia impera sulla scena politica, La
Famiglia, intesa anche solo come clan, è alla base dei casi di
corruzione e delle organizzazioni criminali nostrane. La Famiglia è,
allo stesso tempo, la nostra ancora di salvezza e l'ancora che ci
trascina sul fondo del Mediterraneo, o che perlomeno ci impedisce di
salpare. L'Italia è un paese dove siamo “figli di...”, prima che
singoli individui, è un padre (o forse una madre) morente, che da
“figli” continua a trattarci, impedendoci di crescere e di
emanciparci.
Non è una visiona positiva o
ottimista, me ne rendo conto ma credo nel valore polemico del teatro
e nella capacità di metterci di fronte ai limiti nostri e della
nostra società, a guardarci in faccia impietosamente, forse anche
con un pizzico di voluta cattiveria, come contraltare alla narrazione
unica e edulcorata della televisione, che da noi è ancora la prima
fonte di informazione, prima della rete.
Il Preferito è essenzialmente un
lavoro di attori, un vero e proprio tour de force interpretativo.
Questo è dovuto sicuramente alla mia
formazione ma è anche una precisa scelta estetica e pratica.
Scrivendo il testo mi sono posto la
sfida di creare uno spettacolo retto da due soli interpreti, senza
per questo limitarmi nel numero, nel genere e nelle età dei
personaggi: ho richiesto quindi ai protagonisti non solo di creare un
rapporto credibile tra due fratelli costantemente in scena, di
spostarne continuamente gli equilibri e i piani temporali, ma anche
di calarsi nei panni di tutti gli altri personaggi, differenti per
sesso e per età. La figura di Barbara, invece, centrale e
continuamente evocata ma mai mostrata, presume uno sforzo
immaginativo e di complicità con il pubblico, che viene invitato
spesso a “entrare” nella storia e diventarne un personaggio.
Drammaturgia e regia Dario Merlini
con Daniele Crasti, Dario Sansalone
produzione Compagnia Óyes
TEATRO LIBERO
IL PREFERITO
drammaturgia e regia Dario Merlini
con Daniele Crasti, Dario Sansalone
produzione Compagnia Óyes
Date spettacolo:
da giovedì 31 maggio a martedì 5
giugno ore 21.00
Biglietti:
intero € 18, ridotto under25 -
over60 € 13, under18 € 10
Per informazioni e prenotazioni:
Teatro Libero
Via Savona 10, Milano
Tel. 02 8323126|
biglietteria@teatrolibero.it
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