THEATRON DI PORTICI
STAGIONE TEATRALE 2025/2026
11 e 12 ottobre 2025
LA VACCA
di Elvira Buonocore regia Gennaro Maresca
con Vito Amato, Anna De Stefano, Gennaro Maresca
disegno luci Alessandro Messina
luci Mario Ascione
costumi Rachele Nuzzo
una produzione B.E.A.T. teatro
Estate torrida in un’imprecisata periferia napoletana. Una terra apatica e schifa, annientata da una volontà di potenza e sviluppo industriale che non conosce legami né bisogni. Qui due fratelli giovanissimi, Donata e Mimmo, vivono un’esistenza piccola e quasi incosciente, ignota agli adulti. Schiacciati dall’indifferenza su un eterno grigiore, i corpi sembrano spenti. Non arde una passione. Eppure qualcosa accade. Donata rompe il quadro grigio della propria adolescenza semplicemente guardandosi. L’inadeguatezza delle sue forme piccole, di quel seno mai sbocciato e tanto voluto, pongono al centro della scena qualcosa che prima era assente: il desiderio. Fonte inestimabile di eventi è il desiderio, che esplode con l’arrivo di Elia, un uomo misterioso, per il quale Donata cova una passione crescente. Luminosa. Così innescata, la meccanica del desiderio non si può più fermare. Le aspettative dei personaggi, adesso visibili, viaggeranno da sole, mescolandosi tra loro e intimandosi le une con le altre di fare ciò che vogliono. Con delicatezza, con prepotenza. Una favola neorealista. Una storia in cui, per eccesso di realtà, la fiaba esplode inevitabile.
Costruita su una serie di tentativi, “La vacca” racconta il desiderio e la sua fragile, radicale esistenza fuori dalle logiche del benessere e del potere. Una storia d’amore e di animali i cui corpi, stando al mondo, sono pronti al saccheggio.
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25 e 26 ottobre 2025
IL TALISMANO DELLA FELICITÀ
25 e 26 ottobre 2025
IL TALISMANO DELLA FELICITÀ
progetto e regia Martina Di Leva, Cecilia Lupoli
attrici-cuoche Martina Di Leva, Cecilia Lupoli
testi “L’Arrosto” di Alberto Milazzo e “Arcano I” di Iwan Paolini
voce maschile Vincenzo Liguori
costumi Elena Soria
montaggio audio Francesco Troise
uno spettacolo di Collettivo lunAzione
Due fulminanti monologhi al femminile in cui il cibo è protagonista di vicende spiazzanti e grottesche: ne “L’arrosto” una donna legata alla sedia instaura un irresistibile dialogo dal sapore beckettiano con il suo aguzzino, mentre in “Arcano I” a parlare è la celeberrima assassina Leonarda Cianciulli, che ci conduce negli inquietanti meandri della sua macabra vicenda.
La cucina è come un laboratorio alchemico in cui i singoli ingredienti, mescolati, danno vita a pozioni prelibate. Può la felicità essere raggiunta attraverso i riti magici della cucina? Ada Boni, nel suo celebre ricettario del 1929, “Il talismano della felicità”, doveva certamente pensarlo. Ma si può anche esser sazi nutrendo corpo e anima in altro modo: l’esaltazione dei sensi o la soddisfazione di bisogni intimi e finanche perversi, come può essere un omicidio.
In scena si vuole rivivere la catarsi che porta con sé l’atto del mangiare/cucinare in un ambiente universale come, appunto, la cucina. Il pubblico è l’invitato speciale, che condivide con le cuoche-attrici palcoscenico e portate, pensieri e fatiche di due vite arrivate al limite della sopportazione. La preparazione del pasto diventa quindi il momento di confessione di un peccato grave – parliamo di due assassine – ma altrettanto necessario per le protagoniste, che si illudono di trovare la loro felicità.
I due monologhi confluiscono in un atto unico, il cui trait d'union è una radio che autonomamente decide cosa fare ascoltare e perché. Un podcast? Un programma di cucina? O il flusso di pensieri delle protagoniste che, misteriosamente, questa radio riesce a captare e trasmettere?
Ad ogni spettatore sarà data un paio di cuffie wireless, biglietto di sola andata per questo viaggio immersivo e sensoriale.
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8 e 9 novembre 2025
PULCINELLESCO
8 e 9 novembre 2025
PULCINELLESCO
di Valerio Apice
prologo Eugenio Barba
maschere Sarah Sartori
burattino Gaspare Nasuto
video in scena Tommaso Scorteccia
luci Luca Berettoni
costumi Luciana Strata
canzoni e arrangiamenti Valerio Apice e Salvatore Familiari
“Pulcinellesco” è un monologo scritto per la maschera, per le maschere che Valerio Apice indossa in scena. Quattro diversi personaggi raccontano l’eterna storia di Pulcinella: servo irriverente, figlio disubbidiente, trasgressore vittima del potere, ma forza vitale in grado di risollevarsi e rinascere, sullo sfondo di una Napoli che svela la sua crudeltà e la sua bellezza.
I ritmi popolari, la poesia in musica, lo sberleffo, il grottesco del gesto e della parola racchiudono il ventennale lavoro di Valerio Apice e la sua originale interpretazione della Commedia dell’Arte.
Valerio Apice, autore-attore, alterna prosa, poesia, canzoni, in un ritmo serrato in cui lo spettatore è giocosamente coinvolto. Con l’ausilio del video in scena, della tecnica d’improvvisazione, della recitazione cantata, “Pulcinellesco” vuole essere un omaggio a quelle compagnie di teatranti girovaghi, professionisti della scena, che Sergio Tofano ricorda nel suo libro “Il teatro all’antica italiana”. Apice ci porta in viaggio attraverso una tradizione napoletana ricca di contaminazioni e reinvenzioni.
Le maschere dello spettacolo sono state realizzate dalla Famiglia Sartori e la maschera di Pulcinella è stata creata sulla matrice in legno che Amleto Sartori ideò per Eduardo De Filippo e dal 1958 non più rifatta.
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22 e 23 novembre 2025
TERRA DI ROSA
22 e 23 novembre 2025
TERRA DI ROSA
vite di Rosa Balistreri
di e con Tiziana Francesca Vaccaro
musiche di Andrea Balsamo - aiuto regia Giovanni Tuzza
Lo spettacolo nasce dall'incontro con la Cantatrice del Sud, Rosa Balistreri, e la sua storia.
Figura decisiva del folk siciliano degli anni '70, Rosa è tra i grandi protagonisti della riscoperta della canzone popolare che, gazie a lei, è tuttora apprezzata in tutto il mondo. Povera e orgogliosa, varcò i confini in cerca di fortuna, imparò a prendere una chitarra in mano e a gridare in faccia a tutti quello che pensava.
Cantava nei campi, in mezzo alla terra, sin da piccola Rosa, tra un raccolto e l'altro, mentre suo padre le diceva: "Smettila cu stu cantu, i fimmini non cantunu, cantunu sulu i buttani!".
Cantava, e il marito la picchiava e gli uomini abusavano di lei. Cantava e cresceva Rosa, nella sua Licata mafiosa e fascista. Cantava di liberazione e rivoluzione, e il suo canto risuonava per tutta la Sicilia, come un urlo. Urlo come racconto, memoria, strumento che disvela ciò che si cela dietro le consuetudini, le violenze quotidiane, la società sorda.
Una vita sempre in prima linea, senza cedere mai, scontrandosi e pagando di persona, il suo tempo e le sue regole, ma credendo fermamente nell’amore, crudele ma indispensabile, motore di una vita.
di e con Tiziana Francesca Vaccaro
musiche di Andrea Balsamo - aiuto regia Giovanni Tuzza
Lo spettacolo nasce dall'incontro con la Cantatrice del Sud, Rosa Balistreri, e la sua storia.
Figura decisiva del folk siciliano degli anni '70, Rosa è tra i grandi protagonisti della riscoperta della canzone popolare che, gazie a lei, è tuttora apprezzata in tutto il mondo. Povera e orgogliosa, varcò i confini in cerca di fortuna, imparò a prendere una chitarra in mano e a gridare in faccia a tutti quello che pensava.
Cantava nei campi, in mezzo alla terra, sin da piccola Rosa, tra un raccolto e l'altro, mentre suo padre le diceva: "Smettila cu stu cantu, i fimmini non cantunu, cantunu sulu i buttani!".
Cantava, e il marito la picchiava e gli uomini abusavano di lei. Cantava e cresceva Rosa, nella sua Licata mafiosa e fascista. Cantava di liberazione e rivoluzione, e il suo canto risuonava per tutta la Sicilia, come un urlo. Urlo come racconto, memoria, strumento che disvela ciò che si cela dietro le consuetudini, le violenze quotidiane, la società sorda.
Una vita sempre in prima linea, senza cedere mai, scontrandosi e pagando di persona, il suo tempo e le sue regole, ma credendo fermamente nell’amore, crudele ma indispensabile, motore di una vita.
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13 e 14 dicembre 2025
CAZZIMMA E ARRAGGIA
13 e 14 dicembre 2025
CAZZIMMA E ARRAGGIA
uno spettacolo di Fulvio Sacco, Napoleone Zavatto
con Errico Liguori, Fulvio Sacco
produzione esecutiva Le Streghe del Palco
Due “sciarmati” sono alle prese con la più grande impresa manageriale e sportiva del XX secolo. Non hanno mezzi, non hanno possibilità, eppure ci riescono. Anno 1984, Barcellona, ultimo giorno di calcio mercato. I due improbabili dirigenti, chiusi da 59 giorni in una camera d’albergo, attendono da Napoli una telefonata: la conferma che i soldi per Diego Armando Maradona ci sono.
“Siamo nati dopo l'arrivo di Maradona, troppo piccoli per vedere Carmelo Bene, troppo non-nati per piangere Enrico Berlinguer, troppo piccoli per ricordarci la festa dello Scudetto, troppo assenti dalla vita per vedere in scena Eduardo o bere un drink con Lucio Amelio. Nella nostalgia di un passato che non abbiamo mai vissuto, nel lutto per il corpo dei miti, nell’ironia della sorte, noi ci troviamo a nostro agio. Da tempo stavamo ragionando su una tematica precisa da portare in teatro: come si realizzano i sogni? E siamo partiti da qui, dal raccontare il più grande sogno di tutti i tempi, vincere sull’impossibile!”.
(Fulvio Sacco e Napoleone Zavatto)
con Errico Liguori, Fulvio Sacco
produzione esecutiva Le Streghe del Palco
Due “sciarmati” sono alle prese con la più grande impresa manageriale e sportiva del XX secolo. Non hanno mezzi, non hanno possibilità, eppure ci riescono. Anno 1984, Barcellona, ultimo giorno di calcio mercato. I due improbabili dirigenti, chiusi da 59 giorni in una camera d’albergo, attendono da Napoli una telefonata: la conferma che i soldi per Diego Armando Maradona ci sono.
“Siamo nati dopo l'arrivo di Maradona, troppo piccoli per vedere Carmelo Bene, troppo non-nati per piangere Enrico Berlinguer, troppo piccoli per ricordarci la festa dello Scudetto, troppo assenti dalla vita per vedere in scena Eduardo o bere un drink con Lucio Amelio. Nella nostalgia di un passato che non abbiamo mai vissuto, nel lutto per il corpo dei miti, nell’ironia della sorte, noi ci troviamo a nostro agio. Da tempo stavamo ragionando su una tematica precisa da portare in teatro: come si realizzano i sogni? E siamo partiti da qui, dal raccontare il più grande sogno di tutti i tempi, vincere sull’impossibile!”.
(Fulvio Sacco e Napoleone Zavatto)
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10 e 11 gennaio 2026
ALTERITÀ
10 e 11 gennaio 2026
ALTERITÀ
di e con Adriana Follieri e Pasquale Termini
disegno luci Davide Scognamiglio
elementi di scena Emanuele Perelli e Giulio Pastore
paesaggio sonoro Carla Pastore e Pasquale Termini
suono Francesco Troise
uno spettacolo di Manovalanza
Liberamente tratto dal racconto di Camilla Sosa Villada “Grazie, Difunta Correa”.
Don Sosa e La Grace prendono la loro Renault 18 sgangherata e con una scorta di mate, scones e panini con la cotoletta, affrontano il deserto per raggiungere un santuario a Vallecito. Vanno a trovare la Difunta Correa, santa popolare ai margini della religione istituzionale. Chiedono un miracolo per la figlia trans: sospettando che sia finita in giri strani e pericolosi, hanno bisogno di aiuto. Di una grazia che riporti la figlia sulla buona strada, che le faccia trovare un lavoro rispettabile e la tiri fuori dai guai.
Il prodigio avviene, ma prende strade inaspettate: la figlia di Don Sosa e La Grace debutta a teatro con lo spettacolo “Carnes molenda”. Il miracolo agognato non l’ha cambiata: le ha solo fatto trovare la sua voce, dandole gli strumenti per poter essere sé stessa con ancora più convinzione e vigore.
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24 e 25 gennaio 2026
CARTAVELINA
24 e 25 gennaio 2026
CARTAVELINA
di Gaetano Coccia e Davide Ferrari
con Gaetano Coccia
regia Davide Ferrari
con un brano originale di Claudio Sanfilippo
produzione Compagnia Ferrari/Coccia
«È così leggero che sembra volare. Tocca la palla come la toccano gli Dei. La sua
non è una finta! È un accenno, una sfumatura, un tocco d’artista.»
Vittorio Pozzo
Matthias Sindelar, uno tra i più dotati centravanti di tutti i tempi, venne soprannominato “Cartavelina” dai suoi tifosi perché era talmente magro da risultare quasi trasparente. Hugo Meisl, commissario tecnico della nazionale austriaca, il “Wunderteam”, la squadra delle meraviglie, lo soprannominò il “Mozart del calcio”.
Nel 1938 la sua vita e quella di milioni di persone venne travolta dall’ Anschluss, l’annessione forzata dell’Austria con la Germania di Hitler. Per celebrare questa unione i gerarchi nazisti organizzarono un’amichevole al Prater di Vienna che sarebbe dovuta finire 0-0. Sindelar disobbedì: segnò il primo gol cui seguì quello del compagno Karl Sesta. A fine partita, solo gli autori delle reti si rifiutarono di eseguire il saluto nazista. Pochi mesi dopo, Sindelar e la sua compagna vennero trovati morti nella loro abitazione in circostanze mai del tutto chiarite.
Questo spettacolo non parla solo di calcio ma degli imprevedibili intrecci tra il microcosmo di vite personali e il macrocosmo di eventi universali. Racconta la parabola calcistica e umana di un campione che ha infranto il dogma che il calcio è un mondo che basta a se stesso, che chi ci si dedica deve dimenticarsi di quello che succede attorno a lui, rievoca i sogni e i dubbi di un uomo deciso a portare avanti valori assoluti compiendo delle scelte a volte compromettenti.
È un corpo a corpo con la passione e la gioia, col dolore e la tragedia di vite spezzate e sogni infranti. E ci dice di noi, leggeri e fragili come la memoria. Come cartavelina.
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7 e 8 febbraio 2026
FACIMME ‘E CUNTI
7 e 8 febbraio 2026
FACIMME ‘E CUNTI
testo e regia Antimo Casertano
tratto dalle novelle del Cunto de li cunti di G. Basile
con Daniela Ioia e Antimo Casertano
uno spettacolo Compagnia Teatro Insania
È sera, più precisamente, notte inoltrata.
Si è fatto tardi, molto tardi, in scena ci sono due attori, un marito e sua moglie.
Sono stanchi, molto stanchi, perché loro figlio proprio non vuole saperne di dormire.
I due genitori hanno provato in tutte le maniere, in tutti i modi, ma non c’è stato verso, il bambino non accenna a prendere sonno.
D’improvviso arriva l’idea: “Facimme ‘e cunti”.
I due genitori decidono di “contargli” una favola, poi un’altra, poi un’altra ancora.
Un gioco, che piano piano si trasforma in una vera e propria sfida.
Una sfida a suon di “cunti”, tra due genitori prima e due attori poi, che si contendono il primato di miglior “contatore”.
Due attori- genitori, che presi dalla passione e dall’enfasi, si lasceranno prendere la mano e si faranno trasportare nel meraviglioso e incantato mondo del Cunto de li cunti di Basile.
Il bambino-spettatore verrà catapultato in una spericolata architettura narrativa, in un linguaggio Complesso e popolare al tempo stesso, in luoghi fatati, in province meridionali d’altro tempo, tra orchi, fate, giovinotti sciocchi e bestie parlanti.
Con la speranza che il solo a prendere sonno sia il bambino e non il pubblico.
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21 e 22 febbraio 2026
SARAJEVO
21 e 22 febbraio 2026
SARAJEVO
scritto da Biagio Di Carlo e Mario Gelardi
con Giovanna Sannino, Luca Ambrosino e Francesco Ferrante
scene di Enzo Leone
costumi di Giulia Contrastato
disegno luci di Alessandro Messina
aiuto regia Macky Montella
regia di Mario Gelardi
una produzione nuovo teatro Sanità in collaborazione con Lombardi creative studios
Tre fratelli. Gabriele, il più grande, con la passione per i viaggi, ha lasciato casa da poco, alla ricerca di qualcosa di nuovo. Anna, quella di mezzo, sempre attaccata alla sua macchina fotografica. Davide, giovane e ribelle, sicuro delle sue idee, arrabbiato e ingenuo. Il padre è morto da poco. Un uomo semplice, di poche parole, anaffettivo. La madre, una fotografa di guerra, attaccata alla bottiglia per la maggior parte del tempo. Distrutta dalle migliaia di foto vendute, foto di corpi e di sangue, immagini di violenza che non è riuscita a scacciare dalla sua mente.
Gabriele torna a casa dopo una lunga assenza, vuole parlare solo con i suoi fratelli. Deve ricostruire i pezzi di una vita segnata da un segreto. Deve ricostruire un’idea di famiglia. Ma i segreti, si sa, sono come gli anelli di una catena. L’ identità di ognuno è minata. Nessuno è sicuro di essere chi crede.
Sullo sfondo una guerra etnica che ha lasciato ferite indelebili nelle vite delle persone, anche quando è passato tempo, anche se sei sopravvissuto, anche se sei scappato lontano.
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8 marzo 2026
RITA
8 marzo 2026
RITA
di e con Raffaella Giancipoli
disegno luci Tea Primiterra
assistente alla regia Bruno Soriato
consulenza linguistica Tommaso Scarimbolo e Katia Scarimbolo
Una radio lontana suona Carosone, una donna seduta di spalle ascolta. Un attimo ancora e qualcosa nella sua memoria fa cortocircuito. Un'immagine riaffiora davanti agli occhi della donna e la risucchia nel passato, dritta dritta a una domenica di tanti tanti anni prima, quando lei aveva quindici anni e la vita le sembrava meravigliosa. Un lungo flash back durante il quale l'anziana donna rivive quegli anni in ogni particolare, ripercorrendo luoghi, gesti, parole, fino a giungere alla terribile rivelazione, alla confessione di un abuso subito e perpetrato dal padre per dieci lunghi anni. Bianco e nero. Come una fotografia di altri tempi, come un segno lasciato dall'inchiostro sul foglio. Ci sono storie che è meglio scordare, fatti che non bisogna mai pronunciare.
Inizia così “Rita”, uno spettacolo che affonda le sue radici nella terra pietrosa della Murgia barese, tra ulivi secolari, vigne, piante di fichi d’india e una striscia di mare che si scorge in lontananza tra gli alberi, come in un gioco di specchi tra passato e presente, tra racconto e vissuto, tra parola e azione.
E racconta la storia di una ragazzina come tante che subisce la violenza del padre; di una giovane donna diversa dalle altre che decide di affrontare il suo destino e cambiarlo, abbandonando quella casa teatro di
violenza e segreti; di un’anziana che decide di medicare quella ferita antica e pulsante, raccontandola.
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21 e 22 marzo 2026
COPIONE. LA RIVOLUZIONE È FINITA
21 e 22 marzo 2026
COPIONE. LA RIVOLUZIONE È FINITA
elaborazioni di Lello Ferrara da testi di Nello Saito
con Milly Coppola, Lello Ferrara, Piero Ferrara, Umberto Tommaselli
regia Lello Ferrara
In una casa di riposo vecchi abbandonati alla tirannia dei medici che considerano i farmaci l’unica terapia possibile, mettono in scena un gioco terribile che tocca in maniera violenta i temi dell’esistenza. È davvero una recita?
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11 e 12 aprile 2026
IL FIORE CHE TI MANDO L’HO BACIATO
scrittura scenica e drammaturgica Elvira Buonocore, Anna Rita Vitolo, Antonio Grimaldi
con Anna Rita Vitolo
regia Antonio Grimaldi
mixaggio sonoro Salvatore Labadia
costume di scena Animazione ‘90
Due voci si parlano. Una di seguito all’altra, quasi legate tra loro come i passi concitati di una corsa. Voci capitate in un tempo sfavorevole, in uno di quei momenti in cui la storia sembra prendere formalmente il sopravvento, facendo delle vite umane un tutt’uno eguale di mancanze. Un tempo che si fa presto a definire sospeso, ma che in verità è più che mai agganciato, perenne, percepito come un eterno giorno mal disposto e contrario. È il tempo della guerra.
E le due voci si parlano da un’intercapedine, da una crepa intima tracciata nella pubblica sventura.
Sono quelle di Stamura Segarioli e Francesco Fusco.
Lui, medico tenente dell’esercito, non sposò mai la sua amata e morì prima di tornare dal fronte.
A noi sono rimaste le loro lettere fatte di luoghi, di timbri e di censure.
Lettere di fiori, di corpi, d’amore e nascita.
Tra le cui pagine sgualcite una storia personale e familiare diventa memoria collettiva.
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18 e 19 aprile 2026
GRAVITÀ PERMANENTE
18 e 19 aprile 2026
GRAVITÀ PERMANENTE
di Betta Cianchini
con Antonio Guerriero, Luana Pantaleo
Uno sguardo crudo e ironico sul post partum vissuto da entrambi i genitori.
Alternando i punti di vista di una madre e di un padre, il lavoro messo in scena esplora la trasformazione, la fatica e l’inaspettata comicità che accompagna i primi mesi dopo la nascita di un figlio.
Una confessione teatrale senza filtri che con tono lucido, spietato ma al contempo profondamente umano prova a fare chiarezza su ciò che accade dopo il “lieto evento”, ovvero crolli, crisi di identità, solitudine e senso di inadeguatezza.
Per riconoscersi, per ritrovarsi.
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9 e 10 maggio 2026
NATO PER CORRERE
9 e 10 maggio 2026
NATO PER CORRERE
scritto, diretto e interpretato da Felice Panico
scene, costumi e suoni Rita Monterosso
La velocissima parabola di uno sportivo straordinario e atipico, Steve Prefontaine, corridore mezzofondista tra i più forti d’America.
Un ragazzo diventato uomo in fretta e morto troppo giovane una sera di primavera, ma che ha lasciato un’impronta indelebile non solo nell’atletica leggera degli anni ‘70, ma anche nella storia americana, con le sue lotte anti-sistema, il suo attivismo contro le guerre, la sua empatia verso i più deboli, l'affetto – ricambiato – per i suoi tifosi.
Battendo record, superando limiti, sfidando il potere: perché “per dare il meglio di sé, non bisogna avere paura di fallire”.
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