TEATRI DI VITA DI BOLOGNA
STAGIONE TEATRALE 2025/2026
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| LA-CARA-DEI-VECCHI |
Sono tempi bui e dolorosi quelli della nostra Storia, attraversata da estremismi e guerre, distruzioni e genocidi. E allora, ricordando la poesia di Quasimodo sul fare arte in tempo di guerra, la stagione autunnale di Teatri di Vita non può che intitolarsi “Come potevamo noi cantare”: segno di un disagio nel proseguire la vita di tutti i giorni, ma anche affermazione della necessità di farlo ricordando l’orrore vicino. Sono 11 gli eventi di teatro e musica (perché sì, si può cantare) in programma, con il coraggio della testimonianza, della memoria, della riflessione, della visionarietà, della bellezza e, perché no, del sorriso.
L’appuntamento con la stagione “Come potevamo noi cantare” è a Teatri di Vita (piazzetta Sergio Secci 1, ex via Emilia Ponente 485, Bologna; tel. 333.4666333; teatridivita.it) da venerdì 19 settembre con il concerto che festeggia i 25 anni di attività di Tricarico a domenica 21 dicembre con il congedo pre-natalizio ridendo con Maria Carolina Nardino nel ricordo di Anna Marchesini.
Sono quattro i concerti-anniversario in programma: oltre a Tricarico, sono previsti il concerto di festa per i 35 anni de Il Parto delle Nuvole Pesanti, quello per i 50 anni di attività di Mimmo Locasciulli, e il concerto-spettacolo di Massimo Zamboni dedicato a Pier Paolo Pasolini il 2 novembre, a 50 anni esatti dall’uccisione dell’intellettuale bolognese.
Il teatro batte un colpo forte sulla necessità politica della memoria, con “Stella” di Naturalis Labor, spettacolo di danza contemporanea che ci risucchia nel covo delle BR in cui è imprigionato Aldo Moro; con “Nilde mia” di Paola Leone, che racconta la vita di Nilde Iotti legandola fortemente alle battaglie femministe del presente; e con “Sette bambine ebree. Un’opera per Gaza” di Caryl Churchill, uno spettacolo di Andrea Adriatico che recupera il filo della memoria dalle persecuzioni naziste all’occupazione dei territori palestinesi.
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| Naturalis Labor - Stella |
Con tre sguardi inquietanti sulla società: la distopia teatrale-musicale “Quelli che si allontanano da Omelas” di Ursula K. Le Guin, uno spettacolo di Davide Sacco, con Eva Robin’s, coprodotto da Teatri di Vita e ErosAntEros, e presentato in prima nazionale; “La cara dei vecchi” di Elvira Buonocore e Progetto Nichel, un tagliente scontro generazionale, vincitore del premio Network Drammaturgia Nuova; e infine “Salvami, mostro” di Lorenzo Balducci, carrellata grottesca tra i nuovi mostri di una società digitale, fragile e vacua.
L’attività di Teatri di Vita - Centro di produzione teatrale è realizzata con il contributo di Ministero della Cultura, Regione Emilia-Romagna e Comune di Bologna.
L’abbonamento complessivo alla stagione è di 79 euro.
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venerdì 19 settembre, ore 21
Buonasera, io sono Tricarico
venerdì 19 settembre, ore 21
Buonasera, io sono Tricarico
voce, flauto, pensieri, canzoni in libertà Francesco Tricarico
pianoforte Michele Fazio
in collaborazione con Musiche Metropolitane
“Buongiorno, buongiorno, io sono Francesco”: era il 2000 e con una canzone dal sapore di filastrocca Tricarico si affacciava alla ribalta ottenendo un grande successo. L’inizio di una storia musicale e autorale di grande intensità, che oggi festeggiamo, esattamente a 25 anni dall’esordio, con un tour teatrale.
Il nuovo live non è solo un concerto, non è semplicemente un reading, ma è un concept show musicale, durante il quale l’artista si racconta, legge appunti suoi o altrui, condivide pensieri limpidi e intimi, suona il flauto, canta le sue canzoni fra lucida follia e spiazzante razionalità (Vita Tranquilla, Il Bosco delle Fragole, A Milano non c’è il mare, 3 colori, Abbracciami Fortissimo, La situazione non è buona fra le più note). Accompagnato da Michele Fazio, invita il pubblico a seguirlo in un percorso “estremamente soggettivo, ma che per certi aspetti rappresenta quello di un’intera umanità alla ricerca di un perché e di un senso, nel momento in cui apparentemente tutto sembra sgretolarsi”.
Francesco Tricarico – all’attivo 11 album, 2 libri e innumerevoli successi – dimostra che la sua luce continua a brillare, puntando il faro sulla “ricerca di senso della vita che trova ragione nella poesia, nella musica e nell’arte, al di là di meccanismi di narrazione standard della realtà, dove ci si accorge che la finzione, la fantasia, l’immaginazione divengono concrete più di ogni realtà considerata tale”.
pianoforte Michele Fazio
in collaborazione con Musiche Metropolitane
“Buongiorno, buongiorno, io sono Francesco”: era il 2000 e con una canzone dal sapore di filastrocca Tricarico si affacciava alla ribalta ottenendo un grande successo. L’inizio di una storia musicale e autorale di grande intensità, che oggi festeggiamo, esattamente a 25 anni dall’esordio, con un tour teatrale.
Il nuovo live non è solo un concerto, non è semplicemente un reading, ma è un concept show musicale, durante il quale l’artista si racconta, legge appunti suoi o altrui, condivide pensieri limpidi e intimi, suona il flauto, canta le sue canzoni fra lucida follia e spiazzante razionalità (Vita Tranquilla, Il Bosco delle Fragole, A Milano non c’è il mare, 3 colori, Abbracciami Fortissimo, La situazione non è buona fra le più note). Accompagnato da Michele Fazio, invita il pubblico a seguirlo in un percorso “estremamente soggettivo, ma che per certi aspetti rappresenta quello di un’intera umanità alla ricerca di un perché e di un senso, nel momento in cui apparentemente tutto sembra sgretolarsi”.
Francesco Tricarico – all’attivo 11 album, 2 libri e innumerevoli successi – dimostra che la sua luce continua a brillare, puntando il faro sulla “ricerca di senso della vita che trova ragione nella poesia, nella musica e nell’arte, al di là di meccanismi di narrazione standard della realtà, dove ci si accorge che la finzione, la fantasia, l’immaginazione divengono concrete più di ogni realtà considerata tale”.
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da martedì 23 a venerdì 26 settembre, ore 21
Sette bambine ebree
Un’opera per Gaza
di Caryl Churchill
traduzione di Stefano Casi
uno spettacolo di Andrea Adriatico
con Anas Arqawi, Liliana Benini, Nicolò Collivignarelli, Olga Durano
e Andrea Barberini, Giovanni Santecchia per le scene e i costumi
e Eric Benda per suono, immagini e allestimento
e Giulia Serinelli per la cura
prodotto da Saverio Peschechera
produzione Teatri di Vita
con il sostegno di Ministero della Cultura, Regione Emilia Romagna, Comune di Bologna
Nel 2009, impressionata dalla devastante campagna militare Piombo fuso lanciata da Israele su Gaza, Caryl Churchill scrive una breve composizione teatrale: 7 dialoghetti tra persone ebree adulte, intente a istruire altrettante bambine sul corso della Storia, dalle persecuzioni naziste alla creazione dello Stato di Israele fino ai bombardamenti sulla Palestina.
Un testo poetico e spiazzante, un sussurro e un grido, che mette al centro l’infanzia come capro espiatorio, testimone innocente o pretesto per le decisioni dei grandi, e ci interroga sulle responsabilità storiche e politiche dell’occupazione e dell’annientamento del popolo palestinese. Andrea Adriatico rilegge il testo portando in scena anche un attore palestinese, Anas Arqawi, dallo storico The Freedom Theatre di Jenin in Cisgiordania.
Caryl Churchill, nata a Londra nel 1938, ha esordito all'inizio degli anni ’60 come autrice di radiodrammi polemicamente antiborghesi ed è oggi considerata la più importante e più rappresentata autrice inglese vivente. La sua prima commedia Owners fu prodotta nel 1972 dal Royal Court Theatre. Tra le sue opere più significative, sempre portatrici di tematiche come il femminismo e le politiche sessuali, l’abuso di potere, il colonialismo e la guerra: Cloud nine, Top girls, A mouthful of birds, The Striker, Mad forest, A number, Far away.
Andrea Adriatico, fondatore di Teatri di Vita nel 1993, è regista teatrale e cinematografico, e docente di cinema all’Accademia di Belle Arti di Lecce. Con i suoi spettacoli esplora le urgenze dei tempi contemporanei, confrontandosi con la politica, lo sradicamento, i diritti e i generi, affrontando autori come Pasolini, Beckett, Mishima, Copi. I suoi ultimi lavori sono a teatro Le amarezze di Koltès e Il piacere I di D’Annunzio, e al cinema Gli anni amari (biopic su Mario Mieli) e il docufilm La solitudine è questa dedicato a Tondelli.
da martedì 23 a venerdì 26 settembre, ore 21
Sette bambine ebree
Un’opera per Gaza
di Caryl Churchill
traduzione di Stefano Casi
uno spettacolo di Andrea Adriatico
con Anas Arqawi, Liliana Benini, Nicolò Collivignarelli, Olga Durano
e Andrea Barberini, Giovanni Santecchia per le scene e i costumi
e Eric Benda per suono, immagini e allestimento
e Giulia Serinelli per la cura
prodotto da Saverio Peschechera
produzione Teatri di Vita
con il sostegno di Ministero della Cultura, Regione Emilia Romagna, Comune di Bologna
Nel 2009, impressionata dalla devastante campagna militare Piombo fuso lanciata da Israele su Gaza, Caryl Churchill scrive una breve composizione teatrale: 7 dialoghetti tra persone ebree adulte, intente a istruire altrettante bambine sul corso della Storia, dalle persecuzioni naziste alla creazione dello Stato di Israele fino ai bombardamenti sulla Palestina.
Un testo poetico e spiazzante, un sussurro e un grido, che mette al centro l’infanzia come capro espiatorio, testimone innocente o pretesto per le decisioni dei grandi, e ci interroga sulle responsabilità storiche e politiche dell’occupazione e dell’annientamento del popolo palestinese. Andrea Adriatico rilegge il testo portando in scena anche un attore palestinese, Anas Arqawi, dallo storico The Freedom Theatre di Jenin in Cisgiordania.
Caryl Churchill, nata a Londra nel 1938, ha esordito all'inizio degli anni ’60 come autrice di radiodrammi polemicamente antiborghesi ed è oggi considerata la più importante e più rappresentata autrice inglese vivente. La sua prima commedia Owners fu prodotta nel 1972 dal Royal Court Theatre. Tra le sue opere più significative, sempre portatrici di tematiche come il femminismo e le politiche sessuali, l’abuso di potere, il colonialismo e la guerra: Cloud nine, Top girls, A mouthful of birds, The Striker, Mad forest, A number, Far away.
Andrea Adriatico, fondatore di Teatri di Vita nel 1993, è regista teatrale e cinematografico, e docente di cinema all’Accademia di Belle Arti di Lecce. Con i suoi spettacoli esplora le urgenze dei tempi contemporanei, confrontandosi con la politica, lo sradicamento, i diritti e i generi, affrontando autori come Pasolini, Beckett, Mishima, Copi. I suoi ultimi lavori sono a teatro Le amarezze di Koltès e Il piacere I di D’Annunzio, e al cinema Gli anni amari (biopic su Mario Mieli) e il docufilm La solitudine è questa dedicato a Tondelli.
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sabato 4 ottobre, ore 20
domenica 5 ottobre, ore 17
Stella
coreografie e regia Luciano Padovani
di e con Luciano Padovani, Roberta Piazza, Andrea Rizzo
sguardo critico Mauro Zocchetta
luci Thomas Heuger
costumi Lucia Lapolla
una produzione Compagnia Naturalis Labor
co-produzione Festival AbanoDanza 2024
con il sostegno di MIC, Regione Veneto, Arco Danza, Comune di Vicenza
Raccontare il rapimento di Aldo Moro con la danza, raccontare le Brigate Rosse, gli anni di piombo con il movimento del corpo, entrare con i danzatori nel covo di prigionia dello statista democristiano, rapito il 16 marzo 1978 e – dopo un ‘processo’ dei terroristi – fatto trovare il 9 maggio crivellato di colpi dentro un’automobile.
In Stella, che nel titolo richiama la stella a cinque punti simbolo delle BR, vediamo in scena due carcerieri di Moro, le dinamiche tra di loro: chi sono? perché ci sembrano così normali e umani, anche se sono terroristi e di lì a poco saranno protagonisti di un omicidio? chi sono davvero? Lo spettacolo, come scrive Elisabetta Calvi, “segna un importante momento nella ricerca artistica di Padovani, uno spettacolo dove la maturità del creatore, le approfondite ricerche sull’argomento, il vissuto del coreografo (allora studente universitario in pieno periodo di lotte e di terrorismo) sono presenti, forti, diventano materia plasmata attraverso i corpi e la voce dei due magistrali interpreti, Roberta Piazza e Andrea Rizzo. Con loro entriamo in un covo di brigatisti, quel covo… una scena di interno abitata e mossa da emozioni intense e momenti di grande umanità e poesia, un’atmosfera calda fatta di illusioni e proiezioni, suggerite con grande maestria dalla costumista Lucia Lapolla”.
La Compagnia Naturalis Labor, fondata a Vicenza nel 1988 da Luciano Padovani, torna a Teatri di Vita dopo dieci anni. Negli anni ha svolto un continuativo lavoro di ricerca sulla danza contemporanea, sul tango e sui nuovi linguaggi delle arti performative. I suoi spettacoli sono stati presentati in teatri, festival e rassegne in Italia e all’estero. Nella sua città promuove rassegne e festival tra cui Visioni di danza e DanzaX4.
domenica 5 ottobre, ore 17
Stella
coreografie e regia Luciano Padovani
di e con Luciano Padovani, Roberta Piazza, Andrea Rizzo
sguardo critico Mauro Zocchetta
luci Thomas Heuger
costumi Lucia Lapolla
una produzione Compagnia Naturalis Labor
co-produzione Festival AbanoDanza 2024
con il sostegno di MIC, Regione Veneto, Arco Danza, Comune di Vicenza
Raccontare il rapimento di Aldo Moro con la danza, raccontare le Brigate Rosse, gli anni di piombo con il movimento del corpo, entrare con i danzatori nel covo di prigionia dello statista democristiano, rapito il 16 marzo 1978 e – dopo un ‘processo’ dei terroristi – fatto trovare il 9 maggio crivellato di colpi dentro un’automobile.
In Stella, che nel titolo richiama la stella a cinque punti simbolo delle BR, vediamo in scena due carcerieri di Moro, le dinamiche tra di loro: chi sono? perché ci sembrano così normali e umani, anche se sono terroristi e di lì a poco saranno protagonisti di un omicidio? chi sono davvero? Lo spettacolo, come scrive Elisabetta Calvi, “segna un importante momento nella ricerca artistica di Padovani, uno spettacolo dove la maturità del creatore, le approfondite ricerche sull’argomento, il vissuto del coreografo (allora studente universitario in pieno periodo di lotte e di terrorismo) sono presenti, forti, diventano materia plasmata attraverso i corpi e la voce dei due magistrali interpreti, Roberta Piazza e Andrea Rizzo. Con loro entriamo in un covo di brigatisti, quel covo… una scena di interno abitata e mossa da emozioni intense e momenti di grande umanità e poesia, un’atmosfera calda fatta di illusioni e proiezioni, suggerite con grande maestria dalla costumista Lucia Lapolla”.
La Compagnia Naturalis Labor, fondata a Vicenza nel 1988 da Luciano Padovani, torna a Teatri di Vita dopo dieci anni. Negli anni ha svolto un continuativo lavoro di ricerca sulla danza contemporanea, sul tango e sui nuovi linguaggi delle arti performative. I suoi spettacoli sono stati presentati in teatri, festival e rassegne in Italia e all’estero. Nella sua città promuove rassegne e festival tra cui Visioni di danza e DanzaX4.
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venerdì 10 ottobre, ore 21
Festa sulle Nuvole
venerdì 10 ottobre, ore 21
Festa sulle Nuvole
concerto de Il Parto delle Nuvole Pesanti
Si festeggino i 35 anni di attività! Il Parto delle Nuvole Pesanti invita tutti a una “Festa sulle Nuvole” di musica e immagini: un evento che è una festa in musica per ripercorrere la storia di una delle band militanti più originali della musica italiana e con il nome più poetico.
Il Parto delle Nuvole Pesanti festeggia così i propri 35 anni di percorso artistico fra palco e impegno sociale e lo fa proprio là dove i suoi fondatori – studenti calabresi iscritti all’Università di Bologna – hanno iniziato il progetto della band, capace di trasformare il dialetto in veicolo di resistenza culturale e poetica contro l’omologazione anglosassone, aprendo la strada a molte altre esperienze nel panorama della musica indipendente del Sud. A fianco dei componenti storici, Salvatore De Siena e Amerigo Sirianni, il Maestro Antonio Rimedio che – oltre ad aver riarrangiato per l’occasione i brani della band – dirigerà l’Orchestrina delle Onde Calabre, un ensemble nato dall’incontro fra collaboratori storici e nuovi giovani musicisti. Sul palco anche alcuni ospiti, amici storici della Band con qualche sorpresa.
Ad accompagnare il concerto anche una mostra fotografica curata da Mariagrazia De Siena: un viaggio visivo attraverso la storia della band dagli esordi nel 1990 fino ai giorni nostri, con fotografie, copertine di dischi, manifesti di tour, articoli di giornale e altri materiali che ricostruiscono il percorso artistico e biografico della band.
Il Parto delle Nuvole Pesanti ha realizzato 13 album, fondendo stili e linguaggi differenti, dal tarantella-punk ed etno-rock mediterraneo degli esordi, passando per la canzone d’autore, fino all’originale world music abbracciata nell'ultimo disco Sottomondi. I live sono un crocevia di ironia e allegria, miscelati a momenti teatrali e imprevedibili follie. La band ha suonato su importanti palchi nazionali e vanta un’esperienza internazionale (da New York a Bagdad). La band ha lavorato anche nel cinema e nel teatro e ha realizzato progetti culturali che ne testimoniano il forte impegno civile e sociale, contro le mafie, le guerre e il disastro ambientale.
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sabato 11 ottobre, ore 20
domenica 12 ottobre, ore 17
Salvami, mostro
sabato 11 ottobre, ore 20
domenica 12 ottobre, ore 17
Salvami, mostro
scritto, diretto e interpretato da Lorenzo Balducci
produzione Teatri di Vita
con il sostegno di Ministero della Cultura, Regione Emilia Romagna, Comune di Bologna
Gli alieni vogliono distruggere il pianeta e ci chiedono prova del nostro innegabile valore. Scendono in campo: Aurelia, una 42enne che si spaccia per una 17enne, assetata dal desiderio di essere famosa e completamente dissociata dalla realtà; Basileo, un mediocre, volgare e gretto nel profondo, un vero artista della seduzione priva di eleganza; La Madre, irruente, violenta, impetuosa, ossessionata dal cibo, e capace di esprimersi solo attraversa grida. Tre “mostri” di arroganza, ambizione e involontaria comicità. Questo è “Salvami, mostro”: viaggio comico, grottesco e senza filtri nella mediocrità e ferocia dell’essere umano, che lotta ardentemente per imporre la propria scomoda presenza nel mondo.
Lo spettacolo è un irriverente one man show che esplora l’universo dei personaggi creati da Lorenzo Balducci, già noti sui social e per la prima volta catapultati in una dimensione teatrale. Un contenitore di molteplici personaggi che si avvale anche di interazioni tra schermo e palcoscenico, grazie a video musicali, videochiamate, spot pubblicitari, performance di lipsync, stravolgendo il raggio d’azione e il punto di vista dello spettatore. Balducci porta in scena anche sé stesso, il Lorenzo impacciato e incapace di gestire anche solo una semplice conversazione con i “mostri” che invadono la sua esistenza. Le sue fragilità e i suoi sogni finiscono sotto un’enorme lente d’ingrandimento nella speranza di trovare la loro cura e realizzazione. “Salvami, mostro” è anche un inno alla cultura pop in ogni suo aspetto. Balducci omaggia l’iconicità di Victoria Beckham, la musica di Laura Pausini, la glacialità di Miranda Priestley de “Il diavolo veste Prada” e la magia di innumerevoli personaggi dell’universo pop, dagli anni ’90 ad oggi.
Già protagonista a teatro di “Allegro, non troppo”, “Fake” ed “E.G.O.”, scritti e diritti da Mariano Lamberti, Lorenzo Balducci debutta nella scrittura e regia di un testo originale. La normalità è solo un’illusione. “Salvami, mostro” è un mix esplosivo di satira capace di abbattere le convenzioni e conquistare qualunque tipo di pubblico, dall’adulto al bambino, in un contesto capace di far ridere, riflettere e se possibile ribaltare il mondo.
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giovedì 16 e venerdì 17 ottobre, ore 21
sabato 18 ottobre, ore 20
domenica 19 ottobre, ore 17
Quelli che si allontanano da Omelas
giovedì 16 e venerdì 17 ottobre, ore 21
sabato 18 ottobre, ore 20
domenica 19 ottobre, ore 17
Quelli che si allontanano da Omelas
di Ursula K. Le Guin
traduzione di Roberta Rambelli
adattamento di Davide Sacco
ideazione, regia, spazio Davide Sacco / ErosAntEros
con Eva Robin’s
musiche La Mano Sinistra (Giuseppe Lo Bue, Gianluca Lo Presti, Davide Sacco)
consulenza letteraria Sara Tamisari
produzione Teatri di Vita, ErosAntEros
con il sostegno di Ministero della Cultura, Regione Emilia Romagna, Comune di Bologna
prima nazionale
Un concerto-spettacolo, con la performance vocale di Eva Robin’s, che ci risucchia nell’atmosfera inquietante del mondo immaginato da Ursula K. Le Guin, la scrittrice americana, scomparsa sette anni fa, considerata una delle più originali autrici di letteratura fantastica, che rispecchia importanti tematiche sociali e politiche. In questo racconto, vincitore del Premio Hugo, veniamo invitati nella città felice di Omelas, abitata da una popolazione forte e bella, giusta e perfetta: tutto il popolo è felice, eccetto una sola persona, un bambino ritardato, rinchiuso un una stanza buia senza finestre nei sotterranei di un grande palazzo. Perché?
Nel suo racconto, Le Guin ci pone di fronte a una riflessione sui paradossi del mondo e sull’indifferenza umana. Questa indifferenza permetterà forse alle persone che incontreranno questo spettacolo di riporre queste riflessioni in quell’angolo di coscienza che è ormai colmo di notizie e immagini di ingiustizia, guerrra, genocidio, che scorrono quotidianamente davanti ai loro occhi? Nel suo celebre romanzo La mano sinistra delle tenebre la scrittrice narra di un pianeta popolato da individui androgini e allo stesso tempo ermafroditi e di un umano ostacolato nella sua missione di ambasciatore per la Lega Intergalattica dalla propria mancanza di comprensione per questa società. In I reietti dell'altro pianeta narra di un piccolo mondo di persone che si sono date il nome di "odoniani" in memoria della fondatrice della loro comunità, ispirata all’anarchia, il cui bersaglio principale è lo stato autoritario, e la sua principale componente morale-pratica è la collaborazione nelle forme della solidarietà e dell’aiuto reciproco. Nell’introduzione al racconto La vigilia della rivoluzione l’autrice definisce Odo come “una di coloro che si allontanarono da Omelas”.
In una scena rarefatta e misteriosa, ideata da Davide Sacco, l’iconica Eva Robin’s, in costante relazione con la musica darkwave de La Mano Sinistra, racconta, grazie alla forza del suo personale portato e mettendo in gioco il proprio corpo politico, una storia che non può lasciare indifferenti, mentre crude immagini di realtà affiorano nell'aria, violente quanto eteree, per connettere le parole di questo potente racconto di Ursula K. Le Guin con il quotidiano dei nostri giorni e le sue macroscopiche ingiustizie planetarie oramai divenute abitudine.
Il regista Davide Sacco è, insieme a Agata Tomšič, il fondatore della formazione ErosAntEros, con la quale indaga percorsi di ricerca teatrale e musicale in progetti che affrontano tematiche politiche e sociali, in importanti coproduzioni internazionali, tra cui Santa Giovanna dei Macelli con la band slovena Laibach. ErosAntEros ha dato vita al Polis Teatro Festival a Ravenna.
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domenica 2 novembre, ore 21
P.P.P. Profezia è Predire il Presente
di Massimo Zamboni
Un reading, un concerto, un omaggio, un’orazione: sono passati esattamente 50 anni da quando, il 2 novembre 1975, il corpo di Pier Paolo Pasolini veniva trovato massacrato sul litorale di Ostia. A Pasolini, nel cinquantesimo anniversario della sua uccisione, Massimo Zamboni dedica uno spettacolo che alterna canzoni, letture tratte da Pasolini e testi scritti da Zamboni stesso. Il concerto è anche un album che si compone di tredici tracce, che ascolteremo durante la serata: canti popolari, un omaggio a Giovanna Marini, brani estratti dal lungo percorso musicale di Zamboni e tre inediti (La rabbia e l'hashish, Cantico cristiano e Tu muori) che conducono lungo un percorso sempre più scuro, quasi desolato, per accompagnare il pensiero e la fine del pensare di Pasolini. Una narrazione a tema che parte dal suo Friuli, dalla lingua che Pasolini ha lottato per portare a una dignità cancellata dal moderno, passando per lo sgomento verso la cecità di tutti, ponendo una speranza pre-politica nella capacità rigenerativa di un popolo che ormai non si può più chiamare tale. Un entusiasmo per la rivoluzione portoghese, tra gli ultimi sussulti positivi di un continente, e poi il declino, il cadere, il rimpicciolirsi. Un innamoramento finale per la sconfitta, fino a quel 2 novembre 1975 dove la notte di Ostia schianta definitivamente ciò che tanti avrebbero voluto veder schiantare: una persona non grata, da far tacere, ma la cui parola è oggi più presente e necessaria che mai. Un pensiero che, nonostante i plurimi tentativi, non è stato schiacciato da chi lo avrebbe voluto ridurre, impoverire e semplificare. E che si presenta oggi più attuale che mai.
Massimo Zamboni è stato chitarrista e principale compositore della storica band CCCP e successivamente dei CSI, ed è considerato uno dei padri del punk-rock e del rock alternativo italiani. Ha realizzato diversi album e concerti da solista e con artiste come Nada e Angela Baraldi. Inoltre ha realizzato per il cinema diverse colonne sonore. Ha pubblicato una decina di libri, uno dei quali con l’ex compagno CSI Giovanni Lindo Ferretti.
domenica 2 novembre, ore 21
P.P.P. Profezia è Predire il Presente
di Massimo Zamboni
Un reading, un concerto, un omaggio, un’orazione: sono passati esattamente 50 anni da quando, il 2 novembre 1975, il corpo di Pier Paolo Pasolini veniva trovato massacrato sul litorale di Ostia. A Pasolini, nel cinquantesimo anniversario della sua uccisione, Massimo Zamboni dedica uno spettacolo che alterna canzoni, letture tratte da Pasolini e testi scritti da Zamboni stesso. Il concerto è anche un album che si compone di tredici tracce, che ascolteremo durante la serata: canti popolari, un omaggio a Giovanna Marini, brani estratti dal lungo percorso musicale di Zamboni e tre inediti (La rabbia e l'hashish, Cantico cristiano e Tu muori) che conducono lungo un percorso sempre più scuro, quasi desolato, per accompagnare il pensiero e la fine del pensare di Pasolini. Una narrazione a tema che parte dal suo Friuli, dalla lingua che Pasolini ha lottato per portare a una dignità cancellata dal moderno, passando per lo sgomento verso la cecità di tutti, ponendo una speranza pre-politica nella capacità rigenerativa di un popolo che ormai non si può più chiamare tale. Un entusiasmo per la rivoluzione portoghese, tra gli ultimi sussulti positivi di un continente, e poi il declino, il cadere, il rimpicciolirsi. Un innamoramento finale per la sconfitta, fino a quel 2 novembre 1975 dove la notte di Ostia schianta definitivamente ciò che tanti avrebbero voluto veder schiantare: una persona non grata, da far tacere, ma la cui parola è oggi più presente e necessaria che mai. Un pensiero che, nonostante i plurimi tentativi, non è stato schiacciato da chi lo avrebbe voluto ridurre, impoverire e semplificare. E che si presenta oggi più attuale che mai.
Massimo Zamboni è stato chitarrista e principale compositore della storica band CCCP e successivamente dei CSI, ed è considerato uno dei padri del punk-rock e del rock alternativo italiani. Ha realizzato diversi album e concerti da solista e con artiste come Nada e Angela Baraldi. Inoltre ha realizzato per il cinema diverse colonne sonore. Ha pubblicato una decina di libri, uno dei quali con l’ex compagno CSI Giovanni Lindo Ferretti.
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sabato 15 novembre, ore 20
domenica 16 novembre, ore 17
La cara dei vecchi
drammaturgia Elvira Buonocore
regia Pino Carbone
con Anna Carla Broegg
in video Alfonso D’Auria, Darioush Forooghi
scene Giuliano la Spina
musiche Antonio Maiuri, Marco Messina
color e montaggio Rossella Frezza
prod. esecutivo video Marcos Vacalebre Spaghetti Film
edizione Francesca De Nicolais
aiuto operatore Marco De Chiara
elettromacchinista Sergio Frasca
coproduzione Progetto Nichel, Teatro Libero Palermo, Fondazione Luzzati/Teatro della Tosse, Network Drammaturgia Nuova
Intrappolata fra amore e dovere, una giovane donna si prende cura dei nonni malati, fino a perdere sé stessa. Lotta per trovare una via di fuga, trasformando il senso di colpa in un atto di ribellione estrema. Fino a che punto può spingersi un essere umano per l’altro? Fino a che punto il peso di una generazione può ricadere sulle spalle di un’altra generazione? Lo spettacolo ci proietta in due piani paralleli, quello del teatro dove agisce la protagonista, e quello dello schermo dove abitano i “vecchi”.
Prima il testo – duro, estremo, poetico e spiazzante di Elvira Buonocore – e poi la messa in scena a opera di Progetto Nichel, per la regia di Pino Carbone, hanno vinto il prestigioso premio NdN come miglior testo e come miglior progetto di regia. NdN - Network Drammaturgia Nuova è una rete nazionale nata nel 2008, formata da 15 partner (tra cui Teatri di Vita), che promuove un’azione di sostegno per la drammaturgia contemporanea italiana. Ogni due anni viene premiato il testo di un autore emergente, dopo una fase di residenza artistica, sul quale poi viene lanciato un bando per il suo allestimento, premiato con un sostegno produttivo: un doppio premio (al testo e poi al progetto di spettacolo), che arriva oggi al suo esito finale e alla sua presentazione al pubblico.
Il collettivo artistico Progetto Nichel, nato nel Parco Nazionale del Cilento nel 2016, è un progetto di formazione, residenza e produzione, sotto la direzione di Pino Carbone. Elvira Buonocore, formata presso la Bellini Teatro Factory di Napoli, è una delle voci emergenti della drammaturgia italiana, già premiata con il Premio Dante Cappelletti di Tuttoteatro.com (2019) e con il Per fare il teatro che ho sognato (2021).
domenica 16 novembre, ore 17
La cara dei vecchi
drammaturgia Elvira Buonocore
regia Pino Carbone
con Anna Carla Broegg
in video Alfonso D’Auria, Darioush Forooghi
scene Giuliano la Spina
musiche Antonio Maiuri, Marco Messina
color e montaggio Rossella Frezza
prod. esecutivo video Marcos Vacalebre Spaghetti Film
edizione Francesca De Nicolais
aiuto operatore Marco De Chiara
elettromacchinista Sergio Frasca
coproduzione Progetto Nichel, Teatro Libero Palermo, Fondazione Luzzati/Teatro della Tosse, Network Drammaturgia Nuova
Intrappolata fra amore e dovere, una giovane donna si prende cura dei nonni malati, fino a perdere sé stessa. Lotta per trovare una via di fuga, trasformando il senso di colpa in un atto di ribellione estrema. Fino a che punto può spingersi un essere umano per l’altro? Fino a che punto il peso di una generazione può ricadere sulle spalle di un’altra generazione? Lo spettacolo ci proietta in due piani paralleli, quello del teatro dove agisce la protagonista, e quello dello schermo dove abitano i “vecchi”.
Prima il testo – duro, estremo, poetico e spiazzante di Elvira Buonocore – e poi la messa in scena a opera di Progetto Nichel, per la regia di Pino Carbone, hanno vinto il prestigioso premio NdN come miglior testo e come miglior progetto di regia. NdN - Network Drammaturgia Nuova è una rete nazionale nata nel 2008, formata da 15 partner (tra cui Teatri di Vita), che promuove un’azione di sostegno per la drammaturgia contemporanea italiana. Ogni due anni viene premiato il testo di un autore emergente, dopo una fase di residenza artistica, sul quale poi viene lanciato un bando per il suo allestimento, premiato con un sostegno produttivo: un doppio premio (al testo e poi al progetto di spettacolo), che arriva oggi al suo esito finale e alla sua presentazione al pubblico.
Il collettivo artistico Progetto Nichel, nato nel Parco Nazionale del Cilento nel 2016, è un progetto di formazione, residenza e produzione, sotto la direzione di Pino Carbone. Elvira Buonocore, formata presso la Bellini Teatro Factory di Napoli, è una delle voci emergenti della drammaturgia italiana, già premiata con il Premio Dante Cappelletti di Tuttoteatro.com (2019) e con il Per fare il teatro che ho sognato (2021).
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venerdì 28 novembre, ore 21
sabato 29 novembre, ore 20
domenica 30 novembre, ore 17
Nilde mia
Autobiografia non autorizzata di una statua
venerdì 28 novembre, ore 21
sabato 29 novembre, ore 20
domenica 30 novembre, ore 17
Nilde mia
Autobiografia non autorizzata di una statua
con Silvia Lodi
ideazione, drammaturgia e regia Paola Leone
testi Valentina Diana, Paola Leone
con la partecipazione straordinaria di Marzia Quartini e Antonella Sabetta
costumi Lapi Lou
scenografie Egle Calò
attrezzista di preparazione Daniele Sciolti
disegno luci Davide Arsenio
effetti sonori e musica originale Andrea De Rocco
progetto e produzione Centro Teatrale Aperto Io ci Provo
A poco più di vent’anni, sotto l’occupazione straniera e il fascismo, diventò partigiana nella sua terra reggiana. Tre anni dopo, è diventata una delle poche donne elette nell’Assemblea Costituente destinata a dare la nuova Costituzione alla Repubblica Italiana. Nilde Iotti è stata una delle politiche più importanti della storia del nostro Paese, arrivando a essere la prima donna eletta Presidente della Camera dei Deputati per quasi tredici anni (un record). Praticamente un’icona, praticamente una statua...
Ed è proprio una statua di Nilde Iotti a risvegliarsi grazie alle voci di un corteo femminista, e a raccontarsi al pubblico di oggi, 105 anni dopo la sua nascita e 26 anni dopo la sua morte. Un’ora per ripercorrere la sua vita e le molte battaglie di cui si fece fautrice, come quelle per approvare la legge sul divorzio, la riforma del nuovo diritto di famiglia e quella a sostegno del riconoscimento della violenza carnale come crimine contro la persona e non contro la morale. Il racconto di una vita che oggi più che mai un esempio di buona politica e di emancipazione, creato da Paola Leone con il coinvolgimento di un gruppo di studentesse, un gruppo di detenute e un gruppo di attiviste salentine.
L’associazione Io ci provo è nata all’interno delle carceri dal lavoro di Paola Leone e Antonio Miccoli, prima a Taranto e poi a Lecce, dove ha portato alla realizzazione di diversi spettacoli. Nilde mia è stato creato con l’attrice Silvia Lodi, formata al Workcenter di Grotowski a Pontedera, e poi collaboratrice di formazioni come Teatro Settimo, Valdoca, Kismet e Koreja, fino alla creazione della compagnia Principio Attivo Teatro.
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venerdì 12 dicembre, ore 21
Dove lo sguardo si perde
concerto di Mimmo Locasciulli
& Quartetto Pessoa (Marco Quaranta, Rita Gucci, Achille Taddeo, Marco Simonacci)
Mimmo Locasciulli, uno dei più importanti e “storici” cantautori e musicisti italiani, festeggia i suoi 50 anni di carriera, da quel 1975 in cui uscì il suo primo album Non rimanere là. Dopo aver ricevuto l’anno scorso il Premio Tenco alla carriera, torna in scena con un concerto che accompagna il suo nuovo album Dove lo sguardo si perde. Con lui sul palco è il Quartetto d’archi Pessoa, ovvero Marco Quaranta e Rita Gucci al violino, Achille Taddeo alla viola, Marco Simonacci al violoncello, e Matteo Locasciulli al contrabbasso.
Nel concerto Locasciulli ripercorre le tracce e le emozioni che caratterizzano la sua canzone, con brani scelti dal suo vasto repertorio, oltre all’inedita L’infinito, e che hanno al centro quel “sentimento” che racchiude in sé il tema dell’amore, del cuore, della partecipazione e dello slancio verso gli altri: canzoni che rappresentano un momento di riflessione da condividere con il pubblico in un’atmosfera intimista, con le parole e la musica che entrano nel profondo e colpiscono al cuore come solo la grande canzone d’autore sa regalare.
venerdì 12 dicembre, ore 21
Dove lo sguardo si perde
concerto di Mimmo Locasciulli
& Quartetto Pessoa (Marco Quaranta, Rita Gucci, Achille Taddeo, Marco Simonacci)
Mimmo Locasciulli, uno dei più importanti e “storici” cantautori e musicisti italiani, festeggia i suoi 50 anni di carriera, da quel 1975 in cui uscì il suo primo album Non rimanere là. Dopo aver ricevuto l’anno scorso il Premio Tenco alla carriera, torna in scena con un concerto che accompagna il suo nuovo album Dove lo sguardo si perde. Con lui sul palco è il Quartetto d’archi Pessoa, ovvero Marco Quaranta e Rita Gucci al violino, Achille Taddeo alla viola, Marco Simonacci al violoncello, e Matteo Locasciulli al contrabbasso.
Nel concerto Locasciulli ripercorre le tracce e le emozioni che caratterizzano la sua canzone, con brani scelti dal suo vasto repertorio, oltre all’inedita L’infinito, e che hanno al centro quel “sentimento” che racchiude in sé il tema dell’amore, del cuore, della partecipazione e dello slancio verso gli altri: canzoni che rappresentano un momento di riflessione da condividere con il pubblico in un’atmosfera intimista, con le parole e la musica che entrano nel profondo e colpiscono al cuore come solo la grande canzone d’autore sa regalare.
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domenica 21 dicembre, ore 17
Sono Signor-ina!
Un omaggio ad Anna Marchesini
di e con Maria Carolina Nardino
costumi Farace&Pasotti
illustrazione Libero Pasotti
Un atto d’amore nei confronti di una delle attrici comiche più amate, Anna Marchesini. Un omaggio divertente, emozionante e forse con un tocco di malinconia. E un invito a ricordarla, come attrice e come donna. Sono Signor-ina! è un racconto che intreccia la straordinaria carriera di Anna con la sua vita ma anche con quella di colei che la racconta. In una performance che unisce commozione e risate, il pubblico viene guidato attraverso il ricordo dei suoi personaggi più celebri, che rispecchiano le sfaccettature del carattere di Anna: dalla buffa e tenera signorina Carlo alla chiacchierona Sora Flora d’Orvieto, passando per la coinvoltissima Dottoressa di educazione sessuale, fino ad arrivare all’impacciata cameriera secca. Un quadro che restituisce l’immagine di una delle icone della comicità italiana. “Quando la nostra vita non ci sarà più, ci sarà la nostra storia” e Sono Signor-ina! nasce proprio da questo sogno: tenere in vita la storia – e non solo – di Anna Marchesini.
Maria Carolina Nardino, diplomata alla Grock Scuola di Teatro, è un’attrice poliedrica che va dalle produzioni di compagnie teatrali al teatro di strada e alla commedia dell’arte.
domenica 21 dicembre, ore 17
Sono Signor-ina!
Un omaggio ad Anna Marchesini
di e con Maria Carolina Nardino
costumi Farace&Pasotti
illustrazione Libero Pasotti
Un atto d’amore nei confronti di una delle attrici comiche più amate, Anna Marchesini. Un omaggio divertente, emozionante e forse con un tocco di malinconia. E un invito a ricordarla, come attrice e come donna. Sono Signor-ina! è un racconto che intreccia la straordinaria carriera di Anna con la sua vita ma anche con quella di colei che la racconta. In una performance che unisce commozione e risate, il pubblico viene guidato attraverso il ricordo dei suoi personaggi più celebri, che rispecchiano le sfaccettature del carattere di Anna: dalla buffa e tenera signorina Carlo alla chiacchierona Sora Flora d’Orvieto, passando per la coinvoltissima Dottoressa di educazione sessuale, fino ad arrivare all’impacciata cameriera secca. Un quadro che restituisce l’immagine di una delle icone della comicità italiana. “Quando la nostra vita non ci sarà più, ci sarà la nostra storia” e Sono Signor-ina! nasce proprio da questo sogno: tenere in vita la storia – e non solo – di Anna Marchesini.
Maria Carolina Nardino, diplomata alla Grock Scuola di Teatro, è un’attrice poliedrica che va dalle produzioni di compagnie teatrali al teatro di strada e alla commedia dell’arte.







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