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venerdì 17 novembre 2017

NOVARAJAZZ
"BORDERS" CON ROBERTA RACIS
FRANCESCO DIODATI ERMANNO BARON

A seguire Francesco Diodati solo.
Da sempre NovaraJazz ha fatto della contaminazione tra le arti uno dei suoi punti di forza, una specificità che lo ha reso negli anni (15 ad ora) un festival vasto e complesso che non solo ha portato a Novara il meglio del jazz internazionale contemporaneo, ma anche installazioni, presentazioni editoriali, esposizioni fotografiche… La stagione 2017/2018 mette in programma un grande evento, una produzione originale in cui la danza contemporanea dialoga e si confronta con la musica jazz. Sabato 18 novembre alle 21 al Civico Istituto Musicale Brera (Viale Verdi, 2) Borders: Roberta Racis (danza), Francesco Diodati (chitarra, elettronica), Ermanno Baron (batteria).


Nato da un’idea di Enrico Bettinello in collaborazione con NovaraJazz e Balletto di Roma, Borders è l’incontro tra una danzatrice e due musicisti. Progetto 2017 del Balletto di Roma, la creazione ha debuttato negli spazi della Stazione Leopolda di Firenze per la XXIV edizione del Festival Fabbrica Europa.

Dopo il percorso costruito con il coreografo Daniele Ninarello e il compositore Dan Kinzelman (“Kudoku”, presentato nel 2016 a Fabbrica Europa e poi alla Biennale di Venezia), NovaraJazz prosegue la propria progettualità dedicata al rapporto tra jazz e coreografia contemporanea in un’ottica di forte tensione multidisciplinare che apre le rispettive pratiche verso direzioni e comunità di spettatori nuove.

Dal coinvolgimento del Balletto di Roma nasce la nuova creazione, in continuità con l’apertura della compagnia a nuove collaborazioni artistiche e con la prospettiva dell’avvicinamento del pubblico ai linguaggi della danza contemporanea. Protagonisti del progetto, la danzatrice e coreografa del Balletto di Roma Roberta Racis, il chitarrista Francesco Diodati e il batterista Ermanno Baron.

“Ho immaginato un viaggio che Ermanno, Francesco ed io compiamo insieme – racconta Roberta Racis a proposito di BORDERS – un viaggio che inizia da un’immaginaria superficie riflettente: uno specchio, un corso d’acqua, il finestrino di un treno. È il lago delle Metamorfosi di Ovidio, in cui Narciso vede per la prima volta la propria immagine riflessa. Non parlo di ‘narcisismo’, ma di qualcosa di sotteso al racconto: il veggente Tiresia profetizza che Narciso vivrà sino a tarda età ‘si se non noverit’. Alla traduzione ‘sempre che non si veda’, preferisco quella sostenuta da diversi studiosi ‘purché non si riconosca’. Dalla lettura del mito si evince come la morte di Narciso non sia riconducibile al mero fatto di aver visto l’immagine riflessa, ma al fatto che l’abbia riconosciuta come propria, in altre parole, che ‘si sia riconosciuto’. Per vedersi, uno specchio non è sufficiente, occorre riconoscervisi. Francesco, Ermanno ed io non ci lasciamo perire come Narciso, intraprendiamo un viaggio per imparare a riconoscerci. Questo viaggio di autocomprensione ci porta all’esterno, dal centro alla periferia. Non è solo un ricordo o una cronologia in senso evolutivo, è una geografia interiore dall’essere al conoscere per riconoscersi.

L’immagine di noi scivola e si slancia verso il fuori. Il mio corpo è la forma grafica del viaggio e percependosi all’esterno di se stesso trova la propria topografia, analizza lo spazio. La musica scandisce l’avvento nello spazio, il tempo della percezione, della scoperta, della paura e del desiderio, e rivela l’andamento della sensibilità, la sua naturale inclinazione a subire accelerazioni e decelerazioni. La partitura musicale è struttura sonora e temporale dello spazio emotivo: agita, incalza, consola, spaventa, seduce; coincide o stride con la dimensione accelerata o reale dell’emotività, testimonia e partecipa di una evoluzione che insieme ci porta ad inseguire desideri e possibilità. È un viaggio, a tratti, dal sapore favolistico. Lo abbiamo costruito insieme, ed io come una sorta di Alice di Lewis Carroll mi ingrandisco, mi rimpicciolisco, mi trasformo. Il ‘fuori’ diventa lo specchio in cui guardiamo ciò che abbiamo appreso di noi, dove abbiamo imparato a riconoscerci”.

Alla performance segue alle 21.30 il concerto di Francesco Diodati solo. Francesco Diodati è un chitarrista che prende ispirazione dalla tradizione e guarda alla musica contemporanea, rock, folk per sviluppare un linguaggio personale, combinando un approccio spontaneo alla melodia e al suono acustico con un brillante utilizzo di elettronica e effetti. Nel 2013, 2014 e 2015 è stato votato come miglior chitarrista dell'anno nell'ambito del JazzIt Award, referendum della rivista JazzIt.

L’ingresso alla serata ha un costo di 10,00 euro, 5,00 euro ridotto.

NovaraJazz Stagione 2017/2018 è organizzato dall’Associazione Culturale Rest–Art, con il contributo di Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Compagnia di San Paolo, Fondazione Piemonte dal Vivo, Regione Piemonte, Comune di Novara, il sostegno di Fondazione Banca Popolare di Novara e la collaborazione di Fondazione Teatro Coccia, Opificio - Cucina e Bottega, Civico Istituto Musicale Brera, Associazione I – Jazz.


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