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lunedì 4 aprile 2016

NUOVE STORIE IN SALA BAUSCH
"BILAL-NESSUN VIAGGIATORE E' STRANIERO"
ALL'ELFO PUCCINI DI MILANO

5 - 10 aprile.
BILAL è uno spettacolo di teatro di narrazione, il racconto delle storie di uomini e donne che Gatti ha incontrato nel suo viaggio dentro l'orrore dell'emigrazione clandestina. È la denuncia del mancato rispetto al diritto di perseguire ambizioni e progetti. È la denuncia della violenza, del sopruso, della violazione di ogni legge di diritto internazionale che riguardi la tutela dell'Uomo, e di ogni principio morale. Sono le storie di uomini e donne in fuga dalla miseria, che con ogni mezzo cercano di difendere la loro dignità, i loro corpi torturati le loro intelligenze umiliate, le loro ambizioni negate con ferocia.

Note di regia

Il progetto nasce dall'incontro tra Annalisa Bianco, regista e responsabile della compagnia EGUMTEATRO e Luca Fusi, regista e attore italiano ma di formazione internazionale, attualmente direttore degli studi dell'Ecole de Théatre du C.F.R.A.V. (Centre de Formation e de Recherche en Art Vivants), con sede a Ouagadougou in Burkina Faso.

Il testo scelto come fonte di ispirazione è il libro del giornalista Fabrizio Gatti BILAL. Viaggiare, lavorare, morire da clandestini, premio Tiziano Terzani 2008, documentazione unica di una gravissima emergenza umanitaria, quella dell’emigrazione clandestina. Fabrizio Gatti è “uno di noi” che mette la sua vita in pericolo travestendosi da "straniero", recitando una parte, per capire le motivazioni e per ricordarci l’assurdità ontologica di qualsiasi separazione fra “noi” e “loro”.

La tecnica di rappresentazione utilizzata è quella del teatro di narrazione, la più adatta a ricreare le emozioni e le sensazioni che scaturiscono dalle drammatiche storie presentate e insieme a stabilire un imprescindibile legame tra attore e pubblico.

Lo spettacolo, pensato come strumento di sensibilizzazione alla questione dell'immigrazione clandestina e dello sfruttamento che ne deriva, è adatto ad ogni genere di pubblico ma rivolto in particolare ai ragazzi perché il linguaggio teatrale è diretto e coinvolgente, e si offre come spunto per una riflessione più ampia sulle tematiche trattate.

Da Bilal-Viaggiare, lavorare, morire da clandestini di Fabrizio Gatti
uno spettacolo di Annalisa Bianco
con Leonardo Capuano
audio e luci Andrea Guideri
Egumteatro

Dalla rassegna stampa

Quanto costa una vita? Se lo chiede Bilal, se lo chiede chiunque abbia una minima coscienza di ciò che sta avvenendo a chi perde il proprio nome lungo un viaggio ignoto, disperato. Quanto costa una vita? Beh, in Africa ha un prezzo ben definito, l’ha scoperto Fabrizio Gatti, giornalista de L’Espresso che qualche anno fa si è finto migrante per attraversare il Mediterraneo e venire in Italia, viaggio di ritorno travestito da viaggio di andata, scoprendo pratiche infami e una sorta di burocrazia dell’aberrazione. Ché l’ordine, in fondo, fa comodo in tutti gli ambiti. Bilal è il nome del protagonista e del libro reportage tratto da questi racconti (Bilal. Il mio viaggio da infiltrato nel mercato dei nuovi schiavi, Rizzoli, 2007), ma anche il nome dello spettacolo che ne ha tratto Annalisa Bianco, regista per Egumteatro, con in scena un solo attore: Leonardo Capuano.

La fase scenica rispetta l’ordine del viaggio, quello dall’Africa sahariana fino alle coste italiane, attraverso il quale Gatti ha scoperto il confine tra l’umano e il disumano, quello che tutti i giorni le immagini ci propongono e che non siamo più in grado di riferire alla nostra vita se non per rigetto, se non considerando il migrante “altro”, invece che specchio di sé stesso. E invece Gatti l’ha fatto, si è chiesto cosa spingesse a un viaggio impossibile e si è immedesimato al punto di diventare Bilal, esserlo nella pratica e nell’essenza, caricarsi allora il peso delle nostre percezioni più distorte e farne racconto, davvero, di ritorno. Lo spettacolo di Bianco è un monologo (la ricordiamo alle prese già con Il giocatore di Dostoevskij con Massimiliano Poli o Bellas Mariposas di Sergio Atzeni con una energica Monica Demuru) capace di costruire un’atmosfera grazie alla presenza di un attore intenso come Capuano, grazie alla scena spoglia con solo alcune valigie a luci e musica ben dosate perché l’interezza della proposta non si prestasse a pertugi di distrazione. Se davvero si può dire che del racconto sappiamo tutto perché tutto vediamo, quando esso ha modo di passare in veste e parole d’attore in un teatro ecco che scopriamo come il teatro sappia fare quell’informazione sensibile ormai impermeabile nei canali mediatici. Se allora il teatro civile, spesso restio al passaggio in arte, mantiene una necessità espressiva, è nella capacità di restituire una materia fin troppo nota, come se così nota non fosse. Insomma, quanto costa una vita? Quanto una costa, costa, la vita.
Simone Nebbia, Teatro e critica

ELFO PUCCINI corso Buenos Aires 33 - POSTO UNICO NUOVE STORIE € 15

Orario spettacoli: mar-sab ore 19.30 / dom ore 15.30 – www.elfo.org

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