"TI REGALO LA MIA MORTE, VERONIKA"
ALL'ELFO PUCCINI DI MILANO
Utilizzo della sceneggiatura Die
Sehnsucht der Veronika Voss di Peter Märthesheimer e Pea Fröhlich,
da una bozza di Rainer Werner Fassbinder, per gentile concessione
della Fondazione Rainer Werner Fassbinder - Berlino e di Verlag der
Autoren – Francoforte sul Meno / Germania.” “Per gentile
concessione di Arcadia & Ricono Srl a socio unico, via dei
Fienaroli, 40 - 00153 Roma - Italy”
Scene Giuseppe Stellato costumi
Graziella Pepe
musiche Franco Visioliluci Simone de Angelis
ombre Altretracce
assistente alla regia Brunella Giolivo
Emilia Romagna Teatro Fondazione nell’ambito di Progetto Prospero
ll lavoro di indagine sulla
drammaturgia contemporanea, che Emilia Romagna Teatro Fondazione
persegue da anni, segna una nuova tappa grazie a questo allestimento
di Antonio Latella. Il regista napoletano consolida il suo rapporto
con ERT dirigendo Ti regalo la mia morte, Veronika, lavoro che
Latella ha riscritto con il drammaturgo Federico Bellini ispirandosi
al film Veronika Voss di Reiner Werner Fassbinder.
Dopo il pluripremiato Un tram che si
chiama desiderio, Latella prosegue l’analisi nell’universo
femminile con uno spettacolo che rilegge i miti del cinema
occidentale e ne indaga le icone che essi hanno regalato alla memoria
collettiva, senza dimenticare Francamente me ne infischio, personale
rilettura di Via col vento che ha recentemente impegnato il regista
nel confronto con un film chiave della storia popolare del cinema
occidentale.
Latella ritrova qui la poetica di
Rainer Werner Fassbinder a distanza di quasi dieci anni: era infatti
del 2006 la sua rilettura teatrale di Le lacrime amare di Petra von
Kant. La base di questo nuovo lavoro parte dell’opera
cinematografica che Fassbinder ha dedicato alla rappresentazione e
all’analisi della donna. Partendo dalla rievocazione della vicenda
di Veronika Voss, ultima tra le protagoniste del suo cinema
interpretata qui da Monica Piseddu, che proprio per questo ruolo si è
aggiudicata il premio Ubu come ‘Migliore attrice’, lo spettacolo
incontra alcune tra le figure femminili grazie alle quali il regista
ha consegnato forse una grande, unica opera, una lavoro il cui
sguardo cinematografico e biografia personale tendono inevitabilmente
a coincidere. Una corsa folle, senza protezioni, una prolungata
allucinazione dove realtà e finzione diventano quasi
indistinguibili. Entriamo così nella mente di Veronika, diva sul
viale del tramonto e vittima della morfina somministrata da medici
senza scrupoli, dove i ricordi e i personaggi rievocati diventano
apparizioni in bianco e nero, il nero come forma perfetta che
fagocita gli altri colori e il bianco della purezza ma anche del
lutto. E, inevitabilmente, il bianco della morfina che trasforma le
memorie in gratificazioni, deforma ogni percezione fino a rendere
accettabile la morte come possibilità, o liberazione. Un viaggio in
cui Veronika e le altre eroine del cinema fassbinderiano regalano il
proprio sacrificio al loro ideatore, il regista, il medico ma anche
il carnefice Fassbinder, a sua volta, probabilmente, personaggio del
suo stesso dramma.
“È da tempo ormai che il
tradizionale arcoscenico va stretto a quel regista perennemente alla
ricerca di nuovi linguaggi che è Antonio Latella, che si ingegna a
superarlo in tutti i modi senza mai, però, abbandonare i teatri,
dilatando magari all’inverosimile lo spazio sopra, sotto, dietro il
palcoscenico.
Nello spettacolo, dal titolo
melodrammatico Ti regalo la mia morte, Veronika l’arcoscenico è
superato più volte da un personaggio femminile che indossa una cappa
color fucsia, figuretta nervosa che percorre a lunghi passi, per
tutta la sua lunghezza, il palcoscenico chiedendo aiuto, a noi, gli
spettatori, che ce la troviamo improvvisamente di fronte mentre alle
sue spalle una fila di poltrone di legno da vecchio cinema vengono
occupate a poco a poco da scimmioni con il pelo bianco, che hanno
alle loro spalle uno schermo sul quale poi verranno proiettate delle
immagini. Un inizio dal sapore pirandelliano che presuppone diversi
piani narrativi per una storia costruita da Rainer Werner Fassbinder
attorno a un’attrice famosa negli anni Trenta, stella
cinematografica del Reich, caduta in disgrazia dopo la caduta del
potere hitleriano. Il suo nome è Veronika Voss protagonista del
penultimo film di RWF girato in un rapinoso bianco e nero, figura
ispirata al celeberrimo regista da Sybille Schmitz.
Dunque c’è un’attrice, lì al
proscenio, che invoca il nostro aiuto, fotogramma impazzito di un
film che conosciamo ma che potrebbe tranquillamente essere
sconosciuto, mentre gli scimmioni albini che poi – spogliandosi a
poco a poco della loro veste bestiale e rimanendo letteralmente in
mutande -, si trasformeranno in tanti altri personaggi prendendo
spesso la parola. Alle loro spalle c’è uno schermo, che potremmo
definire della memoria, dove appaiono ombre, l’immagine di
Fassbinder e quella dell’attrice ispiratrice, Sybille Schmitz. Gli
scimmioni sono il coro di una storia che viene a sua volta ripresa da
una macchina che percorre anch’essa per tutta la lunghezza il
palcoscenico avanti e indietro e che idealmente ci trasmette i
fotogrammi di questa storia che ci raccontano rispettando la
scrittura delle sceneggiature cinematografiche, spesso interrotta
dalle vicende e dal peregrinare di Veronika che se ne sta seduta
aprendo e chiudendo le gambe con un movimento che più che erotico è
nevrotico.
Nella storia siamo coinvolti anche noi
perché, seduto in mezzo al pubblico, c’è uno dei personaggi
principali della vicenda: è Robert Krohn, giornalista sportivo
specializzato in corse di cavalli, che, invaghito della diva vittima
della morfina che le viene somministrata in una compiacente clinica
di lusso, portandola a un progressivo disfacimento , vorrebbe
salvarla sostenendola nel momento in cui viene scritturata per una
piccola parte che potrebbe essere per lei una rinascita e, invece, è
un fallimento, la sua fine definitiva.
Latella, che di Fassbinder ha giù
messo in scena un bellissimo Le lacrime amare di Petra von Kant e che
con il passare del tempo fisicamente assomiglia sempre più al suo
regista feticcio, firma un omaggio allo stesso tempo appassionato e
rigoroso al grande cineasta tedesco condividendone la predilezione
per un mondo di sconfitti, di vinti, di cosiddetti “rifiuti della
società”, che indaga con amore e passione dichiarando di vederci
dei riflessi cechoviani. E cechoviana, del resto, è la pistola che
Robert K. porta con sé, pronta a sparare quando meno te lo aspetti,
perché si sa, come scriveva Oscar Wilde e come cantava Jeanne Moreau
in Querelle, che “ogni uomo uccide ciò che ama”. E cechoviano è
il bellissimo finale con un ciliegio che scende dalla soffitta
attorno al quale si raccolgono molti degli amatissimi personaggi
femminili di RWF: Maria Braun, Martha – vittima di un incidente che
la condanna alla carrozzella, schiava di un marito padrone -, il
transessuale Elvira di Un anno con tredici lune… un mondo dove
Veronika potrà trovare finalmente la pace insieme a queste donne
amate/ odiate da Fassbinder, ispiratrici di un cinema e di un teatro
carico di tensione che non permette sconti.
Spettacolo non semplice ma
affascinante, lucidamente impietoso, Ti regalo la mia morte Veronika
è interpretato da un gruppo affiatato di attori. Veronika Voss è
interpretata da una bravissima Monica Piseddu.”
Maria Grazia Gregori, delteatro.org
traduzione e adattamento di Antonio
Latella e Federico Bellini
tratto dal film Veronika Voss
di Rainer Werner Fassbinder
regia Antonio Latella
con Monica Piseddu
e in o.a.: Valentina Acca, Massimo
Arbarello, Fabio Bellitti, Caterina Carpio, Sebastiano Di Bella,
Nicole Kehrberger, Estelle Franco,
Fabio Pasquini, Annibale Pavone, Maurizio Rippa
Puccini, sala Shakespeare – corso Buenos Aires 33, Milano -
LUN-SAB: 20:30 / DOM: 16:00 ATTENZIONE: lo spettacolo va in scena
anche lunedì 21 marzo.
PREZZI: Intero 30.50 € - Ridotto 16 €
- Martedì 20 € - Info e prenotazioni: tel. 02.0066.06.06,
www.elfo.org
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