TEATRO BRANCACCIO DI ROMA
"TRAINSPOTTING"
SPAZIO DEL RACCONTO
RASSEGNA DI DRAMMATURGIA
La società s’inventa una logica
assurda e complicata, per liquidare quelli che si comportano in un
modo diverso dagli altri. Ma se, supponiamo, e io so benissimo come
stanno le cose, so che morirò giovane, sono nel pieno possesso delle
mie facoltà eccetera eccetera, e decido di usarla lo stesso,
l’eroina? Non me lo lasciano fare. Non mi lasciano perché lo
vedono come un segno del loro fallimento, il fatto che tu scelga
semplicemente di rifiutare quello che loro hanno da offrirti. Scegli
noi. Scegli la vita. Scegli il mutuo da pagare, la lavatrice, la
macchina; scegli di startene seduto su un divano a guardare i
giochini alla televisione, a distruggerti il cervello e l’anima, a
riempirti la pancia di porcherie che ti avvelenano. Scegli di marcire
in un ospizio, cacandoti e pisciandoti sotto, cazzo, per la gioia di
quegli stronzi egoisti fottuti che hai messo al mondo. Scegli la
vita. Beh, io invece scelgo di non sceglierla, la vita. E se quei
coglioni non sanno come prenderla, una cosa del genere, beh, cazzo,
il problema è loro, non mio. Come dice Harry Lauder io voglio andare
dritto per la mia strada, fino in fondo…
Mark Renton, disoccupato come la
maggior parte dei giovani scozzesi della sua generazione, ha
trascinato nella confusione e nella dedizione ad ogni tipo di droga i
suoi amici d'infanzia.
Sick Boy, un appassionato di cinema e
sciupafemmine, Begbie, un pericoloso outsider sempre alla ricerca
della rissa, Tommy, un seguace del bodybuilding, e Alison, fidanzata
di Sick Boy, che cerca di conciliare la sua dipendenza dalla droga
con il suo ruolo di madre. Per ingannare la noia, i personaggi
rubano, e si distruggono di eroina, tutti tranne Tommy, che vive
un'altra forma di dipendenza.
Perché abbiamo deciso di realizzare adesso questo spettacolo, visto che il film di Danny Boyle è nella testa di tutti, e che recentemente è stato rinnovato con il sequel (T2)? Per mettere in scena persone che l’uomo medio non vuole vedere; perché i personaggi di questo romanzo ci costringono a farci domande sul funzionamento della nostra società. I personaggi di T passano il tempo fuggendo le loro responsabilità: non lavorano, ricevono sussidi di disoccupazione che spendono in droghe e alcool, perché la realtà della vita non li interessa. Al di là della questione della definizione di identità, onnipresente in scena, è la questione della dipendenza.
Sandro Mabellini – regista
Vive e lavora tra l'Italia e il Belgio.
Si diploma come attore alla Scuola di Teatro di Bologna; si
perfeziona come regista con Luca Ronconi al Centro Teatrale Santa
Cristina e come performer con la Societas Raffaello Sanzio. Si
specializza come regista sugli autori contemporanei, tra cui: Joel
Pommerat, Jon Fosse, Davide Carnevali, Martin Crimp, Albert
Ostermaier, Patrick Marber. Vince il premio di produzione al Napoli
Teatro Festival con Tu (non) sei il tuo lavoro, di Rosella Postorino,
e con Casa di bambola di Emanuele Aldrovandi; vince inoltre il premio
di produzione al Festival I Teatri del Sacro con Stava la madre di
Angela Dematté.
Di Irvine Welsh, versione Wajdi Mouawad
traduzione Emanuele Aldrovandi
regia Sandro Mabellini
con Michele Di Giacomo, Riccardo Festa,
Valentina Cardinali, Marco Bellocchio
costumi Chiara Amaltea Ciarelli
drammaturgia scenica Festa, Di Giacomo,
Bellocchio, Cardinali
BRANCACCINO
Via Mecenate 2, Roma - www.teatrobrancaccio.it
Via Mecenate 2, Roma - www.teatrobrancaccio.it
Biglietto: 14,00 € + 1,50 € d. p.
card open 5 ingressi: 55 €
Prevendita su Ticketone.it e presso i
punti vendita tradizionali
BOTTEGHINO DEL TEATRO BRANCACCIO
Via Merulana, 244 | tel 06 80687231
| botteghino@teatrobrancaccio.it
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