"OMBRETTA CALCO"
DI SERGIO PIERATTINI
CON MILVIA MARIGLIANO
TEATRO SANNAZARO DI NAPOLI
Chi è Ombretta Calco? Perché si è
seduta su una panchina in una giornata torrida di luglio, a pochi
passi dal portone di casa sua? Perché deve ripercorrere gli eventi
sensibili della sua vita scavando ossessivamente nei ricordi? E
perché deve ingaggiare, sotto il sole cocente, un duello con se
stessa come se fosse una resa dei conti? Ombretta sta facendo un
viaggio. Il viaggio più importante della sua vita. Un viaggio fuori
dai vincoli imposti dal tempo e dallo spazio. Mentre procede senza
soluzione di continuità, nel passare in rassegna i momenti più
significativi della sua esistenza, ne comprende il senso. Riemergono
dalla sua anima dettagli, accenti, colori, che riempiono i vuoti e
danno nuova luce al quadro complessivo di una vita vissuta con
sincera ingenuità, senza risparmi. Fallimenti, dolori, frustrazioni,
debolezze, illusioni, tenerezze, slanci incoscienti verso un futuro
che sarà sicuramente migliore, desideri legittimi di una vita
normale, inclusa in affetti confortanti e routines rassicuranti.
Peppino Mazzotta
Note dell’autore
L'estate scorsa passai parte del mese
di Luglio a Milano. Un giorno mi trovai a passare per Piazza
Maciachini diretto a casa di una amica che abita lì vicino. Erano
passate da poco le tredici, e la giornata era torrida. Notai una
donna seduta, immobile sopra una panchina. Quando fui a pochi metri
da lei rimasi colpito dal colorito pallido del suo viso e dalla
posizione del capo, immobile e leggermente reclinato all'indietro.
Pensai che stesse dormendo ma avvicinandomi alla panchina notai che
aveva gli occhi aperti e che respirava faticosamente. "Si sente
bene signora?" le chiesi. Lei voltò lo sguardo verso di me e
rispose sorridendo: "Sì, grazie, sto bene, solo un po' di
caldo". Mi sentii di aggiungere: "Abita qui vicino? Posso
accompagnarla se ha bisogno". "Mi passa… è solo il
caldo. Mi è già passato, non si preoccupi". La salutai e
proseguii la mia strada. Un'ora dopo ripassando per la piazza, notai
un'ambulanza nei pressi della panchina dove poco prima avevo visto la
donna. Mi avvicinai. In quel momento l’ambulanza ripartì a sirene
spente. Chiesi a un passante cosa fosse successo. Mi rispose che una
donna era stata trovata morta sopra una panchina.
Il ricordo di quell'incontro, il senso
di colpa di non aver fatto qualcosa che avrebbe potuto salvare la
vita a quella donna, resero amari i giorni seguenti. Tornai a Roma ma
ci volle molto tempo per dimenticare quell’episodio.
Quest'anno, a maggio sono tornato a
Milano. Una sera accetto l'invito a cena dell'amica che abita vicino
a Piazza Maciachini. Manca poco alle otto. Ripasso da quella piazza.
Seduta su quella stessa panchina vedo una donna. Mi avvicino: è
immobile e il capo è
leggermente reclinato all’indietro. È
lei. La saluto, sorpreso. Lei alza la testa, mi sorride, ricambia il
saluto. Il giorno dopo ho cominciato a scrivere Ombretta Calco.
Sergio Pierattini
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