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venerdì 17 settembre 2021

 PRESENTATA LA STAGIONE TEATRALE 2021/2022
TEATRO MANZONI DI MILANO

Dal 12 al 24 Ottobre 2021
feriali ore 20,45 - domenica ore 15,30 - sabato 23 ottobre ore 15,30 e 20,45
Corte Arcana Isola Trovata, Teatro ABC Catania, ATA Teatro Carlentini presentano
Giulio Corso
LIOLA’
di Luigi Pirandello
adattamento e regia Francesco Bellomo
con Enrico Guarneri
con Caterina Milicchio, Alessandra Ferrara e con Margherita Patti, Alessandra Falci Sara Baccarini, Giorgia Ferrara, Federica Breci
con Nadia Perciabosco nel ruolo di Zia Ninfa
e la partecipazione di Emanuela Muni nel ruolo di Zia Croce
Scene e costumi Carlo De Marino Light designer Giuseppe Filipponio Musiche Mario D’Alessandro, Roberto Procaccini

Liolà è una commedia d’ambiente siciliano che trae spunto dal quarto capitolo del “Fu Mattia Pascal” e dalla novella “La mosca”. In questa edizione, abbiamo scelto di collocare il periodo storico a cavallo dei primi anni ’40, mentre il contesto scenografico ci riporta al borgo marinaro di Porto Empedocle, con le costruzioni di un bianco accecante che le incastona perfettamente nel paesaggio della scala dei Turchi, adiacente la casa natia di Pirandello. Questo espediente consente una ricollocazione oltre che di luogo anche delle caratteristiche dei personaggi: Liolà è un don Giovanni senza morale, che con il suo comportamento, scombussola l’apparentemente morigerata società in cui si muove. Zio Simone Palumbo diventa un commerciante di zolfo che governa le attività economiche del borgo, tentando di camuffare con le ricchezze, la sua impotenza. Accanto a lui, si muove uno spaccato di società dove attraverso intrighi e vendette incrociate, domina la brama di benessere materiale, che pervade gli altri personaggi. In particolare la Zia Croce e sua figlia Tuzza, ma dalla quale non è immune la stessa Mita, che ha accettato, spronata da sua Zia Gesa, di sposare il ricco Zio Simone, per acquisire una solida posizione sociale. Se è vero che la gioia di vivere, la spensieratezza della commedia, prevalgono su qualsiasi tipo di complicazione intellettualistica, qui Liolà, il trasgressore delle regole, è l’unico personaggio positivo, mentre gli altri sono interessati, egoisti e gretti. Ma un senso di giustizia lo induce a infrangere le regole della moralità comune, spontaneamente senza rendersene conto. Questa commedia fa ridere ma non è gioconda, è allegra con cattiveria a spese di tutti. Nel testo, si sente sempre la presenza di un ingegno creatore, che ha quasi la tristezza dell’opera che immagina e una superiore ironica pietà dei personaggi, che egli fa ridere. Come disse Antonio Gramsci “Liolà è il prodotto migliore dell'energia letteraria di Luigi Pirandello, è una commedia che si riattacca ai drammi satireschi della Grecia antica, Mattia Pascal, il melanconico essere moderno, vi diventa Liolà, l'uomo della vita pagana, pieno di robustezza morale e fisica”.

Dal 4 al 17 novembre 2021
feriali ore 20,45 - domenica ore 15,30 - sabato 13 novembre ore 15,30 e 20,45
Best Live in collaborazione con Fondazione Teatro della Toscana presenta
Monica Guerritore
L’ANIMA BUONA DI SEZUAN
di Bertolt Brecht
traduzione e adattamento Roberto Menin Regia Monica Guerritore
ispirata all’edizione di Giorgio Strehler (Milano 1981)
con Matteo Cirillo, Alessandro Di Somma, Enzo Gambino, Nicolò Giacalone, Francesco Godina, Diego Migeni, Lucilla Mininno
Scene da un’idea di Luciano Damiani - Adattamento scenografico Maria Grazia Iovine
Disegno luci Pietro Sperduti Costumi Valter Azzini
Musiche Paul Dessau a cura di Paolo Daniele

Nella capitale della provincia cinese del Sezuan giungono tre dèi alla ricerca di qualche anima buona e ne trovano solo una, la prostituta Shen Te, che li ospita per la notte. Il compenso inaspettato per tale atto di bontà è una tonda sommetta, mille dollari d'argento, ossia, per Shen Te, la possibilità di vivere bene. Ma il compenso è accompagnato dal comandamento di continuare a praticare la bontà. La povera SHEN TE apre una tabaccheria e si trova subito addosso uno sciame di parassiti, falsi e veri parenti bisognosi, esigenti fino alla ferocia, da cui è costretta a difendersi. Per farlo, una notte, si traveste da cugino cattivo SHUI TA e spietato con tutti. A complicare la situazione però interviene l'amore…

Monica Guerritore che giovanissima ha visto la sua carriera segnata dall’incontro con Giorgio Strehler, realizza il suo sogno di portare in teatro il capolavoro di Bertolt Brecht ispirandosi alla bellissima edizione messa in scena dal Piccolo Teatro di Milano nel 1981.

Note di regia
Nell'Anima buona di Sezuan c’è un piccolo popolo di abitanti di un luogo che è tutti i luoghi del mondo: essi appaiono come buffi, straniti e imperiosi 'personaggi' più veri e precisi che nel mondo reale. Nel mio spettacolo sarà forte l'influenza del mio Maestro: soprattutto nel concetto che l'essere umano si rappresenta perché, attraverso la rappresentazione, qualcuno lo capisca, lo accolga, lo compianga e forse gli dia una soluzione finale.

Scrive Strehler: nell’Anima Buona c’è tutta la tenerezza e l’amore per gli esseri umani costretti dalla povertà e dalla sofferenza a divorarsi gli uni con gli altri, ma sempre raccontati con lo sguardo tenero e buffo di chi comprende.

In questi anni durissimi il teatro può raccontarci dal di dentro, rendendoci consapevoli delle maschere ringhianti che stiamo diventando. Mettere in scena la meravigliosa parabola di Brecht risponde alla missione civile e politica del mio mestiere.

Teatro civile, politico, di poesia.

Dal 10 dicembre 2021 al 2 gennaio 2022
feriali ore 20,45 - domenica ore 15,30
sabato 18 dicembre ore 15,30 e 20,45
26 dicembre ore 18,00
24, 25, 27, 28 dicembre riposo
31 dicembre ore 17,30 e 21,30
1 gennaio ore 20,45
a.ArtistiAssociati direzione artistica Walter Mramor presenta
Vanessa Incontrada Gabriele Pignotta

SCUSA SONO IN RIUNIONE… TI POSSO RICHIAMARE?
una commedia scritta e diretta da Gabriele Pignotta
con Fabio Avaro, Siddhartha Prestinari, Nick Nicolosi
Scene Matteo Soltanto
Costumi Valter Azzini
Luci Pietro Sperduti
Musiche Stefano Switala

Pignotta dipinge il ritratto della sua generazione, quella dei quarantenni di oggi, abbastanza cresciuta da poter vivere inseguendo il successo e la carriera, ma non abbastanza adulta da poter smettere di ridere ed ironizzare su se stessa. Cosa succederebbe se queste stesse persone, per uno scherzo di uno di loro, si ritrovassero protagonisti di un reality show televisivo? Scusa sono in riunione...ti posso richiamare? è un’attuale e acutissima commedia degli equivoci che, con ironia, ci invita a riflettere sull’ossessione della visibilità e sulla brama di successo che caratterizzano i nostri tempi. Una commedia geniale, travolgente, assolutamente da non perdere!

Dal 18 al 30 gennaio 2022
feriali ore 20,45 - domenica ore 15,30 - sabato 29 gennaio ore 15,30 e 20,45
Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo presenta
Alessio Boni Serra Yilmaz
DON CHISCIOTTE
adattamento Francesco Niccolini - liberamente ispirato al romanzo di Miguel De Cervantes Saavedra
Drammaturgia Roberto Aldorasi, Alessio Boni, Marcello Prayer e Francesco Niccolini
Regia Roberto Aldorasi, Alessio Boni, Marcello Prayer
con Marcello Prayer e Francesco Meoni, Pietro Faiella, Liliana Massari, Elena Nico - Ronzinante Nicolò Diana
Scene Massimo Troncanetti Costumi Francesco Esposito
Luci Davide Scognamiglio
Musiche Francesco Forni

Chisciotti e cavalieri erranti, sparpagliati per il mondo o chiusi dentro le mura, sono sempre gli stessi, quelli di un tempo, quelli di oggi e quelli di domani, savi e pazzi, eroi e insensati. Non sono venuti al mondo per vivere meglio o peggio. Quando l'universo nella solitudine si abbandona alle proprie miserie, loro pronunciano parole di giustizia, d'amore, di bellezza e di scienza. Chi si rende volontariamente schiavo non maledice l'esistenza.
Fernando Arrabal, Uno schiavo chiamato Cervantes

Note di Alessio Boni

Chi è pazzo? Chi è normale? Forse chi vive nella sua lucida follia riesce ancora a compiere atti eroici. Di più: forse ci vuole una qualche forma di follia, ancor più che il coraggio, per compiere atti eroici. La lucida follia è quella che ti permette di sospendere, per un eterno istante, il senso del limite: quel “so che dobbiamo morire” che spoglia di senso il quotidiano umano, ma che solo ci rende umani. L'animale non sa che dovrà morire: in ogni istante è o vita o morte. L'uomo lo sa ed è, in ogni istante, vita e morte insieme. Emblematico in questo è Amleto, coevo di Don Chisciotte, che si chiede: chi vorrebbe faticare, soffrire, lavorare indegnamente, assistere all’insolenza dei potenti, alle premiazioni degli indegni sui meritevoli, se tanto la fine è morire? Don Chisciotte va oltre: trascende questa consapevolezza e combatte per un ideale etico, eroico. Un ideale che arricchisce di valore ogni gesto quotidiano. E che, involontariamente, l'ha reso immortale. È forse folle tutto ciò? È meglio vivere a testa bassa, inseriti in un contesto che ci precede e ci forma, in una rete di regole pre-determinate che, a loro volta, ci determinano? Gli uomini che, nel corso dei secoli, hanno osato svincolarsi da questa rete - avvalendosi del sogno, della fantasia, dell'immaginazione - sono stati spesso considerati “pazzi”. Salvo poi venir riabilitati dalla Storia stessa. Dopotutto, sono proprio coloro che sono folli abbastanza da credere nella loro visione del mondo, da andare controcorrente, da ribaltare il tavolo, che meritano di essere ricordati in eterno: tra gli altri, Galileo, Leonardo, Mozart, Che Guevara, Mandela, Madre Teresa, Steve Jobs e, perché no, Don Chisciotte.

E io dico che Don Chisciotte e Sancho vennero al mondo affinché Cervantes potesse narrare la loro storia e io spiegarla e commentarla, o meglio, affinché Cervantes la raccontasse e la spiegasse e io la commentassi.

Può raccontare, spiegare e commentare la tua vita, mio caro Don Chisciotte, soltanto chi è stato contagiato dalla tua stessa follia di non morire. Allora, intercedi in mio favore, o mio signore e padrone, affinché la tua Dulcinea del Toboso, ormai disincantata dalle frustate di Sancho, mi conduca mano nella mano all’immortalità del nome e della fama. E se la vita è sogno, lasciami sognare per sempre!
Miguel de Unamuno, Vita di Don Chisciotte e Sancho

Dall’8 al 20 febbraio 2022
feriali ore 20,45 - domenica ore 15,30 - sabato 19 febbraio ore 15,30 e 20,45
Gli Ipocriti Melina Balsamo presenta
Giuseppe Zeno Fabio Troiano
I SOLITI IGNOTI
adattamento teatrale Antonio Grosso e Pier Paolo Piciarelli tratto dalla sceneggiatura di Mario Monicelli, Suso Cecchi d’Amico, Age & Scarpelli Regia Vinicio Marchioni con Paolo Giovannucci Salvatore Caruso, Vito Facciolla, Antonio Grosso, Ivano Schiavi, Marilena Anniballi Scene Luigi Ferrigno Costumi Milena Mancini Luci Giuseppe D’Alterio Musiche Pino Marino

La commedia è la prima versione teatrale del mitico film con la regia di Mario Monicelli uscito nel 1958 e diventato col tempo un classico imperdibile della cinematografia e non solo. Le gesta maldestre ed esilaranti di un gruppo di ladri sbarcano sulle scene rituffandoci nell’Italia povera ma vitale del secondo dopoguerra. L’adattamento è fedele alla meravigliosa sceneggiatura originale senza rinunciare a trovate di scrittura e di regia per rendere vicina quell’epoca lontana.

Note di regia

Ci sono dei film che segnano la nostra vita e I soliti Ignoti per me è uno di questi. Come uomo mi sono divertito e commosso di fronte alle peripezie di questo gruppo di scalcinati ladri. Come attore mi sono esaltato davanti alla naturalezza con cui recitano mostri sacri come Mastroianni e Gassman. Come regista ho amato il perfetto equilibrio con cui Monicelli rende un argomento drammatico in modo leggero. Così l’idea di curare l’adattamento teatrale del film mi ha immediatamente conquistato. È una storia bella e necessaria, che ci parla del presente immergendoci nel passato. La povertà del dopoguerra è una piaga che resiste ancora oggi, sebbene in altre forme, in tante zone d’Italia. Vorrei restituire sulla scena l’urgenza sentita dai personaggi di superare la miseria che li affligge, insieme alla vitalità indistruttibile e alla magia di un’Italia passata verso la quale proviamo nostalgia e tenerezza. Spero che gli spettatori possano uscire dal teatro con gli stessi sentimenti che provo io dopo una visione del film: divertiti, commossi e perdutamente innamorati di quei personaggi indimenticabili. Adattare un classico è sempre una sfida rischiosa e difficile. Ma sono le sfide che vale la pena vivere, insieme ai miei compagni di strada.

Dal 22 febbraio al 6 marzo 2022
feriali ore 20,45 - domenica ore 15,30 - sabato 5 marzo ore 15,30 e 20,45
La Pirandelliana e Il Rossetti Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia presentano
in occasione del centenario del debutto al Teatro Manzoni di Milano
Eros Pagni
ENRICO IV
di Luigi Pirandello Adattamento e regia Luca De Fusco
con (in o. a.) Alessandro Balletta, Anita Bartolucci, Gennaro Di Biase, Matteo Micheli Alessandra Pacifico Griffini, Valerio Santoro, Paolo Serra
Scene e costumi Marta Crisolini Malatesta Luci Gigi Saccomandi 

Musiche a cura di Gianni Garrera 
Aiuto regia Lucia Rocco 

Enrico IV è uno dei personaggi che aspetta la maturità di un grande attore. Mastroianni, Randone, Albertazzi, Benassi, Ruggeri hanno dato ognuno una propria versione di questo grande personaggio. Il testo non è forse perfetto come altri capolavori di Pirandello ma il personaggio è entrato subito nella storia del teatro. Un uomo che è caduto da cavallo durante una festa in maschera e si è risvegliato convinto di essere Enrico IV, il personaggio storico che stava interpretando, è una grande metafora. Con la sua figura ci fa riflettere sul grande tema della follia ma anche sulla finzione e sul teatro stesso, visto che l’uomo, di cui non conosciamo neppure il vero nome, si è talmente radicato nel suo personaggio da non volerne uscire neppure quando rinsavisce di colpo. L’arrivo dei suoi vecchi compagni di quella fatale mascherata fa esplodere tutte le contraddizioni di questa incredibile figura che vive da anni chiuso in un castello fuori dal tempo. Eros Pagni è giudicato da molti uno dei massimi attori italiani. Nel corso della sua formidabile carriera ci ha dato dei personaggi indimenticabili. Tra i più recenti un Sindaco del rione sanità, il Padre dei sei personaggi, il Prospero della Tempesta. Dopo un lungo sodalizio col Teatro di Genova e col compianto Marco Sciaccaluga, ha intessuto una nuova collaborazione con Luca De Fusco, col quale iniziò interpretando un magnifico Shylock. La versione dei “Sei personaggi in cerca d’autore” che Pagni e De Fusco hanno realizzato assieme, è stata salutata con grande successo non solo in Italia ma anche a San Pietroburgo e Parigi. Il grande critico George Banu definì lo spettacolo una delle maggiori versioni del capolavoro pirandelliano. Nel maggio scorso la Rai ha trasmesso lo spettacolo registrato al Valle, teatro dove il testo debuttò cento anni prima. Pagni e De Fusco celebrano ora un nuovo centenario, rappresentando “Enrico IV” al Teatro Manzoni di Milano il 24 febbraio, esattamente cento anni dopo la prima assoluta di quel testo che fu salutato dai milanesi con grande successo. Note di regia

“E io penso, Monsignore, che i fantasmi, in generale, non siano altro in fondo che piccole scombinazioni dello spirito: immagini che non si riesce a contenere nei regni del sonno: si scoprono anche nella veglia, di giorno; e fanno paura”. “Siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni e la nostra minuscola vita è contenuta in un sogno“. Queste due citazioni sono tra le più belle battute rispettivamente di “Enrico IV” e de “La Tempesta“. È sorprendente l’affinità delle frasi, pur ovviamente nella loro differente natura. È solo una casualità che Eros Pagni ed io abbiamo smesso di recitare il secondo testo per approdare adesso al primo, sconfiggendo il brivido inquietante che il commiato di Prospero dalle scene fosse anche il nostro.

Parlo di casualità perché non abbiamo scelto il testo di Pirandello come un sequel di quello di Shakespeare, ma c’è chi crede, come gli psicoanalisti, che le coincidenze non esistano e gli accadimenti siano legati tra loro da segreti, da fili sottili e di lettura talvolta non facile. Più ho studiato Enrico e, in effetti, più ho pensato a Prospero. Entrambi i personaggi sono arroccati (uno in un’isola, l’altro in un castello), sembrano completamente estranei al loro tempo, vivono un’assoluta solitudine, entrambi sono creduti pazzi, entrambi hanno con le persone che li circondano un rapporto flebile, intermittente, che può far dubitare al regista della stessa reale esistenza di ogni personaggio, salvo quello del protagonista. In senso tecnico mi sento di aggiungere che sia Prospero che Enrico sono tra i migliori personaggi di due drammaturghi geniali contenuti in due testi che non sono, invece, i loro capolavori proprio perché dominati, a mio avviso, più dalla pulsione di delineare un grande personaggio che una grande vicenda, dato che gli intrecci narrativi dei testi sono talmente esili da poter essere riassunti in poche righe. Come non ero sicuro che Prospero non fosse solo nella sua biblioteca, così non sono sicuro che Enrico non sia solo nella sua camera da letto. Sono, inoltre, entrambi testi che si collocano nella fase finale delle produzioni dei due autori e forse questo determina quelle affinità. I due grandi scrittori, dopo straordinari quadri d’insieme, hanno voglia di autoritratti. Non c’è, infatti, dubbio che dietro Prospero si celi Shakespeare e dietro Enrico Pirandello. L’autore che ha detto “la vita o si vive o si scrive“, sottintendendo di non averla quindi vissuta, somiglia molto a un uomo che ha trascorso l’esistenza in un mondo immaginario, posticcio, teatrale in cui ognuno “fa finta“ di essere qualcun altro. Questo è lo spunto da cui parto, prima dell’inizio delle prove, avendo tracciato una rotta ma senza essere certo del porto d’arrivo, come io credo si debba fare sempre in un allestimento teatrale, in cui il regista può provare a sorprendere ma deve sempre essere pronto ad essere sorpreso dallo scavo dentro le pieghe del testo. Dopo l’orribile periodo che ci ha tanto addolorato e dopo l’obbligato silenzio, sono felice di poter riprendere a comunicare col nostro pubblico. Sono anche felice di ritrovare tanti antichi compagni di lavoro, e di trovarne di nuovi, primo tra tutti Valerio Santoro che non manca di coraggio, virtù che ammiro negli altri e coltivo in me stesso. Ai compagni che stavolta non trovo a bordo auguro altre felici navigazioni.

Dall’8 al 20 marzo 2022 feriali ore 20,45 - domenica ore 15,30 - sabato 19 marzo ore 15,30 e 20,45
Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo in coproduzione con Fondazione Teatro della Toscana presentano
MINE VAGANTI
uno spettacolo di Ferzan Ozpetek Ferzan Ozpetek firma la sua prima regia teatrale mettendo in scena l’adattamento di uno dei suoi capolavori cinematografici Mine vaganti ** 2 David Di Donatello ** 5 Nastri D’Argento ** 4 Globi D’Oro **Premio Speciale della Giuria al Tribeca Film Festival di New York **Ciak D’Oro come Miglior Film
Scene Luigi Ferrigno
Costumi Alessandro Lai Luci Pasquale Mari 

Come trasporto i sentimenti, i momenti malinconici, le risate sul palcoscenico? Questa è stata la prima domanda che mi sono posto, e che mi ha portato un po’ di ansia, quando ha cominciato a prendere corpo l’ipotesi di teatralizzare Mine vaganti. La prima volta che raccontai la storia al produttore cinematografico Domenico Procacci, lui rimase molto colpito aggiungendo entusiasta che sarebbe potuta diventare anche un ottimo testo teatrale. Poco dopo avviammo il progetto del film e chiamammo Ivan Cotroneo a collaborare alla sceneggiatura. Oggi, dietro invito di Marco Balsamo, quella prospettiva si realizza con un cast corale e un impianto che lascia intatto lo spirito della pellicola. Certo, ho dovuto lavorare per sottrazioni, lasciando quell’essenziale intrigante, attraente, umoristico. Ho tralasciato circostanze che mi piacevano tanto, ma quello che il cinema mostra, il teatro nasconde, e così ho sacrificato scene e ne ho inventate altre, anche per dare nuova linfa all’allestimento. L’ambientazione pure cambia. Ora una vicenda del genere non potrebbe reggere nel Salento, perciò l’ho ambientata in una cittadina tipo Gragnano o lì vicino. In un posto dove un coming out ancora susciterebbe scandalo. Rimane la famiglia Cantone, proprietaria di un grosso pastificio, con le sue radicate tradizioni culturali alto borghesi e un padre desideroso di lasciare in eredità la direzione dell’azienda ai due figli. Tutto precipita quando uno dei due si dichiara omosessuale, battendo sul tempo il minore tornato da Roma proprio per aprirsi ai suoi cari e vivere nella verità. Racconto storie di persone, di scelte sessuali, di fatica ad adeguarsi ad un cambiamento sociale ormai irreversibile. Qui la parte del pater familias è emblematica, oltre che drammatica e ironica allo stesso tempo. Le emozioni dei primi piani hanno ceduto il posto a punteggiatura e parole; i tre amici gay sono diventati due e ho integrato le parti con uno spettacolino per poter marcare, facendone perfino una caricatura, quelle loro caratteristiche che prima arrivavano alla gente secondo le modalità mediate dallo schermo. Il teatro può permettersi il lusso dei silenzi, ma devono essere esilaranti, altrimenti vanno riempiti con molte frasi e una modulazione forte, travolgente. A questo proposito, ho tratto spunto da personali esperienze. A teatro non ci si dovrebbe mai annoiare. Sono partito da questo per evitare che lo spettacolo fosse lento. Ho optato per un ritmo continuo, che non si ferma, anche durante il cambio delle scene. Qui c’è il merito di Luigi Ferrigno che si è inventato un gioco di movimenti con i tendaggi; anche le luci di Pasquale Mari fanno la loro parte, lo stesso per i costumi di Alessandro Lai, colorati e sgargianti. Ho realizzato una commedia che mi farebbe piacere andare a vedere a teatro, dove lo spettatore è parte integrante della messa in scena e interagisce con gli attori, che spesso recitano in platea come se fossero nella piazza del paese e verso cui guardano quando parlano. La piazza/pubblico è il cuore pulsante che scandisce i battiti della pièce.

Dal 29 marzo al 10 aprile 2022
feriali ore 20,45 - domenica ore 15,30 - sabato 9 aprile ore 15,30 e 20,45
Ginevra Media Production presenta in ricordo di Pietro Garinei e della ditta Garinei e Giovannini
Antonio Catania Gianluca Ramazzotti Paola Quattrini
SE DEVI DIRE UNA BUGIA DILLA GROSSA
due atti di Ray Cooney Versione italiana Iaia Fiastri Regia originale Pietro Garinei - nuova messa in scena Luigi Russo
con Nini Salerno, Marco Cavallaro, Alessandro D’Ambrosi, Cristina Fondi, Sara Adami, Ilaria Canalini
con la partecipazione di Paola Barale
Scene originali di Terry Parsons riprese da Marco Pupin Costumi Silvia Morucci
Disegno luci Giuseppe Filipponio
Un progetto artistico di Gianluca Ramazzotti

Riprendere uno spettacolo come Se devi dire una bugia dilla grossa, cavallo di battaglia della Ditta Dorelli, Quattrini, Guida, dopo 30 anni dalla prima rappresentazione del 1986, è come avere in mano una cambiale sicurissima, sia per il pubblico che per i teatri che lo ospitano.

La solida struttura comica che caratterizza la commedia, che lo stesso Cooney aveva rappresentato allo ShaftesburyTheatre, che ha poi fatto il giro del mondo e che lo stesso Garinei ha poi portato in scena con enorme successo, è per il nostro mercato un grande ritorno.

Dopo l’ultima edizione del 2000 con Jannuzzo, Quattrini, Testi, sempre per la regia di Garinei, per festeggiare i cento anni dalla nascita di un grande uomo di teatro come Pietro Garinei, la Ginevra Media Production con la direzione artistica di Gianluca Ramazzotti ha deciso di montare una nuova produzione dello spettacolo. L’allestimento sarà ispirato a quello originale firmato dalla ditta G&G con il famoso girevole che rappresenta di volta in volta la hall dell’albergo e le due camere da letto, dove si svolge la vicenda ormai nota del Ministro del Governo De Mitri, che vorrebbe intrattenere relazioni extra coniugali con un membro femminile del governo dell’opposizione.

La versione rinfrescata e attualizzata da Iaia Fiastri con un cast eccellente, vede protagonisti Antonio Catania, Gianluca Ramazzotti e Paola Quattrini che per la terza volta interpreterà il ruolo di Natalia, la moglie dell’onorevole. Lo spettacolo inoltre vedrà la presenza di Paola Barale nel ruolo di Susanna Rolandi già interpretato da Gloria Guida e Anna Falchi. Il cast comprende anche Nini Salerno e Marco Cavallaro. Siamo certi che la proposta di riprendere un “evergreen” come “la Bugia” sarà gradita al pubblico.

Dal 3 al 15 maggio 2022
feriali ore 20,45 - domenica ore 15,30 - sabato 14 maggio ore 15,30 e 20,45
La Contrada Teatro Stabile di Trieste, Skyline Productions, Rara Produzione in collaborazione Savà Produzioni Creative
presentano Corrado Tedeschi Martina Colombari
MONTAGNE RUSSE
di Eric Assous
Traduzione Giulia Serafini
Regia Marco Rampoldi
Scene Andrea Bianchi
Costumi Giulia Rodofili
Luci Manuel Luigi Frenda
Musiche Luca Vitariello

Lui - maturo, affascinante ed elegante, moglie e figlio fuori città - incontracasualmente lei - più giovane, di bell’aspetto e consapevole di piacere - e la invita a casa. Si preannuncia una serata molto piacevole e spensierata, ma lei non è come lui si sarebbe aspettato. Ed ogni volta che lui sta per riuscire ad

ottenere quello che vorrebbe, la donna lo spiazza cambiando identità e carattere, in un continuo vorticoso salire e scendere, come sulle macchinette delle montagne russe, fino a scoprire che in realtà…

Corrado Tedeschi, dopo anni di attesa, interpreta con la sua intelligenza e classe, uno dei testi più riusciti di Eric Assous (vincitore di due prix Molière), portato in scena nel 2004 da Alain Delon e Astrid Veillon, tenendo a battesimo il debutto sul palcoscenico di Martina Colombari, perfetta per il ruolo, e che forma con lui una coppia inaspettata e di grande fascino. Marco Rampoldi, che ha già diretto Corrado alcune delle sue prove più convincenti, dirige una commedia scritta con inconsueta sapienza, divertente (a tratti esilarante), sorprendente, e con momenti di intensa commozione.i regia

Le montagne russe non sono solo l’attrazione

Note di regia

Le montagne russe non sono solo l’attrazione da luna park che in modo inaspettato entra in gioco nella trama dello spettacolo. Sono soprattutto simbolo del continuo meccanismo di salita e discesa vorticosa in cui i due protagonisti si trascinano a vicenda. Non è possibile raggiungere un punto di equilibrio. Ogni volta che una realtà sembra essere accertata, viene rimessa in discussione. E questo crea una dinamica fortissima, che accosta momenti di intenso divertimento ad altri di tensione. Il testo appare sempre in bilico fra la commedia e il thriller psicologico. Abbiamo cercato di rispettare entrambi gli aspetti, senza sovraccaricare lo spettacolo di segni volti a privilegiare l’uno o l’altro aspetto. Abbiamo invece fatto in modo che l’impostazione recitativa assecondasse ed esaltasse i continui movimenti del testo, verificando, ancora una volta, che il pubblico più si diverte in una sezione, più è aperto all’emozione il momento dopo. E per questo è stato fondamentale avere un attore che ha una empatia forte con la sala come Corrado, e una debuttante sorprendente come Martina, che possiede naturalmente il fascino necessario alla protagonista femminile, e che ha dimostrato una grande capacità di stare sul palco e accompagnare le notevoli sfumature del personaggio. Il risultato è stato, come ci auguravamo e sapevamo sarebbe successo, uno spettacolo che il pubblico può godere in modo totale, ridendo come in una commedia di situazione e con battute fulminanti, e provando autentica emozione mano a mano che la situazione si svela. In un continuo salire e scendere, come sui binari delle montagne russe.

Dal 4 al 16 gennaio 2022 - FUORI ABBONAMENTO
feriali ore 20,45 - domenica e 6 gennaio ore 15,30 - sabato 15 gennaio ore 15,30 e 20,45
Diana Or.I.S. e Chi è di scena presentano Vincenzo Salemme
NAPOLETANO? E FAMME ‘NA PIZZA!
Scritto e diretto da Vincenzo Salemme
con gli attori della sua Compagnia Teatrale
Scene e costumi Francesca Romana Scudiero
Musiche Antonio Boccia

“Napoletano? E famme ‘na pizza” è uno spettacolo che nasce dal mio libro uscito con lo stesso titolo agli inizi di marzo. Titolo che fa riferimento ad una battuta di una mia commedia teatrale, “E…. fuori nevica”, nella quale uno dei personaggi chiede al fratello di dimostrare la sua presunta napoletanità facendogli una pizza. E sì, perché ogni buon napoletano deve saper fare le pizze, deve saper cantare, deve essere sempre allegro, amare il caffè bollente in tazza rovente, ogni napoletano che si rispetti deve essere devoto a San

Gennaro, tifare Napoli, amare il ragù di mamma’... e via così con gli stereotipi che rischiano di rendere la vita di un napoletano più simile ad una gabbia che ad un percorso libero e indipendente. Tutte le città vivono sulla propria pelle il peso degli stereotipi ma Napoli più di ogni altra. E, molto spesso, sono i napoletani stessi a pretendere dai propri concittadini una autenticità così ortodossa da rischiare l’integralismo culturale. Allora io con questo spettacolo provo a capire, in chiave ironica, se sono un napoletano autentico o un traditore dei sacri e inviolabili usi e costumi della nostra terra. Cominciando dalla confessione di un primo tradimento, una sorta di peccato originale che rischierebbe di intaccare la mia immagine di attore comico napoletano. Così, il più delle volte, mi definiscono quando mi presentano da qualche parte. Ed io, il più delle volte sto zitto. Ebbene, confesso il mio peccato: io non sono nato a Napoli ma a Bacoli, in provincia di Napoli! Quindi questo che vuol dire? Che non sono napoletano d.o.c.? Significa che da anni usurpo un titolo culturale? Voglio cercare con voi la risposta a questa domanda: “sono” napoletano o “faccio” il napoletano? Aiutatemi! che ha dimostrato una grande capacità di stare sul palco e accompagnare le notevoli sfumature del personaggio o può godere in modo totale, ridendo come in una commedia di situazione e con battute fulminanti e provando autentica emozione mano a mano che la situazione si svela.

In un continuo salire e scendere, come sui binari delle montagne russe.

CABARET

Data in via di definizione ore 20,45 Friends&Partners presenta
Angelo Duro
ANGELO DURO DA VIVO di Angelo Duro

Dopo il successo di pubblico e di critica dell’ultima tournée teatrale che ha registrato ovunque il sold out, la comicità dissacrante di Angelo Duro torna a calcare il nostro palcoscenico con il nuovo live show Angelo Duro da vivo. Si annuncia esilarante il one-man show del comico da quasi due milioni di follower, seguitissimo dal pubblico per la sua ironia cinica e imprevedibile che fa ridere e insieme riflettere. È lui stesso ad affermare: “Chi vi dice che parlerò? Posso starmene pure quaranta minuti in silenzio. Chi me lo vieta?”. Bisognerà quindi attendere di vederlo in scena per scoprire cosa racconterà questa volta.

1 ottobre 2021 ore 20,45
Amaca Arts And Artists presenta
PanPers
10 ANNI DI MINCHIATE
di Andrea Pisani, Luca Peracino, Cristiano Fantechi, Antonio Losito, Fabio Borghino (Alisei)

Dopo i successi in tv e sui social network, Andrea Pisani e Luca Peracino, meglio noti con il nome di PanPers, continuano a coltivare l’amore per il live e, a 10 anni di distanza dal loro primo spettacolo, tornano sul palcoscenico con questo show che non è solo un “best of” dei loro migliori pezzi, ma un vero e proprio raccoglitore di tutto quello che hanno creato dai loro inizi a oggi. Oltre ai personaggi più riusciti del loro repertorio (Lo Zombie, Mika e Fedez, Sig. Brenton) ci saranno numerosissimi sketch inediti e parodie musicali mai sentite, perché per i PanPers la prima prerogativa è sempre quella di stupire il pubblico e non offrire mai niente di scontato o prevedibile.

4 ottobre 2021 ore 20,45
Corvino Produzioni in collaborazione con Mismaonda presenta
Moni Ovadia Dario Vergassola
UN EBREO, UN LIGURE E L’EBRAISMO
Dialogo tra un ebreo e un ligure sull’umorismo
Moni Ovadia prova a convertire Dario Vergassola.

Un incontro tra due filosofie e tra due modi di fare teatro e comicità.

Il “saggio” Moni Ovadia, saggio perché più vecchio, terrà una specie di lezione sull’ebraismo e il suo umorismo a Vergassola che da buon ligure, per affinità vicino agli ebrei, cercherà di capirne l’essenza e cercherà di rilanciare dal suo punto di vista alla lezione del saggio Moni. Riusciranno i nostri eroi a trovare un punto di accordo? Riusciranno a trovare il legame tra un modo di fare umorismo nella tragedia storica degli ebrei, popolo dalle straordinarie storie e fantastici scrittori, e il modo di far sorridere con l’amarezza e il cinismo ligure?

Dal 28 al 31 ottobre 2021 ore 20,45
Si Può Fare Productions e Marco Massini
in collaborazione con Terry Chegia
presentano dal best seller di John Gray
Debora Villa
GLI UOMINI VENGONO DA MARTE, LE DONNE DA VENERE
scritto da Paul Dewandre

“Tanto tempo fa, i Marziani e le Venusiane si incontrarono, si innamorarono e vissero felici insieme perché si rispettavano e accettavano le loro differenze. Poi arrivarono sulla terra e furono colti da amnesia: si dimenticarono di provenire da pianeti diversi”.

Il testo di John Gray è un best seller mondiale che ha venduto cinquanta milioni di copie ed è stato tradotto in quaranta lingue, si basa su un pensiero tanto semplice quanto efficace: gli uomini e le donne vengono da due pianeti diversi. A portare in scena l’adattamento teatrale, una esilarante terapia di gruppo collettiva, del libro più celebre dello psicologo statunitense John Gray sarà per la prima volta in assoluto una donna: l’attrice Debora Villa. Cercando di restare imparziale, Debora vi condurrà per mano alla scoperta dell'altro sesso senza pregiudizi. Per la prima volta quindi, sarà una rappresentante di Venere a ricordarci, con la sua comicità travolgente e irriverente, raffinata e spiazzante, quali sono le clamorose differenze che caratterizzano i Marziani e le Venusiane. Uomini e donne impareranno a conoscersi di nuovo “perché - come sostiene Gray - quando si imparano a riconoscere e apprezzare le differenze tra i due sessi, tutto diventa più facile, le incomprensioni svaniscono e i rapporti si rafforzano.

18 e 19 novembre 2021
ore 20,45
Savà Produzioni Creative presenta
Giovanni Vernia
VERNIA O NON VERNIA
scritto da Giovanni Vernia e Paolo Uzzi Collaborazione ai testi Pablo Solari Regia Paola Galassi e Giampiero Solari
Vernia o non Vernia è la vera novità teatrale.

Chiunque conosca Giovanni Vernia, associa il suo nome alle irresistibili maschere con cui ha conquistato tv e web, ed è in questo spettacolo che l’artista racconta da dove nasce la sua “follia comica”.

È un demone interiore il suo, che comincia ad apparire da bambino, stimolato dalla Genova in cui è cresciuto e dagli stravaganti parenti pugliesi e siciliani. Ed è una sorta di spiritello dispettoso, che si manifesta in modo sempre più invadente durante la sua carriera da ingegnere, costringendolo a diventare comico di professione.

Questo nuovo spettacolo è un esercizio di leggerezza intelligente, dove la storia personale dell'artista, si sovrappone ad un divertentissimo ma acuto viaggio attraverso i luoghi comuni di questi strani tempi moderni. Ne emerge uno showman completo, che spazia con disinvoltura dal racconto alla parodia, dal canto al ballo, creando un rapporto col pubblico unico e coinvolgente.

E dopo una serata irresistibile vi chiederete: “ma era Vernia o non era Vernia?”.

12 e 13 aprile 2022 ore 20,45
Savà Produzioni Creative presenta
Antonio Ornano
L’ORNANO FURIOSO
Monologo cavalleresco di stand up comedy scritto da Antonio Ornano, Simone Repetto, Carlo Turati, Matteo Monforte

“Le donne, l’arte, gli amori, le scortesie, le audaci ipocrisie io canto”

Dopo anni di patetica introspezione psicologica può comunque capitare di avere una rivelazione e capire le ragioni di una “furia” cieca ed indiscriminata. Tranquilli, trovare il motivo non risolve il problema, anzi, lo amplifica, soprattutto quando scopri che l’unico colpevole di questa collera sei tu. Una consapevolezza che è una condanna, perché ti priva dell’effimero quanto catartico piacere di prendertela sempre con qualcun altro. Puoi solo smetterla di essere altrove e obbligarti a vivere in un tempo a cui non siamo più abituati, il presente. Il tempo giusto per cancellare ogni alibi, per bearti dei sogni infranti e sguazzare nei tuoi fallimenti. Poi magari scopri che, nascosti da qualche parte, ci sono persino dei tuoi simili. E allora ti scappa da ridere. L’Ornano Furioso è il nuovo spettacolo di Antonio Ornano, un monologo di stand up comedy che rappresenta un’ulteriore tappa, forse l’ultima, di un personalissimo viaggio alla scoperta delle fragilità umane. La verità è che siamo venuti al mondo clamorosamente imperfetti ed il rischio, soprattutto nel tempo in cui viviamo, è fingere tutta la vita di essere quello non siamo. Forse è un peccato, perché alle volte, i vincitori non sanno proprio cosa si perdono. Una regia pulita e lineare, senza sottolineare o prendere questa o quella posizione, lo spettatore sarà portato per mano in una apparente favola che in realtà rappresenta la vita di tutti i giorni.

27 e 28 aprile 2022 ore 20,45
Diverto in collaborazione con Duepunti presenta
Paolo Cevoli
LEZIONI DI MARKETING ROMAGNOLO
Scritto e diretto da Paolo Cevoli

Paolo Cevoli, un imprenditore con l’hobby del Cabaret, racconta la sua esperienza di manager della ristorazione. Ci accompagnerà, con l’innato acume che lo contraddistingue, attraverso il suo passato e presente da imprenditore, fin dalle origini della Pensione Cinzia di Riccione gestita dalla famiglia. Fa da sfondo una terra, quella di Romagna, che ha nell'ospitalità, nella laboriosità e nel buon umore, il segreto del suo successo. Cevoli definisce la sua professione PAFS - Professional Air Fried Seller - esplorando a suo modo concetti quali storytelling, marketing e customer relationship management, per una serata all’insegna di un sagace e istruttivo divertimento.

EXTRA

29 e 30 settembre 2021 ore 20,45
RG Produzioni e Cultura Identità con la partecipazione del Comune di Castel San Giovanni
presentano
Edoardo Sylos Labini
IL SISTEMA
Adattamento teatrale Angelo Crespi
Tratto dall’omonimo libro di Alessandro Sallusti e Luca Palamara pubblicato da Rizzoli con Simone Guarany
Scene e costumi Laura Giannisi
Graphic designer Beatrice Buonaiuto
Video Nicola De Toma
Disegno luci Luca Barbati
Musiche originali Giacomo Vezzani

La realtà che supera il romanzo. È Il Sistema, lo spettacolo tratto dall’omonimo libro campione di vendite, di Alessandro Sallusti e Luca Palamara, che Edoardo Sylos Labini porta in scena con il riadattamento di Angelo Crespi. L’attore, attraverso il racconto dell’ex capo dell’Anm, ripercorre le tappe principali della carriera di Palamara, mettendo in luce il sistema di vasi comunicanti che si è instaurato tra politica e magistratura negli ultimi venti anni e che rischia di compromettere l’equilibrio costituzionale del Paese. La trama si dipana tra processi, sentenze, nomine e correnti, in un unico atto pieno di colpi di scena e di ritmo incalzante tra testimonianze inedite, video, interviste e intercettazioni. Il racconto di cronaca di una delle firme più autorevoli del giornalismo italiano, restituisce la realtà dei fatti così come si sono verificati, in maniera schietta, sintetica e senza fronzoli, con lo scopo di sollecitare una riflessione nello spettatore.

L’obiettivo non è attaccare l’indipendenza della magistratura ma far tornare gli italiani a credere nella Giustizia. Ci sono scene che meriterebbero la macchina da presa di Francis Ford Coppola, che si inscrivono perfettamente in alcuni dei topos, dei grandi temi del teatro di tutti i tempi: il tradimento, la sete di potere, l’astuzia per ottenerlo, le guerre fratricide.

Edoardo Sylos Labini, dopo avere interpretato alcuni dei perosnaggi più scomodi e discussi della storia, da Nerone a D’Annunzio, da Giuseppe Mazzini a Italo Balbo, torna in scena con uno spettacolo di teatro civile con un’operazione verità che farà sicuramente discutere. Le scene e i costumi saranno affidati a Laura Giannisi. Sul palco con Sylos Labini, Simone Guarany e a sorpresa, forse, il convitato di pietra.

Al termine dello spettacolo, Edoardo Sylos Labini e Cultura Identità, organizzano una serie dibattiti sul tema della giustizia e su una nuova visione culturale della città meneghina.

Insieme ad Alessandro Sallusti, direttore del quotidiano Libero, Luca Palamara, ex presidente dell'Anm, Augusto Minzolini, direttore de Il Giornale, e lo scrittore Stefano Zecchi, interverranno intellettuali e giornalisti.

Ecco gli appuntamenti:

29 settembre - Incontro dibattito con Alessandro Sallusti e Luca Palamara
30 settembre - Incontro dibattito con Augusto Minzolini e Stefano Zecchi

Dall’8 al 10 ottobre 2021
ore 20,45
Stefano Francioni Produzioni in collaborazione con Savà Produzioni Creative
presenta Luca Argentero
E’ QUESTA LA VITA CHE SOGNAVO DA BAMBINO?
di Gianni Corsi, Edoardo Leo, Luca Argentero Musiche Davide Cavuti Regia Edoardo Leo

Luca Argentero in È questa la vita che sognavo da bambino?, spettacolo prodotto dalla Stefano Francioni Produzioni e distribuito da Savà Produzioni Creative, racconta le storie di grandi personaggi dalle vite straordinarie che hanno inciso profondamente nella società, nella storia e nella loro disciplina. Raccontati sia dal punto di vista umano che sociale, con una particolare attenzione al racconto dei tempi in cui hanno vissuto. Luisin Malabrocca, Walter Bonatti e Alberto Tomba, tre sportivi italiani che hanno fatto sognare, tifare, ridere e commuovere varie generazioni di italiani.

Luisin Malabrocca, “l’inventore” della Maglia Nera, il ciclista che nel primo Giro d’Italia dopo la guerra si accorse per caso che arrivare ultimo, in una Italia devastata come quella del ‘46, faceva molta simpatia alla gente: riceveva salami, formaggi e olio come regali di solidarietà. Automaticamente attirò anche l’attenzione di alcuni sponsor, fino a farlo guadagnare di più l’arrivare ultimo che tentare la vittoria. In poco tempo è arrivata anche la popolarità. In lui le persone hanno riconosciuto l’anti-eroe che è nel cuore di ogni italiano, ma, insieme alla popolarità, sono arrivati nuovi sfidanti in una incredibile corsa a chi arriva ultimo.

Walter Bonatti, l’alpinista che dopo aver superato incredibili sfide con la roccia, il clima e la montagna, arrivato a oltre ottomila metri d’altezza, quasi sulla cima di una delle montagne più difficili da scalare del mondo, il K2, scoprì a sue spese che la minaccia più grande per l’uomo è l’uomo stesso; eppure la grande delusione del K2 lo ha spinto ancora più in là a mettersi alla prova in nuove sfide in solitaria, nuove scalate impossibili e infine a viaggiare in tutto il mondo. Tutto ciò per trovare la cosa più importante della vita: se stesso.

Alberto Tomba, il campione olimpico che ha fermato il Festival di Sanremo con le sue vittorie. L’insolito sciatore bolognese che con la sua leggerezza nella vita e aggressività sulla pista è arrivato a essere conosciuto in tutto il mondo come “Tomba la bomba”. Uno dei più grandi campioni della storia dello sci che ha radunato intorno alle sue gare tutta la nazione, incarnando la rinascita italiana forse illusoria ma sicuramente spensierata degli anni ‘80.

Tre storie completamente diverse l’una dall’altra, tre personaggi accomunati da una sola caratteristica, essere diventati, ognuno a modo proprio, degli eroi.

11 ottobre 2021
ore 20,45
Charlotte Spettacoli presenta
ABBA DREAM Omaggio alla leggenda degli Abba

Abba Dream è un doveroso omaggio ad una grande band che ha segnato la storia della musica pop, lasciandoci un’incredibile eredità musicale attraverso canzoni ormai considerate un vero e proprio ‘cult’. Le canzoni sono eseguite interamente dal vivo da una band che supporta le due voci femminili e un coro. Ma non è solo la musica a fare grande uno spettacolo: il tutto sarà arricchito da coreografie “Abba-style” e numerosi e scenografici cambi d’abito. Abba Dream è un vero e proprio fenomeno: 15.000 amici su Facebook e i fans della band svedese che accorrono in teatro per rivivere le emozioni attraverso canzoni indimenticabili. Una serata all’insegna del più sfrenato divertimento che consentirà agli spettatori di tornare indietro nel tempo fino ai magici anni della loro intramontabile pop music.

18 ottobre 2021
ore 20,45
Atir Teatro Ringhiera presenta
Jacopo Maria Bicocchi Mattia Fabris
(S)LEGATI

La storia vera degli alpinisti Joe Simpson e Simon Yates di Jacopo Maria Bicocchi e Mattia Fabris Luci Alessandro Verazzi Musiche Sandra Zoccolan

“E’ un piccolo gioiello della produzione Atir. […] Bicocchi e Fabris, bravissimi, riescono a tenerci col fiato sospeso per tutto lo spettacolo. E non solo per il ritmo incalzante della drammatica impresa sportiva, quanto piuttosto per la vicenda esistenziale sottesa, di cui sono stati capaci di rendere tutte le sfumature e implicazioni possibili” Hystrio, Claudia Cannella

L’incredibile storia vera degli alpinisti Joe Simpson e Simon Yates è la storia di un sogno ambizioso: essere i primi al mondo a scalare il Siula Grande, attaccato dalla parete ovest. Ma è anche la storia di un’amicizia, e della corda che, durante quella terribile impresa, lega questi due giovani ragazzi. La corda che mette la vita dell’uno nelle mani dell’altro. Come sempre avviene in montagna. C’è dunque una cima da raggiungere. C’è l’estenuante conquista della vetta. C’è la gioia dell’impresa riuscita. E infine, quando il peggio è passato, e la strada è ormai in discesa, c’è la vita, che fa lo sgambetto e c’è la morte, che strizza l’occhio: un terribile incidente in alta quota. Joe durante una banale manovra si rompe una gamba.

Da quel momento in poi, tutto cambia. L’impresa diventa riuscire a tornare vivi: a 5.800 metri, la minima frattura si può trasformare in una condanna a morte, i due ragazzi ne sono consapevoli, ma nonostante le condizioni disperate tentano un’operazione di soccorso.

Tutto sembra funzionare finché, proprio quando le difficoltà sembrano superate ecco che c’è un altro imprevisto, questa volta fatale: e c’è allora il gesto, quel gesto che nessun alpinista vorrebbe mai trovarsi obbligato a fare: Simon è costretto a tagliare la corda che lo lega al compagno. Un gesto che separa le loro sorti unite. Che ne (s)lega i destini per sempre.

Quell’atto estremo però, in questo caso miracoloso, salverà la vita a entrambi: tutti e due, riusciranno a tornare vivi al campo base. E a ritrovarsi insperatamente lì dopo 4 giorni.

E’ la storia di un miracolo. Di un’avventura al di là dei limiti umani

Ed è al contempo una metafora: delle relazioni, tutte, e dei legami. La montagna diventa la metafora del momento in cui la relazione è portata al limite estremo, in cui la verità prende forma, ti mette alle strette e ti costringe a “tagliare”, a fare quel gesto che sempre ci appare così violento e terribile, ma che invece, a volte, è l’unico gesto necessario alla vita di entrambe.

25 e 26 ottobre 2021 ore 20,45
a.ArtistiAssociati direzione artistica Walter Mramor presenta
Gabriele Pignotta
TOILET
Sono chiuso qui dentro ma nessuno sa dove… neanche io!
una storia scritta e diretta da Gabriele Pignotta
Supervisione artistica Cristina Vaccaro
Musiche originali Stefano Switala
Scene Tiziana Liberotti
Luci Maximiliano Lumachi
Aiuto regia Julie Ciccarelli

Un “dramedy” appassionante e coinvolgente, già diventato un film prodotto da Vision Distribution e Fenix in uscita prossimamente che si prepara a diventare un cult. Una originalissima commedia che conserva anzi sublima lo stile delle commedie precedenti di questo artista. Uno spettacolo coinvolgente ed emozionante in cui lo spettatore segue con trepidazione la vicenda del protagonista!

Il venditore Flavio Bretagna sta guidando e risponde a mille telefonate. Ha bisogno di una pausa e si ferma in una piccola area di servizio. È distratto e non memorizza dove si trova. Sempre al telefono, entra nel bagno. Ma al momento di uscire la porta si blocca, È uno scherzo? No, la porta non si apre, nessuno sembra esserci li fuori, nessuno sa dove si trova... neanche lui!

Da quel momento Bretagna cerca in ogni modo di uscire dal bagno di questo piccolo autogrill e per farlo interagisce al telefono con il Maresciallo dei carabinieri con la sua segretaria e con una serie altri inaspettati personaggi tra i quali le persone che hanno scritto gli annunci sui muri del bagno regalando momenti di imperdibile comicità.

Gabriele Pignotta si mette alla prova con uno spettacolo pop innovativo e sorprendente, che mescola commedia (si ride tanto), atmosfere di suspense (la situazione si fa via via più tesa) e introspezione psicologica. Si tratta di un genere che mescola la commedia (si ride tanto), atmosfere di suspense (che spingono lo spettatore a voler sapere come andrà a finire) e l'introspezione psicologica perchè dopo ore che il protagonista resta intrappolato, il bagno di quell'autogrill si trasforma in uno spazio in cui si materializza anche l'inconscio non consentendo fughe.

3 novembre 2021 ore 20,45
Emiliano Toso
SIAMO MUSICA
Emiliano Toso Experience a 432Hz
con la partecipazione di Daniel Lumera Lorena Borsetti violoncello

Siamo Musica!

Hai mai pensato a te stesso come a uno spartito? Come a un brano che esegue la sua melodia in ogni istante incessantemente e al ritmo dell’universo? Sentendoti parte di questa opera meravigliosa? E che ognuno di noi abbia la sua personale melodia da diffondere e portare nel mondo, intrecciandosi a una moltitudine di melodie differenti ma ugualmente splendide e uniche?

E magari non hai mai pensato che le cellule del nostro corpo, ogni singola cellula del nostro corpo funziona esattamente allo stesso modo?

Siamo musica è la perfetta fusione di scienza, musica e arte. Un viaggio unico che ti permetterà di toccare nel profondo di te, le emozioni che legano queste espressioni di noi.

Emiliano Toso, biologo compositore con il suo pianoforte accordato a 432Hz, farà risuonare in te antiche e innate emozioni, ci rivelerà i segreti più intimi della sua trasformazione creativa, delle sue composizioni e degli straordinari riscontri che sta avendo a livello internazionale.

Daniel Lumera, riferimento internazionale nel campo della meditazione, darà modo di esplorare la nostra musica attraverso un momento esperienziale di grande impatto. Tutto questo non sarebbe possibile senza il violoncello di Lorena Borsetti.

Sei pronto a sentirti Musica?

Translational Music è la modalità per tradurre emozioni vissute a livello profondo, cellulare, in un piano più alto, quella della musica. Grazie alla risonanza queste vibrazioni si diffondono in modo più veloce, universale e naturale fino a raggiungere altre cellule, altre persone, l’umanità intera; donando benessere e migliorando la cooperazione per riavvicinarci alla nostra Anima. Presente in scuole ed ospedali di tutto il mondo come integrazione ad attività didattiche e terapeutiche (come nascita, chirurgia, oncologia, psichiatria, malattie neurodegenerative) Translational Music viene utilizzata da migliaia di persone per promuovere benessere, salute e creatività, accompagnando il lavoro di terapeuti e grandi ricercatori internazionali quali Bruce Lipton, Gregg Braden, il Dott. Franco Berrino e la Dott.ssa Daniela Lucangeli.

14 novembre 2021, 19 dicembre 2021, 13 marzo 2022 ore 20,45
Leonardo Manera Alessandro Milan
OH MIA BELA MADUNINA

Il racconto di Milano tra ospiti, musica e cabaret con la partecipazione dei DUPERDU Ci sono tanti modi per raccontare Milano. Per esempio, attraverso un ospite rappresentativo per la nostra città che porti una storia, un’esperienza, un punto di vista. Ma Milano è anche divertimento, è anche musica, è anche comicità. Ecco allora che i tre elementi si fondono, per dare vita a una serata inconsueta dove l’ospite di turno fa da filo conduttore insieme al fascino della musica d’autore e a una sorridente ironia. Il modo migliore per terminare la settimana e cominciare quella nuova col sorriso sulle labbra e un ricordo in più nel cuore.

21 novembre 2021 ore 20,45
Les Visiteurs du Soir presenta
Monica Bellucci
MARIA CALLAS
Lettere e Memorie Regia Tom Volf

“Un giorno scriverò la mia autobiografia, vorrei scriverla io stessa per mettere le cose inn chiaro. Sono state raccontate così tante bugie su di me… ” Maria Callas Dalla modesta infanzia di Maria Callas a New York agli anni della guerra ad Atene, dai suoi discreti inizi nell'opera, alle vette di una carriera planetaria segnata da scandali e sfide personali, dall'amore idealizzato per suo marito alla sua ardente passione per Onassis, questo allestimento ci fa scoprire per la prima volta la vera storia dietro la leggenda. A volte si rivela Maria, la donna vulnerabile, combattuta tra la sua vita sul palcoscenico e la sua vita privata, a volte Callas, l'artista vittima delle sue richieste e in perenne battaglia con la sua voce, e che, nonostante la solitudine parigina dei suoi ultimi anni, continuerà a lavorare instancabilmente fino al suo ultimo respiro, all'età di 53 anni. Un commovente e affascinante autoritratto della più grande voce del XX secolo.

Note di regia

Monica Bellucci torna su un palcoscenico italiano, dopo il Festival di Spoleto e dopo aver debuttato in allo Studio Marigny di Parigi, in occasione della pubblicazione del libro a cura di Tom Volf “Maria Callas. Lettere e Memorie”, edito da Rizzoli.

Dall’infanzia modesta trascorsa a New York agli anni della guerra ad Atene, dal debutto in sordina all’Opera fino alle vette di una carriera di livello internazionale, segnata da scandali e tribolazioni personali, dall’amore idealizzato per suo marito alla passione travolgente per Onassis, questo racconto unico rivela, per la prima volta, la vera storia di Maria Callas che si cela dietro la leggenda. A volte ci svela Maria, come una donna vulnerabile, divisa tra la vita sul palcoscenico e la vita privata, a volte Callas, l’artista vittima delle sue esigenze e in perpetua battaglia con la sua voce, e che, nonostante la solitudine parigina dei suoi ultimi anni, continuerà a lavorare instancabilmente fino al suo ultimo respiro, all’età di 53 anni.

Un autoritratto profondamente commovente e affascinante della più grande voce del XX Secolo.

“Questo spettacolo è per me il risultato di 7 anni di lavoro dedicato a Maria Callas. Nel film Maria by Callas (uscito in 45 paesi nel 2018) alcune lettere erano già lì di sottofondo.

Rappresentavano per me la voce più intima della donna dietro la leggenda, più Maria che Callas. Nella mostra che portava lo stesso nome, ancora una volta alcune di queste lettere erano lì, questa volta fisicamente all’interno di vetrine. Con il libro “Maria Callas. Lettres & Mémoires”, ho avuto l’impressione di aggiungere l’ultimo tocco alla costruzione di un multi-progetto enorme e arduo attraverso una prospettiva comune: mettere la voce di Maria al centro della scena e consentirle, attraverso una serie di documenti e materiali di archivio inediti, di raccontare la propria storia, con le sue stesse parole.

Contemporaneamente alla pubblicazione del libro, il mio incontro con Monica Bellucci ha dato vita a questo ultimo progetto, sul palco questa volta. È stata una vera sfida, avere la responsabilità e le capacità di mettere per iscritto la vita della Callas, utilizzando solo ed esclusivamente le sue parole, in uno spettacolo che dura poco più di un’ora. In effetti, stiamo parlando di 30 anni di vita pieni di gloria e di dolore, che si dispiegano sotto i nostri occhi. Le sue memorie, che sono incomplete, aprono e chiudono lo spettacolo. Maria parla direttamente al pubblico e si confida con esso, rivelandosi come mai prima d’ora. Per la prima volta è lei a raccontare la sua storia, non più altri a parlare per suo conto. Ed è proprio attraverso queste numerose lettere, indirizzate a persone a lei vicine, alcune anonime, altre famose, che arriviamo a scoprire una donna irriconoscibile e sconosciuta; forte e vulnerabile allo stesso tempo; piena di ambizione e di sogni nei suoi anni più giovani; piena di dubbi e di sofferenza nei suoi ultimi anni.

Lo spettacolo è stato concepito in tre parti, che si susseguono cronologicamente, seguendo la naturale scansione dei tre decenni attraversati dalla Callas: gli anni ‘50, le sue prime esibizioni sul palcoscenico e il suo matrimonio con Meneghini; gli anni ‘60, l’incontro con Onassis e la loro storia d’amore, interrottasi otto anni più tardi; e gli anni ‘70, i suoi ultimi anni, intrisi di nostalgia e solitudine.

Al centro della scena un divano, la riproduzione esatta di quello che si trovava in Avenue Georges Mandel, l’appartamento di Parigi dove la Callas ha trascorso gli ultimi 15 anni della sua vita. Accanto al divano, un grammofono, con il quale Maria ascoltava le sue stesse registrazioni e brani del Bel Canto, genere che così tanto amava.

Questa musica, così come le sue registrazioni, si possono ascoltare in diverse occasioni durante lo spettacolo, come fossero un trattino che unisce una lettera all’altra, a significare il tempo che scorre, una voce che inizia a sgorgare con tutto il vigore della giovinezza e che, a poco a poco, comincia a svanire, lasciandosi dietro nient’altro che un pianoforte, che suona in solitudine, melodie perdute da tempo.

Monica Bellucci veste un abito appartenuto alla Callas, prestato dalla collezione italiana My private Callas, rimasto chiuso per oltre 60 anni, e mai indossato da nessun’altra. Questo vestito e la spettacolare trasformazione di Monica, così come il gioco di luci e chiaroscuri, danno l’impressione di essere davvero nel salotto della Callas, con il suo spirito che riappare per un breve tempo per condividere, attraverso le parole proprie di Maria, un momento di intimità con il suo pubblico.”

22 novembre 2021 ore 20,45
Atir Teatro Ringhiera presenta
Matilde Facheris Virginia Zini Sandra Zoccolan
ALMENO TU NELL’UNIVERSO
Omaggio a Mia Martini di Matilde Facheris, Virginia Zini e Sandra Zoccolan Pianoforte e arrangiamenti Mell Morcone Consulenza drammaturgica Giulia Tollis Scene e costumi Maria Paola Di Francesco

Domenica Rita Adriana Berté, in arte Mia Martini, è una delle voci femminili più belle ed espressive della musica italiana caratterizzata da una fortissima intensità espressiva: “Una voce con il sangue, con la carne”.

Tre attrici-cantanti cercano di restituirne la grandezza e la fragilità con un racconto variegato che spazia dalle sue splendide canzoni (dalle più conosciute ai gioielli più nascosti), fino a ricordi personali, racconti e testimonianze dei suoi tanti amici artisti, fra cui la amata e odiata sorella Loredana Berté e naturalmente Ivano Fossati, autore di molte sue canzoni, compagno fondamentale di bellissimi progetti artistici e di una travagliata e profonda storia d'amore.

Mia Martini era un'anima mediterranea, calda, solare ma sembra averla sempre accompagnata uno strano senso di solitudine.

Momenti bui e periodi luminosi.

Il rapporto con il padre, l'esperienza del carcere, la terribile nomea di “iettatrice” diffusasi nel mondo dello spettacolo data dall'invidia per quella voce così potente, nuova e commovente; ma anche la capacità di riproporsi, di ricominciare da capo ogni volta, il successo e le collaborazioni con tanti artisti e compagni di viaggio.

Un racconto in musica e parole di una delle voci più intense della musica italiana.

Un omaggio.
Un ritratto.
Un dono.

Dal 23 al 28 novembre 2021 - PRIMA NAZIONALE 
feriali ore 20,45 - domenica ore 15,30
Corvino Produzioni presenta 
Vittorio Sgarbi 
DANTE GIOTTO 
uno spettacolo di Vittorio Sgarbi 
Musiche composte ed eseguite dal vivo da Valentino Corvino

Vittorio Sgarbi ha esordito al Festival La Versiliana nell’estate 2015 con lo spettacolo teatrale “Caravaggio”, con sorprendenti salti temporali ha condotto il pubblico in un percorso illuminante dentro le viscere artistiche e sociali del Merisi. Tali vicende hanno disvelato straordinari fenomeni premonitori della contemporaneità, il pubblico ammaliato dall’inedita percezione, e stimolato dall’abile miscela di racconto, immagini e suoni, ha sperimentato l’indissolubile comunione con l’esperienza caravaggesca, esperienza rinnovata nei sequel degli altrettanto fortunati “Michelangelo” (Stag.2017/18), “Leonardo” (Stag.2018/19) e “Raffaello (Stag.2019/20).

Le magistrali performance di Vittorio Sgarbi han fin qui dimostrato come, artisti antecedenti il nostro secolo abbiano fortemente inciso il modo di percepire il quotidiano in cui siamo immersi.

Il quinto spettacolo, su cui verte la nuova indagine del Vittorio “Nazionale”, segna un sorprendente cambio di rotta e raddoppiando protagonisti mette al centro la figura di Dante Alighieri (Firenze 1265 / Ravenna 1321) in relazione paritetica con il coevo Giotto Di Bondone (Colle di Vespignano 1267 / Firenze 1337).

Il 25 marzo 2021 verrà celebrato nel mondo il VII centenario dalla morte di Dante, la data è stata individuata dal MIBAC attraverso il Comitato Nazionale per le Celebrazioni dei 700 anni dalla morte del Sommo Poeta. Vittorio Sgarbi, celebrerà alla sua maniera Dante intessendo inediti fili conduttori nello scambio con Giotto. Entrambi eminenti attori di una nuova raffigurazione artistico letteraria, le opere di Dante e Giotto hanno condizionato i modelli stilistici a seguire, influenzato i canoni filosofici, sociali e spirituali del tempo, giungendo a noi come imprescindibili fondamenti di cui facciamo empiricamente esperienza.

Doppiosenso è un progetto dinamico di Valentino Corvino, in questo spettacolo con Domenico Giovannini sono state indagate le relazioni esistenti tra testi sonori, immagini e parole.

2 e 3 dicembre 2021 ore 20,45
Best Sound in collaborazione con Savà Produzioni Creative presenta
Drusilla Foer
ELEGANZISSIMA
Recital di Drusilla Foer
Direzione artistica Franco Godi
con Loris Di Leo pianoforte e arrangiamenti
Nico Gori sax e clarinetto

Il recital scritto e interpretato da Drusilla Foer, in una nuova versione aggiornata, prosegue il suo viaggio raccontando gli aneddoti tratti dalla vita straordinaria di Madame Foer, vissuta fra l’Italia, Cuba, l’America e l’Europa, e costellata di incontri e grandi amicizie con persone fuori dal comune e personaggi famosi, fra il reale e il verosimile. In “Eleganzissima”, essenziali al racconto biografico sono le canzoni dello spettacolo, che Drusilla interpreta dal vivo.

Drusilla Foer, cantante, attrice e autrice, è da tempo un'icona di stile. Personaggio irriverente e antiborghese, si presta spesso a sostegno di cause sociali importanti. Posa per fotografi, stilisti e artisti di prestigio internazionale. Frequenta con successo televisione e cinema, diventando in breve una star di culto anche sul web.

Dal 4 all’8 dicembre 2021 4 e 7 dicembre ore 20,45 - 5 e 8 dicembre ore 15,30
Amaca Arts And Artists presenta
Raul Cremona
LA MAGIA DI SANT’AMBROEUS

In occasione delle festività dell’Immacolata e di Sant’Ambrogio l’estro di Raul Cremona darà vita ad uno straordinario incontro tra il pubblico milanese e la magia, all’insegna di in un viaggio magico difficile da dimenticare. Un tuffo in un mondo antico portato in scena da giovani promesse ed affermate novità che non smettono mai di incantare e far sognare. Tra manipolazioni, giochi di prestigio e grandi illusioni, uno spettacolo per tutta la famiglia, sempre accompagnato da un pizzico di poesia, che anticiperà la magia del Natale, senza dimenticare di farci divertire. Un’occasione per tirare fuori dal cassetto la scatola del mago con cui giocavamo da bambini e tornare ad esserlo per una serata.

25 e 26 maggio 2022 ore 20,45
Roma City Ballet Company presenta
Rossella Brescia
CARMEN
Testi, regia e coreografia Luciano Cannito Musiche Georges Bizet e Marco Schiavoni con i solisti della Roma City Ballet Company

Un gruppo di profughi sbarca a Lampedusa dopo un viaggio allucinante, sfruttati dallo scafista “Escamillo” e braccati dalle forze dell’ordine comandate dal severo maresciallo dei Carabinieri “Don Josè”.

L’amore travolgente tra Carmen e Don Josè, il tentativo di quest’ultimo di piegare il fiero spirito ribelle della sua amata ad una vita perbene, fatta di routine, belle passeggiate e tanta televisione.

La passione si trasforma in noia, solitudine, angoscia. Carmen, non sa e non può vivere in una gabbia di mediocrità. Fugge e torna dai suoi amici al campo profughi. Fugge tra le braccia di Escamillo, ben consapevole di quello che l’aspetta…

La potenza della musica di Bizet è riuscita a far diventare il nome “Carmen” un archetipo universale della cultura dell’Occidente. Dire Carmen è un po’ come dire passione estrema, voluttà, forza e istinto.

Carmen è il sole dei Sud, la felice disperazione di possedere solo se stessi e la propria libertà. La mia Carmen è forse semplicemente questo. Immaginata nell’isola di Lampedusa, isola del Sud per la ricca e annoiata Europa, mitico Nord per centinaia di disperati e profughi in fuga chissà da dove e chissà per quanto tempo.

Don Josè è il potere, Escamillo il successo, Carmen la libertà. Storie, del resto, sotto i nostri occhi dalla mattina alla sera. Carmen può essere oggi una siriana, un’afghana, una pakistana, una sudanese e non ha paura di rischiare tutto per la propria libertà. E’ una giovane donna che, come una leonessa, sa di

possedere forza, bellezza, potenza e libertà. Carmen sa di essere ricca di quella ricchezza che non si può comprare. E’ invece Don Josè ad essere un poveraccio imbrigliato nella sua burocratica e sicura armatura di maschio occidentale ad avere tutto da perdere contro chi non ha nulla da perdere.

E poi c’è Escamillo dell’Opera di Bizet. Il grande torero. Il “macho”, diremmo noi oggi. Straordinario ritratto anche questo, di personaggio archetipo. L’uomo del successo, l’uomo della gloria effimera. Tutto sommato l’uomo della superficialità. La storia di Carmen termina con la morte di Carmen, ma il vero perdente è Don Josè che resta vivo, ucciso però nell’anima, nella fede e nella speranza.

Ce lo racconterà di persona il vecchio maresciallo dalla sua galera del corpo e dell'anima, rivedendo come in un film la sua unica grande storia d'amore, i suoi errori, il suo orgoglio di animale ferito.

FAMILY

2 e 3 ottobre 2021 ore 15,30 e 17,30 
Fondazione Aida, Centro Servizi Culturali Santa Chiara e Teatro Stabile del Veneto in collaborazione con BSMT - Bernstein School of Musical Theatre e Coordinamento Teatrale Trentino con il contributo della Fondazione CARITRO e della Provincia Autonoma di Trento presentano 
IL GRUFFALO’ Fiaba in musica per grandi e piccini
Liberamente tratto da Il Gruffalò di Julia Donaldson e Alex Scheffler Regia Manuel Renga - Adattamento drammaturgico di Pino Costalunga e Manuel Renga Musiche originali di Patrizio Maria D’Artista - Costumi di Chiara Defant e Gilda Li Rosi Scenografia di Stefano Zullo - Assistente scenografo Petra Nacmias Indri Coreografia di Elisa Cipriani e Luca Condello - Pupazzi di Mariangela Gabrieli - Mondo alla Rovescia con Giuseppe Brancato, Stefano Colli, Gaia Carmagnani, Elisa Lombardi

Debutta in prima nazionale al Teatro Manzoni la commedia musicale "Il Gruffalò", la prima storia letta dall’ex First Lady Michelle Obama negli appuntamenti in streaming dedicati ai più piccoli durante la quarantena.

“Il Gruffalò!” “E chi sarà mai?”

“Ma come, davvero tu non lo sai? Ha zanne tremende, artigli affilati, e denti da mostro di bava bagnati”

Suonavano così le parole in rima nella traduzione italiana del testo che Julia Donalson ha creato ispirandosi ad una nota favola tradizionale cinese. In Italia è stato pubblicato per la prima volta nel 1999 con le illustrazioni originali di Alex Scheffler e in breve tempo è diventato un caso editoriale della letteratura per l’infanzia con milioni di copie vendute in tutto il mondo e traduzioni in oltre cinquanta lingue. Dieci anni dopo ne è stato tratto un film di animazione e ha visto anche diversi adattamenti teatrali - celebri le produzioni della compagnia inglese Tall Stories e degli olandesi Meneer Monster.

A portarlo in scena in Italia, in una versione del tutto originale, è la Fondazione Aida con il Centro Servizi Culturali Santa Chiara, il Teatro Stabile del Veneto e la BSMT (Bernstein School of Musical di Bologna).

Una fiaba per grandi e piccoli, senza età, in grado di parlare al nostro mondo emotivo sciogliendo nodi senza passare dalla ragione come solo i classici del genere sanno fare. Una fiaba che parla di una delle emozioni più forti: la paura. Perché la conoscenza di sé passa anche dalla conoscenza delle nostre paure: scopri che paure hai e saprai chi sei. La storia è quella di un astuto topolino affamato che per proteggersi dalle insidie del bosco e dai predatori che vorrebbero mangiarlo, inventa la presenza di uno strano animale con gli “occhi arancioni, la lingua molliccia e aculei violacei sulla pelliccia”, una specie di incrocio tra un orso e un bufalo. Scoprirà con gran sorpresa che la terribile creatura, da lui solo immaginata, esiste davvero, ma niente paura sarà proprio il Gruffalò a diventare il migliore alleato della sua sicurezza. In scena i riti di iniziazione del nostro topolino che, dopo aver affrontato e superato tutte le prove - soprattutto le sue paure - ne uscirà più forte e consapevole di prima. La messa in scena, che prevede il coinvolgimento del pubblico, racconta la vicenda in forma di Musical, lasciando intatte le rime della scrittrice inglese e facendo indossare agli attori costumi ispirati alle illustrazioni del disegnatore tedesco Scheffler.

La regia è affidata a Manuel Renga, condirettore artistico del Teatro Libero di Milano con Corrado Accordino e fondatore della compagnia Chronos3. Lo stesso Renga ha curato anche l’adattamento drammaturgico con Pino Costalunga, autore esperto di letteratura per l’infanzia. Le musiche, tutte originali, sono state composte da Patrizio Maria D’Artista e i pupazzi da Mariangela Gabrieli della compagnia veneta Mondo alla Rovescia.

In scena Giuseppe Brancato, Stefano Colli, Gaia Carmagnani, Elisa Lombardi.

UN TEATRO DA FAVOLA
Regia Pietro Clementi
con Pietro Clementi, Francesco Mantuano, Livia Lucina Ferretti, Francesca Romana Biscardi
Daniele Trombetti, Daniele Locci, Alice Clementi, Beatrice De Luigi, Marco Palange

La Compagnia che, rivoluzionando il mondo del teatro per famiglie, ha battuto ogni record di incassi e di presenze nei più importanti teatri di Roma e al Teatro Manzoni di Milano, diventando leader nel teatro per famiglie in Italia. La Compagnia "Un Teatro da Favola" nasce quasi 6 anni fa con il progetto di avvicinare i bambini al mondo del teatro, educarli al teatro. Per seguire questo intento, raggiungere questo obiettivo, la Compagnia realizza spettacoli con una doppia lettura: una per i piccoli favolistica, interattiva, divertente ed educativa, e una piena di citazioni, riferimenti comici ed ironici per genitori, zii e nonni che divertendosi, sono spronati a portare a teatro i loro "cuccioli". I bambini negli spettacoli di "Un Teatro da Favola" sono i veri protagonisti: interagiscono con i personaggi, urlano, cantano in una dimensione di teatro interattivo mai vista prima. Non più quindi spettacoli esclusivamente per i piccoli, ma veramente per tutta la famiglia. Un vero e proprio fenomeno teatrale. Il risultato è stato straordinario. La compagnia lavora ininterrottamente tutto l'anno, realizzando spettacoli con un pubblico di 2.000 spettatori a weekend. E' seguita su facebook da quasi 20.000 famiglie ed il numero è in forte crescita.

Da un grande successo teatrale della Compagnia, “Non è colpa della cicogna” (in scena al Teatro Manzoni il 16 ottobre) la “Gallucci editore” (casa editrice tra le più importanti nell’editoria per bambini) ha pubblicato l’omonimo libro, tuttora primo in classifica su Amazon.

Sabato 16 ottobre 2021 ore 15.30: NON E’ COLPA DELLA CICOGNA

Sabato 30 ottobre 2021 ore 15.30: LA FAMIGLIA TRANSYLVANIA 1

Sabato 30 ottobre 2021 ore 17.30: LA FAMIGLIA TRANSYLVANIA 2 L’arrivo dell’erede

Sabato 6 novembre 2021 ore 15.30: BIANCANEVE E I 7 (?) NANI

Sabato 11 dicembre 2021 ore 15.30: LA MERAVIGLIOSA FAVOLA DEL GRINCH E DEL NATALE



Domenica 19 dicembre 2021 ore 11.00: RACCONTO DI NATALE

Sabato 22 gennaio 2022 ore 15.30: ALICE NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE

Sabato 26 febbraio 2022 ore 15.30: AVENGERSerserers E LE PRINCIPESSE

Sabato 26 marzo 2022 ore 15.30: CENERENTOLA

LA CASA DELLE STORIE
Spettacoli interattivi per bambini e adulti
di Elisabetta Milani e Giovanni Lucini
Adattamenti e regia di Giovanni Lucini
con Francesca Giorgi, Valentina Grancini, Luca Liberatore, Federico Lotteri, Giovanni Lucini, Mattia Maffezzoli
Assistente della rana Bila: Elisabetta Milani
Spettacoli rinnovati per il palcoscenico!
Stesso spirito di partecipazione, ma nuova modalità!
Sorrisi e divertimento assicurato come sempre!
Lo spettacolo si svolge nella sala del teatro

La Casa delle Storie è un progetto teatrale dedicato a tutta la famiglia. Nata nel 2001, ha visto partecipare ai suoi spettacoli migliaia di famiglie.

Gli spettacoli proposti sono tra quelli storici della compagnia, costantemente apprezzati dal pubblico come testimoniato dai numerosi commenti presenti nei “Pensieri di SpettAttori” libri con i pensieri donatici dal pubblico a fine spettacolo e in parte pubblicati e visibili sui social.

Ne La Casa delle Storie si gioca, si ride, ci si diverte e con la leggerezza del sorriso si comunica e ci si relaziona.

Il principio del fare, dell’interagire, dello scoprire divertendosi sono gli ingredienti base degli spettacoli.

La musica svolge sempre un ruolo importante, la Drammaturgia Musicale intreccia la Drammaturgia Teatrale, diventando il canale dove il bambino può veicolare emozioni che, a volte, sono solo racchiuse nel suo cuore. La Compagnia propone le Fiabe Classiche che, per loro natura, non hanno confini di età, rispettate nei contenuti originali e nel loro valore pedagogico, sono state adattate per la partecipazione del pubblico, ma il loro messaggio universale è a disposizione di chiunque lo voglia ascoltare.

Sono denominate Fiabe da SPETTATTORI per l’insita duplice valenza del ruolo di spettatore e attore.

In questo 2021, la pausa generata dal Covid19 ci ha portato a riflettere su come continuare a proporre i nostri spettacoli senza tradirne lo spirito partecipativo. È stato un periodo fruttuoso e ricco che ci ha permesso di rinnovarci completamente. La scelta necessaria di portarli in palcoscenico e non più in foyer è stato stimolo creativo per rivedere, aggiornare e ampliare i testi, cosa che è avvenuta anche per gli allestimenti, in parte rinnovati e adattati al palcoscenico. Ne è conseguita una nuova modalità di partecipazione per gli spettatori in sala. Abbiamo creato un kit di partecipazione che il pubblico troverà accanto al posto assegnato, che gli permetterà di partecipare, dalla propria poltrona, ad alcune scene dello spettacolo e, soprattutto, permetterà ai più piccoli, di essere, come sempre nei nostri spettacoli, in empatia con i loro amati protagonisti ed immedesimarsi in essi…

A volte, saranno gli attori a uscire dallo spazio canonico del palco, annullando le separazioni esistenti e trasformando tutta la sala in un grande palcoscenico, dove si è tutti presenti, partecipi e uniti nel vivere quella grande esperienza che è il Teatro: il Mondo delle Fiabe!

Queste innovazioni saranno un modo per restare fedeli al nostro pubblico e al nostro spirito originale ed esprimere la nostra filosofia d’azione.

Sabato 27 novembre 2021 ore 15.30: CAPPUCCETTO ROSSO

Domenica 9 gennaio 2022 ore 11.00: I TRE PORCELLINI

Sabato 12 febbraio 2022 ore 15.30: IL GATTO CON GLI STIVALI

Sabato 12 marzo 2022 ore 15.30: IL LUPO E I 7 CAPRETTI

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