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venerdì 11 giugno 2021

CAMPANIA TEATRO FESTIVAL 2021 

A Capodimonte, Sonia Bergamasco inaugura il progetto di Ruggero Cappuccio Il Sogno Reale, a cura di Marco Perillo e dedicato alle meraviglie dell’epoca borbonica

Al Teatro Naturale di Pietrelcina, Elena Bucci dirige Heroides: dal poeta latino Ovidio, le lettere delle eroine del mito ai loro amori

Per la sezione Osservatorio, la prova aperta al pubblico che anticipa il debutto di Calà – L’ultimo filo di Marco Ciconte e Giusy Mellace

In replica gli spettacoli La morte e la fanciulla di Ariel Dorfman per la regia di Elio De Capitani e La resistenza negata, scritto e diretto da Fortunato Calvino

Inaugurano le Mostre di Marina Turco, Lia Pasqualino, Simona Fredella, il progetto artistico di Vincenzo Fiorillo e Paolo Iammarone e, da un’idea di Ruggero Cappuccio, la retrospettiva dedicata allo studioso Mario Buonoconto

Domenica 13 giugno, il Campania Teatro Festival diretto per il quinto anno consecutivo da Ruggero Cappuccio e organizzato dalla Fondazione Campania dei Festival, presieduta da Alessandro Barbano, fa incontrare il mondo femminile con il mito e la storia, viaggiando tra i palcoscenici del Museo e Real Bosco di Capodimonte, nel capoluogo campano, e la provincia di Benevento.

Nel Giardino dei Principi di Capodimonte (Porta Grande), alle 21, al via “Il Sogno Reale. I Borbone di Napoli”, un progetto di Ruggero Cappuccio a cura di Marco Perillo dedicato ai fasti dell’epoca borbonica a Napoli e nel resto del Sud Italia. Sette scrittori italiani hanno realizzato per il Campania Teatro Festival sette racconti interpretati da altrettanti attori, ispirati a personaggi, storie, aneddoti e luoghi relativi all’epoca borbonica, mentre un’agile guida stampata sarà distribuita gratuitamente agli spettatori, svelando tutti i segreti dei principali siti del periodo borbonico. Inaugura la kermesse, Sonia Bergamasco con “Il gilet” di Silvio Perrella. Protagoniste due donne, Isabella e Blimunda, che non potrebbero essere più diverse, eppure qualcosa le fa vicine. S’incontrano spesso a San Leucio, proprio nel momento in cui lì sta nascendo una comunità incentrata sull’arte della tessitura. Isabella, nelle sue scorribande solitarie di donna delusa dagli uomini di corte, commissiona a Blimunda tessuti e vestiti, e lei, nell’ultima stanza della sua casetta di San Leucio, dà forma ai desideri tessili della sua cliente-amica. In questo rapporto privato non viene dimenticata la Storia, avvertita come una potente e ambigua tessitrice di eventi e sommovimenti. Il gilet del titolo – indumento perlopiù maschile e ricordo di un uomo lontano e affabulatore forse amato – passa da una donna all’altra e saranno gli spettatori a scoprire perché.

Nel suggestivo Teatro Naturale di Pietrelcina alle 21, “Heroides – Lettere di eroine del mito dall’antichità al presente”, una produzione Koreja in collaborazione con Le Belle Bandiere (in replica il 14 giugno). Elena Bucci, con la collaborazione alla drammaturgia e lo sguardo di Marco Sgrosso, dirige un cast tutto al femminile – Giorgia Cocozza, Angela De Gaetano, Alessandra De Luca, Emanuela Pisicchio, Maria Rosaria Ponzetta, Anđelka Vulić – per uno spettacolo nato da “Heroides“ di Ovidio, improvvisazioni e scritture sceniche, accompagnate dalle musiche originali dal vivo di Giorgio Distante. Con “Heroides” di Ovidio, spiega Elena Bucci, «per la prima volta nella storia della letteratura siamo di fronte ad un romanzo epistolare in cui le donne indirizzano il loro messaggio al silenzio e all’assenza dei loro uomini». Eroine del mito, note e meno note, come Fillide, Enone, Arianna, Canace, Fedra e Medea, ci parlano così di amore, abbandoni, tradimenti e sofferenze ingiuste. Un coro ammutolito dalla storia che canta per il tramite dell’immaginazione del celebre poeta latino, in cui le voci si intrecciano per raccontare l’intero mito e accendere, al tempo stesso, una luce sul destino delle donne, con l’ironia dell’intelligenza e della creazione, la stessa che le ha sorretto molte volte nel loro cammino e che fa degli artisti creature senza sesso e identità, votate a creare e a reinterpretare le storie e i personaggi più diversi senza giudicare, ma cercando di comprendere. Un’opera in musica, che ritrova canti antichi che risvegliano la sensazione del legame con la terra dove si nasce, per allargare, poi, lo sguardo al mondo intero.

Alle 21.00, con un giorno di anticipo sul debutto, va in scena nel Giardino Paesaggistico di Porta Miano a Capodimonte (Porta Miano) una prova aperta al pubblico di Calà – L’ultimo filo, di Marco Ciconte e Giusy Mellace, con Erica Bianco, Giovanni Cordì e Francesca Flotta, diretti da Franco Eco, che firma anche le musiche originali. Il coraggio di lottare, recidendo il Filo del Male con la forza del pentimento e del riscatto sociale, è l’elemento fondante di questa performance teatrale tutta crotonese, che trae origine dalla leggenda mitica di una terra sorta a metà tra il Tirreno e lo Jonio, del cui fascino vennero a conoscenza popoli di Paesi lontani, intenzionati per questa ragione ad abitarla e impossessarsene, provocando così l’ira degli Dei. Per tenere lontani gli usurpatori, le divinità chiesero allora alle Parche di tessere il filo del destino, in cui ogni filamento avrebbe rappresentato un ostacolo da superare. Nasce allora Calà, l’anima nera. L’unica salvezza per lei, il voto alla Madonna Nera, rito diffuso nei culti mariani dell’Italia meridionale, dove il pentimento figura come la sola via per il perdono e il riscatto sociale.

Inaugurano alle 16.30 nella Sala Causa del Museo e Real Bosco di Capodimonte (Porta Grande) ben cinque mostre, aperte dal giovedì alla domenica (16.30-19.30) fino all’11 luglio. L’ingresso è gratuito. “Le forme dell’anima” a cura di Marina Turco, progetto allestitivo di Vincenzo Pastore, si compone di 10/13 busti in terracotta che uniscono due nuclei di produzione, uno dedicato al mondo antico e uno alla drammaturgia teatrale. Ne “Il tempo dell’attesa”, a cura di Giovanna Calvenzi, 100 fotografie raccontano più di trent’anni di attività della fotografa palermitana Lia Pasqualino, sentimentalmente legata alla Sicilia e a Palermo, e quindi all’intenso distillato umano che vi abita e al mistero del volto che vi si rivela. In ogni suo scatto si compone una narrativa fatta non solo di osservazione, ma anche di messa in scena, come si coglie nella sorprendente serie di ritratti in posa intitolata Attraverso. La mostra si compone di circa 97 stampe, di vari formati. Il catalogo in quadricomia sarà edito da Postcart di Claudio Corrivetti, e ospiterà testi di Roberto Andò, Letizia Battaglia, Giovanna Calvenzi, Dacia Maraini, Salvatore Silvano Nigro, Lia Pasqualino, Ferdinando Scianna. In “Malùra” di Simona Fredella e a cura di Chiara Lombardi, protagonisti sono i corpi di alcuni dei più noti autori/drammaturghi napoletani dal limitare dell’Ottocento fino ai giorni nostri, ritratti in un inusuale processo di de-composizione. Corpi infestati, assediati e insidiati da entità che essi stessi hanno ossessivamente evocato durante la loro esistenza, avendo amato, desiderato, sofferto; avendo vissuto immaginando e, dunque, avendo scritto. Prodotto dalla Fondazione Campania dei Festival, “Synaesthet X” è un progetto artistico di Vincenzo Fiorillo e Paolo Iammarone - con il progetto allestitivo di Vincenzo Pastore - nato dalla fusione di due progetti in origine separati, un percorso sensoriale in cui il suono e l’immagine si mescolano per dare vita a un’esperienza coinvolgente e stimolante, all’interno di una sorta di buio ventre materno per raccontare attraverso l’iconica figura della Barbie, intrappolata tra strati di colla, pittura e tessuti, ma vista come simbolo di resistenza nel tempo, i maltrattamenti e le ingiustizie che da sempre hanno subìto le donne. Da un’idea di Ruggero Cappuccio e a cura di Maria Grazia Ritrovato Buonoconto e Martin Rua, “Di androidi, sirene e altre storie – Mario Buonoconto. Retrospettiva” è la prima retrospettiva che Napoli dedica a Mario Buonoconto, studioso e artista poliedrico scomparso 18 anni fa, creatore di una moltitudine di opere che ruotano intorno al tema dell’esoterismo e del simbolismo, come quello delle Sirene, ma anche a quello attualissimo dell’incontro uomo-macchina con la serie degli Androidi.

In replica, alle 21, gli spettacoli La morte e la fanciulla di Ariel Dorfman per la regia di Elio De Capitani, al Cortile della Reggia (Porta Grande) e La resistenza negata, scritto e diretto da Fortunato Calvino, sul palco Praterie della Capraia (Porta Miano).

Per il “CTF21 by-day”, al mattino, ore 10, prenotandosi il giorno prima, parte dal Punto di Raccolta Belvedere (Porta Grande), la “Visita guidata al bosco” a piedi nei pressi della Reggia, per scoprire i viali e gli edifici storici del Real Bosco. Alle 11, nel Teatrino del Belvedere-Pagliarone (Porta Grande), “Come Alice…”, replica lo spettacolo per bambini (età consigliata: 6-10 anni) di Giovanna Facciolo, con maschere, figure e costumi di Rosellina Leone e Francesca Caracciolo, da Lewis Carroll. Interpreti Adele Amato De Serpis, Cristina Messere, Monica Costigliola, Valentina Carbonara. Per un pubblico scaglionato, in gruppi di 30 persone, alle 18, 18.30, 19 e 19.30, nel Teatrino del Belvedere-Pagliarone (Porta Grande), appuntamento con “L’Antica arte della Posteggia Napoletana”: l’omonimo duo esegue su richiesta canzoni classiche del repertorio partenopeo note e meno note.

Si ringraziano gli sponsor dell’edizione 2021 del Campania Teatro Festival: Enel, Mooney, Trenitalia, Md, Ferrarelle, Banca di Credito Popolare, Le Zirre Napoli, M.Car, Threesense.

Sul sito campaniateatrofestival.it sono consultabili le promozioni e gli eventi gratuiti ed è possibile acquistare i biglietti

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