“FIGLI D'A'MADONNA”
TESTI E REGIA DI ANTIMO CASERTANO
CON ANTONIO AGEROLA ANTIMO CASERTANO
E DANIELA IOIA
“Figli d’ ‘a Madonna”, la visita guidata teatralizzata
proposta da NarteA e Teatro Insania, va in scena domenica 20 ottobre ore 18,
negli ambienti del Complesso dell’Annunziata, nei luoghi in cui si accoglieva
l'infanzia abbandonata e dove fu consegnato, attraverso la famosa ruota degli
Esposti, anche il grande scultore Vincenzo Gemito. La la visita guidata, a cura
di Matteo Borriello, si incrocia con la pièce teatrale, ricostruendo
l’atmosfera dell’antica istituzione assistenziale napoletana. Testi scritti e
diretti da Antimo Casertano, anche in scena con Daniela Ioia e Antonio Agerola.
Costo del biglietto 12 euro. Per partecipare all’evento è necessaria la
prenotazione ai numeri 339 7020849 o 333 3152415.
Il pubblico sarà condotto negli ambienti della Basilica SS.
Annunziata Maggiore, negli spazi della chiesa, della sacrestia e nella cappella
del tesoro. Nata nel XIV secolo, insieme all'annessa istituzione assistenziale
per la cura dell'infanzia abbandonata, la Basilica fa parte di un vasto
complesso monumentale costituito in origine, oltre che dalla chiesa, da un
ospedale, un convento, un ospizio per i trovatelli ed un
"conservatorio" per le esposte. I bambini abbandonati venivano
introdotti nella famosa ruota, attraverso una specie di tamburo di legno di forma
cilindrica e raccolti all'interno da balie pronte ad intervenire ad ogni
chiamata. All'esterno, al di sopra della ruota, vi era un puttino di marmo con
la scritta: "O padre e madre che qui ne gettate / Alle vostre limosine
siamo raccomandati". Gli ospiti dell'istituzione erano chiamati
"figli della Madonna", "figli d'a Nunziata" o
"esposti".
Secondo il rituale d'immissione la persona che portava il
bambino alla ruota suonava un campanello esterno per poi fuggire via. Alcune
madri segnavano in modo indelebile il corpicino del bimbo per poterlo
riconoscere anche dopo anni, come avvenne per il famoso scultore ospite del
brefotrofio di Forcella: «Un vagito insistente — racconta Antimo Casertano —,
il gemito di un nuovo neonato, echeggia tra le mura del cortile della Real casa
dell’Annunziata, stretto tra le braccia di una nutrice, intenta a consolarlo
cantandogli una nenia, un rituale che da sempre si ripete all’arrivo di ogni
nuovo “Esposto”. Da dove arriva quella creaturina che si agita e si lamenta? Quale
storia porta con sé? E quale fatale destino lo attende dopo l’abbandono? Da qui
inizia anche la storia delle crudeli e misere origini e poi del riscatto di uno
dei migliori scultori ottocenteschi che il nostro paese possa vantare: Vincenzo
Gemito,‘o scultore pazzo, anch’egli mortificato e abbandonato nella casa del
quartiere Forcella».
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