LA WHITE NOISE GALLERY
INAUGURA LA NUOVA SEDE E PRESENTA
"SANTISSIMI REBIRTH"
Due teste umane sorrette soltanto dalle
corrispettive braccia aggrappate a un trespolo, in posizione da
volatile. In un romanzo dell’800, saremmo di fronte alla fantasia
di uno scienziato pazzo. Nella realtà di oggi, siamo di fronte a
un’opera di Sara Renzetti e Antonello Serra, due artisti radicali e
rigorosi, poeti della carne che trovano nelle anatomie impossibili la
rappresentazione visiva e concettuale dell’essere e dell’esistere.
Sono i Santissimi, duo sardo che il 24 marzo inaugura a Roma
“Rebirth”, l’esposizione curata da Eleonora Aloise e Carlo
Maria Lolli Ghetti della White Noise Gallery. E “Rebirth” sarà
il primo atto di un nuovo percorso della galleria romana che dal
quartiere di San Lorenzo si trasferisce in pieno centro, nel cuore di
uno dei quadrilateri dell’arte contemporanea a Roma, inaugurando
una programmazione più coraggiosa e concettuale, di matrice
fondamentalmente installativa.
I Santissimi usano il corpo come
strumento di comprensione dello spazio e del tempo, indagandolo nel
ciclo nascita-morte. Il corpo è una sorta di guscio che racchiude
storie e memorie, individuali e collettive, la superfice narrativa di
un discorso sulle condizioni sociali, politiche e culturali del
soggetto contemporaneo in crisi, condannato a dimenarsi fra
isolamento e allucinazione, desiderio e frustrazione.
Attraverso una tecnica di modellazione
del silicone, successivamente cristallizzato nella resina, i
Santissimi creano meticolosamente sculture a misura umana (che così
diventano specchio riflesso dello spettatore) di corpi indeboliti e
crudelmente imperfetti, portatori sani di deformazioni emotive e
fisiche. Corpi dagli occhi chiusi ed il volto impassibile. Corpi
disturbanti ma immersi in una calma irreale perché hanno imparato
l’angoscia esistenziale e riconosciuto l’incompletezza come
condizione inevitabile dell’esistenza. Ogni opera suggerisce la
promessa di un movimento che non arriva mai, dilatando il tempo in un
unico, infinito attimo. E tra angoscia e malinconia, si susseguono
fossili anatomici e corpi da incubo, fino ad arrivare a una scultura
come “Mom”, per la prima volta in esposizione, in cui la forma
torna all’origine e la carne diventa pura materia da plasmare,
embrione indefinito che evoca inquietudini ancestrali. I Santissimi
indagano forma e sostanza di esseri che hanno dimenticato la loro
storia naturale e da dove provengono, in uno sfasamento continuo
dell'identità. Una sorta di passione da laboratorio rivela
l’empirismo filosofico come corrente culturale di riferimento dei
Santissimi e si traduce nella messa in forma, in materia, in arte del
pensiero filosofico-scientifico. La potenza delle immagini dei
Santissimi, dunque, sconvolge e riscrive il concetto di pudore, di
morbosità, di corpo in un orizzonte che contempla il cinema del
primo David Cronenberg, alcune metamorfosi di Jan Fabre e il “corpo
senza organi” teorizzato da Antonin Artaud.
A cura di Eleonora Aloise e Carlo Maria
Lolli Ghetti
via della Seggiola, 9 | Roma
via della Seggiola, 9 | Roma
vernissage 24 marzo ore 18.30
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