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lunedì 13 febbraio 2017

"FEDRA LA TRAGEDIA DEL FURORE"
AL PICCOLO DI MILANO

Dal 14 al 26 febbraio al Piccolo Teatro Grassi
Attraverso Seneca ed Euripide, Andrea De Rosa
racconta il delirio d’amore come dono divino

Mercoledì 15 febbraio, al Chiostro di via Rovello, incontro con la compagnia

Minimale, carnale, onirico, chirurgico e passionale, Fedra consegna alla scena una delle più profonde indagini sull’uomo, quella sull’eros, irriducibile e insondabile.

Con Fedra, Andrea De Rosa trona a rivolgere la sua attenzione all’universo dei classici e del mito, continuando un suo percorso di ricerca e sperimentazione che scandaglia la modernità di testi senza tempo. De Rosa li attraversa con capillare intarsio della parola e con spirito innovativo nell’utilizzo di linguaggi sonori, musicali e multimediali, producendo immagini, azioni, relazioni che trovano carne e voce in un attore insieme classico e viscerale.


Sul piano tematico, viene riproposto, come in altri suoi lavori, il nodo di un amore inteso come pulsione accecante, archetipo da rintracciare nelle drammaturgie più sedimentate del repertorio teatrale occidentale. Così è anche per la figura di Fedra, che egli affronta attraverso l’opera di Seneca, in un dialogo originario e frontale con Euripide: se l’autore latino riscrive il mito greco liberandolo dal legame con il fato e dal disegno degli dei, consegnandolo in questo modo alla responsabilità dell’uomo, De Rosa ritrova, attraverso la fonte greca, un dialogo con le divinità, per contemplare la smisuratezza di forze che sovrastano l’uomo.

«La potenza del dio serve sia a Euripide che a Seneca per spiegare e descrivere la natura misteriosa e potentissima dell’innamoramento fatale, una forza caotica che ci travolge facendoci perdere l’orientamento e ci trascina letteralmente fuori di noi stessi – scrive il regista, Andrea De Rosa –. Attribuire quella potenza a un dio vuol dire, ancora oggi, per noi, riconoscere qualcosa che non è sotto il controllo della volontà e del raziocinio. È questo il motivo per cui restiamo ancora ammaliati e terrorizzati nel vedere Fedra allontanarsi sempre di più in un territorio dal quale non riuscirà a tornare più indietro, attratta da una forza imponderabile e misteriosa».

Fedra, sposa del re di Atene Teseo, arde di passione amorosa per il di lui figlio di primo letto, Ippolito. Il giovane, discendente della regina delle amazzoni, attratto dalla promessa d’innocenza insita nella natura, devoto alla caccia e distaccato dai legami familiari, respinge l’offerta della regina, che mediterà contro di lui una feroce vendetta di cui sarà artefice l’ignaro Teseo. La tragedia si compie fino alla morte violenta di Ippolito e al suicidio di Fedra.

Nella visione di De Rosa, Fedra e Ippolito appaiono come due figure in fuga ognuna dalla propria gabbia, sia essa determinata dai ruoli di un matrimonio nel quale l’amore occulto non trova asilo, sia quella dei vincoli della città opposti all’atavica attrazione per la caccia. Entrambi mossi da un eccesso di passione, i due protagonisti si fanno carico di un destino invincibile e rovinoso, che si compie senza alcuna catarsi.

«Fedra ama tragicamente ma l’amore si manifesta come possessione – continua De Rosa –. La parola latina che Seneca adopera più spesso per descrivere lo stato d’animo di Fedra è furor, che significa pazzia ma anche, e in misura ugualmente importante, passione violenta, delirio amoroso, desiderio sfrenato. Comunque la si intenda, questa parola ci introduce a una visione dell’amore che ci invita a cancellare con forza le incrostazioni romantiche e sentimentali che su questo tema si sono depositate. Qui l’amore è inteso, letteralmente, come qualcosa da cui si viene posseduti, qualcosa che viene da fuori, qualcosa di profondamente estraneo, come un virus che inizia a riprodursi nel nostro corpo senza il nostro assenso».

La scrittura di Seneca, moderna, non realistica, scandita per monologhi, indaga il mistero di un eros che non trova espressione nel pudore e si confonde con la follia. Integrato con brani dalle lettere dello stesso Seneca e dall’Ippolito di Euripide, lo spettacolo sonda la complessità delle forze insite nell’umano, nel momento in cui scompare la determinazione degli dei lasciando spazio a quel nucleo di istinti oscuri e contraddizioni profonde che è l’inconscio: la voce di Fedra è dominata da una forza che la spinge a uscire da sé e al contempo la frena, la sua volontà coincide con ciò che lei stessa non vuole.
In un gioco registico che cristallizza e riordina questa materia incandescente, viene posta al centro della scena una sorta di “scatola nera” – in forma di teca trasparente, livida e accecante – che registra e rivela ciò che è più vero del vero, e per questo impenetrabile. Una selva di microfoni ad asta raccoglie le parole dell’unica dea cui De Rosa dà accesso, una figura enigmatica, fiammeggiante e sarcastica, un’Afrodite ferita che rivendica il proprio ruolo fatale. E una popolazione di maschere neutre abita l’Ade tutt’intorno.

Conclude il regista: «Sono sempre affascinato dalle storie dominate da una componente oscura e quando si lavora sul “mito”, ci si trova sempre davanti a questo tipo di forze, potenti e misteriose (“Il mistero del mito – come scrive Karol Kerenji – deve essere sperimentato, venerato; deve entrare a far parte della nostra vita”). Siamo noi a studiare questi personaggi, ma poi, all’improvviso, la prospettiva si ribalta e sembra che siano loro che ti stanno guardando. Non si tratta di uno sguardo qualunque. Di fronte a Fedra, Teseo, Ippolito, sembra che nessuno sia mai arrivato a guardarti così in profondità».

Lo spettacolo ha vinto il Premio della Associazione Nazionale Critici nel 2016.

L’incontro
Mercoledì 15 febbraio, ore 17, al Chiostro di via Rovello, si terrà un incontro, aperto al pubblico, dal titolo “Variazioni sul mito: Fedra”. Interviene la compagnia dello spettacolo insieme a Chiara Torre (Università degli Studi di Milano) e Alfredo Casamento (Università degli Studi di Palermo) per approfondire il concetto di ‘ripensare’ i classici, valutarne il significato, l’universalità, le contaminazioni con il presente. Ingresso gratuito con prenotazione sul sito www.piccoloteatro.org

LA SCHEDA DELLO SPETTACOLO

Piccolo Teatro Grassi (Via Rovello, 2 – M1 Cordusio/Cairoli), dal 14 al 26 febbraio 2017
Fedra dalla Phaedra di Seneca (con estratti dall’Ippolito di Euripide e dalle Lettere di Seneca)
adattamento e regia Andrea De Rosa
con Laura Marinoni, Luca Lazzareschi, Anna Coppola, Fabrizio Falco, Tamara Balducci
scene e costumi Simone Mannino, luci Pasquale Mari, suono Gup Alcaro
produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione, Fondazione Teatro Stabile di Torino

Orari: martedì, giovedì e sabato, 19.30; mercoledì e venerdì, 20.30; domenica, 16. Lunedì riposo. Durata: 75 minuti
Prezzi: platea 33 euro, balconata 26 euro
Informazioni e prenotazioni 0242411889 - www.piccoloteatro.org

News, trailer, interviste ai protagonisti su www.piccoloteatro.tv 

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