TONI SERVILLO
"LE VOCI DI DANTE"
DI GIUSEPPE MONTESANO
BASILICA SAN PIETRO
IN CIEL D'ORO A PAVIA
Venerdì 7 novembre 2025, ore 20.30
“Lo corpo ond’ella fu cacciata giace giuso in Cieldauro; ed essa da martiro e da essilio venne a questa pace” (Paradiso X,127-129).
Questa terzina, dalla terza cantica della Divina Commedia, è riprodotta sulla facciata della Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro (Cieldauro, scrive Dante), a Pavia. Si fa riferimento, in quei versi, alla sepoltura del filosofo romano Severino Boezio, fatto uccidere dal re ostrogoto Teodorico, sulla cui tomba sorse la Basilica paleocristiana. Dalla sua abside dorata risuonano, per la prima volta il 7 novembre, Le voci di Dante, per disegnare, poi, uno speciale tracciato poetico attraverso sei chiese di cinque province lombarde. Dopo le tournée internazionali che, da quattro Stagioni, continuano a portare lo spettacolo in tutto il mondo, in collaborazione con gli Istituti Italiani di Cultura – da Praga a Lisbona, da Parigi a Tokyo, da Atene a Monaco di Baviera, fino al recente debutto al Teatre Goya di Barcellona, nell’ambito del Festival Temporada Alta –, questa particolarissima tournée lombarda, dopo la prima tappa autunnale, si allunga nel mese di maggio 2026, per concludersi, l’11 maggio, nel Duomo di Milano. Dopo Pavia e prima di Milano, le cattedrali di Cremona, Brescia, Vigevano e la Basilica di Santa Maria Maggiore di Bergamo si aprono alla parola del Sommo Poeta, con la quale Toni Servillo si confronta attraverso il filtro letterario di Giuseppe Montesano.
Realizzato dal Piccolo Teatro di Milano (si ringrazia Agenzia Teatri) e sostenuto da Fondazione Monte di Lombardia, il progetto porta nel cuore della Lombardia la voce di un interprete straordinario, al servizio di quel patrimonio culturale unico al mondo che è la Divina Commedia, della quale attraversa l’eredità vivente e la proietta sulle inquietudini del nostro tempo.
Riflessa nel prisma delle sue molteplici sfaccettature, da cui si irradia una sorta di elenco di definizioni alla ricerca dei segreti del mestiere (attore-autore, neointerprete, attore meticcio, maestro concertatore secondo l’amato paradigma del direttore d’orchestra, primo violino), la mobile arte di Toni Servillo accorda un’attenzione tutta particolare alle forme, ai contenuti e alla musicalità della poesia, vissuta come privilegiato terreno di incontro. Ne è una felice testimonianza, e insieme una esemplare sintesi, l’esperienza de Le voci di Dante che, nella sua “traversata” in Italia e fuori dai confini nazionali, giunge ora ad abitare alcune delle chiese della Lombardia (con stazione finale al Duomo di Milano), grazie alla virtuosa alleanza del Piccolo Teatro di Milano con Fondazione Monte di Lombardia. Servillo trova nel saldo sodalizio con Giuseppe Montesano – nella fraterna frequentazione del pensiero e della scrittura dell’autore campano – una via originale, e necessariamente appassionata (e appassionante), di avvicinarsi alla Commedia, in un ascolto dell’opera tramato di cura e dedizione. Dalla sapiente orchestrazione dei silenzi alla verità della carne chiamata a restituire fisicamente (in primis, vocalmente) i versi del Sommo Poeta, Servillo ricorda da presso l’«attore senza gesti», caro a Cesare Garboli, e, al contempo, onora al massimo grado le parole di un suo antico e rimpianto maestro, Leo de Berardinis: «Attori si nasce ma si diventa. Le capacità naturali vanno rigorosamente affinate nella tecnica, poi bisogna far sparire la tecnica, come nelle arti marziali: si recupera il movimento naturale della difesa e dell’attacco fino a non pensarlo più, mentre il corpo agisce per intuito profondo».
Claudio Longhi
Realizzato dal Piccolo Teatro di Milano (si ringrazia Agenzia Teatri) e sostenuto da Fondazione Monte di Lombardia, il progetto porta nel cuore della Lombardia la voce di un interprete straordinario, al servizio di quel patrimonio culturale unico al mondo che è la Divina Commedia, della quale attraversa l’eredità vivente e la proietta sulle inquietudini del nostro tempo.
Riflessa nel prisma delle sue molteplici sfaccettature, da cui si irradia una sorta di elenco di definizioni alla ricerca dei segreti del mestiere (attore-autore, neointerprete, attore meticcio, maestro concertatore secondo l’amato paradigma del direttore d’orchestra, primo violino), la mobile arte di Toni Servillo accorda un’attenzione tutta particolare alle forme, ai contenuti e alla musicalità della poesia, vissuta come privilegiato terreno di incontro. Ne è una felice testimonianza, e insieme una esemplare sintesi, l’esperienza de Le voci di Dante che, nella sua “traversata” in Italia e fuori dai confini nazionali, giunge ora ad abitare alcune delle chiese della Lombardia (con stazione finale al Duomo di Milano), grazie alla virtuosa alleanza del Piccolo Teatro di Milano con Fondazione Monte di Lombardia. Servillo trova nel saldo sodalizio con Giuseppe Montesano – nella fraterna frequentazione del pensiero e della scrittura dell’autore campano – una via originale, e necessariamente appassionata (e appassionante), di avvicinarsi alla Commedia, in un ascolto dell’opera tramato di cura e dedizione. Dalla sapiente orchestrazione dei silenzi alla verità della carne chiamata a restituire fisicamente (in primis, vocalmente) i versi del Sommo Poeta, Servillo ricorda da presso l’«attore senza gesti», caro a Cesare Garboli, e, al contempo, onora al massimo grado le parole di un suo antico e rimpianto maestro, Leo de Berardinis: «Attori si nasce ma si diventa. Le capacità naturali vanno rigorosamente affinate nella tecnica, poi bisogna far sparire la tecnica, come nelle arti marziali: si recupera il movimento naturale della difesa e dell’attacco fino a non pensarlo più, mentre il corpo agisce per intuito profondo».
Claudio Longhi
Nel viaggio delle Voci di Dante nelle chiese di Lombardia, che attraverserà la nostra Regione, tappa dopo tappa, fino alla primavera, le voci plurali del titolo si accordano in una sola, quella di un artista straordinario e di un caro amico, Toni Servillo. A lui il Piccolo è legato da un sodalizio lungo e felice, che ha dato vita, negli anni, a produzioni di straordinario successo, in Italia e nel mondo, come Trilogia della villeggiatura di Goldoni, Le voci di dentro di De Filippo ed Elvira di Brigitte Jaques, spettacoli rimasti nella memoria collettiva, che hanno alimentato la vocazione internazionale del Teatro. Lungo le tappe di Praga, Lisbona, Parigi, Tokyo, Atene, Monaco di Baviera e Barcellona, anche Le voci di Dante ha condiviso la stessa rotta, portando la parola del Poeta, nel raffinato filtro letterario di Giuseppe Montesano e, in collaborazione con gli Istituti Italiani di Cultura, a varie latitudini del globo. Allo spettacolo mi unisce un ricordo personale: nei primi giorni del mio mandato al fianco di Claudio Longhi, incontrai Toni Servillo, che mi raccontò l’intensità e il significato di aver portato Dante nel Duomo di Modena, poco tempo prima; da lì, l’idea condivisa di rinnovare l’intimo legame fra parola poetica e spazio sacro nelle chiese. Grazie al sostegno della Fondazione Monte di Lombardia, che da subito ha sposato il progetto, l’universalità sempre attuale della Divina Commedia, la sua capacità di parlare, con disarmante lucidità, al nostro multiforme presente, risuonerà, attraverso la voce di un interprete d’eccezione, da San Pietro in Ciel d’Oro, a Pavia – la stessa “Cieldauro” evocata nel Paradiso – alle chiese di Cremona, Brescia, Vigevano e Bergamo, fino alla conclusione nel Duomo di Milano, grazie alla generosa ospitalità della Veneranda Fabbrica del Duomo e di Monsignor Gianantonio Borgonovo.
Lanfranco Li Cauli
La Fondazione Monte di Lombardia, promotrice e sostenitrice dell’ambiziosa iniziativa Toni Servillo.
“Le voci di Dante” nelle chiese di Lombardia, organizzata in collaborazione con il Piccolo Teatro di Milano, è lieta di offrire alla cittadinanza lombarda un elevato momento artistico per apprezzare il patrimonio culturale e religioso ereditato dall’opera dantesca, all’interno delle più prestigiose cornici ecclesiastiche lombarde, luoghi in cui la bellezza storica e unica delle chiese si incrocia con la riflessione teologica e filosofica del Sommo Poeta, narrata con la voce del noto attore Toni Servillo.
A partire dalla Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro di Pavia, ove riposano le spoglie di Sant’Agostino, il cui pensiero filosofico ebbe, come noto, grande influenza su Dante, il viaggio dantesco percorrerà le Cattedrali di Cremona, Brescia (Duomo Vecchio), Vigevano, la Basilica di Santa Maria Maggiore di Bergamo, fino a concludere il percorso nel Duomo di Milano. Ecco, dunque, che trova anche compimento la mission della Fondazione Monte di Lombardia e del Piccolo Teatro di Milano nella promozione e diffusione della cultura in tutto il territorio.
Mario Cera
Presidente Fondazione Monte di Lombardia
Dante nostro contemporaneo
di Giuseppe Montesano
Ha ancora senso leggere e ascoltare poesia, e una poesia che risale a sette secoli fa, in questo tempo in cui la violenza erompe a ogni ora che passa dal sottosuolo e rischia di incendiare l’esistenza? Prima di dar vita alla voce che dice e grida e sussurra Le voci di Dante ci siamo fatti a lungo questa domanda, senza fare sconti né all’arte della poesia né alla bellezza che la poesia porta con sé, e la risposta non è stata sì la poesia ha ancora senso, ma è stata sì perché nel nostro tempo la poesia ha più senso che mai.
Perché la poesia ci mette in contatto con quel mondo segreto che ci insegna come trasformare la violenza nel suo contrario, e lo fa attraverso l’emozione che nutre il pensiero: per questo abbiamo deciso di scrivere e dire in pubblico Le voci di Dante, uno spettacolo che abolisce la spettacolarità e al centro del quale c’è il miracolo poetico che è la Commedia. E poi, a un certo punto, abbiamo sognato che Le voci di Dante trovasse un suo luogo speciale nelle chiese e nelle cattedrali, queste voci di pietra e ascesa del corpo e della mente che i secoli ci hanno lasciato come vie per un mondo diverso da questo, un mondo fatto come un giardino di vita e non come un luogo di pena e di morte: e ora il sogno si realizza. Forse oggi gli antichi luoghi del cristianesimo possono portare in sé una vita nuova, una voce che parli ai credenti e ai non credenti, che parli a quelli che non si illudono di conoscere la verità ma la cercano, con pazienza, con ostinazione, con desiderio, e la cercano in mezzo ai deserti di insensatezza che crescono. Ma proprio in questo tempo difficile e contraddittorio le chiese possono essere luoghi in cui si trova una protezione attiva e aperta a tutti, luoghi dove la storia raccontata da un idiota, traboccante di chiacchiera e furore, e che non vuole dir nulla, rimane fuori.
E nelle chiese possono sorgere le voci della poesia, che si oppongono alla chiacchiera della propaganda che chiama bello il brutto e brutto il bello, male il bene e bene il male, falso il vero e vero il falso. Nelle tempeste della storia molti luoghi di culto accolsero chi cercava scampo alle mattanze: senza chiedere passaporti e certificati di buona condotta, senza scegliere il colore della pelle, senza sottilizzare fra credenti in un Dio o in un altro, senza fare distinzioni di ricchezza o di povertà, e se mai aprendo di più e con più gioia le porte agli ultimi della terra.
Quali luoghi migliore allora, in mezzo alle tempeste che l’incubo della storia scatena, per ascoltare la voce appassionata e intransigente di Dante everyman? Lui che nel divino poema unì Oriente e Occidente e si ispirò alla bellezza e alla verità da qualsiasi parte venissero, lui che guardò dietro di sé per recuperare ciò che aveva fatto di meglio il passato ma che sognò il futuro come un viaggio rischioso e necessario verso l’ignoto, lui che riuscì nell’ultimissimo verso del suo poema a evocare la disarmata potenza che chiamò l’amor che move il sole e l’altre stelle. Non è per i perfetti che credono di sapere e di avere tutto che è scritta la Commedia, e non è scritta nemmeno per gli ignavi che guardano sempre da un’altra parte, e nemmeno è scritta per chi ha perso il ben dell’intelletto insieme all’umana pietà: ma è scritta per te, per me, per noi, per quelli che sono imperfetti ma cercano ciò che manca, che smarriscono la via ma continuano a chiedere che ci sia sulla terra una maniera di essere uomini, non distruttori. Come il divino poema di Dante, il nostro presente è all’incrocio tra ciò che è stato irreversibilmente e ciò che invece potrebbe essere diversamente: e non ha forse un significato particolare che alcune chiese aprano le porte a questa poesia? Le chiese dove i secoli hanno accumulato la storia ma che indicano una via di uscita dalla storia come incubo? Le chiese che vollero essere luoghi di bellezza sapendo che la luce della bellezza è inseparabile dalla giustizia e dal bene?
Un grande poeta ha scritto che un uomo può stare tre giorni senza pane, ma neanche un giorno senza poesia: e certo non si stava prendendo gioco di coloro a cui il pane manca perché gli viene tolto di bocca! Semplicemente quel poeta sapeva che la vita vera è sempre altrove, e che senza quella vita i giorni sono una morte precoce. Le parole della poesia non sono una fuga dalla realtà, e meno che mai lo sono quelle di Dante che fondarono la lingua italiana sette secoli fa: la poesia sa parlare di ciò che è stupore e dolcezza ma senza dimenticare l’orrore, la poesia sa che c’è un vento che ispira chi rimane vigile e che quel vento soffia dove vuole, la poesia sa che bisogna attraversare in corpo e anima gli inferni se si vuole arrivare a un paradiso. La poesia indica la via: tocca a noi metterci in cammino per uscire dalla selva oscura e riveder le stelle.
CALENDARIO
7 novembre, ore 20:30 | PAVIA
Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro
Ingresso gratuito con prenotazione
(per gli appuntamenti di maggio, a partire dal 6 aprile 2026)
È possibile effettuare una donazione libera a sostegno della Basilica.
Info e modalità su piccoloteatro.org
6 maggio, ore 21:00 | CREMONA
Cattedrale di Cremona
7 maggio, ore 21:00 | BRESCIA
Cattedrale di Brescia – Duomo vecchio
8 maggio, ore 21:00 | VIGEVANO
Cattedrale di Vigevano
9 maggio, ore 21:00 | BERGAMO
Basilica di Santa Maria Maggiore
11 maggio, ore 21:00 | MILANO
Duomo di Milano
La rappresentazione nel Duomo di Milano è sovratitolata in inglese a cura di Prescott Studio.
Un grande poeta ha scritto che un uomo può stare tre giorni senza pane, ma neanche un giorno senza poesia: e certo non si stava prendendo gioco di coloro a cui il pane manca perché gli viene tolto di bocca! Semplicemente quel poeta sapeva che la vita vera è sempre altrove, e che senza quella vita i giorni sono una morte precoce. Le parole della poesia non sono una fuga dalla realtà, e meno che mai lo sono quelle di Dante che fondarono la lingua italiana sette secoli fa: la poesia sa parlare di ciò che è stupore e dolcezza ma senza dimenticare l’orrore, la poesia sa che c’è un vento che ispira chi rimane vigile e che quel vento soffia dove vuole, la poesia sa che bisogna attraversare in corpo e anima gli inferni se si vuole arrivare a un paradiso. La poesia indica la via: tocca a noi metterci in cammino per uscire dalla selva oscura e riveder le stelle.
CALENDARIO
7 novembre, ore 20:30 | PAVIA
Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro
Ingresso gratuito con prenotazione
(per gli appuntamenti di maggio, a partire dal 6 aprile 2026)
È possibile effettuare una donazione libera a sostegno della Basilica.
Info e modalità su piccoloteatro.org
6 maggio, ore 21:00 | CREMONA
Cattedrale di Cremona
7 maggio, ore 21:00 | BRESCIA
Cattedrale di Brescia – Duomo vecchio
8 maggio, ore 21:00 | VIGEVANO
Cattedrale di Vigevano
9 maggio, ore 21:00 | BERGAMO
Basilica di Santa Maria Maggiore
11 maggio, ore 21:00 | MILANO
Duomo di Milano
La rappresentazione nel Duomo di Milano è sovratitolata in inglese a cura di Prescott Studio.



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