Il Festival delle Migrazioni è ideato e organizzato dalle compagnie teatrali Almateatro e A.M.A. Factory. È sostenuto da Fondazione Compagnia di San Paolo (maggior sostenitore) e dal Ministero della Cultura – Direzione Generale Spettacolo, Città di Torino, Legacoop Piemonte e Iren e patrocinato da Città di Torino e Circoscrizione 7.
Il festival è diffuso in città tra l’ex cimitero di San Pietro in Vincoli, Scuola Holden, Giardino Pellegrino, St’Orto Urbano, Polo del ‘900, Biblioteca Civica Italo Calvino e Fondazione Sandretto Re Rebaudengo.
SPETTACOLI
Teatro, musica e momenti performativi si confermano come
linguaggi privilegiati dell’evento per trattare i temi legati alla migrazione.
Dopo il debutto dello scorso anno, arriva per la seconda volta in Italia il
Palestinian Circus con Sarab, spettacolo di circo-teatro che segnerà la fine
della rassegna, domenica 14, e che racconta le difficoltà affrontate dai
rifugiati in tutto il mondo, per riflettere sulla loro storia e su come questa
si ripeta oggi per milioni di persone. Molto più di una performance, Sarab è un
atto creativo di resistenza e un messaggio di libertà in equilibrio tra arte e
impegno sociale. Oggi il Palestinian Circus è un punto di riferimento per il
circo contemporaneo nel territorio e unisce discipline come danza, musica,
teatro e acrobatica per raccontare le realtà quotidiane vissute sotto
occupazione. Nell’anteprima assoluta di Ceci n’est pas Omar con pochi preziosi
elementi (cartoline, lettere, videointerviste), Omar Giorgio Makhloufi racconta
al Festival delle Migrazioni il viaggio mai fatto in Algeria e il rapporto
mancato con la famiglia di origine. Lo spirito del ghetto si pone a metà tra
conferenza e live: un'esplorazione antropologica e musicale che racconta La
Pista di Borgo Mezzanone (Foggia), il più grande ghetto italiano, nato ai
confini del centro di accoglienza per richiedenti asilo. In scena si alternano
narrazione, registrazioni musicali e brevi video inediti che risalgono al 2017,
quando Matteo Saltalamacchia venne invitato da Radio Ghetto tra le baracche
della Pista. Ogni luogo è un dove, di e con Massimo Germini, Eleni Malos e
Marco Aime è un viaggio tra parole e musica che racconta le rotte migratorie
attraverso deserti, mari, cieli, muri, per affermare il proprio diritto e
desiderio di vita.
La musica è protagonista anche con il concerto dei Bantukemistry, trio che mescola le sonorità afro più moderne con il jazz e con l’elettronica, e con quello dei The Brothers' Keepers, gruppo che porta lo spirito autentico del reggae roots, intriso di messaggi di pace e spiritualità.
INCONTRI
Numerosi gli incontri con giornalisti, esperti e attivisti.
In Rimpatri e ritorni: un altro approccio alla mobilità è possibile?, nel
quadro del progetto NADIHO: Navigating returns West African Experiences of
Difficult Homecoming curato da Fieri, verrà presentata una ricerca sui ritorni
delle persone con vissuto migratorio, sia forzati che volontari, con un focus
sulle politiche pubbliche. Nell’appuntamento dedicato all’analisi del Nuovo
Patto sulla Migrazione, si prova a rispondere alle domande: cosa cambia davvero
nelle politiche europee in materia di accoglienza, detenzione, rimpatri e
responsabilità degli Stati membri? Quali sono gli effetti concreti sulle vite
delle persone in movimento e sulle pratiche di solidarietà nei territori di
frontiera e nelle città europee? Sempre dedicati alle frontiere e al loro
attraversamento, gli incontri sul confine tra Messico e Stati Uniti, il più
attraversato e militarizzato al mondo, e quello dal titolo Il cuore oltre ogni
frontiera: per il terzo anno un appuntamento fisso per raccontare storie di
sofferenza, ma anche di speranze, insieme alle fatiche sempre maggiori di chi
si impegna attivamente per aiutare le persone in cammino. Tra i relatori, anche
Lam Magok, vittima e testimone delle atrocità commesse in Libia.
Palestina. Storie di attivismo e resistenza vedrà in dialogo
Moni Ovadia, l’artista palestinese Noor Abo Alrob e Paolo Ferrara (Terre des
Hommes), coordinati da Barbara Schiavulli. L’evento è realizzato in
collaborazione con Articolo 21 Piemonte e Giosef Torino, associazione di
promozione sociale che si occupa di promozione dei diritti umani attraverso
l'educazione non formale e l'apprendimento interculturale e che al festival
condurrà anche il workshop Perché Palestina? In cui i diversi temi legati all’attivismo
per la Palestina vengono affrontati in chiave intersezionale, attraverso
pratiche e lavori di educazione ai diritti umani.
Con Ucraina-Russia: un conflitto che ci attraversa le
giornaliste Monica Perosino e Anna Zafesova portano il loro sguardo diretto
sulla guerra, tra cronache, analisi e vissuti, restituendone la complessità.
Il festival torna sui temi del giornalismo e della
responsabilità nel scegliere le parole e le immagini per raccontare conflitti e
migrazioni. A partire dal lavoro dell’Osservatorio Carta di Roma, ne discutono
Nello Scavo (in collegamento), Paola Barretta, portavoce dell’Associazione
Carta di Roma, Tana Anglana, esperta in migrazione e cambiamento della
narrazione, e Stefano Tallia, presidente Ordine dei Giornalisti Piemonte.
Il fumettista Boban Pesov nel suo C’era una volta l’est racconta la storia di una coppia che parte per un viaggio verso la Macedonia del Nord per raggiungere la famiglia del protagonista. La narrazione è intervallata da flashback del passato: dalla fuga del padre durante la guerra in Jugoslavia agli anni dell’infanzia, vissuti con la madre e il fratello.
Alle storie, ai corpi e alle voci delle donne, il festival dedica quattro appuntamenti. In un incontro-performance verrà raccontato il progetto Afro Women Poetry, che mira ad aprire una finestra sulla produzione poetica femminile dei Paesi dell’Africa Sub-Sahariana. Ospiti la poeta Samira Fall, che per l’occasione arriverà dal Senegal, e Sarah Lubala, scrittrice di origini congolesi residente in Sudafrica (in collegamento). Coordina gli interventi l’ideatrice del progetto, la giornalista Antonella Sinopoli, che in un altro appuntamento presenta il suo libro Black sisters. Le donne e la guerra nell’Africa subsahariana. Nel testo le storie raccolte stimolano una contronarrazione che finalmente veda al centro le donne che sono state figure di spicco in momenti di lotta e interpreti di cambiamenti storici, ribaltando una visione che ha sempre raccontato il femminile solo come vittima. A partire dal suo libro Sotto gli occhi di tutti, Rosanna Paradiso - esperta Programmi Anti-Tratta, porta il focus sullo sfruttamento sessuale, mercato feroce della criminalità organizzata, alimentato dalla domanda di sesso a pagamento e dall’indifferenza sociale. Torna l’appuntamento con il Concorso letterario nazionale Lingua Madre, quest’anno giunto alla sua ventesima edizione. Un’occasione per mettersi all’ascolto di voci altre, arricchita dalla sezione fotografica curata dalla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo.
TORINO
Il rapporto tra la città di Torino e il fenomeno migratorio
verrà esplorato da più punti di vista e fin dal primo giorno di festival, nel
talk dedicato all’analisi della situazione attuale in merito alle politiche di
accoglienza, con l’assessore Jacopo Rosatelli, il consigliere Abdullahi Ahmed,
Sara Belleni (funzionaria presso l’area IV-immigrazione della prefettura di
Torino) e Massimo Gnone (UNHCR).
Nella giornata di giovedì sono due gli incontri dedicati alla città. La performance Stupefacenti - frutto dei laboratori svolti a maggio nella periferia nord di Torino - restituisce sulla scena la complessa discussione sul rapporto tra uso di sostanze, appartenenze culturali e legame con la spiritualità, con un focus sui quartieri di Barriera di Milano e Aurora. Più tardi Audiowalk Borgo Dora, attività di teatro multimediale dal vivo con l’uso di cuffie audio, propone un racconto sonoro costruito attraverso la voce delle e degli abitanti di Borgo Dora, in cui il pubblico può camminare insieme mentre ascolta le storie da cui emergono i vissuti multiculturali del territorio. Torna per il secondo anno Migrantour, l’itinerario che porta i partecipanti a Porta Palazzo, alla scoperta dei cibi e dei sapori del mondo entrando in contatto con le molteplici storie di migrazione che da sempre hanno contribuito allo sviluppo sociale, culturale ed economico della città.
MOSTRE
Per tutta la durata del festival saranno visibili a San
Pietro in Vincoli tre mostre. Con Fuga dalla povertà e dalle guerre, Ebrima
Danso, dopo aver affrontato giovanissimo l’inferno della Libia e il
Mediterraneo per arrivare in Italia, oggi ha trasformato la memoria in arte
grazie ai suoi quadri. I lenzuoli della Memoria Migrante, ricamati da Daniela
Gioda insieme al Collettivo Carovane Migranti, sono pagine di un libro aperto,
occasione di memoria attiva, luogo di solidarietà. Da anni viaggiano di Paese
in Paese, attraverso le iniziative delle Carovane, per preservare le storie
delle persone, dare un nome ai numeri e riportare in vita la memoria degli
scomparsi nel tentativo di attraversare un confine, alla ricerca di un futuro
degno.
Nell’ambito dell’opening del festival, infine, avverrà la
presentazione delle vincitrici e dei vincitori del concorso Ai miei sogni non
rinuncio a cura di Mosaico - Azioni per i rifugiati con il sostegno di
Fondazione Lavazza e la collaborazione di Fondazione Orsolina 28 sul tema del
sogno, rivolto ad artisti rifugiati o con background migratorio. Sarà presente
una delle vincitrici, Parnian Javanmard, nata in Iran.
Per tutta la durata del festival sarà inoltre possibile visitare gratuitamente alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo le mostre I Saw A Dark Cloud Rise di Alessandra Ferrini, Bird Dream Machine di Teresa Solar Abboud e Evenfall di Jem Perucchini.
Nei cinque giorni della manifestazione, nel cortile di San Pietro in Vincoli verrà installata una postazione fissa con materiali di approfondimento sulle tematiche che riguardano le migrazioni e il mondo LGBTQI+.
LABORATORI
Per una partecipazione diretta da parte del pubblico, sono in calendario anche due laboratori. Cartografie è il workshop teatrale di immaginazione geografica collettiva, ideato e condotto da Paola Di Mitri, regista e autrice. Un percorso che intreccia arti teatrali e tecniche cinematografiche che invita a sviluppare uno sguardo consapevole e critico sul paesaggio che abitano, sui propri vissuti e sugli intrecci tra esperienze migratorie e cambiamenti climatici, per poi distaccarsene e immaginare un nuovo territorio, una geografia alternativa da inventare collettivamente. Con Nelle mani Kassamba Lamoussa insegnerà ai partecipanti a costruire artigianalmente il proprio tamburo.
CINEMA
Tornano anche quest’anno gli appuntamenti al Polo del ‘900 dedicati al cinema, con la rassegna realizzata in collaborazione con l’Associazione Museo Nazionale del Cinema. Si inizia con Eldorado di Markus Imhoof, che a partire da un’esperienza vissuta personalmente dal regista, racconta la crisi dei migranti, tra i ricordi dell’infanzia in Svizzera e l'attuale dramma del Mediterraneo. A seguire verranno proiettati i cortometraggi vincitori del progetto Decolonizing Frames: Mawtini, per la regia della palestinese Fateema Al-Hamaydeh Miller, in cui Nawal, giovane donna palestinese, diventa amica di Tanya, un’artista indigena più anziana, e The Steak dell’iraniano Kiaresh Dadgar, nel quale si utilizza un linguaggio audiovisivo potente e immersivo per trascinare lo spettatore in un’esperienza di angoscia sospesa.
CENA DELLE CITTADINANZE
Sabato 13 torna la Cena delle Cittadinanze: un appuntamento molto amato dal pubblico, che in ogni edizione coinvolge cittadini, istituzioni, operatori e associazioni nel ritrovarsi insieme in un clima di convivialità. Una lunga tavolata nel cortile di San Pietro in Vincoli è l’occasione per condividere insieme il cibo portato da casa e i piatti proposti dalle cucine dal mondo presenti al festival, vivendo l’emozione di una cena tutti insieme.
Il Festival delle Migrazioni è un evento internazionale diffuso che utilizza teatro, arte, cinema, letteratura e performance partecipate con il pubblico come strumenti privilegiati di coinvolgimento, approfondimento e riflessione, per aiutare a meglio comprendere e analizzare la complessità del fenomeno migratorio, con le sue contraddizioni e problematiche, ma anche bellezza e ricchezza; un punto di riferimento nazionale che dà voce a nuovi sguardi e narrazioni su questo tema. Il cuore oltre l’ostacolo è il tema scelto per questa edizione del Festival delle Migrazioni: “Viviamo un tempo attraversato da guerre, crisi sistemiche e disuguaglianze profonde. I confini si moltiplicano, intere popolazioni vengono spinte ai margini della storia. In questo paesaggio frantumato, vogliamo rilanciare un’idea di umanità che si muove, resiste, immagina. “Il cuore oltre l’ostacolo” è un gesto politico e poetico: coltivare visioni anche quando il presente sembra cieco. È una chiamata collettiva all’impegno, alla responsabilità, alla solidarietà concreta. A stare dentro le contraddizioni del nostro tempo, senza smettere di cercare nuove strade per abitare il mondo insieme”, commentano gli organizzatori.
Per partecipare agli eventi è consigliata la prenotazione tramite Eventbrite. Dettagli e aggiornamenti sul sito festivaldellemigrazioni.it e sui canali social.
Il Festival delle Migrazioni 2025 è un evento organizzato da
Almateatro e A.M.A Factory; con il patrocinio di Città di Torino, Città
Metropolitana, Circoscrizione 7, Ordine dei Giornalisti; con la partecipazione
di Riforma, Scuola Holden, Polo del ‘900, Associazione Stampa Subalpina,
Ufficio Pastorale Migranti, Fondazione Comunità di Palazzo, Fuori di Palazzo,
St’Orto Urbano, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Coldiretti e con la
collaborazione di Tedacà, Melting Pot, Giosef Torino, Associazione Museo Nazionale
del Cinema, Voci Globali, Carovane Migranti, Lingua Madre, Lab Perm di
Castaldo, Fertili Terreni Teatro, Articolo 21, Fieri, Magazzino Resistente,
Polski Kot, On Borders,
Decolonizing Frames, QuFooma,
Amnesty International, CIAC –
UNHCR, Cooperativa Didaxé, GiovaniXTorino,
RBE - Radio Beckwith Evangelica, SuiGeneris, Shamss Collective, Shaining Food,
Mosaico-Associazione per i Rifugiati, C.OH, Migrantour, Lezioni Africane,
Concorso Letterario Nazionale Lingua Madre, Terre des Hommes, Jigeenyi.

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