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martedì 3 giugno 2025

PICCOLO TEATRO STUDIO MELATO DI MILANO
PRIMA ASSOLUTA
MARCO D'AGOSTIN
"ASTEROIDE"

Dal 3 all’8 giugno 2025
Un omaggio al musical, alle sue travolgenti e paradossali logiche, alle storie d’amore che finiscono improvvise come un asteroide e alla nostra umana, intollerabile finitezza. È Asteroide, in scena, in prima assoluta, al Teatro Studio Melato, dal 3 all’8 giugno. Con la consueta ironia, Marco D’Agostin, artista associato al Piccolo, costruisce una partitura per voce e corpo che, muovendosi tra paleontologia, danza e sentimento racconta gli infiniti modi coi quali la vita trova sempre il modo di resistere.
Nel nuovo spettacolo di Marco D’Agostin, un misterioso paleontologo si presenta al pubblico per discorrere di ossa, estinzioni e materiale cosmico. Appare subito chiaro che qualcosa non torna: le sue frasi si lasciano scappare dettagli sentimentali, la postura di un arto assume una bizzarra posa coreografica, la pronuncia delle parole assomiglia sempre di più a un canto.

Una minaccia incombe sul corpo del divulgatore, terrificante quanto la scia di un asteroide: è il musical, la forma di entertaining più paradossale ed estenuante, che sembra voler divorare la conferenza per mettere alla prova la capacità di danzare e cantare il racconto della fine. In un corpo a corpo con Broadway, il divulgatore/performer di D’Agostin dà vita a un inedito duetto che ha per coppie di protagonisti la scienza e l’amore, l’intrattenimento e l’informazione, la vita e la morte.

Tra tradimenti, ossa di dinosauro e misteriose grotte piene di iridio, Asteroide racconta la straordinaria capacità della vita – e dunque dell’arte – di ripresentarsi sempre, in nuove forme, senza soccombere mai. E gli esseri viventi, chiamati di continuo a ricostruirsi dopo le apocalissi, sono la prova di una costruzione continua e costante, strato dopo strato, come il tessuto terrestre.

Alcuni decenni fa, contemplando i labirintici e melanconici capricci incisi da Dürer sullo spirare del Quattrocento per illustrare l’Apocalisse, uno scrittore acuto e raffinato come Giorgio Manganelli commentava: «La parola stessa, “Apocalisse”, pare essersi staccata dal libro che designa, come una delle belve volanti che lo affollano, e si muove nel nostro cielo con un messaggio ferreo e angoscioso, è una belva dell’intelligenza che non cerca di colpire le nostre carni, ma introduce nella nostra mente una immagine rovinosa e sacra, il sigillo di una catastrofe che non è biologica, né ecologica, né nucleare, né epidemica: è l’idea della fine come significato, della morte totale di questo mondo come atto dotato di senso, anzi idoneo a conferire senso a tutto ciò che, fino al momento finale, si vestiva dei panni fastosi della “storia”».

Mascherandosi da bizzarro e sibillino paleontologo, Marco D’Agostin scava tra fossili e reperti, perlustra le possibilità di collisioni fatali e funesti crolli, in un racconto coreografico che compone un ideale “passo a due” con la belva dell’intelligenza evocata da Manganelli, senza però adagiarsi in una estetica della catastrofe priva di via d’uscita ma rovesciando l’orizzonte della fine in slancio rigenerativo. Il corpo del performer in scena – incarnazione dell’«atleta del cuore» di artaudiana memoria – si presenta come un campo di tensioni e mutamenti, uno spazio su cui si catapulta il mondo del musical con i suoi codici e le sue mitologie: attraverso questo cortocircuito, D’Agostin continua la personale esplorazione intorno all’idea (e alla pratica) di “intrattenimento” che nasconde, sotto il velo dello “svago”, l’audacia di toccare corde profonde dell’umana natura. Con divertita grazia, Asteroide è un assolo che si spoglia della sua apparente forma di esercizio individuale per aprirsi, fin dal processo creativo radicato in una condivisione di sguardi, a un respiro collettivo che ci ricorda una semplice e potente verità: «La comunità […] è sempre una cosa buona» (Zygmunt Bauman).
Claudio Longhi

Federico Campagna, in un formidabile libercolo dal titolo Cultura profetica, invita a considerare l’apocalisse come qualcosa che ci sta a sempre alle spalle. Non è forse una catastrofe il momento in cui, sul finire dell’infanzia, i giocattoli smettono di parlarci? Ci addentriamo nell’adolescenza in un mondo tutto da ricostruire, soli e senza punti di riferimento.

Sessantasei milioni di anni un asteroide di 11 km di diametro si è schiantato al largo dello Yucatàn, in Messico. È quasi impossibile far fronte cognitivamente alle conseguenze devastanti di quell’impatto - una storia di estinzione e buio e terrore, osservata dalla nostra umana prospettiva: allo stesso modo rimaniamo inerti al cospetto delle nostre catastrofi personali. Eppure, in entrambi i casi, la vita mette alla prova se stessa e la capacità di cambiare corpo e forma per continuare a vivere. L’immagine di un asteroide, cosmico o sentimentale, che stravolga il destino di un Pianeta o di un’esistenza, è in grado di connettere il tempo profondo con quello quotidiano, le ere geologiche con le singole biografie: né le corazze dei dinosauri né le finzioni dei poeti possono nulla contro l’irruzione improvvisa di un oggetto alieno.

Ho trascorso giorni di enorme dolore. E in quei giorni, inatteso, è venuto ad accarezzarmi un sogno: quello del musical. Le pareti di casa si sono rivestite di un manto dorato e sagome invisibili mi hanno dolcemente invitato a danzare, a intonare un canto. Perché le persone all’improvviso si mettono a cantare e a danzare? Il musical, a ben vedere, si fonda su un paradosso simile a quello dell’asteroide: qualcosa di non previsto, che giunge da molto lontano, stravolge l’ordine delle cose. Il musical, come le catastrofi, obbliga a ripensare la vita, a cambiarne lessico e registro. Cantare e danzare anche se non ha senso: per non morire. Cambiare, per sopravvivere.
Marco D’Agostin

Sai fare spazio?

Giovedì 5 giugno alle 17.30, al Chiostro Nina Vinchi, il collettivo Sotterraneo e Marco D’Agostin, in conversazione con Maddalena Giovannelli e Alessandro Iachino, presentano la settima uscita di STORMI.

«La nostra storia è lo spazio», scriveva Ettore Sottsass, «la nostra esistenza noi la raccontiamo con lo spazio». E il teatro, fin dalle sue origini, pone lo spazio tra le proprie condizioni imprescindibili. Che sia quello canonico di un palcoscenico, oppure quello di un’intera città con le sue strade e le sue piazze, l’arte teatrale costruisce le proprie storie tessendole con l’architettura e l’ambiente, immergendole tra scenografie immaginifiche, donando nuovi significati a luoghi conosciuti o immaginando un altrove inedito.

In occasione della presentazione del nuovo numero di STORMI dal titolo Sai fare spazio?, il collettivo Sotterraneo e Marco D’Agostin dialogano intorno alle modalità con cui il loro lavoro ha sperimentato le infinite possibilità dello spazio, modellando su di esso dispositivi scenici e coreografici. L’incontro prende spunto dai rispettivi lavori in scena: Dance Me to the End of the World, esperienza performativa tra le strade di Corvetto, e Asteroide, che intreccia un passato intimo e collettivo, fondendo prospettive cosmologiche ai linguaggi della danza e del musical. Moderano Maddalena Giovannelli e Alessandro Iachino.

Stormi. Traiettorie sulla Stagione è il magazine mensile curato dalla redazione di Stratagemmi - Prospettive Teatrali, realizzato da un gruppo di studentesse e studenti dell’Università degli Studi di Milano e illustrato dalle allieve e dagli allievi della Scuola del Fumetto.

Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria su piccoloteatro.org

Piccolo Teatro Studio Melato (via Rivoli 6 – M2 Lanza), dal 3 all’8 giugno 2025
Asteroide
di e con Marco D’Agostin
suono Luca Scapellato, canzoni Marco D’Agostin, Luca Scapellato
scene Paola Villani, Bots Conspiracy, luci Paolo Tizianel, costumi Gianluca Sbicca
con un’incursione testuale di Pier Lorenzo Pisano
assistente alla creazione Lucia Sauro
ricerca condivisa con Chiara Bersani, Sara Bonaventura, Nicola Borghesi, Damien Modolo, Lisa Ferlazzo Natoli
movement coach Marta Ciappina, danze di repertorio Giulio Santolini, Stefano Bontempi
vocal training Francesca Della Monica, consulenza scientifica Enrico Sortino
costruzione elementi scenici Piccolo Teatro di Milano - Teatro d’Europa
promozione, cura Damien Modolo
organizzazione, amministrazione Eleonora Cavallo, Federica Giuliano, Irene Maiolin, Paola Miolano
comunicazione digitale Alessandro Ieva
Produzione VAN
in coproduzione con
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa; Théâtre de la Ville, Paris; Fondazione Teatri di Pistoia;
Pôle-Sud CDCN Strasbourg; Festival Aperto / Fondazione I Teatri - Reggio Emilia;
Baerum Kulturhus - Dance Southeast-Norway; Snaporazverein
Con il sostegno
CCN Ballet de l’Opéra national du Rhin; Centro Nazionale di Produzione della Danza Virgilio Sieni Firenze;
AMAT e Civitanova Danza per RAM_Residenze Artistiche Marchigiane; La Contrada, Teatro stabile di Trieste;
Istituto Italiano di Cultura di Oslo/MiC-Direzione Generale Spettacolo
e Sprang / Ål kulturhus, regional dance scene and performing arts center,
nell’ambito di NID international residencies programme; Grand Studio, Bruxelles; Scenario Pubblico, Catania; CSC/Centro per la Scena Contemporanea (Bassano del Grappa); Atcl/Spazio Rossellini:
Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza; Centrale Fies; Teatro Stabile dell’Umbria

Orari: martedì, giovedì e sabato, ore 19.30; mercoledì e venerdì, ore 20.30; domenica ore 16.00.

Durata: 1 ora e 30 minuti senza intervallo

Prezzi: platea 40 euro, balconata 32 euro

Informazioni e prenotazioni 02.21126116 - www.piccoloteatro.org

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