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venerdì 10 dicembre 2021

STAGIONE TEATRALE GENNAIO-GIUGNO 2021/2022
PICCOLO TEATRO DI MILANO-TEATRO D'EUROPA

A Play for the Living in a Time of Extinction
Grazie alle accorte politiche di prevenzione messe in atto in questi mesi dai teatri, rigorose misure prudenziali che stanno consentendo la regolare continuazione delle attività in assoluta sicurezza nonostante la subdola persistenza della pandemia da Covid-19, giunti al giro di boa dell’avvio del nuovo anno, si è ormai fatto tempo di addentrarsi nella proposta di spettacoli messa a punto dal Piccolo Teatro di Milano per la seconda parte della stagione 21-22: uno snodo importante nella vita della nostra istituzione perché nel torno di mesi da gennaio a giugno che andiamo a presentare si pongono le basi del progetto ministeriale triennale della Fondazione per il periodo 22-24. Una protasi, dunque, questo secondo scorcio di cartellone, al nuovo triennio che verrà.

Come si ricorderà, introducendo i primi mesi di programmazione del cartellone in corso, l’icastico e pugnace motto «teatro d’arte per tutti», di Strehler e Grassi, aveva fatto da stella polare al cammino. Non diversamente, sempre nel solco di quella fortunata sentenza, anche in questa seconda parte di stagione, nella ricorrenza del settantacinquesimo anniversario del primo levarsi di sipario sul palcoscenico di via Rovello – mentre continuano le celebrazioni del centenario della nascita di Strehler, fitta teoria di appuntamenti dispiegata, come si ricorderà, fino al 14 agosto del prossimo anno –, resta fermo il richiamo ai valori fondativi del nostro teatro, come principi ispiratori delle nostre scelte. Nell’inverno di settantacinque anni fa, «i quattro commissarii del PT di Milano», Giorgio Strehler e Paolo Grassi, insieme a Mario Apollonio e Virgilio Tosi, scrivevano sulle pagine del «Politecnico»: «Il teatro resta quel che è stato nelle intenzioni profonde dei suoi creatori, quel che è nella sua necessità primordiale: il luogo dove la comunità, adunandosi liberamente a contemplare e a rivivere, si rivela a se stessa; dove s’apre alla disponibilità più grande, alla vocazione più profonda: il luogo dove fa la prova di una parola da accettare o da respingere: di una parola che, accolta, diventerà domani un centro del suo operare, suggerirà ritmo e misura ai suoi giorni». Orbene, per adempiere a questa sua precisa e insostituibile funzione pubblica e politica ad un tempo, segnatamente in questo presente sospeso di “ripartenza” che ci è stato dato in sorte, così gravido di futuri possibili, il teatro – nel gioco caleidoscopico dei suoi mille travestimenti e delle sue mille finzioni, delle sue illuminazioni e dei suoi scorci vertiginosi, dei suoi sortilegi (talvolta violenti) e delle sue alchimie (di corpi e desideri), e ancora dei suoi vuoti di senso e dei suoi cortocircuiti folgoranti fatti di salti, spostamenti, humour e insostenibile leggerezza –, il teatro, appunto, deve sapere raccontare – come la letteratura secondo Calvino – la complessa verità del mondo – mestiere arduo e difficilissimo ad onor del vero, come ben sapeva il «povero B. B.» –; deve saper sfidare, cioè, sul filo di un’accorta strategia, la selva del reale, tentando di restituirne e di dipanarne l’infinita “molteplicità” e sapendosi perdere, soprattutto, in essa.

La selva del reale, si diceva… Sì, se la sfida è confrontarsi con la giungla del presente per immaginare gli orizzonti di domani, due sono le strade: scegliere, per un verso, con chi viaggiare; e per l’altro mappare (e dunque raccontare), con minuziosa dovizia di particolari e ad un tempo con accesa fantasia, paesaggi e territori.

Dinanzi ai proteiformi scenari da catalogare, rinunciando ad approcci semplificanti e fatalmente riduzionisti, converrà probabilmente, in prima battuta, affidarsi ad una «compagnia picciola» di esploratori, senza per altro rinunciare al gusto di incontri elettivi ed irrelati, a quegli appuntamenti singolari che, proprio in forza della loro luminosa eccezionalità, sono più pronti a spalancare sempre nuove prospettive. Abbandonando il modello diarchico fondato sul binomio direttore generale/direttore artistico, modello che esso stesso ha contribuito in maniera determinante a codificare, e mutuando paradigmi dai sistemi scenici d’Oltralpe, per i tre anni a venire il Piccolo Teatro di Milano si apre così – come in più luoghi del nostro Paese si sta tentando di fare – ad accogliere in sé una comunità creativa articolata, fatta di un insieme di artiste e di artisti “associati” in dialogo con un gruppo di lavoro di Dramaturg. Flessibile il modello dell’associazione, ispirato alle pratiche francesi. Un nucleo di profili autoriali diversi (di stampo registico, drammaturgico, coreutico…) da accompagnare produttivamente, ma con i quali interloquire pure nella costruzione del progetto. Una famiglia (secondo i costumi della tradizionale microsocietà degli attori) o una factory (secondo i più aggiornati sviluppi delle antiche botteghe artigianali) per pensare e sperimentare insieme, nel rispetto dei differenti percorsi; per scardinare l’ormai invalsa unità di misura del singolo spettacolo nella fruizione teatrale, dando agli spettatori l’opportunità di confrontarsi con processi, più che con eventi; per cercare altresì di portare ad evidenza come ogni singolo cammino, per quanto autonomo e in sé conchiuso, sia già esso stesso “sistema” (ed ecosistema), insieme di possibilità nutrito da altri cammini in un vertiginoso gioco di matrioske teatrali. Il Piccolo come “casa di artiste e artisti” dunque, secondo gli auspici dei fondatori, luogo di incontro e di scambi tra visioni plurime e diversificate. E insieme alle artiste e agli artisti associati, i Dramaturg, al modo (in questo caso) tedesco, depositari della nevralgica funzione della mediazione culturale nei confronti del pubblico e del supporto dialettico a creatori e creatrici. L’ufficio drammaturgia, come snodo essenziale della vita del teatro, cruciale per restituire allo spettacolo la sua natura progettuale e per risaldare la scena al più ampio sistema culturale del Paese.
Carbonio

Con la duttilità che conviene ai tempi di passaggio che viviamo, come già si accennava l’istituto dell’associazione, si badi, non escluderà la possibilità di altre forme, più puntuali, di partecipazione alla vita produttiva del teatro: e così, alle artiste e agli artisti associati si affiancheranno preziose presenze “ospiti” per innestare suggestioni e stimoli, per aprire contraddittori, per evocare panorami, per deviare lo sguardo, per mettere in discussione l’abitudine.

Individuati i compagni di viaggio, non resta che mettersi in strada. A partire dal mosaico cangiante delle nuove produzioni – vero nucleo generatore della trama narrativa del cartellone –, confermando l’attenzione per la nuova drammaturgia, per i giovani, per la reinvenzione del canone e per l’apertura internazionale – capisaldi dell’avvio di stagione, così come, insieme alla cura sollecita per la sostenibilità, del triennio di programmazione a venire –, il secondo tempo della programmazione 21-22 del Piccolo Teatro di Milano si dispiega in un brulicante, e ci auguriamo appassionante, arazzo di storie concepite e intrecciate per tentare di stringere la multiforme e sempre sfuggente realtà in cui viviamo (e forse anche la nostra verità?), dai suoi siderali confini (De infinito universo) alle sue più anguste e oscure prigioni (Zoo), dagli abissi insondabili del suo divenire plurisecolare scandito dalle “fini” (Uno spettacolo per chi vive in tempi di estinzione) al suo slancio verso un futuro che interroga la vita (Carbonio) lungo il filo delle sue ininterrotte e favolose metamorfosi (Carne blu).

E in primo piano la storia, madre di tutte le storie, con il suo impressionante carico di rovine, per capire chi siamo e da dove veniamo. La storia di ieri, a metà strada tra incubo circense felliniano e impietoso processo (M Il figlio del secolo – 1919 e 1924), e la cronaca, scabra e puntuale, dell’oggi senza rinunciare alla spinta militante (Se dicessimo la verità: ultimo capitolo in ideale dittico con Falcone e Borsellino. L’eredità dei giusti).

Nella cornice dei già ricordati festeggiamenti del centenario strehleriano, proprio allo scoccare del settantacinquesimo compleanno del Piccolo Teatro, come compimento della nostra programmazione, a mo’ di emblema del variegato ventaglio delle ospitalità in cartellone, a maggio 2022 il grande festival internazionale: Presente indicativo: per Giorgio Strehler (paesaggi teatrali), un omaggio, dovuto e sentito, ad un indiscusso Maestro del teatro novecentesco e alla sua testarda e veemente fede europeista, non concepito come viaggio à rebours o rievocazione, ma ribaltato in avanti come tuffo a testa prima (così intimamente strehleriano) nel magma del contemporaneo, per capire come gli artisti di oggi – non diversamente, mutatis mutandis, da quanto lo stesso giovane Strehler aveva fatto settantacinque anni or sono con ardore combattivo – rispondono e reagiscono al loro tempo, fatto di crisi, di sospensione, di dubbi e di incertezze, ma anche di tanta vita e voglia di prospettive. Un atlante, parziale e originale, della profuga Europa, con il suo carico di splendori e miserie, di contraddizioni e utopie, di slanci e ripiegamenti – vista anche attraverso gli occhi di chi Europa non è.
De Infinito Universo

In ultimo, per non chiudere, un rilancio. È del tutto evidente che una lunga consuetudine, le cui radici affondano nell’esperienza del Teatro Quartiere cara a Grassi, lega il Piccolo Teatro di Milano alla totalità della galassia città in tutte le sue diverse estensioni, tanto in forma ideale di dialogo, quanto in forma concreta di fisico attraversamento. Una lunga consuetudine che proprio nelle ultime estati ha trovato un nuovo inveramento nelle “escursioni” nei Municipi della nostra istituzione. Posto che ab origine la natura e il destino del teatro, in quanto spazio di cittadinanza, si desumono dalla natura e dal destino della città (e viceversa), nel solco dell’intensa attività dispiegata dal Piccolo Teatro non tanto intorno, quanto “oltre” gli spettacoli, per esplorare le risonanze della scena nella nostra quotidianità e per spingere il teatro a dialogare con l’altro da sé, anche in questo secondo tratto di stagione la nostra Fondazione continua la sua apertura verso Milano, metaforica e reale, con una attenzione tutta particolare dedicata al confronto con quel pezzo nevralgico di città che è la scuola, al fine di corrispondere al meglio alla comunità organica e plurale che vogliamo essere e siamo. Un modello policentrico e diffuso di città vivente dei cittadini (la città dei quindici minuti), specchio di un teatro permeabile, poroso e irraggiante; una città/teatro organica che, a ben vedere, nel quadro di quella emergenza “sostenibilità” di cui in questi ultimi mesi la pandemia da Covid-19 ha mostrato tutta la drammatica urgenza, richiama con forza alla mente la «foresta-radice-labirinto» di calviniana memoria: «La città di pietra squadrata e la foresta-groviglio m’erano sempre sembrate nemiche e separate, senza comunicazione possibile. Ma ora che ho trovato il passaggio mi sembra che diventino una cosa sola… Vorrei che la linfa della foresta attraversasse la città e riportasse la vita tra le sue pietre. Vorrei che in mezzo alla foresta si potesse andare e venire e incontrarsi e stare insieme come in una città».
Claudio Longhi

Nella seconda parte della Stagione 2021/2022, nei mesi da gennaio a giugno, a poco più di un anno dall’insediamento di Claudio Longhi, cominciano a manifestarsi le linee artistiche che segneranno il profilo delle prossime programmazioni. Nel settantacinquesimo anno dalla fondazione, che ricorrerà nel mese di maggio, un impegno produttivo importante genera otto titoli firmati dal Piccolo - sei prime nazionali - ai quali si aggiungono undici ospitalità, con una particolare attenzione accordata alle compagnie private che dalla pandemia sono state particolarmente messe alla prova.

Chiare le direttrici e le intenzioni che caratterizzano il futuro del Piccolo: la necessità del teatro (fatta di ragione, desiderio e follia) e la tenace rivendicazione della sua dialettica “funzione pubblica”; la decisa assunzione della responsabilità di farsi interprete del presente e di costruire un’immaginazione del futuro, confrontandosi, quindi, prima di tutto con la nuova drammaturgia, nell’accezione più lata del termine (ricordiamo, a tal proposito, che una delle prime uscite del progetto editoriale che il Piccolo sta realizzando insieme a il Saggiatore, sarà dedicata proprio alla nuova drammaturgia e raccoglierà quei testi, inediti in Italia, da cui sono tratti alcuni degli spettacoli prossimamente in scena), con i linguaggi e le forme della contemporaneità e con la loro naturale attitudine a mescolarsi e contaminarsi, amplificando in modo particolare le voci giovani della scena, come vuole la funzione stessa di servizio pubblico che il Piccolo indossa dalla sua nascita e nei voti dei suoi fondatori; la volontà di ricostruire, nel tempo e nello spazio, il rapporto con il pubblico, inevitabilmente sfilacciato dai lunghi mesi di disorientamento e isolamento imposti dall’emergenza sanitaria, e di promuovere, altresì, un incontro con pubblici nuovi: lavorando nello spazio, si diceva, perché la proposta culturale intorno agli spettacoli si ramifica, dialogando in modo capillare con i municipi ad abbracciare l’intero perimetro metropolitano in una reinterpretazione attualizzata del decentramento caro a Paolo Grassi (e l’inedita sede di questa conferenza ne offre evidenza plastica); lavorando nel tempo per proiettare il momento unico dello spettacolo, nel quale la comunità si rispecchia in se stessa, oltre il limite effimero della rappresentazione, componendo una variopinta geografia di iniziative, riunite all’interno di un unico palinsesto dal titolo Oltre la scena con una doppia destinazione: gli spettatori (Il Teatro del Giorno Dopo) e le scuole, intrecciando talora i due interlocutori. Viene ribadito, poi, con forza l’orizzonte internazionale nel quale il Piccolo intende muoversi con rinnovato slancio, spinto da un codice iscritto profondamente nella sua storia di Teatro d’Europa. Lo fa su vari fronti: come già accade in numerosi teatri europei, il Piccolo, superando la propria storica impostazione diarchica, avvia un dialogo con quindici artisti “associati” italiani e internazionali, nella direzione di una nuova idea di teatro, che non si esaurisca nella sola produzione di spettacoli, ma tenda ad alimentare processi artistici dinamici e frastagliati, alimentati da sistemi in dialogo tra loro, da reti, percorsi intrecciati, da una articolata, continuativa, condivisa progettualità artistica, come voleva l’auspicio dei fondatori del Piccolo: che il Piccolo, cioè, fosse concretamente una casa per gli artisti. Gli artisti associati sono Caroline Guiela Nguyen, Christiane Jatahy, Marcus Lindeen, Pascal Rambert, Tiago Rodrigues, Davide Carnevali, Marta Cuscunà, Marco D’Agostin, Davide Enia, Liv Ferracchiati, lacasadargilla, Stefano Massini, Pier Lorenzo Pisano, Federica Rosellini, Sotterraneo. Due dramaturg, inoltre, la francese Marianne Clévy e l’argentino Alejandro Tantanian, lavorando a stretto contatto con un gruppo di dramaturg interni e con la direzione, svolgeranno un ruolo di scouting e di mediazione culturale dell’esperienza teatrale sia in relazione al pubblico sia agli artisti, offrendo una prospettiva geograficamente ‘altra’ per la costruzione di una politica culturale aperta alla società e al mondo e per alimentare un lavoro di ricerca di nuovi talenti anche oltre i confini nazionali, promuovendo altresì la conoscenza, all’estero, degli artisti italiani.

A un respiro internazionale si ritorna, poi, a maggio, con un importante festival dedicato a Strehler, Presente indicativo: per Giorgio Strehler (paesaggi teatrali) - mentre proseguono, fino al 14 agosto 2022, gli appuntamenti di Strehler100 – che riporterà Milano, come era nella tradizione dei grandi Festival dei Teatri d’Europa, al suo ruolo di luminosa vetrina della scena internazionale. Tra gli artisti e gli ensemble, che si alterneranno sui palcoscenici delle tre sale del Piccolo – con qualche incursione anche in altri luoghi della città – Sergio Blanco, Serge Aimé Coulibaly, Mimmo Cuticchio, Marco D’Agostin, Dead Centre, Davide Enia, FC Bergman, Marta Gornicka, Christiane Jatahy, Marcus Lindeen, Constanza Macras, Marlene Monteiro Freitas, Mariano Pensotti (Grupo Marea), Pascal Rambert, Tiago Rodrigues, Lisandro Rodríguez, Federica Rosellini, Virgilio Sieni, Theodoros Terzopoulos.

Sempre in quest’ottica si inaugura una nuova stagione di progettualità europee orientate alla valorizzazione delle politiche dell’Unione intorno alla sostenibilità e al Green Deal, temi che, nella loro accezione più ampia, raccogliendo gli spunti seminati nel corso della passata Stagione estiva, attraversano tutta la programmazione dei prossimi mesi, sia come oggetto di riflessione sia come pratica e studio di nuovi modelli produttivi, in definitiva di un nuovo modo concretamente sostenibile di fare teatro.

Produzioni_ È la M la prima lettera dell’alfabeto teatrale del Piccolo Teatro, in questo inizio di 2022: con M Il figlio del secolo, Massimo Popolizio dirige per la prima volta una produzione del Piccolo, mettendo in scena un adattamento in trenta quadri del romanzo storico di Antonio Scurati, dedicato all’ascesa di Mussolini. “Una staffetta tra 18 attori” la definisce il regista, per animare un confronto importante, necessario con la propria storia, un impegno produttivo coraggioso, ancora in tempo di pandemia, che abiterà la grande sala dello Strehler per oltre un mese di recite (20 gennaio-26 febbraio), articolato in due parti indipendenti - M Il figlio del secolo 1919 e M Il figlio del secolo 1924 - che il pubblico potrà vedere singolarmente oppure integralmente.

M Il figlio del secolo è la prima di otto produzioni che il Piccolo Teatro allestirà nel semestre gennaio-giugno 2022, sei delle quali debutteranno in prima nazionale.

Ancora sul finire di gennaio (29 gennaio-13 febbraio), ma al Teatro Studio Melato, con De infinito universo (coproduzione Piccolo - Théâtre National Wallonie, Bruxelles), spettacolo di teatro transdisciplinare, che intreccia recitazione e tecnologia, acrobatica ed effetti, Filippo Ferraresi, che ha maturato un percorso artistico importante, al fianco, tra gli altri, di Romeo Castellucci, Fabrice Murgia, Franco Dragone, racconta lo smarrimento e lo stupore dell’uomo di fronte alle leggi della fisica e alle sue “macchine meravigliose”.

Si rinnova e trasforma ancora, scrivendo il suo Ultimo capitolo, Se dicessimo la verità (coproduzione Piccolo – Centro Teatrale Bresciano) da un’idea di Giulia Minoli, con la regia di Emanuela Giordano. Nato nel 2011 al Teatro San Carlo di Napoli, approdò al Piccolo nel 2017, in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano e in particolare con il Corso di Sociologia della Criminalità organizzata di Nando dalla Chiesa. Questa opera-dibattito sulla legalità continua la sua lunga e necessaria marcia di inchiesta teatrale per combattere il disimpegno che consente al potere criminale di farsi ‘prassi’ (Grassi, 4-13 febbraio).

Di impegno, nuovamente, e di consapevolezza, dell’eredità che il presente sceglie di lasciare a un tempo futuro, racconta Uno spettacolo per chi vive in tempi di estinzione, primo capitolo del progetto “Sustainable theatre?”. La sostenibilità, anche del fare teatro, è il tema, ma anche il paradigma produttivo. Il modello, infatti, promosso dalla britannica Katie Mitchell e dal coreografo francese Jérôme Bel, insieme a Théâtre Vidy de Lausanne, prevede che si progetti, rappresenti e mandi in tournée una nuova produzione, senza che nessuno debba fisicamente spostarsi; non sarà lo spettacolo a circolare, ma saranno i teatri a ricrearlo, con i propri artisti e maestranze. In Italia, lo spettacolo è reinterpretato da lacasadargilla/Lisa Ferlazzo Natoli con una drammaturgia, rispettosa del concept originale ma plasmata sulla realtà, la società, la storia del nostro Paese (Studio, 3-27 marzo).

L’incontro tra tre personaggi, uno scrittore – alter ego dell’autore –, un gorilla e una veterinaria e la complessa trama di relazioni, incroci, desideri che ne scaturisce è il nucleo dal quale muove Zoo di Sergio Blanco, figura di punta della scena ispano-americana, ma anche europea, con Lino Guanciale, per animare, coprendo anch’esso oltre un mese di recite (Grassi, 26 marzo-5 maggio), una riflessione sul tema della reclusione, sul rapporto uomo-natura e sulle relazioni tra le specie.

L’attenzione del Piccolo Teatro alla nuova drammaturgia lega lo spettacolo di Ferraresi e di lacasadargilla alle produzioni firmate da Federica Rosellini e Pier Lorenzo Pisano, che attraversano la primavera e l’inizio dell’estate 2022, accomunati anche da una convergenza di sguardi intorno al tema dell’identità e della sua multiforme geografia.

Intorno a identità che mutano si costruisce Carne blu (Studio, 13-30 aprile), fiaba nera, racconto di metamorfosi che attraversano specie e generi diversi. Ispirandosi all’Orlando Furioso di Ariosto e all’omonima creatura mutaforma di Virginia Woolf, Federica Rosellini, dopo avere indossato i panni di Amleto nello spettacolo di Antonio Latella, finalista ai Premi Ubu 2021, si confronta con la scena a 360°, dirigendo, per la prima volta, una produzione del Piccolo, della quale è anche interprete e autrice (l’omonimo testo è stato pubblicato nel 2021).

Cornice ideale di una staffetta di giovani talenti, la sala di via Rivoli, accoglie, nella seconda metà di giugno (16-30) una riflessione sul futuro che prende le mosse da un incontro surreale con una forma aliena. Carbonio (una coproduzione del Piccolo con il Teatro Bellini di Napoli), scritto da Pier Lorenzo Pisano che ne curerà anche la regia, già tradotto in inglese e in tedesco, è risultato vincitore del 56° Premio Riccione per il Teatro.

Infine, il 28 giugno 2022, al Teatro Strehler, a trent’anni dalle stragi di Capaci e via D’Amelio, Falcone e Borsellino. L’eredità dei giusti, racconto per musica, canto e parole recitate, ribadisce il dovere della speranza, della memoria e della testimonianza. Lo spettacolo, con la musica di Marco Tutino, la drammaturgia e regia di Emanuela Giordano, l’Orchestra e Coro del Teatro Regio di Torino è sostenuto da una cordata produttiva che vede insieme il Piccolo Teatro di Milano, il Teatro Regio Torino, la Fondazione per la Cultura Torino - MITO Settembre Musica e il Teatro Massimo di Palermo.

Ospitalità_ Con Pour un oui ou pour un non (Grassi, 11-30 gennaio), la prosa di Nathalie Sarraute diventa banco di prova per due “manipolatori della parola” quali Franco Branciaroli e Umberto Orsini, che si ritrovano sulla scena dopo tanti anni, per dare vita a un terribile gioco al massacro, guidato da uno dei maestri indiscussi del teatro, Pier Luigi Pizzi;

Marta Cuscunà, autrice e performer di teatro visuale, presenta una sua “personale” di tre spettacoli in sei giorni che pone al centro la donna e il suo ruolo rivoluzionario sulla scena della storia: È bello vivere liberi!, La semplicità ingannata e Il canto della caduta (Grassi, 15-20 febbraio);

la straordinaria banalità e la disarmante normalità del male viene indagata, attraverso l’immaginario scontro tra Hannah Arendt e Adolf Eichmann, interpretati da Ottavia Piccolo e Paolo Pierobon, diretti da Mauro Avogadro, nel nuovo atto unico di Stefano Massini, Eichmann. Dove inizia la notte, in prima nazionale al Teatro Grassi (24 febbraio-6 marzo);

Gabriele Lavia torna a Pirandello scegliendo Il berretto a sonagli, una commedia nera, amara, comica e crudele, in scena al Teatro Strehler dal 1° al 13 marzo;

dopo il successo di Hamlet, Antonio Latella torna al Piccolo per dirigere un cast straordinario nel capolavoro di Edward Albee, Chi ha paura di Virginia Woolf? (Strehler, 15-27 marzo);

a distanza di trent’anni dalla sua teatralizzazione del poema dantesco, Federico Tiezzi allestisce, in modo totalmente nuovo, tre spettacoli basati sulle drammaturgie allora create da Edoardo Sanguineti, Mario Luzi e Giovanni Giudici. Il progetto, triennale, ha la sua prima tappa con Il Purgatorio. La notte lava la mente (Strehler, 29 marzo-3 aprile);

con Re Lear, Glauco Mauri e Roberto Sturno affrontano la più titanica tragedia di Shakespeare, dramma dell’amore tra i padri e i figli e della follia (Strehler, 5-14 aprile);

il mese di aprile si chiude, al Teatro Strehler, nel segno della danza con L’heure exquise. Variazioni su un tema di Samuel Beckett (Oh, les beaux jours), con il quale Alessandra Ferri celebra quarant’anni sulle punte (20-22 aprile) e, subito dopo (27-30 aprile), il tradizionale spettacolo istituzionale della Scuola di ballo dell’Accademia Teatro alla Scala.

Dopo la parentesi internazionale del Festival dedicato a Strehler che occuperà interamente il mese di maggio, la programmazione di giugno vedrà il nuovo spettacolo di Pippo Delbono, Amore (Strehler, 7-12 giugno), un viaggio musicale e lirico, sulle malinconiche note del fado, attraverso una geografia esterna – oltre al Portogallo, l’Angola, Capo Verde – e una interna, quella delle corde dell’anima; con Aida (Grassi, 27 giugno-3 luglio), infine, la Compagnia Marionettistica Carlo Colla & Figli si inserisce all’interno di un più ampio progetto che indaga, in collaborazione con il Piccolo Teatro di Milano, il Museo Egizio di Torino e l’Archivio storico Ricordi, il rapporto tra le marionette e l’opera lirica in occasione del 150esimo anniversario del debutto dell’Aida di Giuseppe Verdi in Italia.

Sempre nel mese di giugno, si rinnovano le collaborazioni del Piccolo con Milano per Gaber e un programma ancora in via di definzione ma che già anticipa la partecipazione di Neri Marcorè, Sergio Staino, Gioele Dix, Maurizio De Giovanni e Fabio Troiano, il MiX, Festival Internazionale di Cinema LGBTQ+ e Cultura Queer, che arriva alla sua 36esima edizione, e il Milano Flamenco Festival, giunto al suo 15esimo anno di programmazione.

Le edizioni_Avviata con la pubblicazione della raccolta di scritti di Giorgio Strehler Lettere agli italiani – disponibile in tutte le librerie e presentata al pubblico, lo scorso 18 novembre, all’interno del palinsesto di BookCity Milano 2021 –, la collaborazione tra il Piccolo Teatro di Milano e la casa editrice il Saggiatore prosegue nel corso della stagione 2021/22 e prevede l’uscita di otto nuovi titoli. Alla serie dedicata a Strehler, si aggiunge, nel mese di maggio, un secondo volume, legato a tre autori tra i prediletti dal regista, ovvero Shakespeare, Goldoni e Brecht.

Il secondo filone di questo progetto editoriale, che si pone l’obiettivo di portare alla conoscenza del pubblico nuovi autori teatrali italiani e internazionali, prosegue di pari passo con la programmazione del teatro e prevede la pubblicazione di Uno spettacolo per chi vive in tempi di estinzione di Miranda Rose Hall, Zoo di Sergio Blanco, Deux amis di Pascal Rambert, la Trilogia dell’identità di Marcus Lindeen, Dans la mesure de l’impossible di Tiago Rodrigues, Carbonio di Pier Lorenzo Pisano, testi tutti quanti inediti in Italia, da cui sono tratti gli spettacoli in scena nelle tre sale del Piccolo da gennaio a luglio 2022.

A questi, si aggiungono la raccolta Abbecedario per il mondo nuovo, ossia i ventisei brevi testi di drammaturghi under 35 – divulgati dal Piccolo Teatro in forma di podcast sui propri canali social nel periodo di sospensione dell’attività a causa della pandemia – e Big Data B&B, scritto da Laura Curino per lo spettacolo coprodotto dal Piccolo con il Politecnico di Milano, rappresentato al Teatro Grassi alla fine del 2021.

Oltre la scena / Il Teatro del Giorno Dopo

Come si accennava, all’inizio, ad affiancare il palinsesto degli spettacoli, il Piccolo Teatro ne ha immaginato un secondo, parallelo e complementare, mettendo in campo una serie di iniziative e attività aperte e gratuite per gli spettatori e per le scuole.

Nella convinzione che, per creare una comunità, sia necessaria una pratica condivisa che vada oltre la visione, a questo “prolungarsi” dello spettacolo, a questo Teatro del Giorno Dopo il Piccolo Teatro vuole prestare voce e corpo nella seconda parte della stagione.

Parole in pubblico, PiccoloSmart, Segnalibro, Sguardi paralleli, Teatro in Platea, Walk_Talk. Sono questi i sei contenitori in cui sono racchiusi incontri e lezioni pubbliche, presentazioni di libri, visite-spettacolo nei musei, letture e percorsi itineranti nei luoghi della città dove far risuonare i temi degli spettacoli; e ancora: passeggiate notturne post-spettacolo “in compagnia”, appuntamenti al cinema, conferenze con innesti teatrali e giornate di teatro-aperto, dove non solo gli spettatori, ma tutta la cittadinanza è invitata a condividere pensieri e sperimentare esercizi di pratica teatrale con le attrici e gli attori delle compagnie. Formati diversissimi a garantire una molteplicità del ragionare e del vivere teatrale anche fuori dalla scena: per pensare al Giorno Dopo come un punto di arrivo e, insieme, di ripartenza; ponte tra la scena che è stata e quella che verrà.

Oltre la scena / Per le scuole_L’offerta didattico-formativa si articola su un doppio versante costruendo, da un lato, un ricco programma digitale e, dall’altro, continuando le proposte “dal vivo”, nelle scuole e in teatro. Si va, quindi, toccando le scuole di ogni ordine e grado, dagli incontri sui mestieri del teatro a quelli con i protagonisti della Stagione alle pre-performance talk; dai workshop digitali come Do it Yourself (percorso formativo e teatrale, a cura di Davide Carnevali, centrato sul tema della sostenibilità e rivolto alla scuola secondaria di secondo grado, che mira alla creazione di mini-spettacoli teatrali in ambito scolastico) o Edificio 2020, laboratorio digitale di scrittura creativa ispirato a Edificio 3, fino a un vero e proprio spettacolo digitale, (We can be) Heroes, a cura di Davide Carnevali che, utilizzando come punto di partenza l’epica classica, si propone di accrescere la consapevolezza dell’uso che quotidianamente gli adolescenti fanno della propria immagine e della propria identità nell’ambito dei social media e, parallelamente, affronta i classici con modalità espressive vicine all’esperienza e alla vita delle studentesse e degli studenti.

Nel capitolo #Piccololab sono comprese esperienze laboratoriali di approfondimento che prendono spunto dai temi delle prime due produzioni in scena, tra gennaio e febbraio, M Il figlio del secolo e De infinito universo, ma modulabili sul resto della programmazione. #Strehler100 riunisce, invece, esperienze digitali per i più piccoli, alla scoperta dei segreti della sartoria (Arlecchino in sartoria) e dell’illuminotecnica (Il mago della luce), mentre i più grandi (14/18 anni) saranno coinvolti in una serie di incontri su Goldoni, Shakespeare, Čechov e Brecht, visti attraverso la lente degli spettacoli strehleriani. Un ultimo capitolo è dedicato alla formazione dei docenti e ai Percorsi per le Competenze Trasversali e l’orientamento.

Non20121_Un tempo lo si chiamava “decentramento”, oggi, il Piccolo Teatro di Milano – che di quella stagione è stato protagonista con esperienze irripetibili come quella del Teatro Quartiere – continua a ritenere fondamentale la necessità di concepire i municipi della città non come satelliti o luoghi di marginalità, ma come cellule interdipendenti e vitali dell’organismo metropolitano.

È nel solco di questa prospettiva olistica e plurale, incoraggiata da recenti modelli di sostenibilità urbana (uno su tutti: “la città dei 15 minuti”), che il Piccolo Teatro intende abitare Milano in una forma sempre più diffusa. Lo fa oggi simbolicamente con la conferenza stampa che annuncia il secondo segmento di stagione, e lo farà nel concreto domani attraverso una serie di attività e di spettacoli che interesseranno diverse zone della città “extra 20121”. Tra i prossimi appuntamenti: le letture itineranti a Niguarda e a Portello con le attrici e gli attori di M Il figlio del secolo, le lezioni, i laboratori e i PCTO con le scuole, un progetto didattico speciale dedicato alla storia del municipio 8 con l’ISS Cardano.

E ancora: gli spettacoli di Davide Enia e Stefano Massini che attraverseranno la città in primavera, le letture nelle biblioteche e nelle librerie di quartiere. A riattivare in loco e capillarmente – sull’esempio e nel rispetto di tutte quelle straordinarie realtà teatrali che operano nei vari municipi di Milano con grande impegno e dedizione – un dialogo col territorio, i presidi di cittadinanza e le associazioni, ma anche (e soprattutto) a raggiungere quelle persone che vedono il palcoscenico distante. Un fraintendimento prospettico che è anche responsabilità del teatro sanare, sviluppando una sensibilità sempre più attenta alle dinamiche di inclusione e ai processi partecipativi.

Strehler100_Fino all’estate del 2022 proseguono, al Piccolo, a Milano e oltre confine, gli appuntamenti per il centenario di Giorgio Strehler. Tra le nuove iniziative, che si aggiungono al programma già presentato la scorsa estate, lunedì 17 gennaio 2022, l’Odéon Théâtre de l’Europe di Parigi – istituzione cui Strehler fu legato da un rapporto privilegiato, poiché qui con Jack Lang fondò nel 1990 l’Unione dei Teatri d’Europa – ospita una serata speciale, nel corso della quale verrà proiettato il documentario Essere Giorgio Strehler, realizzato da 3D Produzioni. Oltre allo stesso Lang, saranno presenti Gábor Tompa, attuale direttore dell’UTE, Claudio Longhi e l’attrice Catherine Hiegel.

Dopo Lettere agli italiani, raccolta di scritti politici e civili di Strehler, la nuova collana editoriale del Piccolo con il Saggiatore prevede per il 75° anniversario della Fondazione (14 maggio 2022) una seconda pubblicazione, ossia un’antologia di testi del regista dedicata a Shakespeare, Goldoni e Brecht, autori tra i più frequentati del suo percorso.

Inaugurata lo scorso 4 novembre 2021, la mostra Amo il teatro perché amo la vita – allestita in collaborazione con Fondazione Corriere della Sera e parte del più ampio progetto “Strehler e i palcoscenici milanesi”, che coinvolge anche il Teatro alla Scala – registra i primi “cambi di scena”: attrezzeria, foto, documenti ed elementi di scena di altri spettacoli vanno sostituire, a rotazione, i materiali attualmente visibili sulle dieci isole espositive.

Il 31 gennaio, con il primo dei due appuntamenti che il Piccolo, insieme a Gallerie d’Italia, dedica al legame tra Teatro ed Europa, prende il via il ricco palinsesto di incontri Strehler città aperta, realizzato in collaborazione con Fondazione Arnaldo e Alberto Mondadori, Fondazione Corriere della Sera, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Gallerie d’Italia, Laboratorio Formentini per l’editoria, MEET Digital Cultural Center | Fondazione Cariplo, Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci, Museo del Novecento, Pinacoteca di Brera, Pirelli, Triennale di Milano, Veneranda Fabbrica del Duomo.

www.giorgiostrehler.it, primo sito monografico sul regista, conclusa l’esplorazione degli spettacoli e del materiale goldoniano, affronterà le regie da testi di Carlo Bertolazzi e Bertolt Brecht, per poi avventurarsi nel percorso shakespeariano. Parallelamente alla ricchissima documentazione d’archivio, gli speciali firmati dal regista Stefano de Luca approfondiscono alcuni spettacoli, mentre le interviste realizzate per l’occasione dal Piccolo Teatro completano il percorso.

Presente indicativo: per Giorgio Strehler (paesaggi teatrali)_Momento culminante del centenario sarà, a maggio 2022, il festival internazionale dedicato a Strehler, che trasformerà nuovamente Milano in una vetrina della scena internazionale. Guardare all’Europa, al modo in cui gli artisti hanno risposto alla crisi del presente e hanno aperto prospettive sul futuro, proprio come fecero Giorgio Strehler e Paolo Grassi, creando il Piccolo Teatro in risposta alla frattura della guerra: questo il senso della dedica a Strehler e lo spirito che ha governato l’immaginazione della rassegna.

Tra gli artisti e gli ensemble, italiani e internazionali, che si alterneranno sui palcoscenici delle tre sale del Piccolo – con qualche incursione anche in altri luoghi della città – Sergio Blanco (oltre a Zoo, El bramido de Duesseldorf e Cuando pases sobra mi tumba), Serge Aimé Coulibaly (Wakatt), Mimmo Cuticchio/Virgilio Sieni (Nudità), Marco D’Agostin (Best regards), Dead Centre (Beckett’s room), Davide Enia (L’abisso), FC Bergman (The sheep song), Marta Gornicka (Still Life. A chorus for animals, people and all other lives), Christiane Jatahy (Entre chien et loup), Marcus Lindeen (Wild Minds / L’Aventure invisible), Constanza Macras (The Future), Marlene Monteiro Freitas (Mal-Embriaguez Divina), Mariano Pensotti|Grupo Marea (Los años), Pascal Rambert (Deux amis), Tiago Rodrigues (Dans la mesure de l’impossible), Lisandro Rodriguez (Extremófilo), Federica Rosellini (Carne blu), Theodoros Terzopoulos (Nora / Io).

Al Teatro Grassi, infine, dal 23 al 26 maggio il V Convegno EASTAP, dal titolo Mente Teatrale: autorialità, creazione e oltre, a cura di Alberto Bentoglio, Claudio Longhi e Daniele Vianello, in collaborazione con Università degli Studi di Milano, Università della Calabria, Università Ca’ Foscari di Venezia e CUT (Consulta Universitaria del Teatro).

Progetti europei_Incisa nel suo nome e nella storia dei suoi protagonisti, la vocazione europea ed europeista del Piccolo Teatro di Milano - Teatro d’Europa si traduce oggi più che mai nella necessità di immaginare una progettazione internazionale condivisa. In una parola: co-progettare. Co-progettare, insieme all’Europa, l’Europa stessa. Tenendo conto di una polifonia internazionale che giorno per giorno si arricchisce di nuove voci, di soggetti e oggetti culturali inediti, di modalità di formazione, interazione e comunicazione inesplorate.

Ed è proprio con la precisa volontà di fare del teatro uno degli interpreti più rappresentativi e vitali di questa complessità in divenire, che il Piccolo inaugura una nuova stagione di progettualità europee.

Iniziative orientate in primo luogo a una valorizzazione delle politiche dell’Unione in tema di sostenibilità (intesa nell’accezione più ampia del termine) e di sensibilizzazione al Green Deal europeo, ma anche alla formazione dei giovani, e al consolidamento di quelle alleanze “multispecie” tra scena e altri ambiti di ricerca, che caratterizzano ogni giorno di più un’identità teatrale pienamente contemporanea. Già partner dell’iniziativa creativa e interdisciplinare “New European Bauhaus”, il Piccolo sta portando avanti in questi mesi diverse linee di operatività e co-progettazione, che intende mettere in campo attraverso la partecipazione a call e bandi internazionali. Sono già tre i progetti sottoposti, tra giugno e settembre 2021, all’attenzione di Creative Europe programme ed Erasmus+, mentre altri percorsi di progettazione sono allo studio e in via di perfezionamento per le call che usciranno di qui alla prossima primavera. Nel solco del pensiero europeista di Strehler, il Piccolo Teatro di Milano prosegue dunque e rafforza la sua attività di networking internazionale, moltiplicando le energie e il suo impegno nell’essere parte integrante e propulsiva dei processi di ideazione, scambio e cooperazione presenti in Europa, con l’intento programmatico e manifesto di sostenere sempre di più negli anni a venire quel «dialogo tra letterature, filosofie, opere musicali e teatrali» che, ricordava Umberto Eco, è ciò su cui «si fonda» e «resiste» l’identità di una comunità transnazionale come l’Europa.

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