RECENSIONE
"SOLO"
DI E CON ARTURO BRACHETTI

Insieme a lui sul palco quindici persone, due di questi suoi
assistenti che lo aiutano nei cambi d'abito e parrucche, un lavoro di equipe e
di agilità sorprendente, che ti fa comunque porre l'inevitabile domanda: quale
sarà il segreto della sua velocità?
"Solo" di Arturo Brachetti è quindi, a mio parere,
un'esaltazione non del fatto che ci sia un solo personaggio sul palco che
celebra la sua bravura ma la realizzazione di un'idea di personaggio che nasce
e prende forma da bambino.
Numerosi sono i richiami sul palco ai ricordi d’infanzia:
dal cappello bucato regalatogli dal nonno (con cui tra l'altro riesce a dar
vita a 25 personaggi in pochi minuti), alle sue
esperienze di vita, al suo legame con persone speciali.
C'è lui sul palco, solo in tutta la sua versatilità e precisione che cerca di portarci in un mondo che per tutti è magico, mentre per lui è reale, è la sua forma d'arte che predilige: potremmo definirlo un artista magico e tutto questo nell'insieme può essere visto come il risultato della sua visione del mondo, sono i suoi occhi con cui vede o forse con cui gli piace vedere il mondo e con i quali esorta tutti quanti a vederlo.
Piace molto la sensibilità di questo personaggio, solitario
più che solo, sensibile, intelligente, visionario, fantastico, tutto quello che
ci viene in mente quando si dice: Arturo Brachetti.
(Gabriella G.)
(Gabriella G.)
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