TEATRO ELFO PUCCINI DI MILANO
DUE SPETTACOLI IN PROGRAMMA
"AMAMI O SPOSERO' UN MILLEPIEDI"
"FEDELI D'AMORE"
Amami o sposerò un millepiedi
Ferdinando Bruni e Ida Marinelli
leggono la corrispondenza tra Anton Čechov e Olga Knipper
produzione Teatro dell’Elfo
Ferdinando Bruni e Ida Marinelli presentano Amami o sposerò
un millepiedi, il carteggio di Anton Čechov con Olga Knipper, grande attrice e
sua compagna degli ultimi anni: ironia, affetto e uno sguardo inimitabile sulle
cose del mondo.
Si conoscono nel 1898 in occasione delle prove de Il Gabbiano,
nel quale Olga interpreta Arkadina. Ed è
una folgorazione. Si incontrano quando possono Anton e Olga, altrimenti si
scrivono, più di 400 lettere in cinque anni: lui da Jalta, costretto dalla
malattia a cercare rifugio in un clima mite, lei dal Teatro dell’arte di Mosca
di cui fa parte.
Lui scrive Zio Vanja, Le tre sorelle, Il giardino dei
ciliegi e lei, diretta da Stanislavskij, è sulla scena Elena, Masha e Ljuba.
Olga — Allarme!
Allarme atto terzo! La canzone che Vershìnin e Masha canticchiano come la
dobbiamo fare? Nemirovìch dice che dev’essere come uno squillo di tromba ‘Tram
tam tam!’ Mi sembra un’idea orribile. E mancano dieci giorni al debutto!
Aiutami Toto, senza di te sono perduta!
Anton — Se Stanislavskij rovina il terzo atto, rovina tutta
la commedia e rovina anche la mia reputazione! Effetti sonori? Oh mio dio, ma
cosa sta facendo? Dev’esserci solo il suono dell’incendio, lontano, attutito, e
sul palco silenzio assoluto. E poi, mia cara, il monologo di Masha non è una
pubblica confessione, è solo una conversazione sincera. Recitalo con un po’ di
tensione, ma non essere disperata, non alzare la voce, sorridi ogni tanto e
soprattutto cerca di sentire la fatica di una notte come quella...
E ancora su Il giardino dei ciliegi…
Olga — Stanislavskij mi ha chiesto se stai scrivendo la
pièce. Dice che l’anima ha bisogno di conforto. Amore, se tu sapessi com’è
necessaria la tua pièce, come tutti l’aspettano avidamente. Aspettano la tua finezza,
la tua tenerezza, il tuo profumo, la tua poesia, tutto quello che tu puoi dare.
E tu lo senti, mio delicato scrittore? Anima mia, caro! Con quanto amore
studieremo, reciteremo, coltiveremo Il giardino dei ciliegi. Vedrai. E tu
vivrai ogni cosa insieme a noi.
Anton — Caro il mio cane senza coda, probabilmente questa
lettera ti arriverà dopo che un telegramma ti avrà annunciato la fine della
pièce. Scrivo il quarto atto con facilità, senza apparente sforzo, e se non
l’ho ancora terminato è perché ho sempre qualche acciacco. Oggi sto meglio di
ieri, è vero, ma verso le 11 le gambe e la schiena hanno preso a farmi male e
ho cominciato a tossire. Penso però che d’ora in poi mi sentirò molto meglio.
Mi sembra che la mia commedia, per quanto noiosa, contenga qualcosa di nuovo. A
proposito, in tutta la pièce non c’è neanche uno sparo. Cercami un’attrice per
il ruolo di una diciassettenne e quando l’hai trovata, fammelo sapere.
Ci lasciano il dono prezioso di una corrispondenza che parla
di amore, di arte, di teatro e di vita, una corrispondenza che continua anche
dopo la morte di lui, con le ultime tenere e commoventi lettere di Olga a un
Anton che non c'è più.
10 - 15 dicembre | sala Fassbinder
Fedeli d’Amore
polittico in sette quadri
di Marco Martinelli
ideazione e regia Marco Martinelli e Ermanna Montanari
in scena Ermanna Montanari
musica Luigi Ceccarelli
tromba Simone Marzocchi
regia del suono Marco Olivieri
spazio e costumi Ermanna Montanari e Anusc Castiglioni
ombre Anusc Castiglioni
disegno luci Enrico Isola
setar persiano in audio Darioush Madani
realizzazione musiche Edisonstudio Roma
produzione Teatro delle Albe/Ravenna Teatro
in collaborazione con Fondazione Campania dei Festival -
Napoli Teatro Festival Italia 2018 e Teatro Alighieri di Ravenna
Premio Ubu 2018 “Miglior attrice” a Ermanna Montanari
per l'interpretazione in fedeli d'Amore e Va pensiero.
fedeli d’Amore è un polittico in sette quadri, un testo di
Marco Martinelli ‘attorno’ a Dante Alighieri e al nostro presente. A parlarci,
nei singoli quadri, sono voci diverse: la nebbia di un’alba del 1321, il demone
della fossa dove sono puniti i mercanti di morte, un asino che ha trasportato
il poeta nel suo ultimo viaggio, il diavoletto del ‘rabbuffo’ che scatena le
risse attorno al denaro, l’Italia che scalcia se stessa, Antonia figlia
dell’Alighieri e «una fine che non è una fine». Queste voci ci parlano del
profugo, del poeta fuggito dalla sua città che lo ha condannato al rogo e ora è
sul letto di morte in esilio, a Ravenna, in preda a febbre malarica. La nebbia
per prima si infila nelle fessure delle finestre, entra in quella cameretta e
ce lo descrive sulla soglia del passaggio estremo. Quelle voci sono sospese tra
il Trecento e il nostro presente e la scrittura di Martinelli accetta, e non da
oggi, la sfida dantesca di tenere insieme ‘realtà’ politica e metafisica,
cronaca e spiritualità.
Amore è evocato come stella polare dei fedeli d’Amore, forza
che libera l’umanità dalla violenza, che salva «l’aiuola che ci fa tanto
feroci». Le voci di questo ‘polittico’ sono un’unica voce che ne sa contenere
innumerevoli, quella di Ermanna Montanari: aria, fuoco, suono, materia. Questo
‘polittico’ per il palcoscenico arricchisce l’itinerario che, insieme a Ravenna
Festival, Martinelli, Montanari e il Teatro delle Albe hanno iniziato nel 2017
con Inferno, proseguito quest’anno con Purgatorio e che culminerà nel 2021 con il Paradiso, a
completare le Tre Cantiche della Divina Commedia, nell’ambito delle
manifestazioni per i Sette secoli della morte di Dante.
Fedeli d’Amore è un ulteriore tassello della loro incessante
ricerca drammaturgica, vocale, musicale e visiva, insieme a sapienti come Luigi
Ceccarelli e Marco Olivieri, Anusc Castiglioni e Simone Marzocchi e si
inserisce in quel solco dove centrale è l’alchimia vocale-sonora della figura.
Dalla rassegna stampa
Drammaturgia in sette quadri che ci parla con sette voci
diverse, tutte custodite nella sapienza attoriale di una Ermanna Montanari,
bravissima nel trasfigurare la parola facendola passare attraverso il suo corpo
così che occupi per intero la scena e ne costruisca spazi e significati,
distillandoli da una scrittura che ne preserva le sonorità esaltandone la
capacità significante, mentre la tromba in scena del giovane Simone Marzocchi
ne sottolinea i passaggi ed i salti tonali, talora imprevedibili. Una Ermanna
Montanari, tra l'altro, magicamente immersa in lampi improvvisi che traversano
le profondità oscure della scena in un rincorrersi di figure angeliche di
Giotto, quasi sguardi aperti tra la meraviglia e l'angoscia sull'inferno
contemporaneo. Uno spettacolo bellissimo, arricchito dalle musiche di Luigi
Ceccarelli e dalle magiche ombre di Anusc Castiglioni, che costruiscono e
riempiono la scena paradossalmente ‘illuminandola’.
Maria Dolores Pesce, dramma.it
È un’istallazione d’arte contemporanea e teatro il denso
viaggio in cui Ermanna Montanari ci conduce in fedeli d’Amore. Da sola a
leggio, e poi accompagnata dalle discese di note acute e allucinanti della
tromba di Simone Marzocca e dalla raffinatissima partitura sonora di Luigi
Ceccarelli, la Montanari è trafitta da schegge di luce che bucano il buio
esistenziale in cui è immersa. Tra palco e platea una cortina opaca: la
Montanari e il musicista sono apparizioni, fantasmi, incarnazioni momentanee,
pronte a sparire».
Francesca Saturnino, laRepubblica.it
Vanno in scena le ultime ore di vita del poeta, mentre, nel
suo letto di esule a Ravenna, è sfinito dalla malaria. E, con l’aiuto di una
versatile, eclettica, stupefacente Ermanna Montanari, lo spettatore entra nella
mente del genio: proprio lui, che nei suoi versi ha dato forma concreta
all’aldilà, e che, nell’integrità della sua morale, ha delimitato i confini
netti del bene e del male, adesso, mentre si trova sulla soglia dell’abisso che
gli succhia la vita, è confuso. […] L’anima che sta per lasciare il corpo
recupera quel tempo lontano in cui il primo incontro con Beatrice, a nove anni,
svelò al Dante bambino quello che sarebbe stata la sua vocazione e il suo
destino. Ed è in quel momento, in cui il cerchio fra passato e presente si
chiude, che il poeta viene accolto da quella Trinità che aveva contemplato
nella visione di fede, nel cuore di quell’Amore, il cui mistero luminoso ha
cantato come nessuno.
Armida Parisi, Roma
TEATRO ELFO PUCCINI, sala Fassbinder, corso Buenos Aires 33,
Milano – Martedì, mercoledì, venerdì e sabato 21:00, domenica 16:30 (giovedì
riposo) - Prezzi: intero € 33 / martedì posto unico € 22 / rid. giovani e
anziani €17,50 / - Info e prenotazione: tel. 02.0066.0606 –
biglietteria@elfo.org - www.elfo.org
La tournée dello spettacolo prosegue fino a febbraio 2020
tra Torino, Modena, Forlì, Rimini, Pordenone.
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