STAGIONE TEATRALE 2019/2020
BRANCACCINO DI ROMA
La calorosa risposta alle proposte dello scorso anno ha
alimentato il nostro entusiasmo e ci ha convinto a proseguire sulla strada –
già intrapresa da tempo – di alternare testi classici e drammaturgia
contemporanea, avendo sempre come obiettivo quello di esplorare le proposte che
nascono sia da autori prestigiosi e grandi attori alla ricerca di un luogo dove
poter incontrare il pubblico “da vicino”, sia da giovani autori e interpreti,
che riteniamo meritino di essere conosciuti.
Come sempre la nostra stagione si intitola “Lo spazio del
racconto”, perché l’intimità è il vero valore aggiunto del Brancaccino. Qui il
pubblico può, più che altrove, immedesimarsi nell’opera e vivere da vicino il
lavoro degli interpreti. La partecipazione di tanti spettatori – molti dei
quali giovani, molti dei quali studenti di recitazione – ci conferma che questa
necessità esiste e che il nostro sforzo è apprezzato. Perché, parafrasando
Goffredo Fofi, abbiamo più che mai bisogno di teatro, per contrastare il
presente e le sue mistificazioni, difendendo il vero, il giusto e il bello.
Grandi autori, dicevamo. Il primo è Dario Fo, che apre la stagione, il 10 ottobre, con MISTERO BUFFO, uno dei testi più importanti dell’autore premio Nobel, rivisitato da Ugo Dighero, in una produzione del Teatro nazionale di Genova. Mistero Buffo fa parte della rassegna Roma per Fo, che vede coinvolta anche la Sala Umberto.
Grandi autori, dicevamo. Il primo è Dario Fo, che apre la stagione, il 10 ottobre, con MISTERO BUFFO, uno dei testi più importanti dell’autore premio Nobel, rivisitato da Ugo Dighero, in una produzione del Teatro nazionale di Genova. Mistero Buffo fa parte della rassegna Roma per Fo, che vede coinvolta anche la Sala Umberto.
Sempre a ottobre, andrà in scena PAURA D’AMARE, di Terrence
McNally, drammaturgo e autore cinematografico statunitense, vincitore di
numerosi premi e candidato al Pulitzer. Paura d’amare, che sarà diretto da
Giulio Manfredonia e interpretato da Maria Rosaria Russo e Massimiliano Vado, è
stato anche un film di grande successo, candidato al Golden Globe per la
migliore attrice protagonista.
Annibale Ruccello, uno dei più interessanti autori teatrali
italiani del secolo scorso, prematuramente scomparso dopo averci lasciato una
serie di capolavori, è l’autore di ANNA CAPPELLI, con Anna Mazzantini, per la
regia di Giancarlo Fares, che sarà in scena a dicembre.
Ancora, di Dennis Kelly, pluripremiato autore inglese, una
delle figure più interessanti della drammaturgia contemporanea, a dicembre
andrà in scena AFTER THE END, con Miriam Galanti e Federico Rosati, e con la
regia di Marco Simon Puccioni.
Un classico è sicuramente anche SHAKESPEA RE DI NAPOLI, di
Ruggero Cappuccio, con Claudio Di Palma e Ciro Damiano, che da più di vent’anni
attraversa i palcoscenici in Italia e all’estero, lasciando affascinate e
commosse platee e generazioni diverse.
Ad aprile sarà in scena PRIMO AMORE, di Samuel Beckett,
nella traduzione di Franco Quadri, diretto da Giuseppe Marini e interpretato da
Salvo Germano.
Nella convinzione che la vera arte, quella che si interroga
sul senso del nostro stare al mondo, non fa distinzione tra commedia e dramma,
la stagione del Brancaccino alterna generi diversi, dramma e commedia, “alto” e
“basso”.
Sul nostro palcoscenico si passeranno il testimone:
EDIPO... SEH!, di e con Andrea Tidona, diretto da Carla
Cassola, uno scherzo “colto” su uno dei più noti testi della drammaturgia
classica;
BOLLE DI SAPONE, del giovane e assai interessante Lorenzo
Collalti, con Daniele Paoloni e Grazia Capraro, che cerca la possibile poesia
nei rapporti alienati che la società ci concede;
MI INVITI A NOZZE, brillante commedia sull’amore di Valerio
Groppa, con Ketty Roselli e Alberto Bognanni, diretti da Siddhartha Prestinari;
IL MIO NOME È CAINO, di Claudio Fava, con Ninni Bruschetta e
la regia di Laura Giacobbe, un ritratto intenso, spietato, estremo di un killer
di mafia;
LE LETTERE A THEO, rilettura di Blas Roca Rey delle lettere
che Vincent Van Gogh scrisse al fratello, che ci fa riflettere sulla straziante
consapevolezza dell’artista di essere sempre, in qualche modo, un diverso;
NEL MEZZO DEL CASIN DI NOSTRA VITA, di e con Maurizio
Lastrico, grande sperimentatore di linguaggio;
IL SOLE IN TASCA, diretto da Giacomo Ciarrapico, che ne è
anche autore insieme ai tre interpreti Tomas Leardini, Marcello Mocchi e
Daniele Pitari, uno spettacolo basato su una comicità surreale ricca di poesia;
DUE SOLI AL COMANDO, che chiude la stagione, una pièce di
Gianni Clementi, con Camillo Grassi e la regia di Massimo Venturiello, che ci
chiama a riflettere sul ruolo del gregario, dell’eterno secondo, lo sconfitto
per definizione.
Anche in questa stagione abbiamo voluto raccontare storie di
donne, reali o immaginarie. Donne forti, innamorate, coraggiose, costrette a
confrontarsi con un mondo costruito su parametri che non appartengono alla loro
natura. Donne spesso perdenti, ma che, in fondo, hanno lasciato comunque la
loro indelebile traccia.
LADY MACBETH. SCENE DA UN MATRIMONIO, di Michele De Vita
Conti, con Maria Alberta Navello, in scena ad ottobre, esplora l’universale di
uno dei personaggi shakespeariani più noti, un personaggio immaginario e allo
stesso tempo un archetipo del rapporto donna-uomo.
LA PRINCIPESSA DIANA E LA PALPEBRA DI DIO, di Cesare Catà,
con Paola Giorgi e la regia di Luigi Moretti, è un ritratto fiabesco e
psicologico di un’altra Lady, stavolta reale, Lady Diana Spencer, delle figure
più popolari, amate e controverse del Novecento.
ISABEL GREEN, di Emanuele Aldovrandi, con Maria Pilar Perez
Aspa e la regia di Serena Sinigaglia, esplora il rapporto di una donna con il
successo, attraverso la reazione inaspettata di un’attrice al ricevere il tanto
agognato Oscar.
Un’altra grande donna è Sarah Bernardt, interpretata in
LEZIONE DA SARAH da Galatea Ranzi, insieme a Martina Galletta e per la regia di
Ferdinando Ceriani. Un testo, tratto da Pino Tierno dalle memorie della grande
attrice, dedicato alla fatica e alla passione di tutti coloro che, sulle tavole
di un palcoscenico, provano a reinventare la realtà.
Ancora una donna è la protagonista di PIETÀ, di Fabrizio
Sinisi, uno degli autori più interessanti della drammaturgia italiana
contemporanea, con Alessandra Fallucchi diretta da Alessandro Machia, ritratto
di una donna che, delusa dal suo uomo, cerca invano le ragioni più profonde
della propria femminilità nel rapporto con il figlio.
Donne che amano troppo, donne che sbagliano, come Dora Maar,
la SCHIAVA DI PICASSO, interpretata da Monica Rogledi, accompagnata dalla
splendida e intensa voce di Rossana Casale, in un testo di Osvaldo Guerrieri
diretto da Blas Roca Rey. Una donna, un’artista anche lei, stritolata per amore
dalla vanità e dalla crudeltà del più grande pittore del Novecento.
Un ritratto di donna straziante, importante, da non
dimenticare mai, è quello DELL’ANGELO DI KOBANE, di Henry Nailor, con Anna
Della Rosa e la regia di Simone Toni, storia vera di Rohana, una ragazza curda
che sogna di fare l’avvocato e che si ritroverà a combattere contro l’Isis.
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