LA XVII EDIZIONE DEL FESTIVAL
"LA SCENA DELLE DONNE"
PROSEGUE IN FRIULI VENEZIA GIULIA
Prosegue dal 9 al 29 ottobre, toccando nuove tappe del Friuli Venezia Giulia, “La scena delle donne”, il festival internazionale giunto alla XVII edizione per la direzione artistica di Bruna Braidotti, organizzato dalla Compagnia di Arti e Mestieri e realizzato con il contributo del MiC, il sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e della Fondazione Friuli.
Pordenone, Trieste, San Vito al Tagliamento, Maniago e Cordenons saranno le città che ospiteranno la seconda parte del festival che da diciassette anni rivolge la sua attenzione alla presenza delle donne negli ambiti della cultura e del teatro per incoraggiare un equo coinvolgimento delle donne in quei settori in cui non hanno ancora pari visibilità e diffusione, «nonostante rappresentino più delle metà della popolazione mondiale», dichiara Bruna Braidotti.
Il Festival che era stato dedicato nel mese di settembre alle proposte della giovane scena delle donne continua in ottobre con le proposte nazionali più significative che trattano le tematiche femminili. Arrivano anche proposte internazionali, grazie alle reti mondiali con cui il festival della Compagnia di Arti e Mestieri diretta da Bruna Braidotti si è interfacciato, come La Escritura de la/ diferencia/s di Cuba e il Women Playwrights International, ma anche grazie alla collaborazione con il festival S/paesati di Trieste.
Così, nel mese di ottobre il festival, gli spettacoli e i laboratori in programma analizzano uno dei temi meno conosciuti ma più interessanti che emergono dalla ricerca delle donne, l'organizzazione sociale arcaica in cui dominavano le divinità femminili: «Il tema – dichiara Bruna Braidotti – ci apre squarci su un'altra possibilità di convivenza umana che è esistita per molto più tempo, e prima, della civiltà patriarcale in cui ancora oggi viviamo. Spettacoli e stage ci rilanciano scenari di mondi di pace e creatività che ci giungono dai saperi femminili sepolti da millenni, ma che ancora sopravvivono nelle leggende, nei miti e in un inconscio collettivo rimosso».
I primi appuntamenti di ottobre sondano questi mondi da spunti differenti. Si inizia al Teatro Verdi di Maniago sabato 9 ottobre (ore 20.45), con la pluripremiata autrice e interprete Marta Cuscunà, che porta in scena, in collaborazione con il Centro Antiviolenza Voce Donna Onlus – Pordenone, “Il canto della caduta”; originaria di Monfalcone (Go) e in assoluto tra le figure più apprezzate del panorama teatrale contemporaneo, Marta Cuscunà affronta il mito di Fanes della tradizione popolare dei Ladini, una piccola minoranza etnica che vive nelle valli centrali delle Dolomiti, e lo fa adottando tecnologie di animatronica comunemente applicate al mondo degli effetti speciali cinematografici, scardinando l’immaginario del teatro di figura in Italia ancora molto legato alla tradizione popolare. Il ciclo epico racconta di un regno pacifico guidato da donne regine, distrutto dall’inizio di un’epoca del dominio e della spada: «uno spettacolo che ci ricorda – dichiara Voce Donna Onlus che sostiene l’ospitalità del progetto – quanto se avessimo più sguardo femminile nel mondo vivremmo in una società più pacifica».
Si prosegue domenica 10 con il workshop a cura di Bruna Braidotti “Il linguaggio della dea” (ore 10.00-13.00), un’immersione espressiva per scoprire il mondo femminile che deriva dalle riflessioni del pensiero filosofico delle donne e dalle scoperte di studiose e ricercatrici sul matriarcato arcaico.
“La scena delle donne” collabora con il festival S/paesati di Trieste per portare giovedì 14 sul palco del Teatrino Franca e Franco Basaglia (ore 20.45), uno spettacolo che riunisce la Compagnia di Arti e Mestieri e la Compagnie ia: “Si près des profondeurs - Così vicino al fondo” di Camille Davin, selezione mondiale al Women Playwright International di Santiago del Cile 2018, una storia tra fiaba e cronaca che culminerà in un mondo fatto di barche portatrici di speranze in grado di condurre i migranti verso i propri cari lasciati indietro.
Venerdì 15 ottobre “La scena delle donne” fa tappa a Fontanafredda, dove nella Sala Consiliare del Comune (ore 18.30) va in scena “La commedia delle donne”, con Bruna Braidotti e Bianca Manzari, spettacolo vincitore nel 2013 del Premio di drammaturgia femminile Mariangela Melato: due attrici, per sopravvivenza e per arte, cercano di conciliare la loro vita quotidiana con il lavoro, attingendo alla Commedia dell’Arte e alle commedie di Carlo Goldoni in un mondo che non è registrato sulla loro indole, ma che sono costrette comunque a seguire, in modo inconsueto, fino al lieto fine che vedrà le due attrici progettare il prossimo canovaccio, studiato a misura per loro.
Sabato 16 (ore 16.00-19.00) e domenica 17 ottobre (ore 10.00-13.00) si terrà il workshop di teatro fisico sul tema del sogno, dal titolo “Sulle ali del sogno”: condotto da Angela Lattanzio, esperta di teatro danza con alle spalle una solida formazione nelle tecniche di danza moderna e contemporanea grazie allo studio con insegnanti di fama internazionale come Elsa Piperno, Simone Forti e Carolyn Carlson, il laboratorio guiderà i partecipanti in un percorso che unisce danza, gesto e suono per dare forma ai sogni e alle visioni di ciascuno, che saranno condivise in una dimostrazione pubblica che si svolgerà domenica 17 (ore 12.30), in uno spazio urbano in via di definizione a Pordenone.
La selezione di spettacoli di giovani artisti e artiste “La vetrina delle giovani proposte” del festival “La scena delle donne” continua anche nel mese di ottobre per poterli offrire al mondo della scuola, con due nuovi appuntamenti: “DisAPPenture” di e con Davide Lazzaretto, in scena all’Auditorium Aldo Moro a Cordenons (ore 18.30) sabato 23, la storia del cammino di un uomo in un mondo che crede di conoscere, ma del quale ha visto un lato soltanto, Le Social App: tramite un finto profilo femminile, l'uomo vede finalmente la tempesta di messaggi cui sono sottoposte ogni giorno le rappresentanti dell'altro sesso, iniziando a interrogarsi sull’origine di questo fenomeno; e, all’Auditorium Zotti a San Vito al Tagliamento, andrà in scena venerdì 29 (ore 10.00) “In qualunque posto io mi trovi”, di Eleonora Cicconi, interprete, e Noemi Radice, regista. Premiato al concorso “La giovane scena delle donne” nel 2018, narra di una quindicenne alla ricerca della propria identità che si rifugia nel mondo di YouTube; qui fa amicizia con una YouTuber che diventa per lei un modello di vita, mentre lotta con l’ambiente familiare e con il suo senso di inadeguatezza, incontrando difficoltà nel mettere in comunicazione il mondo ideale di YouTube con il mondo reale delle sue giornate.
Mercoledì 27 ottobre, presso la Casa dello Studente – Sala Api (ore 18.00), è la volta poi della produzione internazionale Hess Collective e La MaMa “Spoiled” della premiata drammaturga canadese-americana Elisabeth Hess, con Arianna Addonizio che porta in scena storie di violenza contro le donne dal punto di vista maschile per fare luce su alcuni aspetti della cultura patriarcale e misogina, e far comprendere agli uomini da dove nasce la violenza.
Altra importante ospite è Laura Curino, giovedì 28 ottobre, sul palco dell’Auditorium Zotti a San Vito al Tagliamento (ore 20.45): in scena “Artemisia, Caterina, Ipazia…e le altre”, ideato e diretto da Consuelo Barilari e scritto da Laura Curino insieme a Patrizia Monaco; uno spettacolo biopic su Artemisia Gentileschi in cui si intrecciano, evocate dalla radiografia del dipinto “Santa Caterina d’Alessandria”, diversi personaggi – Artemisia Gentileschi, Caterina d’Alessandria, Giovanna d’Arco, Ipazia, Lucrezia, Susanna e i Vecchioni, Giuditta – ; donne vittime di violenza che hanno lasciato una grande testimonianza di forza, creatività e sapienza, e che Laura Curino evoca ed interpreta, in un racconto ironico, tagliente e molto spesso comico, per comporre una suggestiva scenografia di grandi video proiezioni a più livelli.
Il gran finale è uno spettacolo internazionale che veicola un messaggio fortemente simbolico. Venerdì 29 ottobre, in scena “Sombra protectora” della poetessa cubana Teresa Melo, una produzione Metec Alegre e Consejo Provincial de Las Artes Escénicas de Santiago de Cuba, per la regia di Alina Narciso. I tornado che spesso si abbattono sulle aree caraibiche s’incrociano con la vita di una donna: una metafora potente su un cambiamento radicale portato dal forte vento della rivoluzione culturale delle donne.
Info contatti e biglietteria
T. 0434 40115; +39 340 0718557
info@compagniadiartiemestieri.it
www.scenadelledonne.it/biglietteria
PROGRAMMA
sabato 9 ottobre
Teatro Verdi, Maniago | ore 20.45
T. 0434 40115; +39 340 0718557
info@compagniadiartiemestieri.it
www.scenadelledonne.it/biglietteria
PROGRAMMA
sabato 9 ottobre
Teatro Verdi, Maniago | ore 20.45
spettacolo in collaborazione con Centro Antiviolenza Voce Donna Onlus - Pordenone
IL CANTO DELLA CADUTA
di e con Marta Cuscunà
progettazione e realizzazione animatronica Paola Villani
assistente alla regia Marco Rogante
co-produzione Centrale Fies, CSS Teatro stabile d'innovazione del Friuli Venezia Giulia, Teatro Stabile di Torino, São Luiz Teatro Municipal | Lisbona
in collaborazione con Teatro Stabile di Bolzano, A Tarumba Teatro de Marionetas | Lisbona
Marta Cuscunà fa parte del progetto Fies Factory di Centrale Fies
Il mito di Fanes è una tradizione popolare dei Ladini, una piccola minoranza etnica che vive nelle valli centrali delle Dolomiti. È un ciclo epico che racconta di un regno pacifico guidato da donne regine, distrutto dall’inizio di un’epoca del dominio e della spada.
È il canto nero della caduta nell’orrore della guerra.
Oggi siamo ancora immersi in un sistema di guerre incessanti. Sembra che la guerra sia parte inevitabile del destino dell'umanità. Il mito di Fanes, invece, narra di un tempo d'oro della pace che è andato perduto. Il canto della caduta vuole portare alla luce il racconto di come eravamo, di quell'alternativa sociale auspicabile per il futuro dell'umanità che viene presentata sempre come un'utopia irrealizzabile. E che invece, forse, è già esistita.
Al centro dello spettacolo c'è il tema della guerra. Una guerra non si vede mai sulla scena. Eppure c'è, restituita al pubblico dal punto di vista degli unici personaggi che ne traggono sempre vantaggio: i corvi. Il protagonista principale della messa in scena è dunque uno stormo di corvi animatronici, manovrati attraverso joystick meccanici, progettati e realizzati dalla scenografa Paola Villani.
Il tentativo che sta alla base del progetto scenografico è quello di scardinare l'immaginario del teatro di figura, che in Italia è ancora molto legato alla tradizione popolare, attraverso l'utilizzo di alcune tecnologie di animatronica comunemente applicate al mondo degli effetti speciali cinematografici e realizzate con elementi di componentistica industriale.
domenica 10 ottobre
Scuola di Teatro, Largo Cervignano 71, Pordenone | ore 10.00-13.00
IL CANTO DELLA CADUTA
di e con Marta Cuscunà
progettazione e realizzazione animatronica Paola Villani
assistente alla regia Marco Rogante
co-produzione Centrale Fies, CSS Teatro stabile d'innovazione del Friuli Venezia Giulia, Teatro Stabile di Torino, São Luiz Teatro Municipal | Lisbona
in collaborazione con Teatro Stabile di Bolzano, A Tarumba Teatro de Marionetas | Lisbona
Marta Cuscunà fa parte del progetto Fies Factory di Centrale Fies
Il mito di Fanes è una tradizione popolare dei Ladini, una piccola minoranza etnica che vive nelle valli centrali delle Dolomiti. È un ciclo epico che racconta di un regno pacifico guidato da donne regine, distrutto dall’inizio di un’epoca del dominio e della spada.
È il canto nero della caduta nell’orrore della guerra.
Oggi siamo ancora immersi in un sistema di guerre incessanti. Sembra che la guerra sia parte inevitabile del destino dell'umanità. Il mito di Fanes, invece, narra di un tempo d'oro della pace che è andato perduto. Il canto della caduta vuole portare alla luce il racconto di come eravamo, di quell'alternativa sociale auspicabile per il futuro dell'umanità che viene presentata sempre come un'utopia irrealizzabile. E che invece, forse, è già esistita.
Al centro dello spettacolo c'è il tema della guerra. Una guerra non si vede mai sulla scena. Eppure c'è, restituita al pubblico dal punto di vista degli unici personaggi che ne traggono sempre vantaggio: i corvi. Il protagonista principale della messa in scena è dunque uno stormo di corvi animatronici, manovrati attraverso joystick meccanici, progettati e realizzati dalla scenografa Paola Villani.
Il tentativo che sta alla base del progetto scenografico è quello di scardinare l'immaginario del teatro di figura, che in Italia è ancora molto legato alla tradizione popolare, attraverso l'utilizzo di alcune tecnologie di animatronica comunemente applicate al mondo degli effetti speciali cinematografici e realizzate con elementi di componentistica industriale.
domenica 10 ottobre
Scuola di Teatro, Largo Cervignano 71, Pordenone | ore 10.00-13.00
workshop
IL LINGUAGGIO DELLA DEA
a cura di Bruna Braidotti
Il workshop è una full immersion espressiva per scoprire il mondo femminile che ci proviene dalle riflessioni del pensiero filosofico delle donne e dalle scoperte di studiose e ricercatrici sul matriarcato arcaico
Gli spunti teorici sono tratti dai testi di Marija Gimbutas, Riane Esler, Luce Irigaray, Luciana Percovich e di altre scrittrici che si sono riferite al mito ed alle leggende, che fungono da traccia insieme alle esperienze personali di ciascuna per inventare inediti modi femminili di esprimersi e rappresentarsi. Nei miti, nella cultura popolare, in certi riti devozionali, in costumi e tradizioni, nelle fiabe e nelle leggende, oltre che nelle scoperte delle antiche società matriarcali, troviamo ancora i segni di una alterità femminile scomparsa nella nostra cultura. Il laboratorio avvia l’esplorazione di questo femminile dimenticato intrecciando l’elaborazione teorica alla pratica espressiva ed individuando i punti di forza delle donne, partendo soprattutto dal loro corpo e dai suoi linguaggi.
Bruna Braidotti inizia negli anni’90 un percorso di ricerca seguendo l’elaborazione teorica femminile del Centro Documentazione Donna di Firenze, impegnato nella conduzione di seminari fra arte, psicanalisi, filosofia e sociologia. Il percorso di ricerca teorica si arricchì inoltre degli spunti provenienti da vari approcci filosofici e sociologici. Durante l’impegno teatrale con la Compagnia Tag di Mestre, specializzata in Commedia dell’Arte, l’attrice friulana unificò questi suoi interessi al pensiero femminile/femminista, accorgendosi non solo della marginalità dei ruoli per le donne sulla scena, ma soprattutto della mancanza di rappresentazione delle emozioni, storie e conflitti dell’universo femminile. Le donne in scena erano per lo più di contorno ed ornamento, oggetto di desiderio o fonte di conflitti fra uomini e l’espressività teatrale e scenica era sempre frutto di un’esperienza maschile. Da li iniziò il tragitto da cui iniziarono seminari di ricerca da Venezia a Padova a Trieste e Pordenone su nuovi linguaggi espressivi e su nuovi contenuti, che permettessero di far emergere i sepolti universi femminili, una nuova drammaturgia dedicata alle donne e l’organizzazione di manifestazioni teatrali come La Scena delle donne e la partecipazione ad iniziative nazionali ed internazionali su questi temi.
giovedì 14 ottobre
Teatrino Franca e Franco Basaglia, Trieste | ore 20.45
IL LINGUAGGIO DELLA DEA
a cura di Bruna Braidotti
Il workshop è una full immersion espressiva per scoprire il mondo femminile che ci proviene dalle riflessioni del pensiero filosofico delle donne e dalle scoperte di studiose e ricercatrici sul matriarcato arcaico
Gli spunti teorici sono tratti dai testi di Marija Gimbutas, Riane Esler, Luce Irigaray, Luciana Percovich e di altre scrittrici che si sono riferite al mito ed alle leggende, che fungono da traccia insieme alle esperienze personali di ciascuna per inventare inediti modi femminili di esprimersi e rappresentarsi. Nei miti, nella cultura popolare, in certi riti devozionali, in costumi e tradizioni, nelle fiabe e nelle leggende, oltre che nelle scoperte delle antiche società matriarcali, troviamo ancora i segni di una alterità femminile scomparsa nella nostra cultura. Il laboratorio avvia l’esplorazione di questo femminile dimenticato intrecciando l’elaborazione teorica alla pratica espressiva ed individuando i punti di forza delle donne, partendo soprattutto dal loro corpo e dai suoi linguaggi.
Bruna Braidotti inizia negli anni’90 un percorso di ricerca seguendo l’elaborazione teorica femminile del Centro Documentazione Donna di Firenze, impegnato nella conduzione di seminari fra arte, psicanalisi, filosofia e sociologia. Il percorso di ricerca teorica si arricchì inoltre degli spunti provenienti da vari approcci filosofici e sociologici. Durante l’impegno teatrale con la Compagnia Tag di Mestre, specializzata in Commedia dell’Arte, l’attrice friulana unificò questi suoi interessi al pensiero femminile/femminista, accorgendosi non solo della marginalità dei ruoli per le donne sulla scena, ma soprattutto della mancanza di rappresentazione delle emozioni, storie e conflitti dell’universo femminile. Le donne in scena erano per lo più di contorno ed ornamento, oggetto di desiderio o fonte di conflitti fra uomini e l’espressività teatrale e scenica era sempre frutto di un’esperienza maschile. Da li iniziò il tragitto da cui iniziarono seminari di ricerca da Venezia a Padova a Trieste e Pordenone su nuovi linguaggi espressivi e su nuovi contenuti, che permettessero di far emergere i sepolti universi femminili, una nuova drammaturgia dedicata alle donne e l’organizzazione di manifestazioni teatrali come La Scena delle donne e la partecipazione ad iniziative nazionali ed internazionali su questi temi.
giovedì 14 ottobre
Teatrino Franca e Franco Basaglia, Trieste | ore 20.45
spettacolo
SI PRÈS DES PROFONDEURS - COSÌ VICINO AL FONDO
di Camille Davin
regia Bruna Braidotti
con Arianna Addonizio, Filippo Fossa, Paolo Mutti
produzione Compagnia di Arti e Mestieri – Compagnie ia (Parigi)
selezione mondiale al Women Playwright International di Santiago del Cile 2018
Una storia tra fiaba e cronaca. Lo spettacolo affronta in modo inusuale il controverso tema dell’immigrazione clandestina che investe l’Italia. Si mescolano nel testo fantasia, magia e realtà. Un ex marinaio della marina mercantile si rifiuta di imbarcarsi nuovamente e allo stesso tempo non accetta di rimanere a terra, in un mondo che sta crollando e che gli sta sfuggendo di mano. Si rifugia da solo in riva al mare, in questo spazio indefinito all’incrocio tra due mondi, per tentare di ritrovare se stesso attraverso i suoi ricordi. Sulla spiaggia incontra un ragazzo “arenato”, arrivato dalla Siria. Come il marinaio, è in cerca del suo posto nel mondo. Insieme reinventano un mondo fatto di barche portatrici di speranze in grado di condurli verso i propri cari lasciati indietro. Tutti e due incontrano una dea del mare che prometto loro la salvezza come ambasciatrice di un’altra vita possibile. È un momento di sosta, di contemplazione in uno spazio di confine tra terra e mare. Tutti i personaggi sono dei dimenticati dal mondo, il testo li riunisce per riportarli a noi. Antieroi, trascurati dalla globalizzazione, il loro incontro attorno all’elemento marino è come un circolo, un racconto moderno per chiunque con l’idea di reinventare il mondo. “Così vicino al fondo” affronta il tema dell’esilio, della migrazione sotto un aspetto più metaforico rispetto a quello proposto dai media e lascia all’immaginazione il diritto di concedersi risposte magiche.
venerdì 15 ottobre
Sala Consiliare del Comune, Fontanafredda | ore 18.30
SI PRÈS DES PROFONDEURS - COSÌ VICINO AL FONDO
di Camille Davin
regia Bruna Braidotti
con Arianna Addonizio, Filippo Fossa, Paolo Mutti
produzione Compagnia di Arti e Mestieri – Compagnie ia (Parigi)
selezione mondiale al Women Playwright International di Santiago del Cile 2018
Una storia tra fiaba e cronaca. Lo spettacolo affronta in modo inusuale il controverso tema dell’immigrazione clandestina che investe l’Italia. Si mescolano nel testo fantasia, magia e realtà. Un ex marinaio della marina mercantile si rifiuta di imbarcarsi nuovamente e allo stesso tempo non accetta di rimanere a terra, in un mondo che sta crollando e che gli sta sfuggendo di mano. Si rifugia da solo in riva al mare, in questo spazio indefinito all’incrocio tra due mondi, per tentare di ritrovare se stesso attraverso i suoi ricordi. Sulla spiaggia incontra un ragazzo “arenato”, arrivato dalla Siria. Come il marinaio, è in cerca del suo posto nel mondo. Insieme reinventano un mondo fatto di barche portatrici di speranze in grado di condurli verso i propri cari lasciati indietro. Tutti e due incontrano una dea del mare che prometto loro la salvezza come ambasciatrice di un’altra vita possibile. È un momento di sosta, di contemplazione in uno spazio di confine tra terra e mare. Tutti i personaggi sono dei dimenticati dal mondo, il testo li riunisce per riportarli a noi. Antieroi, trascurati dalla globalizzazione, il loro incontro attorno all’elemento marino è come un circolo, un racconto moderno per chiunque con l’idea di reinventare il mondo. “Così vicino al fondo” affronta il tema dell’esilio, della migrazione sotto un aspetto più metaforico rispetto a quello proposto dai media e lascia all’immaginazione il diritto di concedersi risposte magiche.
venerdì 15 ottobre
Sala Consiliare del Comune, Fontanafredda | ore 18.30
spettacolo
LA COMMEDIA DELLE DONNE
di Bruna Braidotti
con Bruna Braidotti e Bianca Manzari
Premio di drammaturgia femminile Mariangela Melato 2013
Isa e Bea, attrici per sopravvivenza e per arte, cercano di conciliare la loro vita quotidiana con il lavoro, districandosi fra impegni famigliari e lavoro scenico. Il loro repertorio attinge alla Commedia dell’Arte e alle commedie di Carlo Goldoni, che rappresentano continuamente, interpretando anche tutti i personaggi, per risparmiare sui costi.
Le storie personali delle due, si rivelano nei fuori scena o dietro le quinte ma anche in scena: le vicende delle protagoniste della Casanova di Goldoni si intrecciano con quelle delle due donne dei giorni nostri creando un canovaccio femminile originale da cui emergono i nodi rispetto al desiderio di maternità, alla rivalità femminile e alle contraddizioni che in Italia vive chi vuole vivere di teatro. Le acrobazie della vita si riflettono sulla scena dove le attrici cambiano in continuazione personaggio creando situazioni di volta in volta comiche, surreali, poetiche e anche di equilibrismo virtuoso. Va in scena la commedia delle donne in un mondo che non è registrato sulla loro indole, un mondo sfasato, che sono costrette a seguire comunque in modo inconsueto. Ma è una commedia, il lieto fine è più una convinzione che una speranza per Isa e Bea che finalmente, quando è calato il sipario, progettano insieme il prossimo canovaccio studiato a misura per loro.
sabato 16 ottobre | ore 16.00-19.00
e domenica 17 ottobre | ore 10.00-13.00
Scuola di Teatro, Largo Cervignano 71, Pordenone
workshop
SULLE ALI DEL SOGNO
a cura di Angela Lattanzio
Un’immersione nel teatro danza di Angela Lattanzio per sperimentare l’espressività del corpo nel movimento che amplifica l’immaginario e l’emozione. La guida del percorso è una danzatrice straordinaria che crea con i partecipanti originali ed intense performance che nascono dai contributi espressivi di ciascuna/o. Il tema è il sogno, elemento immateriale, che rispecchia paure e desideri. Con la danza, il gesto e il suono i sogni si possono materializzare diventando concrete visioni nello spazio da condividere con il pubblico.
Si chiede ai partecipanti di portare un brevissimo testo e un oggetto caro.
Il workshop culminerà in una performance finale SULLE ALI DEL SOGNO, aperta al pubblico, in uno spazio urbano di Pordenone domenica 17 ottobre, ore 12.00
Angela Lattanzio, diplomata in danza classica, danza contemporanea e teatro danza alla scuola londinese The Place e con insegnanti di fama internazionale tra cui Elsa Piperno sulla tecnica Graham, pioniera statunitense della danza contemporanea, con Simone Forti, Carolyn Carlson, Cary Ryck, Malou Airaudo, Nienke Reheorst.
L’amore per la danza si declina in una pluralità di esperienze che la portano ad esplorare le molteplici potenzialità di quest’arte avvicinandosi alla musicoterapia, allo psicodramma ed alla danza balinese. Si specializza in danza terapia. Ha fondato a Genova la compagnia J Nuova Partenza dove ha fatto parte del gruppo Smam di Treviso e dal 2002 dirige il gruppo di danza Nextage Dancetheatre a Lughignano, Treviso, con cui ha prodotto e realizzato diversi spettacoli. Collabora con diverse realtà artistiche come danzatrice, coreografa formatrice e terapeuta. È cofondatrice della Rete Veneta Arti Performative, associazione con la finalità di promuovere tutte le attività legate alla danza ed alle arti performative contemporanee ed è fondatrice dell’associazione culturale e artistica Sei Non Sola Cinzia che promuove attività artistiche per raccogliere finanziamenti da donare a Enti e Associazioni che abbiano come scopo principale la ricerca e la cura delle malattie oncologiche.
sabato 23 ottobre
Auditorium Aldo Moro, Cordenons | ore 18.30
spettacolo
DISAPPENTURE
di e con Davide Lazzaretto
spettacolo de LA VETRINA DELLE GIOVANI PROPOSTE dedicata giovani artisti e artiste
“DisAPPenture” è la storia di un viaggio, il cammino di un uomo in un mondo che crede di conoscere, ma del quale ha visto un lato soltanto: Le Social App. Tramite un finto profilo femminile, l'uomo vede finalmente la tempesta di messaggi cui sono sottoposte ogni giorno le rappresentanti dell'altro sesso, in un ambiente dove le restrizioni sociali sono assenti e quelle legali paiono allentate. Le donne conoscono bene questo discorso, ma l'uomo no. E ora si chiede: da dove viene tutto questo?
Un monologo comico, costellato di esperienze grottesche che mostrano l'aspetto autentico di un’umanità a briglie sciolte. Un monologo serissimo, dove l'uomo cerca di comprendere il punto di origine nel circolo vizioso delle relazioni umane.
mercoledì 27 ottobre
Casa dello Studente - Sala Api, Pordenone | ore 18.00
DISAPPENTURE
di e con Davide Lazzaretto
spettacolo de LA VETRINA DELLE GIOVANI PROPOSTE dedicata giovani artisti e artiste
“DisAPPenture” è la storia di un viaggio, il cammino di un uomo in un mondo che crede di conoscere, ma del quale ha visto un lato soltanto: Le Social App. Tramite un finto profilo femminile, l'uomo vede finalmente la tempesta di messaggi cui sono sottoposte ogni giorno le rappresentanti dell'altro sesso, in un ambiente dove le restrizioni sociali sono assenti e quelle legali paiono allentate. Le donne conoscono bene questo discorso, ma l'uomo no. E ora si chiede: da dove viene tutto questo?
Un monologo comico, costellato di esperienze grottesche che mostrano l'aspetto autentico di un’umanità a briglie sciolte. Un monologo serissimo, dove l'uomo cerca di comprendere il punto di origine nel circolo vizioso delle relazioni umane.
mercoledì 27 ottobre
Casa dello Studente - Sala Api, Pordenone | ore 18.00
spettacolo
SPOILED
di Elizabeth Hess
con Arianna Addonizio
produzione HESS COLLECTIVE - LA MAMA TEC
La violenza sulle donne dal punto di vista maschile.
Lo spettacolo si basa su storie vere di violenza contro le donne che sono messe in scena da diverse interpreti femminili ma raccontate dal punto di vista maschile. Lo spettacolo, rivelando come gli uomini raccontano la violenza sulle donne, fa luce su alcuni aspetti della cultura patriarcale e misogina, di cui anche gli uomini debbono prendere coscienza per comprendere le radici della violenza. I racconti maschili sulla violenza sulle donne raccolti in molti paesi del mondo (India, Turchia, Cile, America, Italia) hanno così permesso di indagare le mentalità che emergono dalle varie culture che stanno alla base di crimini come lo stupro, l'infanticidio femminile e il baratto delle spose bambine.
Nello spettacolo SPOILED della Scena delle donne si presenta una storia di un paese straniero in video e la storia italiana interpretata da Arianna Addonizio in scena mentre è in collegamento con Elisabeth Hess, con cui al termine dello spettacolo il pubblico si può confrontare.
Elizabeth Hess è un'attrice, drammaturga, regista ed educatrice canadese-americana. In TV, è meglio conosciuta per aver interpretato la madre Janet Darling nella longeva sitcom americana Clarissa Explains It All. È anche apparsa in diversi episodi di Law & Order. Il suo curriculum di recitazione comprende anche lavori a Broadway e fuori Broadway, teatro regionale, TV, film indipendenti e pluripremiati lavori solisti che hanno viaggiato per il mondo. Ha interpretato Renee nella produzione, vincitrice del Tony Award, M. Butterfly. Ha ricevuto la sua formazione alla London Academy of Music and Dramatic Art (LAMDA) e ha studiato privatamente con il maestro di recitazione Harold Guskin. Ha insegnato recitazione principalmente alla Tosch School of the Arts della New York University (NYU), alla Fordham University e all’Eugene O’Neill Theatre Center / National Theatre Institute.
Il collettivo Hess produce eventi basati su un approccio ibrido alla performance. Un teatro fisico che fonde pratiche occidentali e orientali. Il lavoro affronta questioni di urgenza sociale e globale di collaborazione interculturale e creazione interdisciplinare.
giovedì 28 ottobre
Auditorium Zotti, San Vito al Tagliamento | ore 20.45
SPOILED
di Elizabeth Hess
con Arianna Addonizio
produzione HESS COLLECTIVE - LA MAMA TEC
La violenza sulle donne dal punto di vista maschile.
Lo spettacolo si basa su storie vere di violenza contro le donne che sono messe in scena da diverse interpreti femminili ma raccontate dal punto di vista maschile. Lo spettacolo, rivelando come gli uomini raccontano la violenza sulle donne, fa luce su alcuni aspetti della cultura patriarcale e misogina, di cui anche gli uomini debbono prendere coscienza per comprendere le radici della violenza. I racconti maschili sulla violenza sulle donne raccolti in molti paesi del mondo (India, Turchia, Cile, America, Italia) hanno così permesso di indagare le mentalità che emergono dalle varie culture che stanno alla base di crimini come lo stupro, l'infanticidio femminile e il baratto delle spose bambine.
Nello spettacolo SPOILED della Scena delle donne si presenta una storia di un paese straniero in video e la storia italiana interpretata da Arianna Addonizio in scena mentre è in collegamento con Elisabeth Hess, con cui al termine dello spettacolo il pubblico si può confrontare.
Elizabeth Hess è un'attrice, drammaturga, regista ed educatrice canadese-americana. In TV, è meglio conosciuta per aver interpretato la madre Janet Darling nella longeva sitcom americana Clarissa Explains It All. È anche apparsa in diversi episodi di Law & Order. Il suo curriculum di recitazione comprende anche lavori a Broadway e fuori Broadway, teatro regionale, TV, film indipendenti e pluripremiati lavori solisti che hanno viaggiato per il mondo. Ha interpretato Renee nella produzione, vincitrice del Tony Award, M. Butterfly. Ha ricevuto la sua formazione alla London Academy of Music and Dramatic Art (LAMDA) e ha studiato privatamente con il maestro di recitazione Harold Guskin. Ha insegnato recitazione principalmente alla Tosch School of the Arts della New York University (NYU), alla Fordham University e all’Eugene O’Neill Theatre Center / National Theatre Institute.
Il collettivo Hess produce eventi basati su un approccio ibrido alla performance. Un teatro fisico che fonde pratiche occidentali e orientali. Il lavoro affronta questioni di urgenza sociale e globale di collaborazione interculturale e creazione interdisciplinare.
giovedì 28 ottobre
Auditorium Zotti, San Vito al Tagliamento | ore 20.45
spettacolo
ARTEMISIA, CATERINA, IPAZIA…E LE ALTRE
ideazione e regia Consuelo Barilari
testo teatrale di Laura Curino e Patrizia Monaco
dal laboratorio di scrittura collettiva Raggi X
con Laura Curino
impianto scenico Federico Valente
videografica Sara Monteverde
video mapping Gianluca De Pasquale
costumi Francesca Parodi
progetto luci Fabio Parodi
In uno spettacolo biopic su Artemisia Gentileschi, si intrecciano evocate dalla radiografia del dipinto Santa Caterina d’Alessandria diversi personaggi femminili, che Laura Curino evoca ed interpreta, in un racconto ironico, tagliente e molto spesso comico: Artemisia Gentileschi, Caterina d’Alessandria, Giovanna d’Arco, Ipazia, Lucrezia, Susanna e i Vecchioni, Giuditta.
I personaggi e le opere d’arte di Artemisia Gentileschi, e di altri artisti del ‘500 e ‘600, si muovono nella dimensione narrativa tra Arte e Teatro, per comporre una suggestiva scenografia di grandi video proiezioni a più livelli.
Scorrono, appaiono sorprendendoci, vibrano, si frammentano e si alternano nella narrazione le opere di Artemisia Gentileschi: Giuditta che decapita Oloferne, Santa Caterina di Alessandria, Danae, La ninfa Corisca e il satiro, Autoritratto con liuto, Cleopatra, Autoritratto come allegoria della Pittura, Sansone e Dalida, Davide e Betsabea, Giaele e Sisara, Clio, la musa della storia, Santa Cecilia, Conversione della Maddalena, Ester e Assuero... E le opere dei maestri che Artemisia evoca e invoca come Giuditta e Oloferne di Caravaggio La scuola di Atene di Raffaello, Tre arcangeli e Tobiolo di Filippo Lippi, Tre arcangeli e Tobiolo di Francesco Botticini, Stanza dell’Aurora di Agostino Tassi e il Guercino, Il concerto musicale con Apollo e le Muse Agostino Tassi e Orazio Gentileschi e molti altri.
venerdì 29 ottobre
Auditorium Zotti, San Vito al Tagliamento | ore 10.00
ARTEMISIA, CATERINA, IPAZIA…E LE ALTRE
ideazione e regia Consuelo Barilari
testo teatrale di Laura Curino e Patrizia Monaco
dal laboratorio di scrittura collettiva Raggi X
con Laura Curino
impianto scenico Federico Valente
videografica Sara Monteverde
video mapping Gianluca De Pasquale
costumi Francesca Parodi
progetto luci Fabio Parodi
In uno spettacolo biopic su Artemisia Gentileschi, si intrecciano evocate dalla radiografia del dipinto Santa Caterina d’Alessandria diversi personaggi femminili, che Laura Curino evoca ed interpreta, in un racconto ironico, tagliente e molto spesso comico: Artemisia Gentileschi, Caterina d’Alessandria, Giovanna d’Arco, Ipazia, Lucrezia, Susanna e i Vecchioni, Giuditta.
I personaggi e le opere d’arte di Artemisia Gentileschi, e di altri artisti del ‘500 e ‘600, si muovono nella dimensione narrativa tra Arte e Teatro, per comporre una suggestiva scenografia di grandi video proiezioni a più livelli.
Scorrono, appaiono sorprendendoci, vibrano, si frammentano e si alternano nella narrazione le opere di Artemisia Gentileschi: Giuditta che decapita Oloferne, Santa Caterina di Alessandria, Danae, La ninfa Corisca e il satiro, Autoritratto con liuto, Cleopatra, Autoritratto come allegoria della Pittura, Sansone e Dalida, Davide e Betsabea, Giaele e Sisara, Clio, la musa della storia, Santa Cecilia, Conversione della Maddalena, Ester e Assuero... E le opere dei maestri che Artemisia evoca e invoca come Giuditta e Oloferne di Caravaggio La scuola di Atene di Raffaello, Tre arcangeli e Tobiolo di Filippo Lippi, Tre arcangeli e Tobiolo di Francesco Botticini, Stanza dell’Aurora di Agostino Tassi e il Guercino, Il concerto musicale con Apollo e le Muse Agostino Tassi e Orazio Gentileschi e molti altri.
venerdì 29 ottobre
Auditorium Zotti, San Vito al Tagliamento | ore 10.00
spettacolo
IN QUALUNQUE POSTO IO MI TROVI
di Eleonora Cicconi e Noemi Radice
regia Noemi Radice
con Eleonora Cicconi
Premio La giovane scena delle donne 2018
spettacolo de LA VETRINA DELLE GIOVANI PROPOSTE dedicata giovani artisti e artiste
"In qualunque posto mi trovi" racconta di Gaia, una quindicenne alla ricerca della propria identità e delle proprie passioni. Durante il pomeriggio nella sua cameretta si rifugia nel mondo di YouTube, un posto libero in cui ognuno può esprimere se stesso e condividere le proprie esperienze e interessi con migliaia di persone. Qui si trova con la sua YouTuber preferita che diventa per lei un’amica che la fa stare bene nei momenti difficili e la diverte nei momenti di serenità, un vero modello di vita. Ma la difficoltà per Gaia sarà mettere in comunicazione il mondo ideale di YouTube con il mondo reale delle sue giornate, lottando con l’ambiente familiare e con la propria sensazione di inadeguatezza.
Lo spettacolo nasce dalla lettura di un racconto di Frank Wedekind: "Mine-Haha, ovvero Dell’educazione fisica delle fanciulle". Nel racconto si legge di un parco in cui centinaia di ragazzine vengono educate da altre donne secondo i soli canoni estetici e fisici, crescendo inconsapevoli dell’esistenza di un mondo esterno. Che cosa potrebbe essere oggi questa educazione fisica delle fanciulle, in una società in cui l’estetica è vissuta come un valore imprescindibile e in cui le adolescenti sono bombardate da immagini e modelli a cui ispirarsi? Youtube è diventato il parco contemporaneo, in cui migliaia di ragazzine condividono le proprie esperienze e i propri suggerimenti di vita. Youtube, nei loro video, è uno spazio che porta la sfera privata nella sfera pubblica: è uno spazio accessibile a chiunque, dove tutte mostrano con leggerezza elementi intimi e privati, come i propri corpi e le proprie stanze. Così, imitandosi a vicenda, tendono ad omologarsi, nell’illusione di esprimere sè stesse e la propria unicità.
Tutto quello che vediamo in scena si svolge nella stanza di Gaia, una quindicenne che vorrebbe diventare una youtuber. Lì, nel suo piccolo rifugio, scopriamo il suo mondo interiore e le sue relazioni con il mondo esterno.
L’universo che mettiamo in scena è esclusivamente femminile: Gaia; la mamma; la compagna di banco; la Youtuber preferita, che non a caso ha lo stesso nome della protagonista. Modelli e antimodelli femminili, con cui Gaia lotta e si identifica, alla ricerca di sè stessa e della propria personalità, in un periodo di formazione e di grandi incertezze come può essere quello dell’adolescenza.
venerdì 29 ottobre
Palazzo Montereale Mantica, corso Vittorio Emanuele II, Pordenone | ore 18.30
IN QUALUNQUE POSTO IO MI TROVI
di Eleonora Cicconi e Noemi Radice
regia Noemi Radice
con Eleonora Cicconi
Premio La giovane scena delle donne 2018
spettacolo de LA VETRINA DELLE GIOVANI PROPOSTE dedicata giovani artisti e artiste
"In qualunque posto mi trovi" racconta di Gaia, una quindicenne alla ricerca della propria identità e delle proprie passioni. Durante il pomeriggio nella sua cameretta si rifugia nel mondo di YouTube, un posto libero in cui ognuno può esprimere se stesso e condividere le proprie esperienze e interessi con migliaia di persone. Qui si trova con la sua YouTuber preferita che diventa per lei un’amica che la fa stare bene nei momenti difficili e la diverte nei momenti di serenità, un vero modello di vita. Ma la difficoltà per Gaia sarà mettere in comunicazione il mondo ideale di YouTube con il mondo reale delle sue giornate, lottando con l’ambiente familiare e con la propria sensazione di inadeguatezza.
Lo spettacolo nasce dalla lettura di un racconto di Frank Wedekind: "Mine-Haha, ovvero Dell’educazione fisica delle fanciulle". Nel racconto si legge di un parco in cui centinaia di ragazzine vengono educate da altre donne secondo i soli canoni estetici e fisici, crescendo inconsapevoli dell’esistenza di un mondo esterno. Che cosa potrebbe essere oggi questa educazione fisica delle fanciulle, in una società in cui l’estetica è vissuta come un valore imprescindibile e in cui le adolescenti sono bombardate da immagini e modelli a cui ispirarsi? Youtube è diventato il parco contemporaneo, in cui migliaia di ragazzine condividono le proprie esperienze e i propri suggerimenti di vita. Youtube, nei loro video, è uno spazio che porta la sfera privata nella sfera pubblica: è uno spazio accessibile a chiunque, dove tutte mostrano con leggerezza elementi intimi e privati, come i propri corpi e le proprie stanze. Così, imitandosi a vicenda, tendono ad omologarsi, nell’illusione di esprimere sè stesse e la propria unicità.
Tutto quello che vediamo in scena si svolge nella stanza di Gaia, una quindicenne che vorrebbe diventare una youtuber. Lì, nel suo piccolo rifugio, scopriamo il suo mondo interiore e le sue relazioni con il mondo esterno.
L’universo che mettiamo in scena è esclusivamente femminile: Gaia; la mamma; la compagna di banco; la Youtuber preferita, che non a caso ha lo stesso nome della protagonista. Modelli e antimodelli femminili, con cui Gaia lotta e si identifica, alla ricerca di sè stessa e della propria personalità, in un periodo di formazione e di grandi incertezze come può essere quello dell’adolescenza.
venerdì 29 ottobre
Palazzo Montereale Mantica, corso Vittorio Emanuele II, Pordenone | ore 18.30
spettacolo
SOMBRA PROTECTORA
testi di Teresa Melo
regia Alina Narciso
con Lisandra Hechavarría Hurtado
musica dal vivo Sandra Agüero Quesada e Iván Ariel Sánchez Guardiola
disegno luci Jose Israel Reyes
disegno costumi Fabiana Amato e Violetta Di Costanzo
fonica e consulenza musicale Felipon Lf PVeranes
realizzazione scenografica Eliseo Verdecia
realizzazione oggetto scenico (uomo di sale) Indira Vallejo
realizzazione immagini Miguel Ángel Alpízar
direzione tecnica Lucio Calandrella
aiuto regia María Teresa Gracía Tintoré e Alexander Legró
produzione Indira Vallejo
musica originale Sandra Agüero Quesada
drammaturgia, disegno scenografico e regia Alina Narciso
produzione Metec Alegre e Consejo Provincial de Las Artes Escénicas de Santiago de Cuba
SOMBRA PROTECTORA
testi di Teresa Melo
regia Alina Narciso
con Lisandra Hechavarría Hurtado
musica dal vivo Sandra Agüero Quesada e Iván Ariel Sánchez Guardiola
disegno luci Jose Israel Reyes
disegno costumi Fabiana Amato e Violetta Di Costanzo
fonica e consulenza musicale Felipon Lf PVeranes
realizzazione scenografica Eliseo Verdecia
realizzazione oggetto scenico (uomo di sale) Indira Vallejo
realizzazione immagini Miguel Ángel Alpízar
direzione tecnica Lucio Calandrella
aiuto regia María Teresa Gracía Tintoré e Alexander Legró
produzione Indira Vallejo
musica originale Sandra Agüero Quesada
drammaturgia, disegno scenografico e regia Alina Narciso
produzione Metec Alegre e Consejo Provincial de Las Artes Escénicas de Santiago de Cuba
È possibile mettere in scena la poesia ovvero tradurre il linguaggio poetico – che è suono, ritmo, evocazione – in azioni, gesti, corporeità, segni visivi, musica, canto e voce recitante?
Porre tale problema in termini teorici potrebbe, forse, produrre pagine e pagine per sviscerarlo in un corposo saggio. L’approccio di Alina Narciso, donna di teatro, è stato quello di risolverlo accettando la sfida di realizzare uno spettacolo, il cui testo drammatico è completamente costituito dalle parole della poetessa cubana Teresa Melo, ma nel quale l’universo poetico di questa artista è tradotto ed evocato mediante i segni e le tecniche del linguaggio teatrale.
Probabilmente questa operazione – abbastanza temeraria – non sarebbe riuscita se non fosse esistita tra le due artiste una consonanza a livello più profondo di quante esse esprimono mediante i propri, specifici linguaggi: ovvero il sentire l’arte come un’urgenza e una risorsa esistenziale. L’arte può anche consolare ma, soprattutto, può dare la forza necessaria per confrontarsi con il mondo reale. Il testo poetico di Sombra protectora incrocia il tornado, come quelli che si abbattono spesso sulle aree caraibiche, con la vita di una donna. Una metafora su un cambiamento radicale e una rinascita portato dal forte vento della rivoluzione culturale delle donne.
Porre tale problema in termini teorici potrebbe, forse, produrre pagine e pagine per sviscerarlo in un corposo saggio. L’approccio di Alina Narciso, donna di teatro, è stato quello di risolverlo accettando la sfida di realizzare uno spettacolo, il cui testo drammatico è completamente costituito dalle parole della poetessa cubana Teresa Melo, ma nel quale l’universo poetico di questa artista è tradotto ed evocato mediante i segni e le tecniche del linguaggio teatrale.
Probabilmente questa operazione – abbastanza temeraria – non sarebbe riuscita se non fosse esistita tra le due artiste una consonanza a livello più profondo di quante esse esprimono mediante i propri, specifici linguaggi: ovvero il sentire l’arte come un’urgenza e una risorsa esistenziale. L’arte può anche consolare ma, soprattutto, può dare la forza necessaria per confrontarsi con il mondo reale. Il testo poetico di Sombra protectora incrocia il tornado, come quelli che si abbattono spesso sulle aree caraibiche, con la vita di una donna. Una metafora su un cambiamento radicale e una rinascita portato dal forte vento della rivoluzione culturale delle donne.
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