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giovedì 26 settembre 2019

MILANOLTRE FESTIVAL 2019
33 EDIZIONE...E LA DANZA CONTINUA
TEATRO ELFO PUCCINI
UNIVERSITÀ' DEGLI STUDI DI MILANO
DANCEHOUSE

27 settembre – 13 ottobre 2019
Il lungo viaggio di MilanOltre ha toccato l’oriente nel 2018 e ci proietta ora nel clima del profondo sud italiano, in una Sicilia di cui Roberto Zappalà ha dipinto le tante contraddizioni con tinte vivaci nel suo A. semu tutti devoti tutti?, lavoro singolare, di grande impatto emotivo e visivo, che ha girato mezzo mondo e che finalmente giunge a Milano. 
A Roberto Zappalà, Susanna Beltrami, Simona Bertozzi e Diego Tortelli, artisti italiani associati al festival, si aggiungono i numerosissimi appuntamenti con la danza italiana, quest’anno ben 19 su un totale di 24 spettacoli. E, nella scena internazionale, i nuovi progetti di Diego Tortelli e di Richard Siegal per la prima volta a Milano con il suo Ballet of Difference. Siegal, nella nuova creazione New Ocean, ci rammenta la ricorrenza dei 100 anni di Cunningham e torna a omaggiare il grande coreografo muovendosi proprio partendo da Ocean, una delle ultime leggendarie creazioni di Merce Cunningham e John Cage…E la danza continua.
(Rino De Pace, direttore artistico MilanOltre Festival)

La 33ª edizione di MilanOltre si apre al Teatro Elfo Puccini di Milano il 27.09 (ore 20.30 con replica il 28.09) con il ritorno della Compagnia Zappalà Danza con A. semu tutti devoti tutti?, creazione definita “eccellenza di danza”, accolta con riconoscimenti della critica e ovazioni del pubblico. Partendo dal culto di Agata e dalla sua festa religiosa e di popolo, teatro della devozione e della finzione, luogo d'amore e di furore, Zappalà propone uno sguardo molteplice attraverso una riflessione laica sui fondamentalismi. Uno spettacolo anche pop, dal “linguaggio fisico machista, testosteronico, volutamente selvaggio, ossessivo, e in genere una danza molto energetica” (Anna Bandettini) ma anche lirico, filosofico e civile.

Il focus 2019 dedicato alla Compagnia catanese propone due creazioni di MoDem CZD2 (29.09 ore 20.30), la giovane Compagnia Zappalà Danza, composta dai danzatori scelti al termine del percorso MoDem PRO e da una nuova generazione di coreografi: Maud de la Purification con il suo Être in prima nazionale e Untitled firmata da Daniela Bendini e Moritz Ostruschnjak.

Si prosegue con un’altra prima nazionale che ci restituisce il prezioso lavoro che Simona Bertozzi/Nexus fa con danzatori giovanissimi. Agon – Teens (29.09 – 1.10 ore 19.00) è il nuovo progetto di ricerca e creazione per bambini e adolescenti da 8 a 16 anni che si rivolge all’universo ludico. La Bertozzi presenta un’altra delle sue creazioni a MilanOltre l’8 ottobre ore 20.30, Joie de vivre, pensiero in forma coreografica e canto dal vivo che si rivolge all’universo vegetale, per cercare di giungere a uno stato di felicità.
Il 30 settembre ore 21.00, MariaGiulia Serantoni firma in prima nazionale per Fattoria Vittadini, Eutropia, una performance multidisciplinare che prende ispirazione da Le Città Invisibili di Italo Calvino.

L’1/2 ottobre (ore 20.30), in prima assoluta, la nuova opera di Susanna Beltrami. Ballade, preghiera profana è un incontro tra musica, suono e corporeità. Una riscrittura originale in chiave street-romantic de La notte poco prima della foresta di B. M. Koltès per tredici danzatori e un vocalist, tutti uomini. Una “preghiera profana” danzata su musiche originali composte ed eseguite dal vivo al pianoforte da Cesare Picco, compositore di fama mondiale.
Il 3 ottobre (ore 21.00) la Compagnia Simona Bucci è al Festival con due creazioni. 

Interrogai me stesso, di Simona Bucci è una riflessione sull’impermanenza a partire da alcuni frammenti di Eraclito concepita sulla fisicità del performer giapponese Hal Yamanouchi. Still there within di e con Sara Orselli e Riccardo Meneghini, già danzatori della Compagnia di Carolyn Carlson, intreccia forme come memorie sul corpo che si ripetono, diventando possibilità di trasformazione del vissuto emotivo.

Dal 4 al 6 ottobre un focus in Sala Shakespeare dedicato alle opere di Virgilio Sieni. Il 4 ottobre ore 20.30 Petruska, rilettura del capolavoro di Stravinsky che sottolinea la condizione tragica dell’esistenza, introdotto dal gioiello coreografico Chukrum su musica di Giacinto Scelsi che funge da prologo contenendo già il nucleo dell’originale.

Il 5 ottobre ore 20.30 va in scena l’atteso riallestimento de La Natura delle cose ispirato al De rerum natura di Lucrezio che mira a raggiungere la profondità e l’essenza delle cose per poter fare attraverso la danza una riflessione sull’oggi. Infine il 6 ottobre ore 19.00 un altro capolavoro: Solo Goldberg Variations con pianoforte dal vivo di Andrea Rebaudengo, forse l’opera che meglio racconta l’arte coreografica e interpretativa dell’artista fiorentino.

Contemporaneamente (4 ottobre ore 22.00) il Festival, dopo una serie di tappe condivise da vari festival milanesi nel 2018, ospita in prima nazionale A[1]BIT, spettacolo firmato da Lara Guidetti per Sanpapiè e danzato sull’opera del compositore e artista visivo americano Tristan Perich.

Il 6 ottobre (ore 16.00 e 21.00) Diego Tortelli presenta, in prima nazionale, un progetto di co-produzione tra Italia e Germania. Shifting Perspective un’esperienza performativa da seguire in piedi e liberamente nello spazio, rendendo il pubblico partecipe di una serie di scelte sia musicali che spaziali nel corso della rappresentazione, anche attraverso un account Instagram - @yourownperspective - dedicato nel quale pubblicare immagini scattate durante lo spettacolo.

La sezione Vetrina Italia Domani, dedicata ai talenti emergenti Under 35, vede protagonisti nella serata del 7 ottobre (ore 21.00) il nuovo progetto diretto da Stefano Fardelli sostenuto da DanceHauspiù con Holyland spettacolo composto da un quartetto di danzatori che ripercorre in un grande tempio antico l’incontro tra il coreografo e l’Indonesia. La serata si completa con una selezione di tre giovani coreografi/danzatori - Martina Gambardella, Giorgia Fusari, Lorenzo Morandini - che nell'ambito del progetto Incubatore C.I.M.D. hanno sviluppato un percorso iniziato con Festival Piùchedanza 2018 sotto la supervisione di Davide Valrosso, Marco D'Agostin, Daniele Ninarello.  Inoltre il 9 ottobre (ore 18.30 con ingr. gratuito) il pubblico verrà coinvolto in Danzare la storia, conferenza danzata per ripercorrere le principali tappe della storia del ballo dal Medioevo al tardo Rinascimento guidato dalla narrazione storica di Alessandro Pontremoli (Università di Torino) con Il Leoncello - Scuola e Gruppo di Danza Storica.

L’11 e il 12.10 ore 20.30 e il 13.10 ore 18.00, dalla Germania arriva a Milano in collaborazione con Goethe Institut Mailand Richard Siegal/Ballet of Difference per festeggiare il 100° anniversario dalla nascita di Merce Cunningham con un omaggio ad una sua celebre coreografia. New Ocean (the natch'l blues), in prima nazionale, è un lavoro ispirato dal linguaggio formale di Cunningham, la cui coreografia era organizzata in modo circolare e strutturata in maniera rigorosamente matematica in 128 frasi, Siegal qui cerca invece di rompere il cerchio per far penetrare il caos nel cosmo.

Le ultime due serate del festival ospitano Cristina Kristal Rizzo, dancemaker attiva sulla scena della danza contemporanea italiana a partire dai primi anni Novanta. ULTRAS, Sleeping Dances (12 ottobre ore 19.00) è un percorso che oltrepassa l’idea di site-specific che crea una sorta di new teatro danza. V N Solo
(13 ottobre ore 21.00) è la versione in solo di
Verklärte Nacht (Notte trasfigurata) di Arnold Schönberg, creata e interpretata dalla stessa Rizzo e diviene un passo a due con un robot che apre uno scenario sull’imponderabile.

L’attenzione di MilanOltre verso le giovani generazioni si concretizza anche quest’anno con una politica di abbonamenti molto vantaggiosi, Masterclass per danzatori professionisti condotti dai coreografi che partecipano al Festival e organizzati presso DanceHaus e lezioni aperte al pubblico presso l’Università Statale Di Milano.       

Tra le attività del Festival sono previste la presentazione dei libri: il 3.10 ore 18.30  La modern dance e Ogni più piccolo movimento di Elena Randi a cura di Alberto Bentoglio (Unimi) e, a seguire La Danza, organizzare per creare di Alessandro Pontremoli e Gerarda Ventura (Franco Angeli Editore) introducono Mimma Gallina e Oliviero Ponte di Pino. Il 4.10 ore 18.30 presentiamo Dizionario minimo del gesto Corpo, movimento, comunità nella danza di Virgilio Sieni, testi di Mattia Palma, Disegni di Arianna Vairo, con un’intervista a Virgilio Sieni. Il 5 ottobre ore 18.30 Il Pubblico della danza di Lorenzo Conti, Maddalena Giovannelli, Francesca Serrazanetti. Infine martedì 8 ottobre alle ore 19.30 il Festival propone A Dancing Tale, documentario di Salvatore Lazzaro. Queste attività sono ad ingresso libero e gratuito.


CALENDARIO MILANoLTRE 2019

Teatro Elfo Puccini | 27 settembre/13 ottobre
27/28 settembre | Sala Shakespeare ore 20.30
COMPAGNIA ZAPPALÀ DANZA
A.semu tutti devoti tutti?
coreografia Roberto Zappalà

29 settembre-1 ottobre | Sala Bausch ore 19.00
SIMONA BERTOZZI/NEXUS
Agon - Teens
coreografia Simona Bertozzi
prima nazionale

29 settembre | Sala Shakespeare ore 20.30
CZD2 GIOVANE COMPAGNIA ZAPPALÀ DANZA
Être + Untitled
coreografie Maud de la Purification e Daniela Bendini, Moritz Ostruschnjak
prima nazionale

30 settembre | Sala Fassbinder ore 21.00
FATTORIA VITTADINI
Eutropia
coreografia Mariagiulia Serantoni
prima nazionale

1/2 ottobre | Sala Shakespeare ore 20.30
COMPAGNIA SUSANNA BELTRAMI / CESARE PICCO
Ballade, preghiera profana
coreografia Susanna Beltrami
prima assoluta

3 ottobre | Sala Fassbinder ore 21.00
COMPAGNIA SIMONA BUCCI
Interrogai me stesso + Still there within
coreografia Simona Bucci + Sara Orselli e Riccardo Meneghini

4 ottobre | Sala Shakespeare ore 20.30
COMPAGNIA VIRGILIO SIENI
Petrushka
coreografia Virgilio Sieni

4 ottobre | Sala Fassbinder ore 22.00
SANPAPIÈ
A[1]BIT
coreografia Lara Guidetti
prima nazionale

5 ottobre | Sala Shakespeare ore 20.30
COMPAGNIA VIRGILIO SIENI
La Natura delle cose
coreografia Virgilio Sieni

6 ottobre | Sala Shakespeare ore 19.00
VIRGILIO SIENI/ANDREA REBAUDENGO
Solo Goldberg Variations
coreografia Virgilio Sieni

6 ottobre | Sala Fassbinder ore 16.00 + 21.00
DIEGO TORTELLI
Shifting perspective
coreografia Diego Tortelli
prima nazionale

7 ottobre | Sala Fassbinder ore 21.00
VETRINA ITALIA DOMANI/Under35 In Scena
DANCEHAUSpiù + INCUBATORE DANZA
Holyland + Error#1 + Eigengrau + Idillio
Coreografie Stefano Fardelli + Giorgia Fusari + Martina Gambardella + Lorenzo Morandini
prima nazionale

8 ottobre | Sala Shakespeare ore 20.30
SIMONA BERTOZZI/NEXUS
Joie de vivre
coreografia Simona Bertozzi

11/12 ottobre ore 20.30 e 13 ottobre ore 18.00| Sala Shakespeare
RICHARD SIEGAL/ BALLET OF DIFFERENCE AT SCHAUSPIEL KÖLN
New Ocean (the natch'l blues)
coreografia Richard Siegal
prima nazionale

12 ottobre | Sala Fassbinder ore 19.00
CRISTINA KRISTAL RIZZO/CAB008
Ultras Sleeping dances
coreografia Cristina Kristal Rizzo

13 ottobre | Sala Fassbinder ore 21.00
CRISTINA KRISTAL RIZZO/CAB008
V N Solo
coreografia Cristina Kristal Rizzo

CALENDARIO LEZIONI

Università Statale Dipartimento Beni Culturali e Ambientali Via Noto, 8
Dalle ore 14.30 alle ore 16.30
25 settembre 2019 | AULA K21
Compagnia Zappalà Danza a cura di VALERIA CRIPPA
2 ottobre 2019| AULA K21
Virgilio Sieni, Simona Bertozzi, Cristina Kristal Rizzo a cura di STEFANO TOMASSINI
8 ottobre 2019 | AULA K22
Richard Siegal/Ballet of Difference, Diego Tortelli a cura di FRANCESCA PEDRONI

CALENDARIO PRESENTAZIONE LIBRI & INCONTRI E APPUNTAMENTI SPECIALI
giovedì 3 ottobre 2019 ore 18.30 Sala Bausch
presentazione La Modern Dance + Ogni più piccolo movimento di Elena Randi (Carocci Editore + Dino Audino Editore) introduce Alberto Bentoglio
a seguire presentazione La Danza, organizzare per creare di Alessandro Pontremoli e Gerarda Ventura (Franco Angeli Editore) introduce Oliviero Ponte di Pino

venerdì 4 ottobre 2019 ore 18.30 Sala Bausch
presentazione Dizionario minimo del gesto Corpo, movimento, comunità nella danza di Virgilio Sieni Testi di Mattia Palma, Disegni di Arianna Vairo. Con un’intervista a Virgilio Sieni
© 2019 Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

sabato 5 ottobre 2019 ore 18.30 Sala Bausch
presentazione Il pubblico in danza. Memoria, Comunità e Dispositivi di Lorenzo Conti, Maddalena Giovannelli, Francesca Serrazanetti (Scalpendi Editore) introduce Stefano Tomassini

martedì 8 ottobre 2019 ore 19.30 Sala Fassbinder
A DANCING TALE.
presentazione del documentario A dancing tale a cura di Susanna Beltrami e Salvatore Lazzaro.
editing Salvatore Lazzaro
D.O.P. Fabio Bernardini
direzione tecnica Mario Giallanza
una produzione DanceHaus Susanna Beltrami in collaborazione con Sikelia Film - PLASTIK DREAMER - Noura
durata 38’
Oggi per un danzatore intraprendere la carriera professionale vuol dire prima di tutto intraprendere un percorso di formazione, non solo artistica ma anche di crescita esistenziale. Lo strumento privilegiato è il suo corpo che nella vita di ogni giorno e sulla scena diventa lo strumento di espressione, di indagine, di ricerca, capace di assorbire e restituire, più di ogni altro mezzo, tutte le identità, le contraddizioni, i desideri e le utopie della società in cui viviamo. Da oltre 30 anni Susanna Beltrami e il suo team di docenti si prende cura di questi corpi formando intere generazioni di danzatori. A dancing tale è il racconto appassionato di un nuovo concept di scuola di danza, dedicata allo studio, alla pratica e alla sperimentazione della danza e degli altri linguaggi dell’arte, un laboratorio aperto di idee e di riflessioni sui temi della contemporaneità e del corpo.

mercoledì 9 ottobre 2019 dalle ore 18.30 alle ore 20.00
Danzare la storia
Il Leoncello - Scuola e Gruppo di Danza Storica/ Alessandro Pontremoli
Una conferenza danzata per ripercorrere le principali tappe della storia del ballo dal Medioevo al tardo Rinascimento. Guidati dalla narrazione storica di Alessandro Pontremoli (Università di Torino) e dai balli in costume del gruppo di danza antica Il Leoncello, si cercherà di comprendere il significato del danzare sociale e teatrale del passato anche attraverso un coinvolgimento diretto del pubblico nelle forme più semplici della tradizione coreica.

CALENDARIO MASTERCLASS

Tutte le masterclass si svolgeranno presso DanceHaus, in Via Tertulliano 68 a Milano.
25 settembre 2019
SIMONA BERTOZZI
Dalle ore 10.00 alle ore 13.00
27 settembre 2019
ILENIA ROMANO (COMPAGNIA ZAPPALÀ DANZA)
Dalle ore 10.00 alle ore 13.00
30 settembre 2019
DIEGO TORTELLI
Dalle ore 10.00 alle ore 13.00
2 ottobre 2019
SIMONA BUCCI
Dalle ore 10.30 alle ore 12.30
5 ottobre 2019
VIRGILIO SIENI
Dalle ore 11.00 alle ore 13.30
9 ottobre 2019
RICHARD SIEGAL
Dalle ore 10.00 alle ore 13.00
11 ottobre 2019
CRISTINA KRISTAL RIZZO
Dalle ore 12.00 alle ore 14.00

INFORMAZIONI, PRENOTAZIONI E PREVENDITA
Teatro Elfo Puccini
corso Buenos Aires 33 MM1 Lima
pass. ferr. Porta Venezia tram 33 - bus 60
tel. 02.00.66.06.06 (anche per acquisti telefonici con carta di credito, senza costi aggiuntivi)
biglietteria@elfo.org
lun-sab 10.30 / 19.00

PREZZI
SALA SHAKESPEARE intero € 28
SALA FASSBINDER posto unico € 20
RIDOTTO GIOVANI < 25 ANNI E ANZIANI > 65 ANNI € 22
PREZZO SPECIALE €15
Agon-Teens, Shifting Perspective, Vetrina Italia Domani/Under 35 in scena, VN solo
diritti di prevendita € 1,50
CARD E ABBONAMENTI
MIOLCARD 4 ingressi “come, quando e con chi vuoi” € 60
MIOL UNIVERSITÀ 4 ingressi (con tesserino universitario) € 36
MIOL DANZA 6 ingressi (con tessera scuola di danza) € 42
DANCE CARD €5
Tutta la danza che vuoi a Milano e in Lombardia con il 50% di sconto
Il calendario degli spettacoli di danza a Milano e in Lombardia sul sito www.dance-card.org

VENDITA ONLINE
www.biglietti.elfo.org | www.milanoltre.org

Sala Shakespeare | ven 27 e sab 28 settembre ore 20.30
COMPAGNIA ZAPPALÀ DANZA
A.semu tutti devoti tutti ?
3° tappa dal progetto re-mapping Sicily
coreografia e regia Roberto Zappalà
musica originale eseguita dal vivo Puccio Castrogiovanni/Lautari
altre musiche Dire Straits, Rosario Miraggio, Gustav Mahler, Burt Bacharach
drammaturgia Nello Calabrò, Roberto Zappalà
testi Nello Calabrò
interpreti Adriano Coletta, Alain El Sakhawi, Alberto Gnola, Salvatore Romania, Antoine Roux-Briffaud, Fernando Roldan Ferrer, Massimo Trombetta, Valeria Zampardi
musicisti Lautari: Gionni Allegra, Puccio Castrogiovanni, Salvo Farruggio, Peppe Nicotra,
scene e luci Roberto Zappalà
costumi Marella Ferrera, Roberto Zappalà
assistente ripetitrice Ilenia Romano
realizzazione scene e costumi Debora Privitera
regia video Nello Calabrò, Roberto Zappalà
interprete del video Carmen Consoli
direttore tecnico Sammy Torrisi
ingegnere del suono Gaetano Leonardi
direttore di produzione e tour manager Maria Inguscio
coproduzione Scenario Pubblico/Compagnia Zappalà Danza Centro di Produzione della Danza, Teatro Stabile di Catania in collaborazione con Festival MilanOltre la compagnia è sostenuta da MIBAC e da Regione Siciliana Ass.to del Turismo, Sport e Spettacolo vincitore Premio Danza & Danza 2009 Miglior Spettacolo Italiano ripresa dello spettacolo in occasione dei 10 anni dal debutto, per il progetto Antologia di Roberto Zappalà debutto Teatro Stabile di Catania, 6-10 febbraio 2019 durata 75’.
Dopo il debutto al Teatro Stabile di Catania con 6 repliche sold out, arriva a Milano quella che è considerata una delle migliori creazioni di Roberto Zappalà. La “A” sta per Agata, la santa patrona della città di Catania. La santa martire a cui sono stati strappati i seni per punizione al rifiuto delle avances del proconsole. A lei Catania dedica ogni anno una festa, che figura tra le più importanti del mondo cattolico. Quel giorno la città si riempie di un solo grido martellante, «siamo tutti devoti tutti!». Nell’aggiungere un punto interrogativo (siamo tutti devoti tutti?) il coreografo siciliano pone delle domande che disturbano e affrontano il non-detto.
Immaginare, concepire e costruire uno spettacolo su S. Agata, la sua immensa processione e festa a Catania, (fra le più grandi dell’intero mondo cristiano/cattolico) oltre a proporre un’identificazione città/popolo/Santa che trova appunto a Catania uno dei luoghi al mondo dove questo avviene in maniera inestricabile, è volere, più di ogni altra cosa, indagare a fondo un aspetto fondamentale dell’oggi. Il rapporto che si ha con il sacro, la religione, la religiosità. E Agata, una santa, la cui immagine devozionale, (le tenaglie, i seni straziati), in bilico fra erotismo e sadismo splatter, tra le più immediatamente riconoscibili di tutta l’iconografia religiosa cattolica, è “solo” un punto di partenza.
Si utilizza un apparato iconografico tradizionale per farlo sposare con il moderno, con la contemporaneità, per dare origine a contrasti e cortocircuiti.
Se lo spettacolo non può avere l’ambizione e la capacità dell’Aleph borgesiano di «contenere tutti i punti, tutti i luoghi, visti da tutti gli angoli», ha senz’altro quella di dare, attraverso e partendo da Agata, figura storica e mito, festa religiosa e di popolo, teatro della devozione e della finzione, luogo d’amore e di furore, spazio del riscatto e dello sfruttamento, palcoscenico dove l’individuo si perde (beatamente?) nella massa, uno sguardo profondo e rivelatore su quello che ci fa essere, nel bene e nel male, quello che siamo, che siamo stati, che rischiamo di essere.
La missione: A. nasce dalla necessità, sofferta, e a lungo rimandata, per timore e pudore artistico, non religioso, di affrontare una serie di nodi cruciali riguardanti il vivere in una comunità e l’esserne parte integrante; di indagare e sviscerare il sentimento di appartenenza che una società secolarizzata e medializzata prova verso Dio, la religione, il trascendente. Un rapporto che si configura in due aspetti opposti e complementari; quello privato e quello pubblico, due facce della medaglia di un’ambiguità fondamentale che non è possibile chiarire. Come se il credente (siciliano e non) fosse condannato a questo paradosso: rendere pubblico il proprio fervore mistico, la propria devozione come l’unico modo di manifestare la propria religiosità, ma così facendo rischiare di snaturarla o addirittura di cancellarla. Non si poteva, quindi, tralasciare in un progetto come re-mapping sicily – percorso che Roberto Zappalà ha intrapreso diversi anni addietro con l’intenzione di rileggere la
Sicilia attraverso il suo linguaggio scenico - l’aspetto della religiosità popolare, un apparato che nell’isola e in Italia diventa cartina di tornasole per quasi tutto, un teatro d’operazioni che investe e riassume, facendoli esplodere, tutti gli aspetti che interessano l’appartenenza ad una collettività.
«Affrontare in scena un tema del genere era un grosso rischio. Zappalà, voce singolare e autorevole della danza contemporanea al sud, c'è riuscito, rinunciando agli aneddoti ma lavorando sui simboli, depurandoli e trasformandoli in elementi astratti di una danza tutta al maschile, piena di energia, ma anche ossessiva, isterica, ora rapida ora rallentata, impregnata di fanatismo come la processione della martire. Uno spettacolo che sottolinea i risvolti del martirio di Sant’Agata, nella scenografia fatta di reggiseni bianchi sui tre lati della scena, nel corpo femminile nudo, apparentemente privo di vita, trasportato, bistrattato, sospeso dai sette danzatori». Sergio Trombetta, La Stampa (2009) «Lo spettacolo non è solo un avvincente pezzo di teatrodanza, nel quale otto bravi interpreti alternano la solenne lentezza processionale a esplosivi impeti gestuali; è anche uno studio antropologico sulle degenerazioni trashiste della festa, che ha smarrito la sua natura spirituale e devozionale, nonché un potente atto di accusa contro le ingerenze criminose sull’organizzazione, che sono state oggetto di un procedimento giudiziario. Nella trasposizione coreografica il culto di Sant’Agata è un affare per soli uomini. La Santa si riduce ad una figura passiva, nuda, pietosa che gli uomini trasportano come un animale senza vita, manipolandola, palpandola, esibendola come fosse un trofeo, per poi esporla con le spalle al pubblico in una nicchia di reggiseni. Sacro e profano convivono nell’ambiguità del nudo femminile che si offre al martirio.
Zappalà costruisce un affresco potente e a tratti disturbante, nel quale l’aura della sacralità contrasta con la violenza delle immagini e dei gesti. Se il teatro deve saper cogliere e trasfigurare poeticamente fatti e misfatti del nostro tempo A.semu tutti devoti tutti? è un’opera esemplare».
Roberto Giambrone, il Sole 24ore (2019)
Compagnia Zappalà Danza Fondata da Roberto Zappalà nel 1990 la Compagnia Zappalà Danza è considerata oggi dalla critica europea una delle più interessanti realtà della danza contemporanea italiana, regolarmente sostenuta dal MIBAC sin dal 1996 e dalla Regione Sicilia.
L’ensemble siciliano si distingue per la disponibilità di un repertorio ampio e articolato, frutto del lavoro sinergico e prolifico di Roberto Zappalà e del suo drammaturgo di riferimento Nello Calabrò che negli anni  hanno tracciato un percorso progettuale in continua espansione, ciò ha permesso la realizzazione di produzioni di diversa tipologia, dalle creazioni intime per pochi interpreti a quelle con l’intera compagnia per grandi teatri e teatri d’opera, e ancora elaborazioni per spazi poco convenzionali. Caratteristica delle creazioni, molte realizzate con le musiche dal vivo, è anche un rigoroso lavoro sul linguaggio che nel tempo è stato costruito, denominato MoDem.
Per le produzioni, Zappalà spesso ha elaborato dei percorsi articolati con progetti ampi, tra i quali re-mapping sicily (2010-2015) e Transiti Humanitatis (2015-2019). Le produzioni tutte a firma di Roberto Zappalà sono state presentate con successo nei cartelloni di teatri e festival di respiro internazionale in 27 Paesi in tutta Europa, Centro e Sud America, Medioriente, Sudafrica, Cina, Corea. Diversi i premi ottenuti negli anni, tra questi: A. semu tutti devoti tutti? vincitore del premio Danza & Danza 2009 migliore produzione italiana e LA NONA (dal caos, il corpo) Premio Danza&Danza 2015 – Produzione Italiana dell’Anno. Dal 2002 la Compagnia Zappalà Danza è residente presso Scenario Pubblico a Catania, una struttura che ha consentito alla compagnia e al coreografo di ampliare e approfondire il lavoro di ricerca coreografica e di radicarsi sul territorio. Nel 2015 insieme a Scenario Pubblico la compagnia ha ottenuto dal MIBAC il riconoscimento di Centro Nazionale di Produzione della Danza, insieme ad altre tre strutture Italiane. Roberto Zappalà è Artista Associato al festival MilanOltre per il triennio 2018-2020.

Sala Bausch| da dom 29 settembre a mar 1 ottobre ore 19.00
SIMONA BERTOZZI/NEXUS
Agon - Teens
ideazione e coreografia Simona Bertozzi
interpreti Beatrice Manvati, Niccolò Schiavini, Gilberto Filini, Delia Albani, Sara Palmentino, Ciobanu Teodor, Alice Ugetti, Rebecca Costa, Letizia Ponti, Mattia Schiavini, Lisa Settanta
produzione Nexus 2019, con il contributo di Mibact e Regione Emilia Romagna
durata 30’
prima nazionale
Agon – Teens è il nuovo progetto di ricerca e creazione di Simona Bertozzi per bambini e adolescenti con età compresa tra 8 e 16 anni, che abbiano già intrapreso un percorso di studio della danza.
«Il gioco nel suo significato sociale e antropologico attraversa una molteplicità di elementi strutturali evidenziando metafore, simulacri e possibilità comportamentali nei confronti degli altri e della propria sfera emotiva.
In questo senso, l’universo ludico può fornire spunti sostanziali e utili per delineare tracciati di cultura collettiva, rapporti di connivenza e compenetrazioni tra vocabolari gestuali e moderne ritualità.
Il gioco è:
limitazione di tempo e spazio
libertà nei limiti delle regole
serietà e severità dell’assunzione di un ruolo
immersione nel processo.
distacco nei confronti del risultato dell’azione. Può sempre ricominciare!
Con il gruppo di adolescenti e giovanissimi danzatori, riuniti per questo processo di ricerca e
creazione, vorrei elaborare una azione coreografica in cui emergano i due vettori energetici
sostanziali della natura del gioco: la regola, la misura e il controllo da un lato, la creatività e
l’improvvisazione dall’altro.
In particolare vorrei focalizzare l’immaginario sulla dimensione agonistica del gioco, sulla sfida e la competizione, come possibile atterraggio nelle proiezioni, nelle criticità e nella veemenza di corpi e immaginari in rapida evoluzione». Simona Bertozzi
SIMONA BERTOZZI, Artista Italiana Associata a MilanOltre (AIA – 18/20), è coreografa, danzatrice e performer, vive a Bologna, dove si laurea in Dams. Dopo studi di ginnastica artistica e danza classica, approfondisce la sua formazione in danza contemporanea tra Italia, Francia, Spagna, Belgio e Inghilterra e lavora, tra gli altri, con Tòmas Aragay (cia Societat Doctor Alonso-Spagna) e dal 2005 al 2010 con Virgilio Sieni. In qualità di performer freelance ha inoltre collaborato con Laminarie Teatro e Fortebraccio Teatro.
Dal 2005 conduce un percorso autoriale di ricerca e scrittura coreografica, creando lavori, in forma solistica e con diversi gruppi di danzatori e performer, che hanno circuitazione nazionale e internazionale.
Nel 2008 fonda la Compagnia Simona Bertozzi/Nexus.
Con il collettivo Gemelli Kessler (Simona Bertozzi, Marcello Briguglio, Celeste Taliani) vince il Premio produzione TTV Festival di Riccione 2008 e nel 2009 il premio per la migliore opera indipendente al concorso.
Il Coreografo Elettronico 2009 con il lavoro di video danza dal titolo Terrestre-movement in still life.
Tra le innumerevoli sue creazioni, nell’ambito del festival Biennale Danza Venezia 2014, presenta Guardare ad altezza d’erba, creazione per un sestetto di danzatori tra i 10 e i 12 anni, co-prodotta da Biennale di Venezia e Teatro Stabile dell’Umbria.
Per il biennio 2015/16 l’attività di produzione si concentra nel Progetto Prometeo, che si struttura attraverso la creazione di sei episodi, dei quadri di coreografia di durata variabile, ognuno con il proprio assunto tematico e segno coreografico, nonché il rispettivo nucleo di interpreti.
Nel 2019 vince il premio Corpo a corpo della 29esima edizione del Premio Hystrio.

Sala Shakespeare | dom 29 settembre ore 20.30
CZD2 GIOVANE COMPAGNIA ZAPPALÀ DANZA
Être (prima nazionale)
coreografia Maud de la Purification
assistente Pietro Firrincieli
interpreti Daniel Conant, Amandine Lamouroux, Gaia Occhipinti, Madison Rose Pomarico
musiche Diego Panarello, Hiroshi Yoshimura, Alva Noto, Nils Frahm, J.S.Bach/Meimoun Goldberg Variation per quartetto di archi ‘Quatuor Ardeo’
montaggio musiche Andrea Scuderi
costumi Lauren Steel
scenografia Beadicarta con la collaborazione di Harvey Peña
durata 40’
Untitled
coreografia, costumi e luci Daniela Bendini,
Moritz Ostruschnjak
interpreti Carmine Caruso, Daniel Conant, Madison Rose Pomarico, Francesca Santamaria,
Marie Sheehy
musica Lechuga Zafiro, Visible Cloaks, Jean Philippe Rameau, Ice Eyes, Amnesia Scanner,
Domenico Scarlatti, Dj Nigga Fox
durata 30’
produzione Scenario Pubblico/CZD – Centro Nazionale di Produzione della Danza
Maud de la Purification, dopo essersi formata alla Scuola Nazionale di Marsiglia e al Conservatorio Nazionale di Tolosa, ha lavorato con il Ballet National de Marseille, con il Ballet du Capitole di Tolosa, il Nederlands Dans Theater II in Olanda, il Sidra Bell a New York e con Hiroaki Umeda a Berlino. Inizia la sua collaborazione con la Compagnia Zappalà Danza nel 2011, come danzatrice, diventando presto assistente e docente MoDem, per le sue notevoli doti tecniche e interpretative e la particolare sintonia con Roberto Zappalà e dal 2018 è coreografa associata. Di recente ha partecipato al progetto Three Times Rebel di Marina Mascarell.
In questa nuova creazione Être racconta di: «un osservatore calmo, artefice della prima vibrazione da cui si genera un microcosmo armonico, che contempla lo spazio infinito. In un viaggio nel tempo, l’armonia di quel mondo viene sostituita dal rumore dei pensieri, dalle forze prive di ordine, conflittuali e manipolatrici. Sarà la sua presenza a riportare l’equilibrio».
Il coreografo come copista. Moritz Ostruschnjak e Daniela Bendini hanno imposto una regola a se stessi per Untitled: nessun elemento della performance può essere originale. Ogni movimento, ogni suono, ogni immagine è un objet trouvé dal web. Dalla coreografia contemporanea a Harlem Shake, da Dubstep alla pubblicità, tutto è mescolato, riorganizzato e ricombinato. Un dance mashup che pone la questione della paternità artistica nell’era digitale.
I due coreografi iniziano a collaborare nel 2012 in Svezia e dal 2015 hanno residenza a Monaco di Baviera. Daniela Bendini ha lavorato con diverse compagnie europee, tra cui la Compagnia Zappalà Danza in qualità di ballerina e assistente di Roberto Zappalà. Attualmente è vicedirettrice dello Staatstheater am Gärtnerplatz a Monaco. Moritz Ostruschnjak è un coreografo indipendente, performer e insegnante. Dal 2016 è membro di Tanztendenz e.V Munchen ed è regolarmente finanziato dalla città di Monaco e dallo stato della Baviera.
MoDem CZD2 è la giovane compagnia zappalà danza, composta dai danzatori scelti al termine del percorso MoDem PRO, prezioso bacino da cui negli anni la compagnia stessa ha attinto per il suo organico. MoDem CZD sempre più si dimostra valido strumento creativo per la nuova generazione di coreografi; gli stessi che, sostenuti da Scenario Pubblico, Centro Coreografico Nazionale, manifestano uno speciale interesse nell’impiegare giovani danzatori in possesso di ottime qualità tecniche oltre che di sensibilità e vigore, fonti indispensabili nelle nuove dinamiche e metodologie creative. Ad oggi MoDem CZD ha in repertorio creazioni dei coreografi Amos Ben-Tal, SamirCalixto, Daniela Bendini/Mortiz Ostruschnjak, Manfredi Perego, Maud de la Purification, Milan Tomasik, Seifeddine Manai, Giovanni Scarcella e Roberto Zappalà. In passato hanno realizzato creazioni anche Giovanna Velardi, Loris Petrillo, Helge Letonja, Davide Sportelli, Yuval Pick, Gabriella Maiorino e molti altri.

Sala Fassbinder | lun 30 settembre ore 21.00
FATTORIA VITTADINI
Eutropia
ideazione e coreografia MariaGiulia Serantoni
drammaturgia Irene Pozzi
composizione musicale e performance live Stella Sesto
interpreti Chiara Ameglio, Cesare Benedetti, Maria Focaraccio
ingegnere del suono Andrea Parolin
disegno luci Paolo Bonapace
disegno costumi Arianna Fantin
realizzazione costumi Sandra Tiersch
ideazione oggetti scenografici Giacomo della Maria, Andrea Parolin, Arianna Fantin, Stella Sesto, MariaGiulia Serantoni
progettazione e realizzazione tavolo Luca Negri
organizzazione Riccardo Olivier
produzione Fattoria Vittadini
coproduzione Next-Regione Lombardia, DANCEHAUSpiù, Viagrande Studios, Scenario Pubblico e Laborgras
con il supporto di Berliner Senat, Einstiegsförderung 2018 per MariaGiulia Serantoni.
progetto finalista al Premio Equilibrio 2018, Roma
durata 50’
prima nazionale
Eutropia è una performance multidisciplinare che propone una riflessione visionaria sull’idea di città.
Liberamente ispirato a Le Città Invisibili di Italo Calvino, Eutropia è un luogo del futuro, uno spazio da progettare.
La collettività di Eutropia s’interroga alla ricerca di meccanismi relazionali che compongano e dispongano nello spazio un diverso, nuovo modo di stare assieme.
La concretezza dell’azione diviene atto estetico ed espressivo che elabora nuove formule di
convivenza sociale dove la scelta del singolo nutre il gruppo e diviene fonte di rinnovata
consapevolezza.
Grazie ad un sistema tecnologico basato su microfoni a contatto e mappatura del gesto su superfici, i performer instaurano una speciale interazione con gli oggetti, i quali vengono assemblati, disposti nello spazio e suonati.
Costruendo la città e suonandone i materiali, s’instaura un dialogo tra corpo, materia e spazio.
Ascolto e riverbero sono le principali componenti che costituiscono il dispositivo per ridisegnare il proprio ambiente e per aprire lo sguardo su nuove, possibili e necessarie dimensioni. Un concerto danzato: la voce di una comunità futura.
MARIAGIULIA SERANTONI si diploma presso la Civica Suola d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano e si perfeziona presso Modem Atelier, diretto da Roberto Zappalà, Scenario Pubblico a Catania.
Nel 2009 è tra i fondatori della compagnia di danza Fattoria Vittadini, emersa dall’ambiente stesso della scuola Paolo Grassi, partecipando a diverse produzioni con coreografi esterni.
Dal 2014 vive e lavora a Berlino dove collabora con la Compagnia Laborgras. Nel 2018 viene selezionata per frequentare P.O.R.C.H. corso di alta formazione professionale in Performance e Coreografia. Riceve poi il supporto del Berliner Senat tramite la borse di studio “Einsitegsförderung”, grazie alla quale inizia la ricerca per la coreografia Eutropia. Una prima versione del lavoro è finalista al premio Equilibrio 2018.
Nel 2019 viene scelta per prendere parte al progetto “The Unbuilt School of Architecture” diretto da Jozef Wouters, Decoratelier, Bruxelles e per seguire un periodo di studi con la coreografa Meg Stuart presso EXIN, Polonia. Storie Brevi: nulla di troppo intimo co-coreografia con Maria Focaraccio, viene selezionata per la Vetrina della Giovane Danza d’Autore 2019.
Inizia quest’anno la collaborazione con l’artista australiana Kate McDowell per la creazione di un nuovo progetto performativo, mostrato in anteprima presso The Quad, Lismore, Australia.
Determinanti anche gli incontri con Anna Nowicka, Rebecca Hilton, Diane Madden, Kathleen Fisher, Fumiyo Ikeda, Maya M.Carroll, Emio Greco, Max Cuccaro, Jasmeen Godder, Emma Dante, Nigel Charnok, Maria Consagra, Raffaella Giordano, Cesare Ronconi.

Sala Shakespeare | mart 1 e merc 2 ottobre ore 20.30
COMPAGNIA SUSANNA BELTRAMI
Ballade, preghiera profana
uno spettacolo di Susanna Beltrami
musiche originali composte ed eseguite dal vivo da Cesare Picco
interpreti Davide Boi, Chetan Chauhan, Fabrizio Calanna, Fabio Calvisi, Cristian Cucco, Mario Giallanza, Marco Labellarte, Alessandro Lely, Giovanni Leone, Simone Paris, Sly, Matteo Vignali
parole e voce Claudio Delì Santarelli
assistente di compagnia Arianna Guaglione
coproduzione DANCEHAUSpiù – MilanOltre Festival nell’ambito di NEXT 18-19
in collaborazione con Teatro Amilcare Ponchielli di Cremona
durata 70’
prima assoluta
La nuova opera di Susanna Beltrami è un incontro tra musica, suono e corporeità. Una preghiera profana con le musiche originali composte ed eseguite dal vivo al pianoforte da Cesare Picco, compositore di fama mondiale.
«Il mio sguardo segreto cercava al di là.
Un vagabondaggio solitario nella periferia cittadina, una ballata, un incedere ebbro che si fa corsa disperata, urlo che squarcia la notte piovosa. Una riscrittura originale in chiave street-romantic a partire da La notte poco prima della foresta di B. M. Koltès. Un incontro tra coreografia, corporeità, parola e suono per intonare il canto dell’uomo Koltès che si sta avvicinando inesorabile alla fine della propria vita. Il canto di tutti coloro che sono stati relegati ai margini, in quello spazio “poco prima di” che è luogo fisico e esistenziale». (Susanna Beltrami) «Tredici danzatori e un vocalist, tutti uomini, sempre sul palco, senza un attimo di tregua in tutti e tre i quadri che compongono il lavoro: sono questi i protagonisti della ‘lettura’ di Beltrami. Li vediamo danzare movimenti che spezzano le linee, che si contorcono in assoli, duetti e floorwork di grande intensità e pathos, dove la danza lascia spazio a momenti estetici ed estetizzanti. Nel vorticare di corpi ed emozioni, il testo di Koltès fa capolino attraverso alcuni brani letti da Claudio Santarelli “Delì”, drammaturgo e vocalist. Un aiuto importante per lo spettatore per orientarsi nella coreografia e ritrovare i passaggi tematici del testo».
Domenico Giuseppe Muscianisi, Stratagemmi
SUSANNA BELTRAMI è Artista Italiana Associata a MilanOltre (AIA – 18/20). Il suo nome compare già nel 1986 quando, di ritorno dalla Merce Cunningham Foundation di New York, si colloca tra i maggiori coreografi che in Italia segnano l’inizio della danza contemporanea. Da subito riceve incarichi didattici e direzionali nei più importanti centri nord-italiani di formazione coreutica e, nel contempo, si rivela pioniera della danza moderna e contemporanea in Italia attraverso la sua innovativa opera coreografica, aperta alla contaminazione tra mondi artistici diversi. Dopo intense collaborazioni artistiche con musicisti, sound designers e importanti registi italiani, tra cui Maurizio Scaparro, Giorgio Albertazzi e Andrée Ruth Shammah, nel 1998 fonda con l’étoile Luciana Savignano la Compagnia Pier Lombardo Danza – attuale Compagnia Susanna Beltrami. Il desiderio è quello di allevare una nuova generazione di danzatori guidati da un’instancabile tensione
all’evoluzione e un continuo mettersi in gioco nel tentativo di superare i limiti del proprio immaginario. Corpi nati dalla tecnica della danza più esigente ma al contempo malleabili e ricettivi, che si lasciano plasmare dall’estro creativo della fondatrice. Percorso e meta della Compagnia Susanna Beltrami è la rielaborazione dei meccanismi intrinsechi della danza nella loro fusione con l’estetica e la poetica. Gli spettacoli realizzati, infatti, sono volti alla contaminazione tra arte e spettacolo, come spiega la stessa Beltrami: «Attraverso danza e
musica, con la complicità di drammaturgia e passione per il teatro, nascono le mie creazioni. Ogni volta ci si addentra in nuovi incontri e nuove collaborazioni e soprattutto ci si misura con altri linguaggi sapienti come l'architettura, la letteratura, il design, il suono e molto altro». Tra le ultime opere coreografiche: Rolling Idols, Con Tus Ojos, Io Sono il Bianco del Nero, Ballade – Preghiera Profana. La Compagnia è una delle compagnie residenti del Centro di produzione DANCEHAUSpiù, co-diretto da Susanna Beltrami e di cui DanceHaus da lei fondata nel 2006, è partner.
CESARE PICCO. Pianista improvvisatore a suo agio tra i beat elettronici come tra i suoni di un’orchestra barocca, è da sempre sperimentatore trasversale in ogni ambito musicale. Compositore per solisti e orchestra (Moscow State Symphony Orchestra, I Virtuosi Italiani), progetti speciali (Whitney Museum di New York, Guggenheim di Venezia, Hara Museum of Contemporary Art di Tokyo), dal 1986 porta la sua musica nei più importanti festival e teatri del mondo. Ha collaborato con artisti quali Naseer Shamma, Rajendra Prasanna, Giovanni Sollima, Yukimi Nagano, Hajime Mizoguchi, Taketo Gohara, Markus Stockhausen, come con i cantanti Giorgia, Luciano Ligabue, Samuele Bersani e Pacifico.
Nel 2009 crea il concerto unico al mondo BLIND DATE-Concert in the Dark, concerto nel quale artista e pubblico sono immersi nel buio assoluto. Su questa esperienza scrive il libro Musica nel buio (Add Editore). È Artista Ufficiale Yamaha e Ambasciatore di Cbm Italia Onlus, organizzazione impegnata nella cura delle disabilità nel Sud del mondo.

Sala Fassbinder | gio 3 ottobre ore 21.00
COMPAGNIA SIMONA BUCCI
Interrogai me stesso + Still there within
Interrogai me stesso
coreografia, ideazione scenica, costumi Simona Bucci
interprete Hal Yamanouchi
disegno luci Gabriele Termine
con il sostegno di MiBACT, Regione Toscana, Residenza Le Murate. Progetti Arte Contemporanea
durata 30′
Simona Bucci per questa delicata creazione parte dal frammento 124 di Eraclito. Lo spettacolo, interpretato dall’artista giapponese Hal Yamanouchi, attraverso una pratica d’osservazione nelle acque sempre diverse di uno stesso fiume, guida lo spettatore sulla necessità di interrogarsi sull’imponderabile e sull’impermanenza.
Frammenti che come stanze di un’unica infinita casa ci immergono nel dubbio invece che nella certezza. Dubbio che diventa possibile veicolo all’impossibile percorso della conoscenza.
La ripetizione delle pratiche del vivere possono diventare un importante esercizio per porsi domande, per divenire. La danza è praticare gesti semplici, conosciuti, ma riosservati e riascoltati.
Fr 12 Disperde e ancora raduna e si avvicina e si allontana.
Fr 28 Entrano negli stessi fiumi, ma acque sempre diverse scorrono verso di loro.
Fr 30 Nello stesso fiume non è possibile entrare due volte.
Fr 55 Demone all’uomo l’indole.
Fr 86 I molti non colgono la vera natura delle cose in cui si imbattono, ne’ le conoscono dopo averle apprese, ma se ne costruiscono un’opinione.
Fr 87 Giochi di fanciulli.
Fr 98 Via in alto via in basso una sola la medesima.
Fr 116 L’Origine ama nascondersi.
Fr 125 Se non speri l’insperabile, non lo scoprirai, perché è chiuso alla ricerca e ad esso non
conduce nessuna strada. [Eraclito “Dell’Origine”]
SIMONA BUCCI. Danzatrice solista della Alwin Nikolais Dance Company di New York. Coordinatrice e docente dell’Accademia Isola Danza, La Biennale di Venezia, già assistente di Carolyn Carlson. Direttore artistico della Compagnia Simona Bucci, vincitrice del “Premio Coreografo d’Europa 2005” e del “Premio Danza & Danza 2005” per la coreografia I Rimasti. Ad una intensa attività coreografica affianca un’altrettanto intensa attività pedagogica e, a partire dal 2009, conduce un corso di formazione di Tecnica Nikolais/Louis,
l’unico corso internazionale riconosciuto e certificato dalla Nikolais-Louis Foundation for Dance di New York.
A partire dal 2007 inizia la collaborazione, in veste di coreografa, con Daniele Abbado per la messa in scena di opere liriche, nei maggiori teatri internazionali, come tra gli altri: Royal Opera House di Londra, Teatro alla Scala, Gran Teater de Liceu di Barcellona.
HAL YAMANOUCHI, nato a Tokyo nel '46, dove si laurea in lingua e letteratura angloamericana. Nel '71 si trasferisce a Londra dove lavora come linguista e continua le sue avvventure teatrali, prima d’unirsi come mimo-danzatore al The Red Buddha Theatre, al Round House, al Piccadilly Theatre e in tournée Europee.
Dal '75 si stabilisce in Italia e partecipa a vari festival con spettacoli di mimo-danza ed è ospite fisso per alcuni programmi televisivi della RAI. Come coreografo ha curato i movimenti di opere liriche e di spettacoli di prosa e ha lavorato come attore in più di ottanta film e telefilm italiani e in più di venti film e telefilm internazionali.
Ha scritto numerosi saggi sull’attualità italiana, sui misteri del Cattolicesimo e sui misteri nella storia Giapponese e scrive reportage annuali sul teatro italiano per International Theatre Institute, UNESCO.

Still there within
coreografia e interpreti Sara Orselli, Riccardo Meneghini
disegno luci Gabriele Termine
ideazione scenica e costumi Simona Bucci
produzione Compagnia Simona Bucci
con il sostegno di MIBACT, Regione Toscana, HOME Centro Creazione Coreografica 2019
durata 20′
Per Still There within Sara Orselli prende spunto dalla celebre frase di Kandinskij: «La forma, anche se è completamente astratta e assomiglia a una forma geometrica, ha un suono interiore: è un essere spirituale che ha le qualità di quella figura» (Lo spirituale nell’Arte).
Muovendosi da questo concetto, lavora sulle forme come memorie che si ripetono ostinatamente, diventando possibilità di trasformazione del vissuto.
Memorie scritte sul corpo e nel corpo osservate e ascoltate in un susseguirsi di dinamiche mutanti che trasformano e ridefiniscono i confini emotivi in un flusso inarrestabile.
SARA ORSELLI inizia a studiare danza presso il Dance Gallery di Perugia, diretto da Valentina Romito e Rita Petrone. Prosegue la sua formazione dal 1999 al 2002 a Isola Danza, l’accademia della Biennale di Venezia allora diretta da Carolyn Carlson. Danza nelle seguenti creazioni della Carlson nella compagnia della Biennale: Parabola nel 1999, Light Bringers nel 2000, J. Beuys Song nel 2001.
Nel 2003 si trasferisce a Parigi dove incontra il coreografo finlandese Juha Marsalo e con il quale danza Prologue d’une Scène d’amour, Scène d'amour, Perle e Parfum.
Continua a far parte della compagnia di Carolyn Carlson con la quale danza Inanna, Water born, Eau, Present Memory, Mundus Imaginalis, Mandala, We Were Horses, Synchronicity, Now et Crossroads to Synchronicity.
Nello stesso periodo è assistente di Carolyn Carlson nelle produzioni: Wash the Flowers a Lucerna (2005), Les Rêves de Karabine Klaxon (2006), If to leave is to remember (Monaco 2006) Woman in a room (solo per Diana Vishneva 2013), Pneuma per l’Opera nazionale di Bordeaux (2014) e la trasmissione di If to leave is to remember per l'Opera nazionale di Helsinki (2016).
Dal 2014 entra anche a far parte della Compagnia Simona Bucci, con la quale danza Enter Lady Macbeth.

Sala Shakespeare | ven 4 ottobre ore 20.30
COMPAGNIA VIRGILIO SIENI
Petruska
coreografia Virgilio Sieni
Lo spettacolo è composto da due brani coreografici Chukrum
coreografia e spazio Virgilio Sieni
musica Giacinto Scelsi Petruska
coreografia e spazio Virgilio Sieni
musica Igor Stravinskij
interpreti Jari Boldrini, Ramona Caia, Claudia Caldarano, Maurizio Giunti,
Giulia Mureddu, Andrea Palumbo
luci Mattia Bagnoli
costumi Elena Bianchini
produzione Teatro Comunale di Bologna
con il sostegno di Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, Regione Toscana,
Comune di Firenze
durata 20’+35′
Lo spettacolo è composto da due brani coreografici. La composizione musicale in Chukrum sembra addentrarsi nel “notturno del corpo” svelando piani percettivi che richiamano alla notte rivelatrice di un mondo di forze ancestrali, dell’origine.
Si pone in relazione con Petruska, con quello che sta prima e dopo, l’uomo nella sua ricerca
continua dell’origine ma anche della leggerezza che segna il suo passaggio. Chukrum propone quattro quadri che introducono un altro punto di vista del fantoccio Petruska e delle sue vicende “umane”: uno sguardo sulla natura dell’uomo, dove il lato oscuro non è altro che l’essenza del corpo nel suo mostrarsi orfano di orpelli.
Tutto il brano allude alla nascita, non solo dell’uomo ma del bagliore che lo genera, del gesto che lo determina. Sembra che ogni avvento avvenga per via della luce, di aloni ed energie che formano una materia che rimane indeterminata, accennando al materializzarsi del corpo. Allo stesso tempo il respiro che risuona in queste apparizioni sembra avere un’ampiezza maggiore rispetto alla capacità data all’uomo di assorbire e restituire l’aria attraverso il suo organismo. L’ampiezza nel suo sostanziarsi attraverso la lentezza molecolare e indicibile dell’origine, introduce la figura di Petruska.
Petruska getta un legame con l’impossibile. Tra noi e il vuoto, tra noi e il nascosto. Pétruska è una marionetta e non è una marionetta, convive nei due mondi, nelle due visioni e esperienze, trascendendo l’esistenza stessa dell’uomo per identificarsi con il gesto liberatorio. Non un semplice scatenamento, ma ascensione per cadere nuovamente nell’esperienza dell’umano. La vita come palestra verso la natura intrecciata da una geografia di sentimenti che ci indica quanto essa, la vita, vada vissuta per quello che è: un travasare inarrestabile da un’esperienza all’altra, e allo stesso tempo esperienza trascendentale, dove il corpo è messo in opera nella sua essenza archeologica, capace di
creare un’infinità di gesti e posture figurali secondo un sistema di combinazioni articolari.
Petruska è qui in cammino tra lazzi e innamoramento, tra gioco e tragedia, si dimentica della sua incorporeità e da angelo delle fiere e del divertimento apre uno squarcio nella vita. Ci permette di penetrare in quel tratto dell’immaginario dove l’essere marionetta ci guida nel vissuto: marionetta che disattiva con le sue movenze e le danze, l’inesorabile decadimento. Dunque, danzare fino alla fine del mondo, fin dal primo momento che già assapora di tragedia nonostante il clima festoso.
Qui la coreografia vuole rimanere fedele al mito di Petruska, così come amiamo alla follia le infinite fuoruscite di Pulcinella che donano leggerezza alla gravità delle azioni.
Lo spettacolo si sviluppa intorno alla relazione tra marionetta e tragedia, gioco e archeologia: un ciclo di azioni sentimentali sulla natura del gesto e l’abilità di stare al mondo.
«Petruska è preceduto da Chukrun su musica di Giacinto Scelsi. A questo pertinente prologo in 4 parti va tutto il nostro plauso. In nuce c’è già l’essenza umana e spirituale dell’originale Petruska.
Quando parte la musica di Stravinsky un teatrino dentro il teatro di tende trasparenti accoglie l’andirivieni dei sei danzatori. I loro corpi in un meraviglioso amalgama danzante si scambiano i ruoli protagonisti del balletto. Straordinario».
Marinella Guatterini, Il Sole24ore
«Virgilio Sieni è uno dei giganti della nostra ricerca teatrale: un inquieto investigatore di forme, umane e spaziali, di dinamiche relazionali e ambientali, di reazioni gestuali a sollecitazioni sonore che ha saputo sviluppare costantemente in creazioni di rara, e solida, innovazione. E con il dittico bolognese conferma, laddove ce ne fosse bisogno, l’inesauribile verve creativa che lo accompagna da anni…. Il tocco di Sieni è sublime. Sono veli, ampi, leggiadri, di un beige delicato a delimitare tre lati dello spazio. Si sollevano leggeri al passaggio del piccolo gruppo di protagonisti, una moltitudine che è singolarità. L’esito è bellissimo, apre il cuore: una boccata d’aria pura».
Andrea Porcheddu, glistatigenerali.it
VIRGILIO SIENI. Si forma in discipline artistiche e architettura dedicandosi parallelamente a ricerche sui linguaggi del corpo e della danza. Approfondisce tecniche di danza moderna, classica, release con Traut Streiff Faggioni, Antonietta Daviso, Katie Duck. Nel 1983, dopo quattro anni di studio sul senso dell’improvvisazione tra Amsterdam, Tokyo e New York, fonda la compagnia Parco Butterfly e nel 1992 la Compagnia Virgilio Sieni, affermandosi come uno dei protagonisti della scena internazionale.
Dal 2003 dirige Cango Cantieri Goldonetta Firenze, il Centro Nazionale di produzione per la danza nato per sviluppare ospitalità, residenze, spettacoli e progetti di trasmissione fondati sulla natura dei territori.
Nel 2007 fonda l'Accademia sull’arte del gesto, contesto innovativo di formazione rivolto a
professionisti e cittadini sull’idea di comunità del gesto e sensibilità dei luoghi.
Dal 2013 al 2016 è direttore della Biennale di Venezia-Settore Danza. Nel 2013 è nominato
Chevalier de l’ordres des arts et de lettres dal Ministro della cultura francese.
Lavora per le massime istituzioni teatrali, musicali, fondazioni d’arte e musei internazionali,
realizzando parallelamente progetti rivolti alla geografia della città e dei territori che coinvolgono intere comunità sui temi dell’individuo e della moltitudine poetica, politica, archeologica.

Sala Fassbinder | ven 4 ottobre ore 22.00
SANPAPIÈ
A[1]BIT
regia e coreografia Lara Guidetti
assistente alla coreografia Matteo Sacco
drammaturgia visuale Marcello Gori
interpreti Davide Boi, Fabrizio Calanna, Sofia Casprini, Valentina Papparella, Samuel Puggioni, Matteo Secco, Lara Viscuso
produzione Sanpapiè
in collaborazione con MilanOltre, Festival Exister, DANCEHAUSpiù, Sentieri Selvaggi
durata 55′
pima nazionale
A[1]BIT, opera di danza itinerante per spettatore singolo, nasce dalla 1-Bit Symphony dell’artista newyorkese Tristan Perich, manifesto dell’elettronica post-modern pensata per una fruizione tutta particolare, essendo contenuta in un circuito alloggiato nella custodia di un cd che suona la sinfonia elettronica in cinque movimenti. Musicalmente intensa, attraverso la sua aggressività urbana l’opera rivela contorni profondi nella relazione uno-ad-uno con l’ascoltatore: un’opera elettronica potente, da ascoltare in cuffia, individualmente, il cui ascolto collettivo e diffuso riproduce un noise sfocato.
La relazione tra posizione individuale e collettiva, in un contesto urbano e disordinato, è il cardine della ricerca coreografica: i danzatori si muovono in funzione dello spazio e del pubblico, che si trova ad essere, inconsapevolmente, parte del disegno coreografico. Un piccolo gruppo di spettatori, rigorosamente con la musica in cuffia e accompagnati da un testo che introduce e contestualizza lo spazio della performance, segue i danzatori nel disegno che si adatta a spazi urbani e museali.
Lo spazio, nelle sue componenti di forma, storia, architettura, luce e ambiente e il tempo (l’incontro tra la sinfonia e la percezione individuale di performer e spettatori) sono l’innesco dell’azione performativa. La ricerca coreografica è astratta e indaga, sulla musica, le possibilità combinatorie del movimento e dell’assemblaggio, come se il corpo fosse una particella fisica da analizzare nel comportamento in relazione all’ambiente. Le strutture create dai corpi si susseguono in un gioco di costruzione e destrutturazione, dimensione individuale e collettiva. Si affiancano solitudine e moltitudine, intimità e sacralità, personale e sociale, spazio intimo e comune, congestione dello spettro armonico e vastità. L’obiettivo è intersecare il carattere cellulare/combinatorio dell’opera con l’organicità del tessuto sociale e della danza attraverso un’esperienza di “realtà aumentata”.
L’opera, firmata da Lara Guidetti, dopo una serie di tappe condivise da vari festival milanesi nel 2018, trova la sua completezza compositiva nello spazio teatrale. Alla percezione del suono, si aggiunge la dimensione visuale dei luoghi che compongono la struttura, partendo e tornando al palcoscenico, sintesi e incontro tra l’esperienza del pubblico e quella dei performer. Attraverso un sistema di streaming, i movimenti musicali e coreografici si svolgono in contemporanea in più punti del teatro, come se lo spettatore potesse moltiplicare lo sguardo sull’azione scenica.
LARA GUIDETTI, nel 2006 si diploma come danzatrice e coreografa presso l’atelier di teatro danza della Civica Scuola Paolo Grassi di Milano, studiando, fra gli altri, con Emio Greco e il musicista Andrè Minvielle, e partecipando a progetti di Franco Brambilla e Luciana Melis, Lucinda Childs, Susanna Beltrami, Yong Min Cho e Sarah Taylor. Come coreografa, ha lavorato, fra gli altri, con Bob Wilson, Peter Greenaway e Saskia Boddeke,
Giampiero Solari, Franco Branciaroli, Valter Malosti, Massimo Navone.
Fondatrice e cuore pulsante di Sanpapié, ha firmato tutte le coreografie della compagnia, da Bho (2008) a A[1]bit (2018). Nel 2017, il suo spettacolo Lei ha vinto il premio Sonia Bonacina, dedicato alle donne di Teatro.
Oltre che coreografa e Interprete è un instancabile insegnante di Teatro-Danza, e coordina la sempre più ricca proposta formativa di Sanpapiè. è Inoltre impegnata in progetti di audience development dedicati alla diffusione della cultura della danza presso il pubblico teatrale.

Sala Shakespeare | sab 5 ottobre ore 20.30
COMPAGNIA VIRGILIO SIENI
La Natura delle cose
coreografia Virgilio Sieni dal De rerum natura di Lucrezio
regia, coreografia, scene Virgilio Sieni
collaborazione alla drammaturgia e traduzioni Giorgio Agamben
musiche originali Francesco Giomi
voce Nada Malanima
interpreti Ramona Caia, Jari Boldrini, Nicola Cisternino, Maurizio Giunti, Andrea Palumbo
luci Mattia Bagnoli
costumi Geraldine Tayar
strutture gonfiabili Fly In Balloons s.r.l.
maschere animali Chiara Occhini
prosthesis e consulenza meccanismi, automazioni Giovanna Amoroso e Istvan Zimmermann-Plastikart
si ringrazia Tempo Reale Firenze
produzione Teatro Metastasio – Stabile della Toscana, Compagnia Virgilio Sieni
collaborazione alla produzione Torinodanza, CANGO Cantieri Goldonetta Firenze
la Compagnia è sostenuta da Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione Toscana, Comune di Firenze – Assessorato alla Cultura, Comune di Siena – Assessorato alla Cultura
durata 70’
La Natura delle cose di Virgilio Sieni, si basa sul poema filosofico-enciclopedico di Lucrezio, De rerum natura.
I cinque danzatori attraversano le tre scene dando vita a un compatto quartetto di uomini e a una figura femminile metamorfica e sempre presente, come la Venere-dea dell’atto generativo evocata da Lucrezio all'inizio del suo poema.
La scelta del De rerum natura coincide con l’urgenza di rivolgersi alla natura delle cose, alla loro anima e origine, ponendo la danza come strumento di indagine e come manifesto per una riflessione sull’oggi.
La drammaturgia è stata elaborata a partire dal testo di Lucrezio; a questo scopo Virgilio Sieni si è avvalso della prestigiosa collaborazione di Giorgio Agamben, tra i più importanti e originali filosofi del nostro tempo, noto e tradotto a livello mondiale.
La musica è una creazione originale di Francesco Giomi, compositore e direttore del centro Tempo Reale Firenze.
Il testo dello spettacolo è stato letto e registrato dalla celebre cantante Nada, che per la prima volta offre il suo contributo vocale in uno spettacolo coreografico.
Attraverso una partitura di elementi sottili, dove la luce sembra sostituirsi al corpo e il senso del vuoto all’apparizione di corpi trasfigurati e galleggianti, si apre uno squarcio su un corpo unico che abita la scena: un corpo che comprende altri corpi, altre forme; che lancia messaggi di pace e che si rivolge all’ascolto, alla democrazia e alla libertà della tecnica, al senso laico del mistero. Una complessa macchina fisica che permette a Venere, presenza umana e pupazzo allo stesso tempo, di muoversi in una prolungata sospensione corporea, per poi discendere lentamente, per gradi, fino a terra.
Su questi temi lo spettacolo incontra lo spirito e gli intenti del filosofo latino, riflettendo sull'oggi.
Lucrezio dà vita a un discorso scientifico sul movimento degli atomi e dei corpuscoli per arrivare a individuare all'interno delle cose una dialettica tra delizia e orrore, tra nascita e morte, tra voluttà e disgregazione, legando a un'analisi materialistica della realtà lo sviluppo necessario dell'etica e del sentimento; così la danza, partendo dalla costruzione coreografica e dalla riflessione sul movimento del corpo nella scena, arriva a definire una poesia fisica che richiama uno sguardo pronto ad aprirsi su accadimenti estremi e impressionanti, che sfuggono al dominio della razionalità. E' in questa dimensione che i corpi si mostrano allo stesso tempo ricoperti di simulacri e denudati, e si mostrano nel loro atto di genesi e di costruzione, nel loro formarsi e trasformarsi; qui la pelle si espone al
vuoto, fondando un tempo che si apre alla sospensione e affermando decisamente, con Lucrezio, che “nulla nasce da nulla”.
La natura delle cose, la scena come messa a nudo del corpo.
Ogni momento è tenue, e il gruppo dei cinque danzatori, inteso come un corpo unico, procura gesti allo spazio, gesti non rituali, ma una continua liberazione del gesto in un altro.
Si apre con un simulacro, non un’immagine. Si stacca dal corpo del danzatore o dell’uomo,
quest’immagine della mente che ha la capacità di spostare la percezione del proprio equilibrio: in effetti nell’incubo, come nell’immagine riflessa, si può dire che lo sguardo non è rivolto verso l'interno ma si azzera per concedere spazio ad altro e all’altro; e il simulacro ci guida nella danza come nelle tre scene.
Venere attraversa tre età. Prima undicenne, poi bambina di due anni, infine anziana di ottanta. Non un’esatta ciclicità ma un rimbalzo nel tempo, non un’inversione temporale ma la traccia della memoria nel corpo dell’adulto. In questo senso la struttura è stata determinata dalla postura del corpo e di come esso si è costruito nelle epoche. Venere prima è sospesa; poi tocca terra, busto eretto perfettamente in asse; infine, nella terza scena, dal vuoto ci guarda negli occhi, ventre a terra.
Venere, dunque, è anche discesa, caduta e declinazione, è lo sguardo di ogni momento, sempre più tenue.
Per venti minuti Venere non mette piede in terra, veramente. Una fonte d’incanto e di delizia, sospesa, sorretta e agita da quattro uomini che la guidano nella dinamica. Ogni volta, limitandosi ad un andamento adagio con cedimenti continui, si pensa alle inclinazioni che subiscono gli atomi in un momento incerto, quando, durante la loro caduta verticale, incontrano un punto imprecisato in assenza di materia. Così non penso al volo, quanto ad un meccanismo messo in partitura dove il corpo di Venere è clinamen, quella piccolissima declinazione e tensione degli atomi indicata da Lucrezio. Sono le immagini che scorrono. (Virgilio Sieni)

Sala Shakespeare | dom 6 ottobre ore 19.00
VIRGILIO SIENI/ANDREA REBAUDENGO
Solo Goldberg Variations
di Virgilio Sieni
musiche J.S. Bach, Variazioni Goldberg
con Virgilio Sieni (danza), Andrea Rebaudengo (pianoforte)
produzione Compagnia Virgilio Sieni
in collaborazione con Fondazione Teatro A. Ponchielli Cremona, Festival Oriente Occidente
con il contributo di Ministero per i Beni e le Attività Culturali - Dipartimento dello Spettacolo
Regione Toscana, Comune di Firenze - Assessorato alla Cultura, Comune di Siena - Assessorato alla Cultura
durata 60’
Solo Goldberg Variations rappresenta il manifesto dell'arte coreografica di Virgilio Sieni, emblema delle sue ricerche sul corpo e sui linguaggi della danza e dell'arte, sempre protese a oltrepassare gli approdi formali e le codificazioni. In questo lavoro la musica di Bach definisce una metrica e un'architettura immateriale in cui il danzatore si iscrive attuando un continuo ripensamento del corpo e accennando a un articolato percorso di figure prostrate, tratte dall'arte italiana dal '300 al '600. «Uso il termine variations per definire questo lavoro non fondato sull’improvvisazione ma sul riconoscimento e il rinnovamento – dice Virgilio Sieni. Certo, improvviso. Mi lascio cogliere da quella che non è mai una sorpresa ma un divenire impercettibile nell’atto dell’esserci. Spoglio il corpo, o almeno tento di spogliare il corpo di quelle pratiche che comunque appaiono nel segno della danza, e nel canone sacro della musica finalizzata alla costruzione di una città aurea, vero sogno, vera realtà. “Sbrandello” con rigore il corpo, fissandomi con fatica e dolore tutte le volte, così
come con leggerezza e voglia di attraversamento (di essere attraversati da qualcos’altro) sul senso di sparizione: muoversi per sparire, far pesare il corpo per lasciare solo orme e tracce. Penso che le Variazioni Goldberg non siano un invito alla danza, ma un atto di riflessione e introspezione dove niente appare se non un corpo “spellato”. Ecco che questo lavoro mi appare come un manifesto, qualcosa di più di un vocabolario di percorso, un atto sulle debolezze, le imperfezioni, lo sforzo, le pieghe e le polveri, qualcosa che vuol trapassare il corpo per donarsi alla figura, qualcosa che rende il corpo pagliaccio tragicomico dell’oggi».
«Il Magnifico Solo Goldberg di Virgilio Sieni è un gioiello compositivo di energia e bellezza. Sieni assorbe e rilancia sul piano fisico la complessità musicale, giocando anche sulle citazioni dal balletto, dal cinema, dalla storia dell’arte in una costruzione di altissima teatralità. Il corpo come motore, la musica che è guida, presenza di dialogo, cultura depositata che si rinnova in una nuova concezione dello spazio, della visione». Valeria Ottolenghi, La Gazzetta di Parma
ANDREA REBAUDENGO ha studiato pianoforte con Paolo Bordoni, Lazar Berman, Alexander Lonquich, Andrzej Jasinsky e composizione con Danilo Lorenzini. Ha vinto il primo premio al Concorso Pianistico Internazionale di Pescara nel 1998, il terzo premio al Concorso “Robert Schumann” di Zwickau nel 2000 e al Premio Venezia 1993. Ha suonato per le più importanti istituzioni concertistiche italiane, tra cui le Serate Musicali di Milano, l’Unione Musicale di Torino, il Festival di Ravello, gli Amici della musica di Padova,
Musica Insieme di Bologna, il Ravenna Festival. Si è esibito in Russia, Stati Uniti, Francia, Germania, Spagna, Inghilterra, Belgio, Polonia, Portogallo, Svizzera, Irlanda, Serbia, Turchia, Uzbekistan ed Emirati Arabi. Ha suonato come solista con numerose orchestre, tra cui l’Orchestra dei Pomeriggi Musicali di Milano, l’Orchestra Sinfonica di Zwickau, l’Orchestra Filarmonica di Torino e l’Orchestra Sinfonica “Giuseppe Verdi” di Milano.
Viene spesso invitato in progetti che lo coinvolgono anche come musicista jazz e improvvisatore. E’ il pianista dell’ensemble Sentieri Selvaggi di Milano. Suona in duo con Cristina Zavalloni con la quale si è esibito alla Carnegie Hall di New York, allo Strathmore di Washington, al Teatro della Maestranza di Siviglia, al Festival Ilkhom-XX di Tashkent, al Festival di West Cork, al Festival del Castello di Varsavia, al Festival di Cheltenham,
ai Concerti del Quirinale, al Teatro Rossini di Pesaro e nei Festival jazz di Berchidda, Roccella Jonica e Parma Frontiere. Suona in duo con la violista Danusha Waskiewicz, in duo pianistico con Emanuele Arciuli ed è il pianista dell’Ensemble del Teatro Grande di Brescia e dell’Ensemble Kaleido. Con Klaidi Sahatci e Sandro Laffranchini ha fondato l’Altus Trio, che ha debuttato nel 2010 al Teatro alla Scala di Milano. Come solista ha inciso diverse raccolte. Insegna al Conservatorio di Castelfranco Veneto.

Sala Fassbinder | dom 6 ottobre ore 16.00 + 21.00
DIEGO TORTELLI/TANZBÜRO MÜNCHEN
Shifting Perspective
coreografia Diego Tortelli
musiche Francesco Sacco
interpreti Cristian Cucco, Jin Young Won, Corey Scott-Gilbert
direttore tecnico e luci Roman Fliegel
suono e registrazioni Josy Friebel
organizzazione Miria Wurm / Tanzbüro München
produzione Fokus Tanz / Tanz und Schule e.V.
citazioni audio Marshall McLuhan, The World is a Global Village, CBC TV 1960
un ringraziamento a Sigrid Lupfer, Louise Flanagan, Amelie Mallmann, Cristina Valla, Flora Miranda, Josy Friebel per le registrazioni, Silent Events, Michael McLuhan.
Diego Tortelli è un artista affiliato Tanzbüro München
una produzione explore dance – Netzwerk Tanz für junges Publikum
un progetto di fabrik Potsdam, Fokus Tanz / Tanz und Schule e.V. Monaco e K3 | Tanzplan Amburgo 
con il supporto di fabrik muove gUG., TANZPAKT Stadt-Land-Bund, Commissariato del Governo Federale per la Cultura e i Media, Dipartimento della Cultura e dei Media della Città Libera e Anseatica di Amburgo, Dipartimento Culturale della Città di Monaco, Associazione Bavarese Statale per la Danza Contemporanea, Ministero Bavarese per l’Educazione e la Cultura, Città di Potsdam, Ministero per la Scienza, la Ricerca e la
Cultura dello stato di Brandeburgo.
La performance è supportata da NATIONALES PERFORMANCE NETZ International Guest Performance Fund for Dance, finanziato dal Federal Government Commissioner for Culture and the Media.
in partnership con Goethe-Institut Mailand
durata 45’
prima nazionale
"Prospettiva" è di per sé una parola magnifica che combina il senso dello spazio e del tempo. Sapere come cambiare prospettiva è una questione di creatività: aiuta a scovare soluzioni nascoste dietro gli angoli. Nell'idea prospettica, infatti, il concetto di punto di vista è implicito: la posizione dalla quale è osservato. Modificandolo, viene a modificarsi anche la cosa osservata.
Secondo un'idea piuttosto diffusa, cambiare la prospettiva significa cambiare la finestra da cui si osserva il mondo. Crescere nel corso della vita, vuol dire anche saper riconoscere altri punti di vista e imparare a riflettere su questi. Sebbene non sia facile cambiare le idee più radicate, si può trasformare il modo di vedere le cose e il mondo circostante prendendo in considerazione sia gli aspetti personali che quelli più generali nella loro interezza.
Shifting Perspective è la nuova creazione di Diego Tortelli, con musiche originali di Francesco Sacco. Nasce con l’idea di indirizzarsi a un nuovo pubblico e vuole individuare delle risposte e cercare una linea orientata verso un “teatro del futuro”.
La nostra è una società spesso riferita all'immagine-idolo, una cultura fatta di modelli e icone generati dal mondo della pubblicità, dello sport, dell'intrattenimento, della televisione fino alle nuove tecnologie, blog e social media per le quali l'immagine condivisa costituisce un aspetto fondamentale. L'immagine è diventata il punto di vista di una nuova frenetica generazione abituata alla scelta, al cambiamento e all'evoluzione istantanei.
Shifting Perspective è una creazione di danza, musica, luce, immagine che vuole rompere la struttura tradizionale del teatro e le sue regole: Lo spettatore diventa il “drammaturgo” dell’esperienza e parte integrante della performance: è libero di vagare, di scegliere in quale ambiente sonoro essere, quale colore della luce ricevere e di catalogare le sue prospettive realizzando video e foto durante l’esibizione e condividerle con @yourownperspective, account Instagram dedicato.
Il sistema audio Shifting Perspective 4.4 è progettato e creato appositamente per offrire agli utenti un'esperienza sonora diversa a seconda della loro posizione nello spazio in cui sono collocate quattro casse acustiche e quattro subwoofer. Ad ogni hi-speaker verrà assegnato un suono specifico che compone l'armonia. Quindi, per esempio, se un ascoltatore si trova nella zona gialla sentirà solo i violoncelli e, in altre zone, anche due elementi contemporaneamente. Lo stesso approccio riguarda la parte ritmica della composizione, suonata dai subwoofer: se uno suona con un’uscita da 120 bpm, quello sul lato opposto da 60 bpm. In questo modo il pubblico, passando dal da 60 a 120 bpm, sente, passo dopo passo, un groove progressivamente più veloce.
Questo sistema insomma ingloba l'ascoltatore nel suono, puntando non solo a un'esperienza immersiva, ma anche interattiva: muovendosi attraverso lo spazio il pubblico è in grado di decidere il suono da ascoltare, in un gioco continuo e spontaneo di prospettiva, cambiando continuamente punto di vista.
DIEGO TORTELLI ha studiato prima presso lo STUDIO 76 di Brescia, poi all’Accademia Nazionale di Danza di Roma e infine presso l’Accademia Teatro alla Scala.
Inizia la sua carriera a Valencia con il Ballet de Teatres, viene poi invitato da Gustavo Ramirez ad unirsi alla compagnia Luna Negra Chicago. Nel 2012 si unisce a Le Ballet National de Marseille/ Frederic Flamand. Dal 2015 lavora come freelancer per Munich Opera, BOD/Richard Siegal, Korzo Theater, La Veronal.
Il suo lavoro come coreografo lo ha portato a creare: Descamino de Dos per INTRODANS e CND Madrid insieme a Mattia Russo con cui fonda successivamente l’associazione culturale KOR’SIA con anche Antonio de Rosa e Giuseppe Dagostino, successivamente ha creato Recapitulo per MCA di Chicago, We are all sanpaku con il musicista Emanuele Maniscalco, Carmen Suite per EKO Dance Project, Vox multitudinis per il Teatro Massimo di Palermo, Vitreae Vultus per il festival MILANoLTRE, Cursus per Palcoscenico Danza Torino sempre
per l’EKO Dance Project.
Nel 2017 ha creato Bella Addormentata per il Balletto di Toscana Junior.
Nel 2018 i suoi lavori sono stati Lorca sono tutti per MILANoLTRE e Domus Aurea all’interno di Bach Project per la Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto.
Nel 2019 ha creato Shifting Perspective una coproduzione Tanzburo Munchen, Kampnagel Hamburg e Fabrik Potsdam; invece per la Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto in occasione di Fotografia Europea – Reggio Emilia ha creato Inter-view: Emanuele e Clément, un duo sul tema abile/disabile.
Diego Tortelli è coreografo residente presso la Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto e Artista Associato al festival MILANoLTRE (AIA - 18/20) e il centro di produzione Tanzburo Munchen.

Sala Fassbinder | lun 7 ottobre ore 21.00
VETRINA ITALIA DOMANI/U35 in scena
DANCEHAUS COMPANY JUNIOR + CIMD/INCUBATORE DANZA
DANCEHAUS COMPANY JUNIOR
Holyland
coreografia Stefano Fardelli
interpreti DanceHaus Company Junior
produzione Ass. Contart
durata 20’
Un viaggio in Indonesia. L’incontro tra il coreografo e quelle terre lontane dove antiche tradizioni e usanze sono ancora “vive”.
Le quattro religioni predominanti della nazione, come quattro universi paralleli, modellano la geografia del paese e cambiano la vita della gente di luogo in luogo, di isola in isola, di città in città, ma anche solo da quartiere a quartiere, come se si viaggiasse per centinaia di km ed invece si è appena girato l ́angolo.
Durante la permanenza in Asia, Stefano Fardelli ha avuto la fortuna di entrare in contatto con tribù locali, di vedere spettacoli di danze tribali, rituali magici, rappresentazioni di leggende e d ́incontrare i famosi danzatori Gender e le loro danze sacre.
Esplorando i magnifici e maestosi templi, antichi come le piramidi, e osservando i rituali sacri che i popoli si tramandano da secoli, si entra in una dimensione che non appartiene alla nostra visuale della realtà e che apre nuovi orizzonti alla comprensione umana.
Tutto questo è quello che ha ispirato questo pezzo: le religioni con i loro riti e luoghi sacri, le leggende, i Gender con le loro storie antiche ed ovviamente le imponenti foreste, i templi e la natura che circonda ogni dove. In un mix di immagini i danzatori viaggiano con la danza attraverso queste diverse dimensioni, come collocati all’interno di un grande tempio antico, muovendosi con delicatezza e forza ma sempre con il rispetto e l’umiltà che si richiede in un “luogo sacro”.
STEFANO FARDELLI, nato a Genova il 28/10/83, è danzatore, coreografo, insegnante e direttore artistico di EurAsia Dance Project International Network.
Nel 2004 si diploma presso l'accademia M.A.S. a Milano e si perfeziona poi in Europa. Tra le collaborazioni nazionali e internazionali ricordiamo l'Opera di Berlino, BBc e The Place (Uk), Opera Reale Filandese, Les Gens d’Uterpan, English National Opera, Benedetta Capanna.
In Europa le sue produzioni sono supportate dall’ Ass. Cult. Pindoc Onlus & Compagnia Excursus e da DANCEHAUSpiù. In Asia invece è supportato da Attakkalari Centre For Movements Art di Bengalore e dall ́Istituto Italiano di Cultura in India.
Ideatore e coreografo dei lavori di video-danza Day Off e Dear Sofia: il primo ospite in molti Festival in Italia e Uk e vincitore di una menzione speciale al Festival Internazionale Il Coreografo Elettronico 2011, il secondo ha aperto il Gdansk International Festival 2015 e selezionato tra gli altri da Selezione Ufficiale del FIVC Festival Internazionale di Videodanza 2015 del Cile e per il Kgaf Festival 2016 in India.
Nel 2010 lavora per il regista di Hollywood Mike Figgis. Nel 2014 debutta al cinema tra i protagonisti del nuovo film del regista Stefano Tummolini. Protagonista di corti e mediometraggi in Italia e Uk. Lavora come modello in Italia, Inghilterra e ballerino per televisioni, pubblicità e videoclip internazionali.
Insegna come docente ospite per accademie professionali, compagnie, teatri, festivals, programmi di perfezionamento e danzatori professionisti in tutta Europa, tra cui The Place di Londra e in Asia.
Selezionato dal Ministero della Gioventù tra i talenti italiani che rappresenteranno l'Italia nel mondo.

A seguire:
CIMD/INCUBATORE DANZA
Error#1 + Eigengrau + Idillio
produzione CIMD/Incubatore Danza
prima nazionale
ERROR#1
coreografia e interprete Martina Gambardella
durata 10’
EIGENGRAU
coreografia Giorgia Fusari
interpreti Lorenzo De Simone e Giorgia Fusari
costumi Margherita Platé
durata 10’
IDILLIO
coreografia e interprete Lorenzo Morandini
durata 10’
Error #1 di Martina Gambardella espone un processo di apprendimento e riflessione. Un apprezzamento molecolare del luogo e dei suoi strati invisibili, filtrati e tesi attraverso un vulnerabile prisma.
Micro-movimenti espandono la presenza, le pareti si lasciano perforare per sudarsi e catturarsi a vicenda fuori dalla realtà visiva.
Eigengrau è il colore del buio, quella tonalità e materialità di grigio che vediamo in assenza di visibilità. È da questa condizione che trae spunto il lavoro di Giorgia Fusari che interroga la relazione luce-spazio-corpo.
Due corpi in scena si orientano e disorientano in continuazione, per attrazioni e avversioni.
Creano spazi simili a spiragli di luce.
Idillio di Lorenzo Morandini mette in campo il tema del piacere e del godimento contrapposti alla quiete contemplativa, vissuti attraverso esperienze fisiche che generano nel performer forti contrapposizioni di movimento.
Idillio è una riflessione sulle sensazioni primordiali di tensione/urgenza e serenità/calma che caratterizzano la quotidianità dell’uomo e la sua propensione all’appagamento.
INCUBATORE DANZA
L’idea di questo progetto, sostenuto da MIBAC, nasce dal percorso di Franca Ferrari, formatrice e coreografa milanese dal 1979, fondatrice del C.I.M.D (Centro Internazionale di Movimento e Danza) e operatrice culturale da sempre attenta al panorama della danza contemporanea e al futuro della ricerca coreografica.
Gli artisti che aspirano a diventare coreografi, all’interno del panorama della danza contemporanea nazionale, faticano a emergere perché non sono preparati al passaggio che devono compiere nel momento in cui finiscono la loro formazione di danzatore-interprete e si affacciano alla professione che vorrebbero intraprendere. Questo progetto propone un processo perché diventino autonomi in relazione a tutti quegli aspetti e a quelle competenze necessari al loro futuro mestiere. Il lavoro della creazione coreografica implica
caratteristiche molto diverse e in sinergia tra loro: drammaturgiche, registiche, tecniche, comunicative, progettuali, manageriali e organizzative.
Franca Ferrari invita i tre giovani ma già affermati coreografi Marco D’Agostin, Daniele Ninarello e Davide Valrosso, che lavorano con questo linguaggio, a condividere appunto la loro individuale “pratica” con i futuri coreografi di Incubatore. Insieme selezionano 10 aspiranti coreografi tra i 21 e i 25 anni. Per 5 anni hanno la possibilità di un confronto e uno scambio con artisti già professionisti e vengono avviati al processo di creazione che viene poi inclusa nel festival Più che danza, dai primi studi fino a uno spettacolo compiuto al
terzo anno.
Avviene così un processo di crescita fondato non su una forma di conoscenza già data ma sullo sconfinamento continuo che nasce dalla relazione: del corpo con se stesso, con le forze gravitazionali, con altri corpi, con la realtà percettiva che lo circonda e con altri coreografi.

Sala Shakespeare| mart 8 ottobre ore 20.30
SIMONA BERTOZZI/NEXUS
Joie de vivre
progetto Simona Bertozzi, Marcello Briguglio
ideazione e coreografia Simona Bertozzi
danza Wolf Govaerts, Manolo Perazzi, Sara Sguotti, Oihana Vesga
canto Giovanni Bortoluzzi, Ilaria Orefice
musica e regia del suono Francesco Giomi
dramaturg Enrico Pitozzi
scene, luci Simone Fini
costumi Katia Kuo
foto e video Luca Del Pia
produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione, Fondazione Teatro Comunale di Modena,
Associazione Culturale Nexus, con il contributo di MIBACT, Regione Emilia Romagna, Fondo Regionale per la Danza d’Autore, con il sostegno di Fondazione Nazionale della Danza – Aterballetto, Arboreto Teatro Dimora di Mondaino
durata 60′
«La vera felicità rappresenta il grande dilemma se non di tutti, quanto meno dei più saggi».
Pierre Zaoui Joie de vivre è un pensiero in forma coreografica che si rivolge all’universo vegetale, il più antico e diffuso del pianeta, al fine di ricercare quelle attitudini emergenti che si attivano nell’incessante tentativo di giungere a uno stato di felicità.
Lo spettacolo interroga lo stare tra le cose e delinea le forme dell’abitare come peculiarità delle relazioni: è una propulsione organica che attraversa e configura atteggiamenti anatomici e risposte ambientali nell’esperienza di sé, degli altri, del territorio, del proprio habitat. Guardando l’universo vegetale cogliamo cambiamenti di stato incorporati in una logica di ostinate azioni di resistenza e trasformazione, capacità tattiche, mobilità dei confini, assemblaggi di comunità transitorie e mutevoli.
La felicità diviene un evento da esperire nella ricerca o nella sorpresa, più che nell’ordine e
nell’armonia, per questo l’agire dei corpi si consuma e si articola in azioni frammentate, incrinate, fin anche degradate.
Nelle variabili ritmiche di luce e suono si dispiega un orizzonte di relazioni polifoniche e
comportamenti emergenti che orientano la composizione coreografica in gesti la cui origine vegetale è cercata nella profondità dei corpi, nelle infinite declinazioni dell’anatomia.
«È un continuo flusso di stati anatomici, di posture metamorfiche, di assemblaggi mutevoli alla ricerca di una “gioia di vivere”, di una felicità che generi stati emotivi e conseguenti forme inedite d’esistenza. E di coesistenza. In questa variazione della specie in perenne spostamento, di forme in divenire osservate nel loro mutare, di sorpresa derivata da un immaginario in atto, s’innerva la gestualità vibrante dei quattro danzatori della nuova, bellissima creazione di Simona Bertozzi.
Ispirandosi anche ai pensieri del filosofo Pierre Zaoui, Bertozzi esplora la condizione di spazio, tempo e anatomia in cui si innesca questo processo di ricerca della felicità. Ben lungi dal voler rappresentare in maniera didascalica o figurativa uno stato emotivo impossibile da illustrare, né tantomeno codificare espressivamente un’estetica della gioia, la coreografa bolognese attiva sui corpi dei danzatori impulsi energetici, sensoriali, tattili e uditivi, attingendo dall’universo vegetale come paesaggio d’indagine ma senza cercarne l’imitazione nei loro comportamenti».
Giuseppe Di Stefano, Artribune

Sala Shakespeare | ven 11/sab 12 ott ore 20.30 – dom 13 ott. ore 18.00
RICHARD SIEGAL/BALLET OF DIFFERENCE AT SCHAUSPIEL KÖLN
New Ocean (the natch’l blues)
coreografia e scene Richard Siegal
musica Alva Noto, Ryuichi Sakamoto, Ensemble Modern
interpreti Margarida de Abreu Neto, Jemima Rose Dean, Gustavo Gomes, Mason Manning, Andrea Mocciardini, Claudia Ortiz Arraiza, Zuzana Zahradníková, Long Zou
luci Matthias Singer
costumi Flora Miranda
produzione Schauspiel Köln,Tanz Köln
in coproduzione con Muffatwerk München
progetto finanziato dal programma NEUE WEGE di KULTURsekretariat NRW, Ministero della Cultura e della Scienza dello stato della Renania Settentrionale-Vestfalia, Dipartimento Culturale della Città di Monaco, Kunststiftung NRW in partnership con Goethe-Institut Mailand
durata 75’
prima nazionale
Con la sua prima coreografia a serata intera, Richard Siegal rende omaggio a un grande maestro della danza moderna che avrebbe celebrato il suo centesimo compleanno nel 2019: Merce Cunningham.
Il titolo New Ocean allude all'iconica opera di Cunningham Ocean, l'ultima collaborazione tra Cunningham e il compositore John Cage, che è stata presentata a Bruxelles nel 1994. Allo stesso tempo, New Ocean si riferisce alla storia di Siegal come coreografo. Dopotutto, la creazione UNITXT nel 2013 nasce come complemento a Biped di Cunningham, parte del Exits and Entrances commissione del Bavarian State Ballet.
Ispirato dal lavoro di Cunningham, organizzato in modo circolare e matematicamente strutturato in 128 frasi, lo spettacolo "ruota attorno" alla figura del cerchio. Contrariamente a Cunningham, tuttavia, Siegal mira a spezzare la forma del cerchio e lasciare che il caos penetri nel cosmo - una risposta alla condizione ecologica e socio-politica dei nostri tempi. Un orizzonte universale che è già definito nell'Iliade. Dopotutto, Omero considerava la divina personificazione di Oceanus non solo come il fiume che circonda la terra abitata e il padre di tutti i fiumi, ma, ancor più importante, come l'origine di tutta la vita.
Musicalmente, l'esplorazione del coreografo del principio oceanico segue l'approccio originale di John Cage, che ha scritto un lavoro per un'orchestra di 150 musicisti. Un’esecuzione che combina il paesaggio sonoro elettronico dal suo collaboratore David Tudor. La composizione è rimasta un frammento ed è stata completata dopo la morte di Cage dal suo assistente Andrew Culver, secondo i principi di composizione del maestro. Anche Il pubblico di New Ocean (The natch'l blues) sarà immerso in emozionanti paesaggi sonori contemporanei. La musica attinge dall'album utp_ di Alva Noto, figura di spicco dell'attuale avanguardia elettronica, dal repertorio del compositore Ryuichi Sakamoto e da quello Ensemble Modern.
RICHARD SIEGAL, definito «il più innovativo e accattivante dancemaker della sua generazione» (Süddeutsche Zeitung), lo statunitense Richard Siegal nel 2016 fonda una compagnia che si distingue per uno spiccato approccio interdisciplinare, il cui nome è già esplicativo della sua visione artistica:
Ballet of Difference. L’idea è quella di esplorare con la danza i limiti di ciò che è normale nella nostra società ponendo l’accento con forza sui concetti di migrazione e integrazione.
Nel 2017 arriva per la prima volta in Italia a Bolzano Danza con My Generation. La sua seconda presenza italiana è prevista con il debutto l’11 ottobre 2019, in prima nazionale, di New Ocean coreografia ispirata alla leggendaria creazione Ocean di Merce Cunningham (1919-2009) per il centenario dalla nascita. È stato coreografo residente al Baryshnikov Arts Center di New York, al Mu atwerk di Monaco di Baviera e alla Festspielhaus di St. Pölten e Artista Associato della Forsythe Company. Insignito di molti premi tra cui un Dance and Performance Bessie Award, del premio tedesco per il teatro Faust e del Premio Danza& Danza 2017. È membro onorario del Benois de la Danse del Bolshoi.

Sala Fassbinder | sab 12 ottobre ore 19.00
CRISTINA KRISTAL RIZZO/CAB008
Ultras Sleeping Dances
coreografia Cristina Kristal Rizzo
danza Marta Bellu, Jari Boldrini, Barbara Novati, Cristina Kristal Rizzo, Charlie Laban Trier
musica Deepsea Drive Machine, Dylan Mondegreen, Satie, Ed Sheeran, Napa Snidvongs
oggetti e costumi Cristina Kristal Rizzo
produzione Cab 008
con il sostegno di L’arboreto – Teatro Dimora di Mondaino
in collaborazione con Teatro Metastasio di Prato
residenze creative spazioK, Kinkaleri, Centro Nazionale di Produzione /Virgilio Sieni
con il sostegno di Regione Toscana e MiBACT
durata 60′
Ultras sleeping dances è un sistema di danze dai temi corporei semplici e lineari, sostenute da una playlist melodica dai toni malinconici e da una serie di oggetti ludici, pensate come habitat che si dispiegano ogni volta in un ambiente irripetibile e unico condiviso con il pubblico. Queste danze si espongono senza nessun apparato tecnico particolare, ad una visione intima collettiva come ipotesi generativa per una vita in comune. In una sorta di new teatro danza o di immagine tempo sottilmente cinematografica, Le Ultras sleeping dances entrano in dialogo con lo spazio che le contiene come un surplus energetico, tanto da apparire come un’attività giocosa dove la maestria non è semplicemente un’abilità fisica ma è anche una grazia, un’esposizione politica dei corpi alle forze della vita. Siamo
gettati nell’esistenza, sembrano dire, siamo dentro quell’esistenza dove incontriamo quello che la vita stessa contiene: il pianto, come il riso, la commedia come la tragedia.
Attuarsi in un tempo vuol dire considerarlo come un vuoto in cui tutto si rende presente attraverso una reciproca compenetrazione tra le cose, in cui lo sguardo è una sottile membrana che traccia un passaggio tra l’intimo e l’ultra. La coda nel titolo sleeping dances, vuole semplicemente indicare questa alternativa di resistenza data a tutti d’incantarsi sulla soglia tra un dentro e un fuori, allentare lo sguardo, contemplare il primo piano di un volto, il dettaglio di una lacrima, la figura particolare delle cose, l’artificio del sogno ed abitare la sensazione.
«In questi tempi confusi se ne vedono e leggono davvero di ogni tipo. Il mondo della danza non fa eccezione. Ecco emergere una forma diversa, efficace e costruttiva di ‘estremismo’ coreosofico.
Salutare perché la danza è una forma affermativa della vita, rivendicabile in tutta la sua precarietà. Si tratta di Ultras sleeping dances.
Il vero estremismo a cui allude il titolo, l’altrove/ulteriore/estremo in cui il pubblico è invitato a ritrovarsi e a immergersi insieme ai cinque danzatori (Marta Bellu, Jari Boldrini, Barbara Novati, Charlie Laban Trier oltre alla stessa coreografa), è quello che espone i corpi alla fragilità dell’esistente, alle tragedie dell’ordinario ma anche alla commedia del mondo.
La danza, come la vita, accade nonostante tutto, e a dispetto di tutto, perché in Ultras il movimento si genera nel pieno del suo spettro emozionale, dal pianto al riso, affinché forze ed energie superino lo sfondo da cui provengono per diventare il fronte di una micro rivendicazione politica: la vita altro non è che il prolungamento del sonno (e dei suoi sogni). Limite e soglia di un incanto capace di riconoscere, nel dettaglio, le intensità e le sfumature dell’insieme.
Sorprende e deve far riflettere tanta semplicità in altrettanto duttile complessità compositiva: Rizzo è ormai coreografa esperta e feconda, capace di pensare e affermare un’idea di danza e di performance ancora aperta alla sperimentazione e in consonanza con i linguaggi della vita nel presente, un’idea che non cede all’incultura del mercato e al fascismo perenne del populismo qualitativo con la sua
convalidante neolingua in abiti civili».
Stefano Tomassini, Artribune

Sala Fassbinder | dom 13 ottobre ore 21.00
CRISTINA KRISTAL RIZZO/CAB008
VN Solo
coreografia e danza Cristina Kristal Rizzo
assistente musicale Federico Costanza
produzione CAB 008
con il sostegno di MiBAC, Regione Toscana, Comune di Firenze
durata 35′
L’intuizione primaria di questo solo ricerca il rapporto più prossimo tra danza e musica,
emancipando le potenzialità espressive del corpo, l’eleganza del gesto, la reversibilità che intercorre nello spazio tra impulso e decisione, tra determinazione e imprevisto in cui l'umano si esperisce come puro potenziale. Verklarte Nacht nella versione del 1943 per orchestra d’archi nell’esecuzione di Von Karajan con la Filarmonica di Berlino, è l’incipit per articolare una danza viscerale, in cui è l’istinto del corpo nell’ascolto musicale a prevalere sul concetto, a disegnare l’immagine dinamica del gesto artistico. È la partitura di Schönberg, che lo stesso autore nel 1950 definisce come musica pura, composta come un poema sinfonico con 7 tempi principali (grave, animato, poco allegro, grave, adagio, più mosso, moderato, adagio) a contenere il piano drammaturgico, a condurre l'interiorità, a far vibrare l’impersonale della danza di un corpo che si da alla musica. È un incedere
lento, inesorabile, l’incedere di un presente indicativo dove l’attimo non è che il sembiante di un tempo più vasto, il carattere antico di un eterno ritorno affinché una rottura dei limiti
dell’immaginario e dell’immaginazione stessa possa essere possibile.
La danza è un passo a due con un robot che fa il suo percorso e va a intrecciarsi con quello
dell’artista. La sua presenza apre uno scenario sull’imponderabile, su tutto quello che si interpone tra  corpo e spazio e può cambiare e ridisegnare le coordinate.
Ed è proprio ancora Schönberg a darci la chiave di lettura migliore di questa scommessa: «when the form is in place everything within it can be pure feeling».
CRISTINA KRISTAL RIZZO, dancemaker, è attiva sulla scena della danza contemporanea italiana a partire dai primi anni 90. É tra i fondatori di Kinkaleri, compagnia con la quale ha collaborato attivamente attraversando la scena coreografica contemporanea internazionale e ricevendo numerosi riconoscimenti. Dal 2008 ha intrapreso un percorso autonomo di produzione coreografica indirizzando la propria ricerca verso una riflessione teorica dal forte impatto dinamico. Attualmente una delle principali realtà coreografiche italiane è ospitata nei più importanti festival della nuova scena internazionale. Alla produzione si affianca una intensa attività di conferenze, laboratori e proposte sperimentali. In qualità di coreografa ospite ha creato coreografie per i diversi Enti Lirici ed istituzioni italiane e straniere, tra i quali: il Teatro Comunale di Firenze – Maggio Musicale Fiorentino, Ater Balletto, Balletto di Toscana, LAC Lugano, MACRO Roma, MUSEION Bolzano,
Museo Pecci di Prato.

MilanOltre Festival:
INFORMAZIONI, PRENOTAZIONI E PREVENDITA: Teatro Elfo Puccini, Cso Buenos Aires 33, Milano - tel. 02.00.66.06.06 - biglietteria@elfo.org | Prezzi: da 28 a 10 euro (diritti di prevendita € 1,50) – Abbonamenti/Card: da 60 a 36 euro. www.milanoltre.org

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