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venerdì 16 dicembre 2022

SPECIALE "CATS"
 INTERVISTA A FABRIZIO ANGELINI

Ciao Fabrizio, ci puoi parlare del musical in generale e del tuo personaggio Gus in particolare?

Il musical di Massimo Romeo Piparo ha un allestimento secondo me, vincente: l’ambientazione romana. È stata ricreata una specie di discarica gigantesca dove ci sono tutta una serie di elementi architettonici facenti parte della storia romana, il piede di una statua, la bocca della verità, un capitello, una panchina, delle insegne delle vie, tutto questo rapportato, a livello di proporzioni, ai gatti che sono interpretati da persone.

In questa edizione i costumi e i trucchi sono molto più simili a quelli dell’originale e il fatto di essere io un romano all’interno di uno spettacolo ambientato a Roma tra i gatti romani, lo vivo in prima persona forse a differenza di molti miei colleghi che sono di altre città italiane…l’animo romanesco lo sento molto e lo sento soprattutto nel mio personaggio Gus.

Gus è un vecchio gatto vissuto nei teatri (Piparo non l’ha voluto decadente come nell’edizione inglese e nel video dello spettacolo, dove Gus era interpretato da un attore novantenne John Mills) quindi è un gatto attore: essendo ambientato in Italia ci sono riferimenti a artisti italiani romani per esempio si parla di Claudio Villa, Nino Manfredi e Gigi Proietti (col quale mi onoro di aver condiviso spesso il palcoscenico).

Gus canta un brano che è molto lento, un po' ripetitivo e quindi io, rispetto a tutti gli altri colleghi che sono molto molto scalmanati, pensavo “sarà il momento più noioso dello spettacolo, la gente si addormenterà” invece grazie anche alla traduzione non è stato così, anzi, dagli applausi che giungono sul palco capisco che piace molto…il brano mi tocca in maniera particolare perché sono arrivato a sessant’anni dopo una lunga carriera in teatro e sono davvero molto fortunato ad essere ancora oggi in scena.

Hai lavorato in moltissimi musical, da “A Chorus Line” a “West Side Story" passando per “La Piccola Bottega Degli Orrori”, “Jesus Christ Superstar” ecc…”Cats” è per te una nuova sfida?

Assolutamente sì, perché è un musical che ho rincorso per anni che mancava nel mio repertorio. A giugno sono stato a Vienna a vederlo nella versione originale nella quale recitavano due colleghi italiani Riccardo Sinisi e Giulia Vazzoler…mai avrei pensato che qualche mese dopo sarei stato in scena io con lo stesso spettacolo!

Quando è uscita questa audizione in italiano mi sono presentato: era un periodo nel quale ero molto in forma, avevo ripreso a fare lezioni di danza, avevo iniziato a studiare pole dance, ero dimagrito, andavo in palestra, andavo a correre così mi sono iscritto all’open call…eravamo circa 150/200 persone, molti avevano già lavorato nelle produzioni di Massimo, al call back il giorno dopo erravano 45/50 di cui meno della metà uomini: abbiamo ballato per 6 ore con le coreografie dello spettacolo, è stato davvero molto impegnativo.

A settembre abbiamo fatto lo workshop di 8 giorni con il coreografo, io ero l’unico che sapeva già il ruolo, gli altri l’hanno scoperto dopo… abbiamo lavorato solo sulla danza, ho ballato con i ventenni quindi è stato molto impegnativo non tanto per il fisico (è uno spettacolo dove si sta spesso a terra sulle ginocchia) perché bene o male ero allenato, ma per la testa, per la memoria.

“Cats” è una grossa sfida per me perché non sono più giovanissimo e soprattutto perché è un musical completamente cantato e ballato.

La difficoltà e la bellezza di questo musical?

Le difficoltà sono tante…in primis bisogna stare molto attenti perché interpretando non degli esseri umani ma degli animali si può cadere nel cliché di scimmiottare un animale, in secundis la fatica fisica, nella danza bisogna riscaldarsi, bisogna stare attenti a non farsi male insomma bisogna essere allenati…poi c’è da dire che “Cats” è uno spettacolo corale, simile a “A Chorus Line”, con difficoltà vocali per le armonie molto molto difficili in particolare per i tenori come me e i soprani.

Sicuramente una delle cose più impegnative oltre alla tecnica, al canto, ecc è il trucco, la preparazione: andiamo in teatro 3 ore prima, ci trucchiamo da soli poi la "microfonatura", il riscaldamento e alla fine dello spettacolo si rifà tutto al contrario…insomma la cosa impegnativa non è solo quella che si vede in scena ma è anche tutto quello che c’è dietro.

Non dimentichiamo anche che una grande difficoltà, per assurdo, è anche la bellezza di essere in scena in questo spettacolo così complesso perché mi emoziona e mi appaga ogni volta, essendo un musical che ho aspettato veramente da tanti tanti anni e al quale, ad un certo punto, avevo anche rinunciato.

Che cosa ti ha coinvolto maggiormente del mondo di Cats?

Il fatto di dover interpretare un gatto mi ha coinvolto molto, anche perché il coreografo e il regista ci hanno lasciato liberi di trovare insieme gli atteggiamenti che ci sembravano più appropriati nelle varie situazioni (naturalmente senza uscire da certi confini); così armonizziamo con alcuni miei colleghi le movenze, ci facciamo le fusa strofinando la testa uno con l’altro o ci accarezziamo una mano come fossero zampe o ci tocchiamo l’orecchio, tutti gesti che cerchiamo di fare senza scimmiottare i gatti.

(RC)

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