"L'AMORE PER LE COSE ASSENTI"
DI LUCIANO MELCHIONNA
TEATRO SANNAZARO DI NAPOLI

Giulia e Matteo finalmente parlano, dunque, in un confronto
vero e sincero non più mediato dai sensi di colpa, sterminati ormai dalla
voglia di verità che li anima. E che ci coinvolge, facendoci immedesimare ora
nell'uno ora nell'altra, mentre si chiedono che fine abbia fatto la magia del
primo incontro, e dove si annidi il preciso momento in cui le convenzioni
sociali hanno preso il posto dei sentimenti. Liberi dal peso delle parole mai
dette, i due protagonisti approderanno ad una risoluzione spiazzante, per loro.
Luciano Melchionna, il creatore di Dignità Autonome di Prostituzione, scrive e
dirige quest'originale e impietosa autopsia dei sentimenti: un'indagine
sull'amore scandita dalla narrazione di Her, nel ruolo di prologo, epilogo e,
forse, di personificazione dell'Amore. Che, forse, esiste.
“Prologo – Lei: L’amore rende ridicoli. Lui: Quello è
l’innamoramento. Lei: Rende ridicoli all’inizio, sì, ma anche alla fine.”
Oggi il suo secondo marito ha organizzato per lei una
bellissima festa di compleanno… ma non ha invitato nessuno. Vuole restare solo
con la moglie, occhi negli occhi, per dirle addio.
È il suo regalo di compleanno: la libertà.
”Lui – Piano piano, subdolamente, hai proiettato davanti ai
miei occhi un ologramma cucito su misura dalla brava sartina dell’Amore, un
ologramma di me da farmi indossare… e io l’ho indossato, per amor tuo! E l’ho
tenuto a pelle anche se bruciava, o mia Medea, l’ho tenuto addosso soffrendo in
silenzio per amore della nostra creatura mentre andavo a fuoco! Tutti sappiamo
che finisce, e che magari non finisce insieme ma più spesso prima per l’uno e
poi per l’altra… eppure tutti, se finisce prima per l’altro, impazziamo, non
capiamo, rinfacciamo, recriminiamo e ci disperiamo: che palle! Lei ‐ Ma
che vuoi? Mi lasci disperare in pace? Fa parte del pacchetto, no? Ci siamo
conosciuti, corteggiati, amati, fidanzati e ora uno dei due si dispera: io!
Tocca a me! Non liquidare il mio dolore! Non sminuire la mia atroce sofferenza,
per dio! Lasciami attaccare alle tende, smettere di mangiare, invecchiare a
vista d’occhio, regredire nell’autostima, vomitare il peggio di me e sperare di
morire e rinascere al più presto per sedermi sul fiume ad aspettare di vederti
passare trascinato dalla corrente fangosa mentre anneghi!”
Un’originale, impietosa autopsia dei sentimenti. Un
confronto non più mediato dai sensi di colpa, sterminati ormai,
implacabilmente, dalla voglia di verità che anima entrambi. Liberi dal peso
delle parole mai dette, i due protagonisti approderanno ad una risoluzione
spiazzante, per loro.
“Epilogo ‐ Beh? Che fate lì fermi? Spiate la loro intimità? Guardoni
pure, ora? Non vi basta aver annusato a lungo nei loro panni sporchi? Esservi
specchiati nello smarrimento del loro malessere? Dite la verità: vi siete
riconosciuti, qua e là? Andrete a casa riflettendoci su, come spero? Cercherete
di migliorare la qualità dei vostri rapporti?”
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