GIULIA LAZZARINI
"MURI PRIMA E DOPO BASAGLIA"
TESTO E REGIA RENATO SARTI
Trieste, 1972. Avevo cominciato da poco
a fare l’attore in un piccolo gruppo teatrale quando la direzione
dell’Ospedale Psichiatrico Provinciale ci concesse l’uso del
teatrino situato nel comprensorio manicomiale. La condizione era che
alle prove e agli spettacoli potessero avere libero accesso gli
utenti. Tra questi c’era Brunetta, una ragazza lobotomizzata, che
aveva marchiata sul volto tutta la violenza di cui le istituzioni
sono capaci: pochi denti, occhi infossati, cicatrici sulla testa.
Insieme a una parte del cervello le avevano tolto anche la capacità
di camminare diritta e l’uso della parola. Spesso si sedeva con noi
alla ricerca di una sola cosa: l’affetto, che per anni le era stato
negato, e ricambiava ogni nostra attenzione aprendosi in un sorriso
che, nonostante fosse sdentato, era meraviglioso.
Nel ’74 mi sono trasferito a Milano.
Brunetta non c’è più da parecchi anni, ma i suoi sguardi e la sua
storia fanno indelebilmente parte della mia.
Camicie di forza, sporcizia, ricorso
massiccio (a volte letale) a docce fredde, psicofarmaci, pestaggi,
elettroshock. Lobotomia. Questo era il manicomio prima dell’arrivo
di Franco Basaglia: una sorta di lager in cui veniva perpetrato ogni
tipo di coercizione. Con il suo intervento, il dialogo e il rispetto
presero il posto della violenza, rendendo labilissima la precaria
distinzione tra la “normalità” del personale preposto alla cura
e la “follia” dei ricoverati.
Scritto in base alle testimonianze di
alcune infermiere, e su tutte quella di Mariuccia Giacomini, Muri
racconta della vita in manicomio prima e dopo la rivoluzione voluta
da Franco Basaglia.
La protagonista riflette sulla sua
esperienza trentennale di infermiera e lo fa con una nostalgia
particolare, quela del poeta, quela che te sa tropo ben che non pol
tornar, ma soprattutto con la lucidità di chi si rende conto che la
straordinaria spinta di mutamento di quegli anni col tempo si è
affievolita e rischia di finire inghiottita dall’indifferenza
generale.
La legge Basaglia rappresenta uno dei
punti più alti della storia della nostra democrazia. È stata una
delle grandi conquiste di carattere sociale, umano e civile del
nostro Paese. Dobbiamo conoscerla, difenderla, perché bisogna sempre
riaffermare con forza che le lancette della storia non si possono e
non si devono riportare indietro.
Scene Carlo Sala
musiche Carlo Boccadoro
disegno luci Claudio De Pace
produzione Teatro della Cooperativa
Renato Sarti
Dalla rassegna stampa
Renato Sarti porta sulla scena col
titolo Muri il diario di una donna che lavorava al manicomio di
Trieste e visse in prima persona le trasformazioni ciclopiche di
franco Basaglia che portarono alla legge 180. Più ricco di tante
celebrazioni, il diario di Mariuccia Giacomini, trova voce e pieghe
insinuanti, tra tenerezza, stupore e fierezza, nella bella lettura di
Giulia Lazzarini, discretamente accompagnata dai cenni musicali di
Carlo Boccadoro. (…) Una lezione di civiltà anche attraverso i
sentimenti più semplici per raccontare una delle trasformazioni più
complesse della nostra società.
Gianfranco Capitta, il manifesto
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