"CARIN GRUDDA
FANTASIE CONTEMPORANEE
AD OSTIA ANTICA"
LA MOSTRA SARA' INAUGURATA
MERCOLEDÌ 27 GIUGNO 2018

Saranno esposti sedici bronzi della
scultrice tedesca Carin Grudda, una delle più visionarie artiste
concettuali contemporanee, che da anni vive in Liguria. Sculture che
sono come “visioni oniriche, in cui la chiave giocosa alla maniera
dadaista si è decantata della componente dissacrante, tipica del
movimento artistico”, sottolinea Silvia Mazza, storica dell'arte e
firma per "Il Giornale dell'Arte". “
“Bau-Miau”, “Buffone”,
“Fenice”, “Il grande salto”, “Cerbero”, “Grande Re”,
“Le tre Grazie”, sono alcune delle opere esposte, insieme a
“Paul-Orsacchiotto seduto”, “Elfo delle fragole” (che è
stata protagonista della mostra tenutasi nel Teatro greco-romano di
Taormina), “Galline in corsa” e “Mr. Dog”.
“La scultrice – spiega Marco Di
Capua, docente di Storia dell’Arte Contemporanea all’Accademia di
Belle Arti di Napoli - porta tra noi, in maniera ironica, la favola
antica, dove ci sono animali e piante, e dove lo scenario della
classicità e la realtà sono unite in un patto non infranto tra di
loro, in una connessione vera; è come se la Grudda riscoprisse e ci
proponesse un Eden, un paradiso perduto, dove tutte le creature, lo
scenario dell’arte e dell’antichità sono uniti sullo stesso
territorio scenico. Tutto questo porta la purezza della favola, dove
niente è ancora corrotto, dove nulla è perduto e dove tutto
ritorna: gli animali, le piante, l’ironia, il racconto, la
narrazione”.
Si tratta di un’arte indubbiamente
“concettuale”- aggiunge Silvia Mazza -, “in quanto il processo
mentale (l’idea) per arrivare al prodotto finito, diventa l’aspetto
più importante del fare arte (la formalizzazione di quella stessa
idea). Per definire la particolare cifra dell’opera bronzea di
Carin Grudda ho coniato il neo sintagma “scultura ancipitale”,
ovvero scultura dalla natura sospesa, perché lo stato di eterna
transizione, la metamorfosi, non è un processo in divenire come
nella tradizione classica, ovidiana, ma il suo essere definitivo.
Esemplificativa è “Fontana Bambina–Qui Altrove”: ignare di un
“hic et nunc” questa e le altre sculture sono un’immagine
mentale che sfuma dopo qualche istante. Effimere, seppure in bronzo.
Il visitatore dovrebbe accostarle, dotato di quella memoria eidetica
tipica dell’infanzia quando si guarda un oggetto, o nel nostro caso
un’opera d’arte, e subito dopo ne compare l’immagine mentale,
che però altrettanto presto svanisce. Quello che l’artista vuole
fermare nelle sue opere di bronzo è questa condizione di
indeterminatezza, in cui si rispecchia l’insicurezza dell’umanità.
Per questo l’arte della Grudda, dietro la prima apparenza di
giocosità visionaria, è interprete profonda della crisi
esistenziale contemporanea”.
“L’uso esclusivo del bronzo, uno
dei materiali più preziosi ed utilizzati per opere scultoree,
conferisce alle figure animalesche di Carin Grudda un'ispirazione
“antica” che si ritrova nei soggetti rappresentati, molti dei
quali ricalcano figure celebri della mitologia classica, quali
Pegaso, la Fenice, Cerbero e le Tre Grazie”, osserva Mariarosaria
Barbera, direttore del Parco archeologico di Ostia Antica. “Opere
che si fondono con il paesaggio archeologico di Ostia Antica, fatto
di vegetazione e architetture nate per ospitare la statuaria antica,
eppure perfettamente a loro agio con le floride sagome partorite dal
genio e dalla mano di Carin Grudda".
“Puntare tutto su una carta, giocare
rischiando al massimo – conclude Carin Grudda a proposito dello
spirito che l’ha spinta a creare queste opere -. Il non essere
arrivato, l’ "in between", la ricerca, materializzati nel
bronzo. Così il provvisorio e il finito si trasformano in
un'eternità”. Per l’artista tedesca “l’arte è perturbante,
nel senso migliore del termine, dal momento che riporta agli occhi le
cose trascurate: il non visto. E’ un uscire da sé, come piccole
fughe in grado di aprire il cuore e lo sguardo a spazi più ampi.
L’estraneo, ciò che non è consueto, è una possibilità che si
apre per noi. E’ un regalo per chi è disposto ad accoglierlo.
Fermarsi qualche volta dimenticando se stessi, come accade nel gioco
e nell’amore: questo, sì, ferma il tempo per un istante. Ci libera
dalla nostra finitezza. Essere senza tempo, anche solo per un attimo,
è felicità”.
Scheda Tecnica
Titolo: “Carin Grudda. Fantasie
contemporanee ad Ostia Antica”
A cura di: Marco di Capua e Silvia
Mazza
Luogo: Parco Archeologico di Ostia
Antica (via dei Romagnoli, 717)
Opere in mostra: Sedici Sculture
Organizzazione: Il Cigno GG Edizioni
Date: 27 Giugno 2018 – 30 Ottobre
2018
Inaugurazione: 27 Giugno 2018
Catalogo: Il Cigno GG Edizioni
Info: Il Cigno GG Edizioni, 06
6865493 redazione@ilcigno.org
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