"LA CLASSE OPERAIA VA IN PARADISO"
REGIA DI CLAUDIO LONGHI
PICCOLO TEATRO GRASSI DI MILANO
A quasi cinquant’anni dal suo debutto
sui grandi schermi, un ritorno allo sguardo scandaloso ed
“eterodosso”, ferocemente grottesco, del film di Petri per
provare a riflettere sulla recente storia del nostro Paese, con le
sue ritornanti accensioni utopiche e i suoi successivi bruschi
risvegli.
Alla sua uscita nelle sale
cinematografiche nel 1971, La classe operaia va in paradiso di Elio
Petri riuscì nella difficile impresa di mettere d'accordo gli
opposti. Industriali, sindacalisti, studenti, nonché alcuni dei
critici cinematografici più impegnati dell'epoca, si ritrovarono
parte di uno strano fronte comune contro il film. E la pellicola non
ha così avuto una grande fortuna in Italia, nonostante la Palma
d'Oro a Cannes e la galleria di stelle presenti, fra cui Gian Maria
Volonté, Mariangela Melato e Salvo Randone.
Lo spettacolo è costruito attorno
alla sceneggiatura di Elio Petri e Ugo Pirro, ai materiali che
ripercorrono la loro officina creativa, a come il film è arrivato al
pubblico di ieri e di oggi, e a piccoli capolavori della letteratura
italiana di quegli anni, ricomposti in una nuova tessitura
drammaturgica dallo scrittore Paolo Di Paolo. Il tutto poi è
intessuto dentro le seducenti e algide geometrie musicali di Vivaldi,
rielaborate originalmente per l'occasione e “rotte” qua e là da
canzoni dolci e amare dell'Italia alla fine del boom. A quasi
cinquant’anni dal suo debutto sui grandi schermi, ERT sceglie di
tornare allo sguardo scandaloso ed “eterodosso”, ferocemente
grottesco, del film di Petri per provare a riflettere sulla recente
storia del nostro Paese, con le sue ritornanti accensioni utopiche e
i suoi successivi bruschi risvegli.
“Sulla coda del film, in una breve e
significativa scena, l'operaio Lulù Massa girovaga per la sua casa
catalogando a uno a uno gli oggetti lì presenti e recitando una
personale, e straniante, litania domestica: a ogni cosa risponde un
costo, a ogni costo delle ore lavoro. Mutatis mutandis, nella sua
concisione quella scena, dalle tinte bluastre e dai toni buffi, parla
molto alla (e della) nostra epoca dominata dal consumo ultraveloce -
espresso e spersonalizzante grazie al potere della rete -, affetta da
una sindrome bulimica permanente mentre, al contrario, è risucchiata
in vuoto ideologico spinto. Bizzarro combinato di stili, con una
sceneggiatura che qua e là strizza l’occhio alla commedia
all'italiana ma si lascia altresì tentare, nel suo impasto cromatico
dall’estremismo espressionista, il film di Petri, scandito dalla
musica dura e pervasiva di Ennio Morricone, ha il merito di aver
provato ad abbozzare una narrazione dell'Italia attraverso il lavoro,
oltre i furori utopici di quegli anni febbrili che seguirono il
Sessantotto.
Riattraversarne la vicenda con lo
sguardo disilluso del nostro presente, a quasi dieci anni dall'ultima
crisi economica mondiale, significa riflettere su quanto
quell'affresco grottesco immaginato da Petri nel 1971 sia più o meno
distante. Un tempo, il nostro, post-moderno e post-ideologico, che
fatica a riconoscere in modo netto i tratti di una qualsivoglia
“classe operaia”, dispersa e nascosta dietro gli innumerevoli
volti del lavoro “flessibile”. Se dunque l'inferno umido e grasso
della fabbrica cottimista dell'operaio Lulù Massa appare ben lontano
dagli asettici e sterilizzati spazi industriali o dai lindi uffici
dei precari odierni, lo stesso non è del ritmo ossessionante e
costrittivo di una quotidianità, allora e ancora oggi, alienata.”
Claudio Longhi
Piccolo Teatro Grassi (Via Rovello, 2 –
M1 Cordusio), dal 15 al 20 maggio 2018
La classe operaia va in paradiso
liberamente tratto dal film di Elio
Petri (sceneggiatura Elio Petri e Ugo Pirro)
di Paolo Di Paolo
regia Claudio Longhi
scene Guia Buzzi, costumi Gianluca
Sbicca
luci Vincenzo Bonaffini, video Riccardo
Frati
musiche e arrangiamenti Filippo Zattini
con Donatella Allegro, Nicola
Bortolotti, Michele Dell’Utri, Simone Francia, Lino Guanciale,
Diana Manea, Eugenio Papalia, Franca Penone, Simone Tangolo, Filippo
Zattini
produzione Emilia Romagna Teatro
Fondazione
si ringraziano per i materiali di
studio e iconografici Fondazione Cineteca di Bologna, Fondazione
Giangiacomo Feltrinelli, Fondazione Gramsci Emilia-Romagna,
Fondazione MAST
si ringrazia Aglaia Pappas per la
presenza in audio
si ringrazia Paola Pegoraro Petri
si ringrazia il Gruppo Editoriale
Minerva RaroVideo
si ringrazia il Centro Storico Fiat
Orari: martedì, giovedì e sabato, ore
19.30; mercoledì e venerdì, ore 20.30; domenica, ore 16.
Durata: 150 minuti con intervallo
Prezzi: platea 33 euro, balconata 26
euro
Informazioni e prenotazioni 0242411889
- www.piccoloteatro.org
News, trailer, interviste ai
protagonisti su www.piccoloteatro.tv
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