"L'ETERNITÀ' DOLCISSIMA
DI RENATO CANE"
DI VALENTINA DIANA
TEATRO BRANCACCINO DI ROMA
“Come fai quando una cosa fa paura a
tutti, non la vuole nessuno e tutti ne hanno paura?
come fai a venderla? Semplice – dice il nano – basta renderla desiderabile”.
come fai a venderla? Semplice – dice il nano – basta renderla desiderabile”.
L'idea di scrivere sulla morte, di
trovare un punto dal quale poter guardare ad essa senza soggezione mi
affascinava. Mi sembrava utile poter indagare su ciò che la morte
rappresenta per noi, noi di qua, occidentali intendo, come atto
finale, ultimo, quasi teleologico, ma allo stesso tempo anche come
oggetto esorcizzato, che non contiene futuro ma solo presente (un
presente che non promette nulla di buono, per altro).
Su questo
ragiono: ci agitiamo in un mondo fondato su questi due pilastri che
sono l'azione (fare, facciamo, ho fatto, farò) e il denaro (ho
guadagnato, guadagnerò o non guadagnerò, eccetera), tutte le altre
cose vengono come conseguenza. Ossia: se faccio, se guadagno, allora
poi. E questi due pilastri (che poi non so perché li chiamo
pilastri, ma visivamente mi viene così) entrambi si fondano sul
tempo; infatti cosa facciamo in generale nella vita? Facciamo azioni
ed ipotechiamo tempo. In ogni caso, trattando la morte come una
circostanza che genera un bisogno (vestizione, bara, funerale),
esattamente come nel caso in cui qualcuno senta sete, o fame, o si
annoi o resti senza benzina, è con tale bisogno che ci si deve
confrontare se si desidera guadagnarci qualcosa.
E’ noto a tutti
(quasi), che bisogno generi domanda, domanda generi offerta e offerta
generi profitto. Tutto sta a capire come. Come trarre il maggior
profitto possibile da questo della morte che normalmente è un ambito
delicato e addirittura sacro, del quale non si parla volentieri? Mi
pare estremamente interessante lavorare su queste due cose che fanno
a pugni: il profitto e l’estremità assoluta, panica, dell’atto
del morire. Come fai quando una cosa fa paura a tutti, non la
vuole nessuno e tutti ne hanno paura? come fai a venderla? Semplice –
dice il nano – basta renderla desiderabile. E’ andata così,
che mettere insieme, uno vicino all’altro, il fatto tragico e
mistico anche, della morte, con il lavorio trucido del trar profitto
da tutto, non so, mi piaceva, per contrasto. I contrasti, son
fatta così, mi danno l’idea che ci sia sotto qualcosa di vivo,
appunto, una verità che c’è e non c’è, e che mostrarlo sia
poetico.
Valentina Diana
Note di regia
La morte è un argomento scomodo. Non
ne parliamo mai a cena o durante i nostri aperitivi social. La
nostra società sembra lavorare alacremente per allontanare il
pensiero della morte dalle nostre vite. La nostra società ci spinge
a consumare, a comprare, e a lavorare per poter mantenere quello che
abbiamo comprato e per comprare ancora. Come si fa allora a
vendere la cosa di cui non si deve e non si può parlare, a cui non
bisogna pensare? Come si fa a vendere la morte? Renato Cane sta
per morire. Ce lo dice subito. E ci fa ridere. Un uomo qualunque
scopre di avere un tumore e la sua vita precipita. Entra in una
assurda agenzia di pompe funebri dove promettono di vendere
l’eternità. Le pitture schiacciate che una bimba gli vende saranno
la sua unica consolazione. Poi un colpo di scena, che non allevierà
la solitudine in cui precipita grottescamente. Renato Cane è un uomo
qualunque che ci racconta la sua storia. Forse è un pretesto
per farci delle domande, le stesse che gli vengono poste dall’assurdo
responsabile delle pompe funebri “Trombe del Signore”:
Tu credi, Cane?
Che cos’è lo spirito, Cane?
Ti piace la tua vita, Cane?
Sei proprio sicuro, Cane, che vivere sia meglio che morire?
Qual è la cosa che ti piace fare di più nella vita, Cane?
Forse la malattia stessa del Signor Cane è solo un pretesto per parlare di quanto il consumismo, la pubblicità, i soldi, ci mangino la vita. Ed è attraverso un altro pretesto, quello della finzione scenica del monologo teatrale, che grazie a Renato Cane anche noi siamo obbligati a riflettere su queste domande.
Mentre ridiamo del nostro protagonista, mentre proviamo compassione (patiamo assieme a lui) per un Cane qualsiasi.
Perché bisogna essere leggeri per fare domande del genere, per riflettere su questi argomenti, perché ogni tanto fa bene farlo. Ma bisogna poterne ridere. Ridere di un Renato Cane qualunque che muore. E’ una storia assurda, grottesca, la sua. Che muore da solo, come un cane appunto. Come tutti noi, per quanto duro da accettare, prima o poi. Allora tanto vale riderne e, grazie al teatro, riscoprire che tutti siamo dei potenziali Renato Cane, e magari uscire dopo un’ora un po' più felici e sollevati per la vita che ci è concessa.
Vinicio Marchioni
Marco Vergani dopo la laurea
Specialistica in Arti e Scienze dello Spettacolo presso La Sapienza
di Roma, frequenta numerosi corsi di perfezionamento per attori come
Drama in Scena, Ecole des Maitres con Giancarlo Cobelli, Centro
teatrale Santacristina, diretto da Luca Ronconi. In teatro ha
interpretato Edoardo II di Andrea Baracco, Falstaff di Andrea De
Rosa, Becket in camera da letto di Giancarlo Sepe, Macbeth di Andrea
De Rosa, A Bocca Piena (Napoli Teatro Festival) di Emanuela Giordano,
Ubu Roi di Roberto Latini, Processo a Gesù di Maurizio Panici,
Dracula di Sandro Mabellini, Al mercato di A. R. Shammah, Lulù di A.
R. Shammah, Hameline di Manuela Cherubini (premio UBU 2008/09 come
migliore novità straniera), Nel bosco degli spiriti di Luca Ronconi,
Il ventaglio di Luca Ronconi, Lo specchio del diavolo di Luca
Ronconi, Troilo e Cressida di Luca Ronconi, Woyzech di Giancarlo
Cobelli e tanti altri.
Valentina Diana è nata a Torino
nel 1968. Lavora in teatro come attrice e drammaturga. Per il teatro
ha scritto: Fratelli, Ricordati di ricordare cosa? (Premio nazionale
di drammaturgia contemporanea Il centro del discorso 2009), La
bicicletta rossa (Premio Eolo Awards 2013 per la drammaturgia),
Swan,La comitragedia spaziale, Senza Voce - Storia di Ciccilla, La
palestra della felicità, Opera Nazionale Combattenti. Come
scrittrice ha pubblicato Smamma (Einaudi 2014) e Mariti o Le
imperfezioni di Gi (Einaudi 2015).
Vinicio Marchioni, diplomato come
Attore nel 2000 presso la Libera Accademia dello Spettacolo di Roma,
e ha debuttato nel 1995 in teatro, dove vanta un ricco curriculum.
Nel 2005 ha studiato con Luca Ronconi presso il Centro Santa
Cristina. Frequenta la facoltà di Lettere indirizzo Spettacolo
dell'Università La Sapienza seguendo la sua passione per la
scrittura, per poi dedicarsi completamente al teatro. Del 2008 è la
sua partecipazione, nel ruolo de Il Freddo, nella fortunata serie
televisiva Romanzo criminale (2008-2010), diretta da Stefano Sollima,
ispirata alla vera storia della cosiddetta Banda della Magliana. Nel
2009 debutta sul grande schermo con Feisbum! Il film, pellicola in
otto episodi ispirata al social network Facebook. Nello stesso anno
gira da protagonista, il film 20 sigarette, tratto dal libro Venti
sigarette a Nassiriya, scritto da Aureliano Amadei, uno dei
superstiti della strage di Nassiriya del 2003 e regista del film. A
settembre il film viene presentato alla 67ª Mostra Internazionale
d'arte cinematografica di Venezia nella sezione Controcampo Italiano,
di cui vince il premio e una menzione speciale è dedicata a
Marchioni per la prova d'attore. Nel 2011, per la sua interpretazione
in 20 sigarette, ottiene una candidatura come miglior attore
protagonista ai David di Donatello 2011.
Di Valentina Diana
regia Vinicio Marchioni
con Marco Vergani
costumi Fujiko Hishikaua
disegno luci Andrea Burgaretta
supervisione artistica Milena Mancini
www.khorateatro.it
BRANCACCINO
Via Mecenate 2, Roma - www.teatrobrancaccio.it
Via Mecenate 2, Roma - www.teatrobrancaccio.it
Biglietto: 14,00 € + 1,50 € d. p.
card open 5 ingressi: 55 €
Prevendita su Ticketone.it e presso i
punti vendita tradizionali
BOTTEGHINO DEL TEATRO BRANCACCIO
Via Merulana, 244 | tel 06 80687231
| botteghino@teatrobrancaccio.it
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