EMANUELA GRIMALDA
"LE DIFETTOSE"
IMPIANTO REGISTICO SERENA SINIGAGLIA
UN PROGETTO DI EMANUELA GRIMALDA
da giovedì a sabato ore 20.00-domenica
ore 18.00
Le difettose, monologo per sette
personaggi e un’attrice, è uno spettacolo, allegro, disperato,
trasversale e vitalissimo esattamente come il microcosmo sotterraneo,
apparentemente marginale ma assai popoloso che racconta. Tratto dal
romanzo di grande successo Le Difettose di Eleonora Mazzoni.
“Ho letto il romanzo Le Difettose di
Eleonora Mazzoni e ho pensato che la storia che raccontava mi
riguardasse non solo come donna, ma come cittadina, come individuo
che fa i conti con le trasformazioni in atto nella società in cui
vive, con i sui conflitti, coi suoi costanti interrogativi. Mi
interessava soprattutto approfondire il concetto del tempo nella
società contemporanea, di come si spostato in avanti. Un tempo
paradossale che ha allungato la durata della vita ma non l’età
fertile .
Il nostro tempo, in cui non è facile distinguere i
desideri dai diritti e in cui la scienza apre continuamente nuovi
orizzonti etici. Mi piaceva del romanzo, il parlare della
fecondazione assistita nei termini di sentimenti e persone e non di
leggi o ideologie. L’adattamento che ne abbiamo fatto per il teatro
mi permette di dare voce e corpo, lacrime e risate a sette personaggi
diversi per inseguire, attraverso la storia di Carla, la protagonista
e del suo percorso di fecondazione assistita una metafora più grande
della vita. Volevo raccontare il desiderio di Infinito di cui il
desiderio di un figlio è parte, ma che appartiene a tutti. Donne e
uomini. Ho proposto a Serena Sinigaglia la regia di questo spettacolo
per stima e perché mi piaceva l’idea di come le nostre
sensibilità si sarebbero incontrate attorno a un tema così
difficile. È una scommessa intellettuale che ha reso ancora più
appassionante questo lavoro”
Emanuela Grimalda
Note di regia
Creare. Creare è da sempre una
faccenda complessa e contraddittoria. Ti può risultare l’azione
più semplice e bella del mondo (che non vuol dire facile, perché
niente lo è!), o un vero incubo. E francamente quasi mai sai fino in
fondo perché. Sembra un caso o un mistero. Per chi fa il mio
mestiere questo significa, giusto per fare un esempio tra i molti,
che un giorno provi una scena e va tutto liscio, cerchi un gesto, un
movimento, un’intenzione e ti arriva la risposta che semplicemente
funziona. Altre volte invece (e sono le più frequenti) provi e
riprovi una scena, ti tormenti giorno e notte per trovare la
soluzione e niente. Quanto può essere frustrante e avvilente tutto
questo, beh lo sappiamo bene quando ci capita. Entri in crisi, perdi
fiducia, metti in dubbio il tuo “valore” di persona. E qui c’è
il grande inghippo. Sì, perché in un certo senso ciò che riesci a
creare finisce per coincidere con ciò che sei. Se fallisco come
regista, fallisco come persona. Se non “creo”, non esisto. Sono
una persona difettosa. E questo naturalmente è assurdo. Eppure è
così. Quanto sia un problema di natura strutturale all’essere
umano e quanto, invece, sia indotto da un certo tipo di società e
regole sociali, lo lasciamo agli psicologi e ai filosofi. Noi
cerchiamo di cavarcela, ed è già molto.
La Mazzoni, nel suo romanzo, affronta
un tema particolare e delicato, molto delicato: la procreazione
assistita. Ma non immaginate un libro specialistico o polemico o
ideologico. Niente di tutto questo. “Le difettose” ha il raro
pregio di contenere con forza un dato di universalità. Anche chi non
si sia confrontato con quel tipo di esperienza, finisce presto per
identificarsi con Carla e il suo viaggio “creativo”, la sua
domanda esistenziale di “senso”, il suo disperato bisogno di
realizzazione. Questo lo rende un romanzo perfetto per essere
adattato al teatro. Ti regala un frammento di vita che può
“danzare” sul palco. Non vuole darti un messaggio, una morale
assoluta, non vuole dirti ciò che è giusto o sbagliato, vuole
raccontarti una storia, tutto qui. Al resto ci penserà il lettore o
lo spettatore, secondo la sua coscienza ed esperienza.
Ci vuole grazia e grande delicatezza
per affrontare un tema così spinoso, ci vuole anche una bella dose
di ironia e auto-ironia. E così è. Ti ritrovi immerso in un mondo
ricco di parole nuove e colorite, “fivettare”, “incicognarsi”,
“stikkare”, “covare”. Incontri uomini e donne che non si
rassegnano, che desiderano, amano, sperano, cadono. Un flusso
continuo che ti guida dalla prima pagina all’ultima attraverso
l’oceano del più grande mistero della vita: il suo inizio.
Con la Grimalda abbiamo condiviso la
voglia di tuffarci in quell’oceano, senza paura di immergerci nei
suoi abissi, e con la gioia di danzare come pesci dentro quel
mistero. Emanuela è un’attrice straordinaria che sa trasformarsi,
passare da un personaggio all’altro, da uno stato emotivo
all’altro, con grande semplicità. Così ho provato a costruirle
una mappa di “azioni fisiche”, di corpi e pronunce che si
disvelano per poi sciogliersi, senza peso, proprio come se fossimo
nel mare. Oltre a Carla, ecco apparire l’infermiera anziana, che
ne ha viste di ogni e che non ne può più, l’amica Katia,
felicemente lesbica e felicemente a Bruxelles, Marco, l’uomo di
Carla, discreto compagno delle sue fatiche, la mamma, l’eterno
insopportabile confronto, la nonna, dolce presenza materna, la
dottoressa Tini, il paradosso di una scienza che tenta di spiegare il
mistero, Thiago, l’esotico maestro di metodi “alternativi” .
Tutti questi personaggi sono come i pesci variopinti di un acquario.
Nuotano senza peso nell’acquario, ma desiderano tutti quanti
immergersi nell’oceano.
Nulla più dell’oceano ci ricorda la
vita e il suo paradosso. Ecco le meraviglie delle barriere coralline,
la grazia dei pesci e delle creature marine, il tripudio di colori e
forme, e poi, di colpo, la violenza delle onde, lo spavento degli
abissi. Forse, in ultimo, questa è Carla: un pesciolino che si agita
tra le pareti troppo strette dell’acquario nel quale ha rinchiuso
la sua vita finendo per sentirsi “difettoso” finché scopre, a
sue spese, che bastava immergersi nell’oceano e imparare di nuovo a
nuotare senza paura di sentirsi libero, senza tempo.
Serena Sinigaglia
BRANCACCINO
Via Mecenate 2, Roma -
www.teatrobrancaccio.it
Dal giovedì al sabato ore 20, domenica
ore 18
Biglietto: 15,50 € - Card open 5
ingressi 55 euro
BOTTEGHINO DEL TEATRO BRANCACCIO Via
Merulana, 244 | tel 06 80687231 | botteghino@teatrobrancaccio.it
Biografie
Emanuela Grimalda
Nata a Trieste nel 1964, si diploma
all’Istituto D’Arte e poi si trasferisce a Bologna per
frequentare il Dams. Si diploma alla Scuola di Teatro di Bologna.
Vive a Roma da alcuni anni. Alterna teatro, cinema e televisione.
Ha interpretato spettacoli di prosa con
la regia di Nanni Garella, di teatro di ricerca con Giorgio Barberio
Corsetti, di drammaturgia contemporanea ("I monologhi della
vagina" di Eve Ensler). Ha fatto parte per anni di Riso Rosa,
scatenato gruppo di comiche muse di se stesse.
È autrice e interprete di monologhi
comici (lo spettacolo "Midolla e Animelle") con i quali ha
partecipato a importanti rassegne (Un palcoscenico per le donne, a
cura di Franca Rame e Dario Fo).
Nel 2005 fonda con Alessandro Fullin
una nuova Avanguardia comica: "Il Cabaret difficilissimo! Il
primo Cabaret dove non si ride mai!"
Nel 2010 e’ autrice e interprete con
Paola Minaccioni dello spettacolo "Infinite o sfinite? Miracoli
delle donne d’oggi", regia di M. Margotta.
Ha prestato i suoi personaggi alla
televisione nelle trasmissioni di Rai3 "Non c'è problema",
co-protagonista al fianco di Antonio Albanese, e "BRA" di
Serena Dandini (è la giornalista nevrotica del TG1).
È stata co-protagonista nelle due
serie TV "Sei forte maestro" e ha inoltre partecipato a
"Boris", "Cotti e mangiati", "I Cesaroni",
"Tutti pazzi per amore". Recentemente ha interpretato con
grande successo il personaggio di Ave Battiston nella serie "Il
medico in famiglia".
Al cinema ha lavorato con Albanese,
Salemme, Marco Risi, Mazzacurati, Covatta, Vanzina, Campiotti Maria
Antonia Avati, Castellitto, Veronesi, Patierno.
Nel 2013 partecipa al progetto teatrale
di Serena Dandini contro il femminicidio "Ferite a morte".
E rappresenta a Roma il suo ricettario gastrosentimentale dal titolo
"Il giorno è servito". Il primo maggio 2013 è sul palco a
S. Giovanni a fianco di Geppi Cucciari.
È membro dell’Actor’s Center di
Roma diretto da Michael Margotta.
Scrive racconti e partecipa a
trasmissioni radiofoniche come "Storyville" (Radio3) e
"Ottovolante" (Radio2).
Serena Sinigaglia
Serena Sinigaglia (1973) si diploma al
corso di regia teatrale presso la Civica Scuola D’Arte Drammatica
Paolo e nel 1996 è fondatrice e direttore artistico della Compagnia
ATIR. Il suo percorso registico da sempre si è articolato attraverso
diversi filoni. Quello dei classici, tra cui si ricordano lo
spettacolo d'esordio "Romeo e Giulietta" di William
Shakespeare, "Lear ovvero tutto su mio padre" tratto da Re
Lear di W. Shakespeare, traduzione di Laura Curino, "Le Troiane"
da Euripide, traduzione di Laura Curino, "Donne in parlamento"
da Aristofane, traduzione di Laura Curino, "Nozze di Sangue"
di F. Garcia Lorca, traduzione di Marcello Fois. Accanto ai grandi
autori del passato Serena Sinigaglia ha sempre portato avanti anche
il repertorio contemporaneo. I principali passaggi di questo percorso
sono stati "1943 - Come un cammello in una grondaia",
libero montaggio di brani, danze, musiche, lettere, canti e parole
ispirato e guidato da "Lettere dei condannati a morte della
resistenza europea", "Natura morta in un fosso" di
Fausto Paravidino, "L’età dell’oro" di e con Laura
Curino, "Il grigio" di Gaber, Luporini, "1968" di
Serena Sinigaglia e Paola Ponti, "1989: crolli", "La
cimice" di V. Majakovskij, con Paolo Rossi, "La bellezza e
l’inferno" di e con Roberto Saviano, "Ribellioni
Possibili" di Luis Garcia Arays e Javier Garcia Yague.
Dal 2001 Sinigaglia si misura molte
volte anche con l’opera lirica, come accaduto a luglio 2012 con
"Carmen" di Bizet al Macerata Opera Festival. Nel maggio
del 2008 pubblica per la casa editrice Rizzoli il suo primo romanzo
"E tutto fu diverso".
Tra i premi Premi si ricordano: Premio
nazionale di regia al femminile Donnediscena (2005), Premio Franco
Enriquez (2006), Premio Hystrio alla compagnia ATIR (2006) e quello
al Teatro Ringhiera (2012), Premio Milanodonna 2007 del Comune di
Milano. Il premio è rivolto alle Grandi Donne che hanno contribuito
alla crescita culturale e sociale della Città, Medaglia d’oro 2007
conferita dalla provincia di Milano per l’attività promossa
dall’ATIR, Premio Rhegium Julii 2008 per la miglior opera prima col
romanzo "E tutto fu diverso", Premio Milano per il Teatro
2009 per il miglior spettacolo con "L’Aggancio".
Eleonora Mazzoni
Nata a Forlì, Eleonora Mazzoni si
laurea all'Università di Bologna in Lettere moderne con il professor
Ezio Raimondi e consegue il diploma di recitazione presso la Scuola
di Teatro di Bologna diretta da Alessandra Galante Garrone.
Debutta come protagonista in teatro ne
"I due gemelli veneziani" per la regia di Franco
Branciaroli. E' protagonista di numerosi spettacoli: "Troilo e
Cressida" per la regia di Maurizio Panici, "La cuoca"
(premio Diego Fabbri 2005) per la regia di Augusto Zucchi (con cui
lavora anche ne "L'impresario delle Smirne" e ne "Il
decamerone"), "Niente sesso, siamo inglesi", in cui
recita insieme a Gianfelice Imparato. Al cinema debutta con Citto
Maselli in "Cronache del terzo millennio" (Festival di
Venezia 1996). Con Maselli lavora anche ne "Il compagno".
Recita poi, tra gli altri, in "Tutta la conoscenza del mondo"
di Eros Puglielli (Festival di Berlino, 2001), "Volevo solo
dormirle addosso" di Eugenio Cappuccio (Festival di Venezia,
2004), "Il compleanno" di Marco Filiberti (Festival di
Venezia 2009) e "L'uomo che verrà" di Giorgio Diritti
(Festival di Roma, 2009 e vincitore del David di Donatello come
migliore film, 2010). Tra le fiction televisive a cui ha preso parte
ricordiamo "Elisa di Rivombrosa", "Il giudice
Mastrangelo", "Il bambino sull'acqua", "Colpi di
sole", "Il commissario Manara".
"Le difettose" (Einaudi 2012)
è il suo primo romanzo.
Liberamente ispirato al romanzo Le
difettose di Eleonora Mazzoni
drammaturgia Eleonora Mazzoni,Emanuela
Grimalda, Serena Sinigaglia
aiuto regia Gianluca Di Lauro
scene Stefano Zullo
disegno luci Anna Merlo
aiuti alle scene Serena Ferrari, Elena
Giannangeli
assistente alla produzione Valeria
Iaquinto
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