"DON GIOVANNI OVVERO
IL DISSOLUTO ASSOLTO"
DI JOSE' SARAMAGO
TEATRO LIBERO DI MILANO
DON GIOVANNI? UNA DONNA LIBERA DI
PECCARE
Il testo di Saramago
Scritto nel 2005, propone una
riflessione alternativa, rivoluzionaria, rispetto alla figura di Don
Giovanni. In tutte le opere precedenti, sia di carattere lirico che
drammatico, questo personaggio è stato rappresentato nelle azioni e
delineato nella psicologia, piu’ o meno, seguendo la linea
narrativa inaugurata dalla prima idea di Tirso de Molina. La vicenda
di Don Giovanni è, nei testi che lo raccontano da sempre, la storia
di un uomo dissoluto e il giudizio finale degli autori, della
società rappresentata e quindi del pubblico sulle sue nefandezze
prevede un’ inevitabile punizione esemplare: una sorta di
purificazione attraverso le fiamme dell’Inferno.
“Avevo sempre
pensato che Don Giovanni non poteva essere tanto cattivo come nel
tempo lo avevano dipinto, ne’ Donna Anna e Donna Elvira delle
creature tanto innocenti, per non parlare del Commendatore, puro
ritratto di onore sociale offeso, né di un Don Ottavio che a stento
riesce a dissimulare la vigliaccheria” scrive Saramago. Da qui si
articolano i temi prevalenti dell’opera, in capo a tutti la
solitudine esistenziale che deriva, appunto, dalla difficoltà di
entrare in relazione con gli altri; il bisogno di una giustizia
vera, che possa risanare ferite profonde e antiche come il mondo.
Saramago vede, alla base di tutto ciò, una sostanziale mancanza di
amore tra le persone, di compassione e accoglienza sincera e il non
soddisfatto bisogno di relazioni vere e profonde che genera una
radicata incapacità a comunicare l’essenza di noi stessi.
Note di regia
Lo spettacolo vede in scena attori
e attrici che interpretano personaggi di sesso opposto. Nel gioco dei
ruoli e delle parti, in una caleidoscopica e stratificata
confusione di storie, la più evidente è quella sessuale. Così
gli attori e i personaggi di questo Don Giovanni si mettono alla
prova sul chi è maschio e chi è femmina; la sperimentazione "a
girandola" di generi diventa così la sperimentazione di una
umanità che, citando la "lectio magistralis" di
Saramago, ha "spento la luce".
Serena Nardi
Lo spettacolo
Don Giovanni, uomo non amato, non è in
grado di amare. Forse vorrebbe ma non può. E chi può fecondare un
uomo con l’amore se non una donna che ama? E chi può dire che Don
Giovanni, in realtà, non fosse una donna che, stanca del suo essere
donna sceglie di fingersi uomo per tormentare e punire gli uomini che
non l’hanno amata?
Giovanni, intrepretato dall’attrice
Monica Faggiani – mentre i ruoli femminili son interpretati
dall’attore Andrea Tibldi, ha scelto di ritirarsi dal mondo e di
vivere un’esistenza di solitudine e oscurità, rintanato in un
piccolo teatro abbandonato e dismesso. Vive da derelitto, da
miserabile, in una volontaria reclusione e incuria che lo hanno
portato a uno stato di malessere fisico e psicologico irrecuperabile.
Alla malattia che annuncia una morte prossima. Nel suo microcosmo di
isolamento e silenzio sopravvive in lui un’unica certezza: essere
lui Don Giovanni. Circondato di libri, di cd, di immagini d’arte e
di sogni svaniti in niente, nella sua mente si reitera
incessantemente la vicenda del grande amatore, mentre si lascia
tormentare e allietare dalla musica di Mozart, che ascolta in
continuazione attraverso un riproduttore di musica recuperato chissà
dove. Un gruppo di amici, cerca di accompagnare e alleviare questa
sua tormentata convinzione prestandosi arecitare i personaggi
dell’opera mozartiana.
Il gioco teatrale permette tutto:
scambi di ruoli, confusione di corpi e di generi, alterazione
continua della verità. Le situazioni, i livelli di consapevolezza e
la girandola di vicende umane e teatrali si incrociano, si
stratificano, e si confondono continuamente fino a quando il
meccanismo del gioco si rompe improvvisamente. Perché la vita gioca
con noi, ma noi non possiamo giocare con lei.
E perché, in fondo chi sia Giovanni e
chi Don Giovanni nessuno lo sa. Nemmeno lui, nemmeno gli altri
personaggi della storia. Di lui sappiamo solo che è diventato uno
stereotipo, un mito, un ideale, una malattia. Ecco perchè potremmo
provare a pensarlo, semplicemente un uomo. Allora proviamo, guidati
da lui, a ripensarlo cosi’. A credere che dietro un falso mito,
decadente e dacaduto, non resti altro che un uomo desideroso di amare
e di essere amato.
Regia Serena Nardi
con Monica Faggiani, Sarah Collu, Andrea Tibaldi, Serena Nardi, Silvia de Lorenzi
Scene e costumi Officine Red Carpet
Luci Stefano Capra
Musiche di W.A.Mozart
Produzione Giorni Dispari Teatro
con Monica Faggiani, Sarah Collu, Andrea Tibaldi, Serena Nardi, Silvia de Lorenzi
Scene e costumi Officine Red Carpet
Luci Stefano Capra
Musiche di W.A.Mozart
Produzione Giorni Dispari Teatro
Date e orari:
da lunedì 15 a domenica 21 maggio ore
21.00, domenica ore 16
biglietti: da 16 a 12 euro
Info biglietteria:
biglietteria@teatrolibero.it
telefono: 02.8323126,
www.teatrolibero.it
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