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venerdì 2 luglio 2021

PARCO AVVENTURA DI FREGENE E ASS.CULT.RONDINI PRESENTANO
"E...STATE AL WOOD" FREGENE 2021
CON LA DIREZIONE ARTISTICA DI CLAUDIA CAMPAGNOLA

“Il Teatro è un artigianato”. Il regista lavora e ascolta. Aiuta l’attore a lavorare e ascoltare. Ecco la guida. Ecco perché un processo di cambiamento non è un processo di confusione, ma di crescita. Ecco la chiave, ecco il segreto. Come vedete non ci sono segreti”

LA PORTA APERTA, PETER BROOK

Al Parco Avventura di Fregene approda la terza stagione di risate, emozioni e note: “E…state al Wood”, rassegna diretta da Claudia Campagnola.
In totale 8 spettacoli, 8 venerdì, dal 9 Luglio al 27 Agosto, che daranno vita alle magiche notti d’estate di turisti, residenti e pendolari. Tanti gli artisti in cartellone tra cui Debora Caprioglio, Greg, Max Paiella, Claudia Campagnola, Marco Morandi, Michele La Ginestra, Piji.

Quest’anno più che mai, c’è il bisogno di dare un segnale forte, c’è l’urgenza di dimostrare che questo settore non si arrende, c’è la voglia di difendere la missione del teatro e della cultura in genere e c’è il desiderio di dare la possibilità alle persone di fruire e condividere emozioni e momenti spensierati, nel rispetto delle regole rese necessarie dal momento di crisi che stiamo attraversando, offrendo la massima sicurezza.

L’obiettivo è quello di organizzare eventi culturali e di creare aggregazioni (ma non assembramenti) nel territorio di Fregene e dintorni, con l’intento di valorizzare la bellissima riserva del Parco Avventura, un vero e proprio MONUMENTO NATURALE, un patrimonio prestigioso, si stima infatti che la sua pineta sia la più vetusta dell’area del mediterraneo, con ben sette pini di età maggiore di 200 anni.

La rassegna aprirà il 9 luglio, riproponendo, a grande richiesta, “Chiamatemi Mimì”, un monologo musicale, omaggio a Mia Martini, scritto da Paolo Logli, con Marco Morandi e Claudia Campagnola, con un nuovo allestimento di Norma Martelli e prodotto da Palco Reale.

Poi sarà la volta di Michele la Ginestra con “M’accompagno da me” che il 16 luglio emozionerà e divertirà la platea di Fregene con un crocevia di personaggi, tutti legati da un minimo comun denominatore: i reati previsti dal Codice penale.

Il 23 luglio ci sarà Claudio GREG Gregori con il divertente spettacolo “The Humor Swing”, accompagnato dalla musica di Attilio di Giovanni, Giulio Scarpato e Giovanni Campanella.

Il 30 luglio il Duo Italia, composto da Claudio GREG Gregori e Max Paiella, salirà sul palco della rassegna con “Apoftegmi musicali”, canzoni e dialoghi comici, in cui i due protagonisti ironizzeranno sui rapporti interpersonali in modo surreale, assurdo e grottesco.

Il 6 agosto va in scena “40 Rino” omaggio a Rino Gaetano. Si celebrano così i quarant’anni dalla scomparsa del grande cantautore. Protagonista la tribute band i Rinominati.

Il 13 agosto a colorare la serata pre-Ferragosto ci sarà Piji con la sua "The Emmet Ray Manouche Orkestra”, con lo spettacolo omaggio a Django Reinhardt e Woody Allen.

Il 20 agosto sarà la volta di un omaggio al grande Federico Fellini, affettivamente legato a Fregene, con “In viaggio con Fellini” di e con Francesco Sala, con Claudia Campagnola e con la partecipazione speciale di Silvia Siravo.

Il 27 agosto, dulcis in fundo, Debora Caprioglio chiuderà la rassegna con la sua “La locandiera - sogno teatrale” proposta in anteprima nazionale.

Parco Avventura Fregene SRL

Via della Veneziana snc - 00054 - Fregene (RM)

Spettacoli ore 21.30

prezzo biglietti: 15 € intero - ridotto bambini (entro i 14 anni) 5€

possibilità di cena entro le ore 21 con prenotazione obbligatoria

per info e prenotazioni 3202427511

www.parcoavventurafregene.it

Palco Reale

presenta

CHIAMATEMI MIMÌ
monologo musicale di Paolo Logli
con Claudia Campagnola e Marco Morandi

regia Norma Martelli

9 LUGLIO ORE 21.30


Apre la terza edizione del Festival “E…state al wood” lo spettacolo “Chiamatemi Mimì” di Paolo Logli, che celebra la grande artista Mia Martini attraverso un percorso intimo, privato, sussurrato sul filo dei ricordi d’infanzia, del batticuore e delle pazzie della sua giovinezza. È anche, a tratti, l’urlo lacerante del dolore di una donna che ha saputo donarci alcune delle interpretazioni più intense degli ultimi decenni. Protagonista la coppia affiatata composta da Claudia Campagnola e Marco Morandi.

Un monologo musicale che racconta quelle canzoni immortali che stanno nel cuore di tutti noi, da “Piccolo Uomo” a “Minuetto”, da “La costruzione di un amore” ad “Almeno tu nell’universo”, viste come tappe di una vicenda umana prima ancora che di una carriera canora. L’intensa recitazione è affidata a Claudia Campagnola, capace di cogliere e far vibrare le disparate corde dell’animo di Mia Martini, e le note dei brani e il canto sono interpretati dalla voce maschile di Marco Morandi. Un viaggio nell’anima di una signora della canzone e nei fragili sentimenti di una donna troppo innamorata dell’amore.

Mia Martini, prima ancora che una delle più grandi artiste italiane, è un’icona di donna. Una pantera sul palco, nel modo di azzannare la vita, nella sfrontatezza orgogliosa con cui ha ostentato la sua libertà umana ed anche sessuale, ma insieme capro sacrificale, vittima designata dell’amore e degli uomini. Di incontri sbagliati, tanto sbagliati che ogni tanto viene la voglia di chiedersi se non sia lei, quella sbagliata. Vittima di un dolore antico, che affonda le radici nell’infanzia, e lascia cadere le sue ombre sulla sua maturità e sulla sua fine.

Mimì donna ferita, donna orgogliosa, vittima di indecenti maldicenze, additata come porta sfortuna, uccisa professionalmente dalle male lingue. Mimì che si ribella sul palco di Sanremo, cantando tutto il suo dolore e la sua rabbia, e neppure quella volta vince. I suoi ricordi d’infanzia, le feste di piazza in Calabria, il primo provino a Milano, gli anni hippy di gioia e di amore libero, a fianco di Renato Zero e sua sorella Loredana. L’angolino del cuore di ognuno di noi, sulle note di canzoni che nel cuore ci abitano, e non se ne vanno più.

NOTE D’AUTORE

«Sono anni che ho in mente di realizzare questo lavoro, anche se non sono il primo a scrivere di Mimì. Ma ho sempre pensato che quello strano mix tra dolcezza e rabbia, tra grinta ed insicurezza, che ho conosciuto in Mia Martini dovesse essere raccontato.

Ho conosciuto Mimì a Sanremo, l’anno di Almeno tu nell’universo, era il 1992. L’ho conosciuta, per così dire, su un crinale della sua vita, in equilibrio tra un periodo molto buio, figlio della meschinità della gente e di alcuni colleghi, e la sua voglia di ripartire, di gridare, di riprendersi quello che era suo di diritto. Ai tempi lavoravo ad Uno Mattina e curavo la pagina musicale. Era il periodo dei primi videoclip italiani e decidemmo di realizzarne uno ad hoc per la trasmissione, anche perché Mimì non ne aveva uno. Girammo a Roma, tra Caffè Greco, via dei Condotti, Circo Massimo, ed ebbi il privilegio di passare qualche giornata insieme a lei. Sul set capitano i momenti di attesa, riuscimmo a scambiare qualche parola e qualche piccolo racconto. Mi colpì la sua malinconia sotterranea e quella sua risata che scoppiava improvvisa, senza preavviso. Tutto questo è finito nel testo. Non posso dire di averla conosciuta approfonditamente, ma di certo di quei giorni ricordo alcune frasi, alcune espressioni degli occhi, che ho conservato: i suoi erano gli occhi di una pantera ferita. Mimì era una donna con una grinta d’acciaio, attraverso la quale trapelava un grande dolore. In parte antico, starei per dire genetico. In parte, di certo, nato nei suoi rapporti travagliati con gli uomini della sua vita.

È come se ci fosse una somma di ferite, che messe insieme non fanno mai una ferita grossa. Quella grossa sta probabilmente nel cuore, è segreta e possiamo solo intuirla. E in superficie, alla vista di tutti, c’è quella immonda campagna denigratoria che alcuni, che hanno nomi e cognomi, hanno imbastito contro di lei. Non sono nuovo al monologo ed in particolare a quello musicale, ma questo ha per me un motivo di emozione in più: Chiamatemi Mimì, infatti, è un percorso intimo, privato, che va dal sussurro del ricordo condiviso con pudore, al grido, alla rabbia, alla voglia di riscatto… e alla rassegnazione, anche, in alcuni momenti. Ed è il mio personale atto di amore per la più grande interprete italiana di tutti i tempi.

Infine voglio dire che è bello lavorare con Claudia e Marco. Ci abbiamo provato già altre volte: con Claudia abbiamo messo in scena “Un attimo prima” lo scorso anno, e comincio a conoscere davvero bene le sue corde e le sue possibilità, che sono tante. È come suonare una bella chitarra, dalle corde morbide e sonore: un piacere. Con Marco ce la facciamo finalmente, dopo molti tentativi. Lasciatemi dire che ha un grande coraggio e una bella sicurezza dei suoi mezzi di grande artista: ha osato là dove molte sue colleghe hanno avuto paura, e lo ha fatto mettendo in campo tutto il suo spirito delicato e la sua sapienza armonica. Sarà di certo una bella sorpresa emozionante per tutti. Anche perché sono convinto che sia bello sentire come quei brani storici, quelle canzoni di Mimì vengano cantate da un uomo»

Paolo Logli


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