TEATRO STUDIO MELATO DI MILANO
PRIMA ASSOLUTA
PIER LORENZO PISANO
"SEMIDEI"
Dal 6 al 23 febbraio 2025
Il fascino del mito in un testo che porta in scena il ciclo della guerra di Troia. Con Semidei, in prima assoluta, al Teatro Studio Melato dal 6 al 23 febbraio, Pier Lorenzo Pisano racconta quel che dèi e dee, eroi ed eroine dissero (o avrebbero potuto dire) in due momenti: prima della guerra, in un mondo adolescente e dorato; e dopo la distruzione della città, quando, tra le macerie fumanti, ebbe inizio il lungo e difficile ritorno a casa.
Nello spettacolo, una nuova produzione del Piccolo Teatro di Milano, le scene sono firmate da Giuseppe Stellato, i costumi da Gianluca Sbicca, le luci curate da Manuel Frenda. In scena: Francesco Alberici, Marco Cacciola/Michelangelo Dalisi, Pierluigi Corallo, Claudia Gambino, Pia Lanciotti, Caterina Sanvi, Eduardo Scarpetta.
Dalla fantascienza di Carbonio (stagioni 2021/22 e 2022/23) alla mitologia di Semidei. Diviso in due sezioni, Semidei si ispira al corpus di leggende minori che accompagnano Iliade e Odissea. Nella prima parte, antecedente alla guerra di Troia, eroi giovanissimi e terrorizzati sono alle prese con le loro relazioni più care: Achille che litiga con la madre Teti, Ulisse alle prese con un piccolo Telemaco che strilla sempre e non mangia mai, Ettore e Andromaca che cercano di far addormentare il loro neonato, e altri ancora. Al di sopra di tutto, gli dèi dell’Olimpo, più litigiosi e insensati degli umani. Dieci anni dopo, i Greci hanno vinto, ma hanno dimenticato il motivo per cui hanno combattuto: sono dei reduci intontiti e ammaccati, come i soldati delle guerre odierne.
Semidei sfrutta le leve di un racconto universale per mettere in discussione la nostra contemporaneità e per provare a capire come si fa a sopravvivere alle cose che finiscono: la fine dell’infanzia; la fine della guerra; la morte dei figli.
Il testo dello spettacolo è pubblicato da Einaudi nella collana Collezione di teatro.
La conferenza stampa, che sarà fruibile sul canale YouTube del Piccolo Teatro di Milano,
è accessibile grazie al servizio di interpretariato LIS, eseguito dal vivo da Sara Pranovi e Elisa Verrando, Associate ANIOS (Associazione Interpreti di Lingua dei Segni Italiana).
Dalla fantascienza di Carbonio (stagioni 2021/22 e 2022/23) alla mitologia di Semidei. Diviso in due sezioni, Semidei si ispira al corpus di leggende minori che accompagnano Iliade e Odissea. Nella prima parte, antecedente alla guerra di Troia, eroi giovanissimi e terrorizzati sono alle prese con le loro relazioni più care: Achille che litiga con la madre Teti, Ulisse alle prese con un piccolo Telemaco che strilla sempre e non mangia mai, Ettore e Andromaca che cercano di far addormentare il loro neonato, e altri ancora. Al di sopra di tutto, gli dèi dell’Olimpo, più litigiosi e insensati degli umani. Dieci anni dopo, i Greci hanno vinto, ma hanno dimenticato il motivo per cui hanno combattuto: sono dei reduci intontiti e ammaccati, come i soldati delle guerre odierne.
Semidei sfrutta le leve di un racconto universale per mettere in discussione la nostra contemporaneità e per provare a capire come si fa a sopravvivere alle cose che finiscono: la fine dell’infanzia; la fine della guerra; la morte dei figli.
Il testo dello spettacolo è pubblicato da Einaudi nella collana Collezione di teatro.
La conferenza stampa, che sarà fruibile sul canale YouTube del Piccolo Teatro di Milano,
è accessibile grazie al servizio di interpretariato LIS, eseguito dal vivo da Sara Pranovi e Elisa Verrando, Associate ANIOS (Associazione Interpreti di Lingua dei Segni Italiana).
Nel parlare «di ciò che non è mai accaduto e che tuttavia è sempre» (Salustio), la mitologia greca esercita su di noi una forza magnetica, ci affascina e ci inquieta, orienta – spesso in forme imprevedibili – la nostra visione della realtà, il modo in cui pensiamo e conosciamo, rivelando l’anfibio volto di un destino universale scisso tra ordine e caos, razionalità e follia, cultura e natura. Dà, dunque, vita – con le parole del filologo e storico delle religioni Károly Kerényi – a un «“movimento” […] qualcosa di solido e tuttavia mobile, materiale e tuttavia non statico, bensì suscettibile di trasformazioni». Proprio in un suggestivo moto ondulatorio – in cui i vettori scelti sono quelli del “prima” e del “dopo”, in cui il cerchio magico del mito dialoga con la retta della storia – ci ritroviamo a essere immersi con il nuovo lavoro scritto e diretto da Pier Lorenzo Pisano, Semidei. Nella saga della guerra di Troia – osservata non nel suo sviluppo ma dalle due speculari lenti di un meriggio abbacinante, promessa di felicità impossibile da mantenere, e di una cupa e angosciosa resa a un paesaggio di rovine – risuonano interrogativi eterni (la morte quale palpitante nucleo generatore della Storia, l’anelito al regno dell’infanzia, la contiguità tra amore e violenza, l’imperscrutabilità dei rapporti famigliari), che l’energia espressiva della lingua di Pisano – libera da anacronismi e abile nel distillare essenza tragica e vena ironica – rende ancor di più a noi prossimi. Il mito greco abita dentro di noi, mostrando la nostra doppia maschera di sapiens e demens.
Claudio Longhi
Nel mito antico, le stagioni della vita
Conversazione con Pier Lorenzo Pisano
(estratto dal programma di sala dello spettacolo)
Com’è nata l’idea di scrivere Semidei?
Ci penso da tutta la vita. Sono stato tirato su “a pane e miti greci”, e ho continuato ad accumulare letture sul mondo antico, genealogie… Quando ho scritto il testo, è stato come se lo avessi già elaborato nel tempo; non ho fatto nuove ricerche, era tutto pronto. Sono storie e personaggi che sono cresciuti insieme a me.
Alla prima riunione di compagnia hai detto di avere scelto i miti antichi perché volevi approfondire il tema dell’elaborazione del dolore. In che modo? Ci racconti anche come sono strutturati testo e spettacolo?
Semidei è diviso in due parti. La prima riguarda il tempo anteriore alla guerra di Troia e trae spunto dai miti e da quelle leggende secondarie del corpus omerico in cui si raccontano le vicende di eroi greci e troiani giovanissimi, che non vogliono andare in guerra, scappano, si nascondono e cercano di sottrarsi alla chiamata alle armi. È un mondo dorato, che sta per incrinarsi, e che per me corrisponde all’infanzia. Nella seconda parte si passa direttamente al dopoguerra; il conflitto non è presente nel testo. I Greci per dieci anni hanno ucciso tutti i giorni. Ora che la guerra è finita non ricordano nemmeno dove dovrebbero tornare, non hanno più una funzione, sono dei reduci devastati. Per le Troiane, la distruzione della città è un dolore impossibile da elaborare. Credono che sia ancora lì, nascosta dal fumo. È l’ingresso in un mondo adulto, nel quale le cose finiscono e muoiono.
Perché ti sei ispirato al mondo antico per riflettere su questo tema?
Queste sono tra le prime storie che ci sono arrivate, e ancora ci commuoviamo quando Ettore saluta Andromaca. È il lato umano di questi semidei che dice tanto di noi. Ognuno proietta un senso in queste storie, e quello che ci ho visto io è il tentativo di venire a patti con la perdita.
Esteticamente lo spettacolo ha una cifra molto particolare. Ci racconti come hai lavorato con scenografo, costumista e light designer?
Tutta la prima parte del testo, da didascalia, è ambientata in una serie di spiagge che sono poi quelle delle città e delle isole su cui vivono gli eroi greci e troiani prima dell’inizio del conflitto. Con Giuseppe Stellato, abbiamo immaginato una grande distesa di sabbia che, inizialmente sembra suggerire l’idea di un deserto ma, a poco a poco, assume i connotati di un luogo dell’infanzia: affiorano un secchiello, un asciugamano, un paio di occhiali da sole, una borsa frigo… Lentamente si trasforma in un paesaggio di quando si era bambini, evoca quel tempo infinito che non passava mai… Le luci di Manuel Frenda restituiscono l’idea di un’immobile età dell’oro. Nella seconda parte, la sabbia comincia a sprofondare, lasciando emergere un altro tipo di materiali: armi, immondizia, rifiuti… È l’età adulta, con il suo carico di morte e guerra che va cancellando il colore e tutto si fa più buio. I costumi di Gianluca Sbicca, nel primo atto sono monopezzi da bagno coloratissimi nello stile del primo Novecento. Ogni famiglia ha una specifica “livrea”, un colore e un motivo che la identifica. Nel secondo atto, i costumi da bagno lasciano il posto a corazze, armature su cui sono come “incrostati” ammassi di macerie, quasi fossero stati scagliati addosso ai guerrieri greci. Suggeriscono l’idea che i personaggi, dopo il lungo assedio troiano, siano come relitti emersi dal mare che portano su di sé un decennio di concrezioni marine.
Perché, nel corso di Semidei – come già accadeva in Carbonio, lo spettacolo che presentasti al Teatro Studio nella stagione 2022/23 –, mostri al pubblico riproduzioni di opere d’arte che, commentate dagli interpreti, diventano parte della drammaturgia?
In Carbonio, più che di opere d’arte si trattava di una discutibile selezione di immagini messa a punto negli anni Settanta dalla NASA e spedita nello spazio, per mostrare il nostro mondo a degli ipotetici alieni. Nel corso dello spettacolo, le immagini erano “messe in crisi” perché mi interessava esplorare i concetti di rappresentazione e autorappresentazione.
Nel caso di Semidei, delle enormi tele, quasi delle vele di nave, compaiono nella seconda parte dello spettacolo. Sopra vi sono raffigurate opere d’arte che evocano la guerra – che, come ho detto, non è presente nel testo – raccontandola attraverso la sensibilità di vari artisti, da Rubens a de Chirico ad altri ancora. Le immagini inseriscono nello spettacolo un altro linguaggio espressivo e creano una triangolazione tra il pubblico e gli interpreti che le commentano: è un modo interessante di “complicare lo spazio” e di allargare ulteriormente il discorso.
Hai scritto Semidei alcuni anni fa, ma le vicende geopolitiche contemporanee conferiscono al testo un’attualità sconcertante. Quando hai pensato al soggetto, intendevi avere anche un respiro politico, oppure era per te solo “una questione privata”?
Ho scritto Semidei ancora prima delle stagioni del Covid. Credo che la forza del testo nasca dal fatto di attingere a un materiale che è parte integrante della nostra cultura e che porta con sé temi che da sempre appartengono e sempre apparterranno all’umanità: il dolore per la fine dell’infanzia e in generale per “le cose che finiscono”, la paura della guerra e della morte. Il mito è “il classico” per definizione, perciò, indipendentemente dal momento in cui lo si rappresenta, porta sempre con sé una consonanza con quel che accade nel mondo.
Esiste un filo conduttore che lega Carbonio a questo e agli altri tuoi testi o ti reputi un autore di opere a sé stanti?
Credo che, di norma, si scriva di ciò che risulta importante in un determinato momento; ma è anche vero che il filo conduttore è dato dal fatto che i testi sono della stessa persona… Rispetto a Carbonio, esiste un tema comune: di nuovo, l’elaborazione del dolore di un padre che ha perso la figlia. E anche se il tipo di scrittura è molto diverso, c’è in entrambi i lavori una componente calda ed emozionale, così come l’elemento delle immagini, di cui abbiamo parlato: in sintesi, ci sono sempre dei solchi dove ci si ritrova a insistere.
Semidei si inserisce nell’ambito del progetto europeo STAGES, come produzione locale.
STAGES – Sustainable Theatre Alliance for a Green Environmental Shift – è un Progetto cofinanziato da Europa Creativa, di cui il Piccolo Teatro è partner con altre undici realtà teatrali europee e non solo (extra UE sono Taiwan e Losanna–Vidy): capofila Théâtre de Liège (Belgio) | MC93 — Maison de la Culture de Seine–Saint–Denis (Francia) | Croatian National Theatre in Zagreb (Croazia) | The Royal Dramatic Theatre, Dramaten, Stockholm (Svezia) | Lithuanian National Drama Theatre (Lituania) | Trafó House of Contemporary Arts (Ungheria) | Teatro Nacional D. Maria II (Portogallo) | NTGent (Belgio) | Maribor Slovene National Theatre– Slovensko narodno gledališče Maribor (Slovenia) | Riga Technical University – University of Latvia (Lettonia) | European Theatre Convention (Germania) | Théâtre Vidy–Lausanne (Svizzera) | National Theater & Concert Hall – 國家兩廳院 (Taiwan).
Lo spettacolo è stato preparato grazie ad una residenza artistica che ha coinvolto Pier Lorenzo Pisano, il disegnatore luci Manuel Frenda, le maestranze del teatro e rappresentanti dell’associazione Al.Di.Qua.Artists. Il duplice obiettivo della residenza è stato, da un lato, lavorare sul disegno luci e sulle possibili strategie tecniche per contenere l’impatto ambientale dello spettacolo, dall’altro, perseguire e migliorare l’accessibilità dello spettacolo studiando fin dalle prime fasi dell’allestimento le soluzioni più appropriate.
In particolare: le repliche dal 19 febbraio al 23 febbraio 2025 saranno sovratitolate in italiano e in inglese per favorirne la fruizione da parte del pubblico sordo, ipoudente e/o straniero; le recite del 19 e del 20 febbraio 2025 saranno accessibili al pubblico neurodivergente; la recita del 22 febbraio 2025 sarà accessibile al pubblico cieco. L’audiodescrizione poetica e il kit in linguaggio semplificato sono costruiti in collaborazione con l’associazione Al.Di.Qua.Artists – Alternative Disability Quality Artists.
Inoltre, dal 19 febbraio 2025 prende ufficialmente il via “Listen Everywhere”, uno strumento di ascolto assistito che fornisce audio di alta qualità direttamente a smartphone e tablet tramite un'app gratuita. “Listen Everywhere” sarà disponibile nelle tre sale del Piccolo Teatro, grazie al progetto COMUNICARE SENZABARRIERE dell' Associazione A.L.F.A. APS con il contributo di Regione Lombardia Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Per informazioni e biglietti accessibilita@piccoloteatromilano.it
OLTRE LA SCENA
| PAROLE IN PUBBLICO – per filo per segno
Crescere eroi: Semidei tra infanzia e mito
In Semidei la riscrittura del mito si muove in equilibrio tra dramma e leggerezza: la dimensione “adulta” del lutto e della guerra si mischia, senza soluzione di continuità, a quella privata, affettiva, dove a emergere è il rapporto di eroi, eroine, divinità con figli e figlie, la propensione al gioco, al lessico familiare. È nel solco di questa duplicità che si possono interpretare anche le tre suggestioni scelte da Pisano per questo appuntamento di per filo per segno: in “castelli di sabbia”, “armi di bronzo”, “cavalli di legno” si sovrappongono l’immaginario infantile/ludico e quello bellico/del mito, a rivelare qualcosa sulla nostra natura umana e sui modelli che scegliamo per rappresentarla. In dialogo con Pier Lorenzo Pisano, Silvia Romani, docente di Mitologia, Antropologia e Religioni del mondo classico all'Università Statale di Milano e Giovanna Zoboli, scrittrice, fondatrice di Topipittori, casa editrice specializzata in libri illustrati per bambini e ragazzi. Modera Anna Piletti.
Venerdì 7 febbraio, ore 18, Chiostro Nina Vinchi
con: Pier Lorenzo Pisano, Silvia Romani, Giovanna Zoboli. Modera: Anna Piletti
| SEGNALIBRO
Presentazione del libro Per il tuo bene. Semidei
Come si sopravvive alla famiglia? Dimora di tenerezze ma anche «associazione a delinquere basata sul ricatto d’amore», l’universo degli affetti è il perno intorno a cui ruotano le figure e le vicissitudini di Semidei e Per il tuo bene, le due drammaturgie firmate da Pier Lorenzo Pisano, raccolte, per i tipi di Einaudi, in un unico volume. A presentarlo, insieme al regista, Helena Janeczek, scrittrice e poetessa. Modera Oliviero Ponte di Pino.
Martedì 11 febbraio, ore 18, Chiostro Nina Vinchi
con: Pier Lorenzo Pisano, Helena Janeczek. Modera: Oliviero Ponte di Pino
| PAROLE IN PUBBLICO
Incontro con la compagnia
Un incontro dedicato agli otto interpreti che danno vita, sulla scena, a Semidei – Francesco Alberici, Marco Cacciola (6, 7 e 11-23 febbraio), Pierluigi Corallo, Michelangelo Dalisi (8 e 9 febbraio), Claudia Gambino, Pia Lanciotti, Caterina Sanvi, Eduardo Scarpetta – per approfondire il punto di vista della compagnia, ragionare sul lavoro d’attore e sui temi che attraversano lo spettacolo.
Mercoledì 19 febbraio, ore 18, Chiostro Nina Vinchi
con: le attrici e gli attori dello spettacolo. Modera: Anna Piletti
| STORMI
Sei un mito?
Di cosa parliamo, quando parliamo di mito? Di una narrazione fondativa condivisa da un’intera civiltà, di un racconto allegorico, di una figura protagonista dell’immaginario collettivo? Oppure, più semplicemente, di una mera fantasticheria? Il mito attraversa le epoche e le informa, sorreggendone le costruzioni, determinandone i collassi. Da esso l’arte e il teatro hanno mosso i primi passi, e a esso tornano costantemente per abbatterlo o riscriverlo, sancendone così la continuità. Sei un mito? è la domanda provocatoria al centro del quarto numero di Stormi: ne discuteranno Pier Lorenzo Pisano — il cui Semidei trova la propria origine nel mito bellico per antonomasia, ovvero la guerra di Troia — e Filippo Forcignanò, docente di Storia della filosofia antica presso l’Università degli Studi di Milano. Moderano Camilla Lietti e Francesca Serrazanetti.
Venerdì 21 febbraio, ore 18, Chiostro Nina Vinchi
con: Pier Lorenzo Pisano, Filippo Forcignanò. Moderano: Camilla Lietti, Francesca Serrazanetti.
Piccolo Teatro Studio Melato (via Rivoli 6 – M2 Lanza), dal 6 al 23 febbraio 2025
Semidei
scritto e diretto da Pier Lorenzo Pisano
scene Giuseppe Stellato, costumi Gianluca Sbicca, luci Manuel Frenda
assistente alla regia Flavio Capuzzo Dolcetta, assistente costumista Marta Solari
con Francesco Alberici, Marco Cacciola/Michelangelo Dalisi, Pierluigi Corallo, Claudia Gambino, Pia Lanciotti, Caterina Sanvi, Eduardo Scarpetta
con la consulenza di Aliki Stenou, National Theatre of Greece
produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
Orari: martedì, giovedì e sabato, ore 19.30; mercoledì e venerdì, ore 20.30; domenica, ore 16. Lunedì riposo.
Prezzi: platea 40 euro, balconata 32 euro
Informazioni e prenotazioni 02.21126116 - www.piccoloteatro.org
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