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lunedì 26 febbraio 2024

"ASSASSINIO NELLA CATTEDRALE"
CON MONI OVADIA
DIRETTO DA GUGLIELMO FERRO
TEATRO SOCIALE DI BRESCIA

Dal 27 febbraio al 3 marzo.
Un’opera potente che racconta l'uccisione di Thomas Becket, arcivescovo di Canterbury, per mano di quattro cavalieri inviati da re Enrico II.


È Assassinio nella cattedrale. Murder in the Cathedral, nuova produzione del Centro Teatrale Bresciano realizzata in collaborazione con Progetto Teatrando che vede Moni Ovadia tornare a essere protagonista di una produzione CTB (dopo i recenti successi di Oylem Goylem e Dio ride Nish koshe), insieme a Marianella Bargilli. Per il capolavoro di Eliot, un cast di altissimo livello, e la regia di Guglielmo Ferro.

In scena per la cinquantesima Stagione del Centro Teatrale Bresciano, intitolata Il mondo nuovo, Assassinio nella cattedrale è la decima produzione del cartellone 2023-2024 del CTB: sarà al Teatro Sociale di Brescia (via Felice Cavallotti, 20) dal 27 febbraio al 3 marzo 2024, tutti i giorni alle ore 20.30, la domenica alle ore 15.30.

Assassinio nella cattedrale. Murder in the Cathedral di Thomas Stearns Eliot vede la regia di Guglielmo Ferro; sul palcoscenico Moni Ovadia con Marianella Bargilli, insieme ad Agostino Zumbo e (in ordine di apparizione) Viola Lucio, Pietro Barbaro, Francesco M. Attardi, Daniele Gonciaruk, Plinio Milazzo, Mario Opinato, Emanuela Trovato. Le scene sono di Salvo Manciagli, le luci di Santi Rapisarda, le musiche di Massimiliano Pace, i costumi della Sartoria Pipi Palermo per una produzione Centro Teatrale Bresciano, Progetto Teatrando.

Assassinio nella cattedrale è realizzato grazie al sostegno di Ministero della Cultura, Gruppo A2A, Fondazione ASM, Gruppo BCC Agrobresciano, ABP Nocivelli.

Cattedrale di Canterbury, 2 dicembre 1170. Sono gli ultimi giorni dell’Arcivescovo Thomas Becket, di ritorno dalla sua permanenza in Francia durata sette anni. La monarchia, sempre più potente e pericolosa, è divenuta una reale minaccia, tanto che Becket stesso esprime con rassegnazione ai suoi sacerdoti la consapevolezza di andare incontro al martirio. Alcuni giorni dopo, infatti, quattro cavalieri inviati da Enrico II lo accuseranno di tradimento e porranno fine ai suoi giorni.

“Mai come oggi – spiega il regista Guglielmo Ferro – il capolavoro di Eliot rappresenta una testimonianza senza tempo sul rapporto fra opposti, nel cuore della civiltà occidentale: potere temporale e potere spirituale, ragione e fede, individuo e stato, libertà e costrizione. In questa vicenda leggiamo il dramma e l’esizialità delle scelte che oggi si compiono davanti ai nostri occhi. Di più: vi leggiamo lo iato fra la micro e la macro storia; fra la grande vicenda dell’umanità e la vicenda privata, piccola – a volte inutile, quasi sempre insignificante – di ciascuno di noi.

L’ambiguità del potere e del suo sistema nel rapporto con gli individui è sempre presente: manipolatorio, ricattatorio, inafferrabile. (…) Una costante dell’infingimento, della manipolazione – appunto – del Sistema, che indirizza i destini di interi popoli senza – apparentemente – esercitare coercizione, ma, anzi, promuovendo libertà e democrazia.

Oggi, il nostro allestimento, la nostra versione del dramma, mira appunto a questa ‘trasversalità’ storica; a questa ‘atemporalità’, orientata a togliere la matrice specifica a questo conflitto, restituendola a una dimensione più generalmente estesa. Una rotta precisa, un percorso fatto di convincimenti profondi. Una scelta confermata anche dalla presenza del maestro di Teatro Civile più genuino che il nostro Paese esprime in questo momento: Moni Ovadia. Artista, attore, ‘cantore dell’impegno’, che – anche – nella sua appartenenza alla cultura yiddish, suggerisce una polifonia di linguaggi e istanze antropologiche, oltre che storiche, civili e sociali”.

Assassinio nella cattedrale
Murder in the Cathedral
di Thomas Stearns Eliot
regia Guglielmo Ferro
con Moni Ovadia, Marianella Bargilli
e con Agostino Zumbo
e (in o. a.) Viola Lucio, Pietro Barbaro, Francesco M. Attardi, Daniele Gonciaruk, Plinio Milazzo, Mario Opinato, Emanuela Trovato
scene Salvo Manciagli
luci Santi Rapisarda
musiche Massimiliano Pace
costumi Sartoria Pipi Palermo
produzione Centro Teatrale Bresciano, Progetto Teatrando

Biglietti

Intero
platea 27 €
I galleria 20 €
II galleria 18 €
III galleria 15 € ridotto gruppi*

platea 25 €
I galleria 18 €
II galleria 16 €
III galleria 13 € ridotto speciale**

platea 20 €
I galleria 16 €
II galleria 14 €
III galleria 11 €

Riduzioni

* la riduzione gruppi è riservata esclusivamente a Soci Coop, Arci, Feltrinelli, Touring Club e titolari carta Ikea family. CRAL aziendali, biblioteche e altri enti e associazioni convenzionati con il Centro Teatrale Bresciano possono rivolgersi per informazioni e prenotazioni al numero 030.2928617 o alla e-mail: organizzazione@centroteatralebresciano.it

** la riduzione speciale è riservata a giovani fino a 25 anni e ultrasessantacinquenni

Modalità di acquisto

- Biglietteria del Teatro Sociale Via Felice Cavallotti, 20 – Brescia

t. 030 2808600; e-mail biglietteria@centroteatralebresciano.it

> da martedì a sabato dalle ore 16.00 alle 19.00

> domenica dalle ore 15.30 alle 18.00 solo nei giorni di spettacolo

> 30 minuti prima dell’inizio di ogni spettacolo saranno in vendita esclusivamente i biglietti per la serata stessa.

- Punto vendita CTB Piazza della Loggia, 6 – Brescia

t. 030 2928609; e-mail biglietteria@centroteatralebresciano.it

>da martedì a venerdì ore 10.00 - 13.00 (escluso i festivi)

- Biglietteria telefonica

> t. 376 0450269 – da martedì a venerdì dalle ore 10.00 alle 13.00 (escluso i festivi)

> t. 376 0450011 – da martedì a sabato dalle ore 16.00 alle 19.00; domenica dalle ore 15.30 alle 18.00

Si informa che agli acquisti effettuati telefonicamente e pagati con carta di credito verrà applicata la maggiorazione pari al 2,5% del costo dell’abbonamento o biglietto.

- On-line sul sito www.vivaticket.it e in tutti i punti vendita del circuito VIVATICKET

Note di regia

Mai come oggi, il capolavoro di Eliot rappresenta una testimonianza senza tempo sul rapporto fra opposti, nel cuore della civiltà occidentale: potere temporale e potere spirituale, ragione e fede, individuo e stato, libertà e costrizione.

Nella vicenda così complessa (e di difficilissima analisi storica) fra Enrico II e colui che sarà – alla fine di un percorso politico e personale complicato e sofferto – Arcivescovo di Canterbury, leggiamo il dramma e l’”esizialità” delle scelte che oggi si compiono davanti ai nostri occhi.

Di più: vi leggiamo lo iato fra la micro e la macro storia; fra la grande vicenda dell’umanità e la vicenda privata, piccola – a volte inutile, quasi sempre insignificante – di ciascuno di noi.

Persino nella nebulosità dei sicari, materialmente difficili da ricondurre con certezza alla responsabilità di Enrico quale mandante certo, leggiamo l’ambiguità del potere e del suo sistema nel rapporto con gli individui: manipolatorio, ricattatorio, inafferrabile.

In questa ambiguità di fondo, sembrano rispecchiarsi tutte le manipolazioni precedenti e successive: dalla Conferenza di Wansee all’Irangate. Una costante dell’infingimento, della manipolazione – appunto – del Sistema, che indirizza i destini di interi popoli senza – apparentemente – esercitare coercizione, ma, anzi, promuovendo libertà e democrazia.

Non a caso, rappresentato nel ’35 proprio nei luoghi della vicenda reale, il dramma sembra raccontare più l’ascesa e il pericolo del nazismo, che le vicende dei Plantageneti.

Oggi, il nostro allestimento, la nostra versione del dramma, mira appunto a questa “trasversalità” storica; a questa “atemporalità”, orientata a togliere la matrice specifica a questo conflitto, restituendola a una dimensione più generalmente estesa.

Una rotta precisa, un percorso fatto di convincimenti profondi. Una scelta confermata anche dalla presenza del maestro del Teatro Civile più genuino che il nostro paese esprime in questo momento: Moni Ovadia. Artista, attore, “cantore dell’impegno”, che – anche – nella sua appartenenza alla cultura yiddish, suggerisce una polifonia di linguaggi e istanze antropologiche, oltreché storiche, civili e sociali.

Guglielmo Ferro

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