MILVIA MARIGLIANO
"OMBRETTA CALCO"
TEATRO ELFO PUCCINI DI MILANO
Ombretta Calco è una signora di mezza
età che, seduta su una panchina in una giornata torrida di luglio,
ripercorre gli eventi sensibili della sua vita scavando
ossessivamente nei ricordi. Ombretta fa il viaggio più importante
della sua vita. Un flusso di coscienza in cui riemergono dalla sua
anima dettagli, accenti, colori, fallimenti, dolori, frustrazioni,
debolezze, illusioni, tenerezze, slanci incoscienti verso un futuro
che sarà sicuramente migliore, desideri legittimi di una vita
normale. Alla fine del viaggio c’è la risposta o la felicità.
«Il testo di Pierattini – ha scritto
Anna Bandettini sulla Repubblica – che è anche dialogo con
personaggi che non vediamo, che è passato e presente, ci accompagna
nel mondo di Ombretta: la sera in cui viene mollata su una panchina
da primo marito Andrea, il giorno in cui incontra Stefano, il sogno
di riprovare l’amore ma c’è la mamma che dovrebbe essere
trasferita in un’altra casa... Pierattini è bravo a descrivere
con poco molto: il sentimento di un mondo milanese fatto di
pragmatismo e sogni, ma anche un universo femminile complesso e
profondamente vero».
L’immediatezza della scrittura trova
pieno compimento nell’interpretazione di Milvia Marigliano «che,
ottimamente diretta da Peppino Mazzotta, offre una magistrale prova
di sensibilità interpretativa, mantenendosi sempre sottilmente a
cavallo tra un’irresistibile vena comica e una nota sottilmente
dolente» (Renato Palazzi, delteatro.it).
Note di regia
Chi è Ombretta Calco? Perché si è
seduta su una panchina in una giornata torrida di luglio, a pochi
passi dal portone di casa sua? Perché deve ripercorrere gli eventi
sensibili della sua vita scavando ossessivamente nei ricordi? E
perché deve ingaggiare, sotto il sole cocente, un duello con se
stessa come se fosse una resa dei conti?
Ombretta sta facendo un viaggio. Il
viaggio più importante della sua vita. Un viaggio fuori dai vincoli
imposti dal tempo e dallo spazio. Mentre procede senza soluzione di
continuità, nel passare in rassegna i momenti più significativi
della sua esistenza, ne comprende il senso. Riemergono dalla sua
anima dettagli, accenti, colori, che riempiono i vuoti e danno nuova
luce al quadro complessivo di una vita vissuta con sincera ingenuità,
senza risparmi. Fallimenti, dolori, frustrazioni, debolezze,
illusioni, tenerezze, slanci incoscienti verso un futuro che sarà
sicuramente migliore, desideri legittimi di una vita normale, inclusa
in affetti confortanti e routines rassicuranti. Alla fine del
viaggio, come premio per questa ricostruzione meticolosa, buffa e
straziante, c’è la risposta o la felicità. Una felicità non
eclatante. Una felicità tragica, semplice, minima, discreta e
necessaria.
Peppino Mazzotta
Note dell’autore
L'estate scorsa passai parte del mese
di Luglio a Milano. Un giorno mi trovai a passare per Piazza
Maciachini diretto a casa di una amica che abita lì vicino. Erano
passate da poco le tredici, e la giornata era torrida. Notai una
donna seduta, immobile sopra una panchina. Quando fui a pochi metri
da lei rimasi colpito dal colorito pallido del suo viso e dalla
posizione del capo, immobile e leggermente reclinato all'indietro.
Pensai che stesse dormendo ma avvicinandomi alla panchina notai che
aveva gli occhi aperti e che respirava faticosamente. "Si sente
bene signora?" le chiesi. Lei voltò lo sguardo verso di me e
rispose sorridendo: "Sì, grazie, sto bene, solo un po' di
caldo". Mi sentii di aggiungere: "Abita qui vicino? Posso
accompagnarla se ha bisogno". "Mi passa… è solo il
caldo. Mi è già passato, non si preoccupi". La salutai e
proseguii la mia strada. Un'ora dopo ripassando per la piazza, notai
un'ambulanza nei pressi della panchina dove poco prima avevo visto la
donna. Mi avvicinai. In quel momento l’ambulanza ripartì a sirene
spente. Chiesi a un passante cosa fosse successo. Mi rispose che una
donna era stata trovata morta sopra una panchina.
Il ricordo di quell'incontro, il senso
di colpa di non aver fatto qualcosa che avrebbe potuto salvare la
vita a quella donna, resero amari i giorni seguenti. Tornai a Roma ma
ci volle molto tempo per dimenticare quell’episodio.
Quest'anno, a maggio sono tornato a
Milano. Una sera accetto l'invito a cena dell'amica che abita vicino
a Piazza Maciachini. Manca poco alle otto. Ripasso da quella piazza.
Seduta su quella stessa panchina vedo una donna. Mi avvicino: è
immobile e il capo è leggermente reclinato all’indietro. È lei.
La saluto, sorpreso. Lei alza la testa, mi sorride, ricambia il
saluto.
Il giorno dopo ho cominciato a scrivere
Ombretta Calco.
Sergio Pierattini
Dal 7 al 12 novembre – Sala Bausch,
Teatro Elfo Puccini, corso Buenos Aires 33, Milano – Martedì /
sabato ore 19.30, domenica ore 15.30 – Info e prenotazione: tel.
02.0066.0606 – biglietteria@elfo.org - Prezzi: Intero € 32.50,
Ridotto € 17, Martedì € 21,50 www.elfo.org
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